da aprile
Zapatero rimodella il suo governo
Elena Marisol Brandolini, 08 aprile 2009, 15:48
Esteri L’inserimento di cinque nuovi ministri, la creazione di una terza vice-presidenza per la politica territoriale, la sostituzione del titolare dell’Economia: questi i principali cambiamenti introdotti da José Luis Rodríguez Zapatero nell’esecutivo spagnolo, ad appena un anno dalle ultime elezioni politiche
Un governo che si presenta con un profilo molto più politico del precedente, avvalendosi della presenza dei due principali dirigenti del PSOE fin qui esclusi: il vice-segretario del partito, José Blanco, nominato ministro allo Sviluppo e Infrastrutture, in luogo della Magdalena Álvarez - della cui gestione disastrosa dell’Alta Velocità ancora c’è memoria in Catalogna – e il suo presidente, Manuel Chaves, che lascia il governo dell’Andalusia, per ricoprire il nuovo incarico di coordinatore delle politiche territoriali, con l’obiettivo di rafforzare le relazioni tra Amministrazioni centrali e Comunità Autonome.
Un governo che, a detta del suo presidente, vuole dare nuovo impulso all’iniziativa per combattere la crisi economica, nel momento in cui questa appare in tutta la sua durezza: secondo la Banca di Spagna, il PIL del paese cadrà, quest’anno, del 3% e solo verso la fine del 2010 potrà avviarsi una fase di recupero dell’economia; il tasso di disoccupazione supererà il 19%, nel prossimo anno ed il deficit pubblico si situerà su valori superiori all’8%.
A farne le spese Pedro Solbes, che aveva già più volte manifestato l’intenzione di lasciare l’incarico, sostituito al ministero economico da Elena Salgado, che diventa perciò anche vice-presidente, già ministra della Funzione Pubblica, ingegnera ed economista, cresciuta all’interno dell’amministrazione pubblica e famosa per la sua battaglia (non proprio vinta) contro il fumo nei locali pubblici.
Le modifiche riguardano anche altri importanti dicasteri, mantenendo comunque la parità di presenza tra uomini e donne, con la nomina di Trinidad Jiménez, segretaria di Stato per l’area Iberoamericana, al dicastero della Sanità e delle Politiche Sociali, in luogo di Bernat Soria; di Ángel Gabilondo, rettore dell’Università Autonoma di Madrid, nominato ministro dell’Istruzione, sotto cui è ricondotta l’Università, al posto di Mercedes Cabrera; di Ángeles González Sinde, nuova ministra della Cultura, in sostituzione di César Antonio Molina. Mentre Zapatero avoca a sé il Consiglio Superiore degli Sport.
In particolare, con il recupero della Jiménez alla gestione della politica nazionale e il nuovo ruolo di governo di Blanco, Zapatero sembra voler dare riconoscimento a quella generazione del partito che era rimasta piuttosto ai margini della nuova fase politica nella passata legislatura e che gli aveva consentito di diventarne segretario e quindi ascendere ai vertici della direzione del paese.
Il rimpasto del governo avviene all’indomani di un’importante settimana di incontri internazionali, che ha visto Zapatero impegnato nelle assisi del G-20, e della Nato e nella Conferenza sull’Alleanza di Civiltà, celebrata ad Istanbul. Occasione che è servita a produrre il primo incontro ufficiale tra il premier spagnolo e Barak Obama, dissipando il malumore suscitato appena alcuni giorni prima nell’amministrazione americana, dal precipitoso annuncio della ministra della difesa spagnola del ritiro delle truppe dal Kosovo.
Un nuovo governo che dovrebbe risollevare l’immagine dei socialisti, alla vigilia delle elezioni europee, messa in discussione dalla perdita del governo della Galizia e dalla buona affermazione dei popolari alle ultime elezioni locali.
Con l’intenzione di recuperare, anche in Parlamento, il consenso necessario a far approvare le misure contro la crisi, ulteriormente compromesso dal nuovo quadro politico che si va definendo in Euskadi: in attesa dell’elezione del socialista Patxi López a lehendakari, l’accordo tra socialisti e popolari ha infatti già consegnato al PP, per la prima volta nella storia, la presidenza della Camera basca.
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