Ho letto sul sito del Corriere della Sera che sull’«Urlo», testata del liceo classico Beccaria di Milano, è stato raffigurato Papa Benedetto XVI con un preservativo in testa accompagnato dalla scritta: «Finalmente ho capito a cosa serve».
Subito c’è stato chi ha ritenuto il “Sommo” «offeso, sbeffeggiato», intanto che altri hanno ritenuto fosse un modo per innescare analisi critiche «per le sue idee su Aids e contraccezione».
Ha messo tutti d’accordo la Preside del Liceo, che considerando la “vignetta di pessimo gusto” ha prontamente requisito tutte le copie della rivista, per poi restituirle con la prima pagina che riportava l’oltraggio….., mancante.
Se ne deduce che mettere metaforicamente in testa un preservativo ad un Papa che quel contraccettivo meccanico dileggia proprio laddove serve maggiormente, così incentivando pericolosissimi comportamenti sessuali a rischio, significa peccare appunto di un pessimo gusto che arriva sino ad offendere, mentre, ma è solo un parallelo mio e arbitrario, mettere realmente in testa un settecentesco “camauro” orlato di ermellino, non solo è di altissimo gusto – sino a sfiorare una raffinatezza sublime –, ma sicuramente protegge dal freddo e nessuno ha da sentirsi offeso.
Rassegnamoci, questo è quanto, a proposito di “gusto”, è in grado di esprimere questo “terremotato” paese.
Che lo si riscontri in un liceo della città dove il “buon gusto” regna sovrano, officiato in quei sobri luoghi di culto circoscritti da via Montenapoleone, via Sant’Andrea, via della Spiga e via Manzoni, città anche luogo di incontro di quelle menti eccelse che furono e sono “Bettino e Silvio”, non può che confermarlo.
Ma a proposito di “pessimo gusto” intendo correre il rischio di peccarne, in queste ore così tragiche per il nostro Paese, in cui il tasso di ipocrisia sta arrivando a vette anche da noi inusitate.
A l’Aquila i funerali sono stati di “Stato”, italiano, e mi sembra davvero un “minimo” dovuto, per uno Stato che persino dinnanzi alle più eclatanti ragioni di allarme, si è semplicemente voltato dall’altra parte; e non è la prima volta e non sarà l’ultima.
A dimostrazione della propria “minorità”, semmai ce ne fosse stato bisogno, i funerali di Stato a l’Aquila, si sono aperti con le parole del “Capo di Stato”, straniero, che usa il “camauro” di cui sopra.
È pur vero che stando a voci autorevoli, quel “Capo di Stato”, straniero, è anche il solo “capo” che i cattolici italiani riconoscono, ma essendo a mia volta italiano, addolorato come tanti, anche se protetto dalla fortuna di vivere in una zona che non è sismica, posso almeno esprimere il mio disappunto, posso manifestare il mio sentirmi offeso, a fronte di uno Stato assente, incapace persino di proporre la propria “liturgia” a funerali definiti di Stato?
O no?, anche questo è troppo, per un cittadino solo?, e magari fuori tempo e magari pure, appunto, risultando così anche di pessimo gusto?
O no ….. è legittimo che ci si possa sentire offesi, anzi più offesi che mai, prostrati dal dolore e avviliti da tanta ipocrisia.
Vittorio Melandri
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