mercoledì 1 aprile 2009

Vittorio Melandri: l'antiberlusconismo è morto, il berlusconismo dilaga

Non occorre il fascismo …. tanto l’antifascismo è in crisi, l’antiberlusconismo è morto, il berlusconismo dilaga

….e…..

il “lettismo” trionfa!!!!



L’On. Berlusconi dott. Silvio, detto anche il “Cavaliere”, stando all’opinione di Rossana Rossanda (il manifesto 31 marzo), “non lascia spazio ai suoi, eccezion fatta per Letta, come eminenza grigia capace di tirarlo silenziosamente fuori dai guai, con stile opposto a quello che il boss coltiva per catturare la «gente»”.



Questo parere rimanda al vecchio schema che i lettori di polizieschi conoscono bene, quello del “poliziotto buono, poliziotto cattivo”; con il poliziotto del primo tipo che blandisce il “catturato” di turno per estorcergli le sue confidenze più ancora che le sue confessioni, dopo che le minacce del poliziotto del secondo tipo, in genere anche quello che lo ha appunto “catturato”, lo hanno ammorbidito a dovere.



Applicato lo schema al duo Berlusconi – Letta, chi ne esce peggio a mio parere è il secondo, il “buono” della coppia, che pur conoscendo meglio di chiunque altro di che pasta è fatto il suo “capo”, dall’alto del suo stile spazia amorevolmente sui suoi guai, incurante dei nostri, dato che rimediare ai primi, significa puntualmente aggravare i secondi.



Dinnanzi a questo mirabile duo, oltre alla povera «gente» d’Italia però, nelle vesti di “catturato”, si staglia la “sinistra” tutta, sia quella sedicente “rifo(rmo)derata”, sia quella sedicente “radi(c)ale”, che da troppi anni ormai, ai piedi dell’onorevolissimo Gianni Letta si prostrano come ipnotizzate, facendo rimpiangere i tempi in cui il suddetto era “solo” un giornalista dalla chioma impeccabilmente composta, che nelle “ingessate” tribune politiche dell’epoca, si trovava dinnanzi (tanto per citarne uno) un Pajetta che non gli faceva né sconti né moine.



Oggi gli “avversari” più tosti, si affrettano a dichiarare morto l’antiberlusconismo, intanto che il berlusconismo dilaga fra le plebi e il “lettismo” gode di guarentigie innominabili, di qua e di là dal Tevere.



A tanto siamo, a quarant’anni da quel 1969 in cui si cominciò a mettere bombe che non impedirono l’anno dopo la nascita dello Statuto dei Lavoratori, ma che in un decennio appena, bastarono a creare le condizioni più idonee per quella “marcia dei quarantamila” dopo la quale l’Italia è cambiata definitivamente in peggio.



Dopo di allora si è sistematicamente barattato quella fondamentale integrazione fra vita e lavoro, che all’inizio degli anni settanta si era cominciato ad edificare, e proprio quando al boom economico avrebbe dovuto seguire un boom culturale, si è invece attivato un processo di analfabetismo di ritorno, per nulla casuale, capace di istruire diplomati e laureati (comunque molti di meno della media europea), ma ai quali nessuno chiede di saper usare la lingua parlata e scritta per affermare la propria dignità di persona; un processo pensato per formare lavoratori (operai e impiegati non fa più quella gran differenza), a cui oggi si chiede di essere super specializzati, super flessibili e a cui in cambio si è data la TV a colori, il cellulare, Berlusconi e Letta.



È vero, non occorre il fascismo per farla da padroni in Italia.



Vittorio Melandri

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