venerdì 3 aprile 2009

Paola Meneganti: Quella del femminismo un'eredità senza testamento?

Quella del femminismo, un’eredità senza testamento?
P.M.

Leggendo l'articolo di Silvia Ballestra, sotto riportato, mi è venuta in mente la frase di René Char sull'eredità senza testamento.
Lo scrisse tempo fa anche Clara Jourdan: "Perché ciò che ha trasmesso il femminismo del secolo scorso è un'eredità 'senza testamento', che chiunque può prendere e che infatti molti prendono. Non sono soltanto idee femministe, sono anche e soprattutto modi di essere, pratiche di vita, priorità politiche, interrogazioni di senso, desideri di civiltà".
Un'esperienza personale: giorni fa sono intervenuta in un dibattito su Facebook, che si svolgeva anche tra ragazze. Ad un certo punto della discussione leggo una frase, più o meno così: "mica per essere femminista!". Io ho scritto che sono orgogliosa di essere femminista. Ecco.
Torno alla frase di Virginia Woolf sull'angelo del focolare. "Forse non sai che cosa io intenda per Angelo della Casa .... Era dotata di un'intensa carica di simpatia. Era immensamente attraente. Era assolutamente priva di egoismo. Eccelleva nelle difficili arti della vita familiare. Ogni giorno sacrificava se stessa ... E quando mi misi a scrivere, la incontrai sin dalle prime parole ... Mi scivolò alle spalle e sussurrò: "Sei una donna giovane, mia cara... sii comprensiva; sii tenera; lusinga; inganna; impiega tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non lasciare mai capire a nessuno che possiedi una mente tutta tua..". [Professions for Women (1931)].
Ho la sensazione che sia qui la chiave di volta: non lasciar mai capire che possiedi una mente tutta tua. Esercizio di consapevolezza, acquisizione di responsabilità soggettiva, libertà di giudizio: è - anche - questo il femminismo. Difficile da nominare. Il grande avvenimento del femminismo è la libertà femminile, ed è difficile a dirsi.
Il femminismo è stato declinato dal potere/dai poteri in pari opportunità, mainstreaming, politiche di genere, azioni positive, quando è andata bene. Quando è andata male, in potere femminile, arrivismo, donne in carriera. Tutte balle. Il femminismo è la libertà, senza declinazioni. E' la felicità possibile, lo slancio del desiderio.
Oggi sembrerebbe che tutto cospiri contro questa brezza libera. Ma la libertà delle donne è come l'angelo di Benjamin, le sue ali sono gonfiate dal vento che lo spinge in avanti, anche se può volgere il capo all'indietro, per osservare - dice Benjamin - le macerie della storia.
In queste macerie stanno molte delle declinazioni a cui prima accennavo e molte altre cose. Ma non la libertà. Incomprimibile e indeclinabile. Non la definisce neppure Char: "A tutti i pasti [...] invitiamo la libertà. Il posto rimane vuoto ma il piatto resta in tavola".
E, a proposito delle giovani donne, ancora le riflessioni di Clara Jourdan: "La difficoltà presente nella comunicazione tra chi ha partecipato al femminismo e chi non lo conosce (non necessariamente tra vecchie e giovani) è che le parole più care alle prime spesso non trovano conferme nelle seconde, con il rischio di una perdita di senso della realtà, poiché la realtà dipende da come la si nomina. Se questa difficoltà è dovuta anche allo schermo della traduzione corrente, in termini sociologici appunto, del senso del femminismo e del suo linguaggio, il sapere che la libertà femminile non sta in nessuna condizione sociale ma appartiene a una madre di famiglia casalinga italiana come a un'artista single iraniana, aiuta anche a non farsi intrappolare dall'orizzonte del già detto nei tentativi di scambio per esempio tra generazioni diverse. Fa sì che si possa percepire tra donne (e tra donne e uomini) che cercano uno scambio ma non riescono a comunicare, l'esistenza di qualcosa senza (ancora) nome, ma reale".

L’altra metà del Pdl, di Silvia Balestra, L’Unità, 30 marzo 2009
Chissà a chi e a cosa pensava la piccola Giada Presente, 19 anni appena e già pasionaria di Forza Italia «da tanto tempo», quando dal palco del congresso Pdl si è scagliata contro le troppe femministe in tv. Proprio così, la sua dichiarazione ha fatto il giro dei media: «Vogliamo più donne al lavoro e meno femministe in tv». Ora, a parte che non vedo una femminista in tv da circa trent’anni - ma molte femmine seminude sì, specie sulle tv del suo leader - forse Giada è un po’ confusa a riguardo, forse bisognerebbe presentargliene qualcuna, di femminista, e anche consigliarle qualche lettura, affinché si schiarisca le idee sul femminismo.
Insomma, povera stella. Ma aggressiva, però! Infatti ha aggiunto una sua frecciatina al «grigio ministro tecnocrate» che parlò di bamboccioni, lei che bambocciona non si sente e studia Storia dell’Arte alla Lumsa di Roma, Libera Università Maria Ss. Assunta, il genere di ateneo che ti accoglie con la Pastorale Universitaria. Ed è infatti in quell’università, dice, che «ha temprato il suo carattere, non volendo cedere alle ideologie di sinistra», quasi che le ideologie di sinistra fossero dei diavolacci tentatori che la ghermivano e la bramavano, ma lei - niente! - aggrappata a due mani alla Ss. Assunta! Santa subito. Emozionatissima, ha parlato ai 6000 delegati e a un Silvio Berlusconi che le lanciava «sguardi di approvazione per quello che dicevo. Mi rimarranno nel cuore i suoi gesti appena sono scesa dal palco.
Mi ha abbracciata trasmettendomi tanta tenerezza e comprensione». Dichiara anche, Giada, di volere «meno ammortizzatori sociali e più prestiti d’onore». Insomma, è quasi pronta: una nuova acconciatura e qualche tubino un po’ più corto e fasciante e si può guardar lontano. C’è chi è diventata ministra con molto meno. Altro che femministe!
2.4.09

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