venerdì 4 luglio 2008

segnalazione: vittorio melandri

Caro Giovanni

questa mattina dopo aver letto l'Unità ho avvertito il bisogno di fra circoiare questo testo che ho mandato a Dalla Chiesa ad alcuni quotidiani al giornale on-ine con cui collaboro "Democrazialegalità" e all'associazione Libertà&Giustizia. Vedi tu se può interessare anche il Circolo Rosselli.

ciao vittorio
Dovremmo trovare il modo di manifestare a Nando Dalla Chiesa e Pina Maisano Grassi (che cito anch’io rispettando l’ordine alfabetico), che non sono soli. Loro da «fratelli di sangue» quali sono, hanno scritto una lettera aperta (l'Unità 4 luglio) al magistrato “ignoto”, che sicuramente nel pieno rispetto della legalità, ha revocato il regime di detenzione previsto dal 41 bis per l’ergastolano mafioso omicida e stragista, Nino Madonia. A differenza loro, godo della fortuna di non avere la memoria di un padre e di un coniuge vigliaccamente assassinati dalla criminalità organizzata, ma sento vivo il bisogno di manifestarmi quale mi sento a mia volta, “fratello di sangue” loro e di tutti i cittadini italiani che avvertono di essere vittime delle mafie. Si fa un gran parlare in queste ore di intercettazioni che non si dovrebbero ascoltare, e si afferma che dovrebbero essere comunque tacitate, senza essere sfiorati dalla vergogna, per evocare così anche l’immagine del “sasso in bocca” alla libera stampa, e dimenticando le parole di Sandro Pertini, che affermava che “il peggiore scandalo è quello di soffocare lo scandalo”. Contemporaneamente colpisce come uno schiaffo violento, il silenzio che ancora ha accompagnato il rievocare, non di una intercettazione, ma di un discorso a due voci fatto in chiaro e ricordato da Curzio Maltese su la Repubblica del 1 luglio, discorso svolto da Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, per definire “«un eroe» Vittorio Mangano, boss morto nel carcere di Pisa con una condanna per tre omicidi”. Non possiamo continuare a far finta di niente, cantare “fratelli d’Italia” quando gioca una nazionale, e ignorare la nostra condizione di “fratelli di sangue”, a cui dobbiamo ad un tempo ribellarci per rendere onore.

Vittorio Melandri

Nessun commento: