mercoledì 4 giugno 2014

Luciano Belli Paci: Le elezioni perfette

LE ELEZIONI PERFETTE I paragoni tra il PD di Renzi e la Dc a me sembrano improponibili. Penso che anche il peggiore dei partiti della prima repubblica (e la DC per molti versi lo era) fosse migliore del migliore dei partiti della seconda (ed il Pd per molti versi lo è). Per dirla in poche parole, utilizzo una bella riflessione fatta da Vittorio Sermonti ieri sera durante la trasmissione della Gruber: solo se hai un'identità puoi avere un'idea di futuro. Nessuno dei partiti/movimenti/agglomerati di oggi ha un'identità definita ed infatti nessuno ha un'idea di futuro. Nella politica dell'eterno presente, nella politica dell'apparenza nella quale viviamo esiste un manuale abbastanza elementare: 1) devi avere un leader, 2) devi dominare l'agenda, 3) devi trasformare le elezioni in un referendum tra te e un altro, 4) devi convincere l'opinione pubblica che c'è un pericolo dal quale solo tu puoi salvarla. Renzi è stato bravissimo perché ha applicato alla perfezione questo manuale che nessuno dei suoi predecessori aveva saputo/potuto applicare. Invece Berlusconi per quasi vent'anni ne è stato un superlativo interprete, tanto che anche le sue sconfitte erano sempre mezze vittorie. Senza nulla togliere alla bravura di Renzi, che ha addirittura superato il maestro, si deve obiettivamente osservare che, come esiste la tempesta perfetta, così esistono anche le elezioni perfette, quelle nelle quali convergono quasi miracolosamente tutte le condizioni favorevoli. Le europee del 2014 sono state per lui e per il PD le elezioni perfette. 1) Il leader. Renzi ha conquistato in forme rudi e spregiudicate una leadership assoluta, nel partito e nel governo, sfruttando fino in fondo prima le cervellotiche americanate inventate da Veltroni (le famose scorie destinate a provocare danni più a lungo di quelle nucleari) e poi l'illimitato conformismo del suo partito. Neppure Berlusconi c'era riuscito nella stessa misura, visto che, benché padrone di FI-PDL, aveva sempre avuto il Bossi, il Casini, il Fini di turno che gli dava del filo da torcere. La composizione del governo Renzi e della segreteria del Pd stanno lì a dimostrare che Renzi si è premunito escludendo qualunque personalità capace di un pensiero autonomo (talora, ascoltandoli, si è tentati di togliere anche la parola "autonomo"). Nel contempo, gli altri potenziali leaders sono evaporati. Berlusconi, a parte le vicende giudiziarie, fa ormai pena come quei teatranti molto avanti negli anni che non riescono a ritirarsi dalle scene, ma non ricordano più le battute e fanno piangere quando vorrebbero far ridere e viceversa. Grillo invece le battute le ricorda fin troppo bene, ma sono sempre quelle del comico che era: leader politico non lo è mai diventato. Gli altri non erano neppure in partita. Insomma, il capo del governo si è trovato nella straordinaria condizione di essere non solo protagonista nel proprio campo, ma protagonista unico delle elezioni. 2) L'agenda. La dannazione del centro-sinistra pre-Renzi era questa: se perdeva, era Berlusconi a dominare l'agenda; se vinceva, idem salvo rarissime eccezioni (l'adesione all'Euro; le lenzuolate di Bersani). Qui, a mio modesto avviso, sta la dote più grande di Renzi: da quando è sceso in campo lui, si parla sempre solo della sue proposte e dei suoi programmi. Gli altri non solo non toccano palla ma sono costretti a parlare continuamente delle idee di Renzi. Idee spesso molto discutibili, ma a getto continuo (altro che i 5 punti del contratto con gli italiani del 2001 !) e molto in sintonia con gli umori di un'opinione pubblica che da anni è istigata dai media e dagli stessi avversari politici a volere quelle cose lì. Come i campioni di judo, Renzi sfrutta la forza degli avversari per atterrarli. Anche in questo caso, però, non è solo bravo (tecnicamente), ma anche molto fortunato. Infatti, il mago di Arcore ha esaurito il repertorio delle promesse e confessa la propria condizione esistenziale concentrandosi sulle dentiere e sugli animali da compagnia. Ha perfettamente ragione nel dire che molte delle proposte del fiorentino sono copiate dalle sue (l'Italicum è il Porcellum peggiorato; la riforma costituzionale è simile a quella del 2005, ma molto più pasticciata), ma l'accusa finisce solo per consacrare l'esuberante premier come suo perfetto successore. Il comico genovese, maestro nella pars destruens, sulla pars construens o fa scena muta o si lancia in iperboli che sono (o comunque sono percepite come) pure e semplici sparate prive di credibilità. A tutto questo si sono aggiunti due fatti: a) Renzi, essendo in carica da pochissimi mesi, si è trovato nell'invidiabile condizione di essere esonerato dall'onere della prova e, anche se ha toppato più di una delle scadenze che temerariamente si era dato, gode dell'indulgenza ottimistica tipica della luna di miele; b) gli 80 euro, che a chiunque altro sarebbero costati l'accusa (fondata) di laurismo, sono passati senza contraccolpi perché nessuno se l'è sentita di mettersi di traverso. Gli 80 euro ed il tetto alle retribuzioni dei boiardi di Stato erano le uniche proposte non solo popolari ma anche di sinistra dell' "agenda Renzi". Portare all'incasso subito la questione dello sgravio fiscale in busta paga ha avuto un fortissimo valore simbolico perché le politiche di austerità, in particolare con Monti, ma anche da prima, avevano portato ad una profonda frattura con la base sociale della sinistra (come per il Pasok in Grecia ed il Psoe in Spagna), una frattura che può essere sanata solo dando prove tangibili di volersi fare carico dei problemi sociali concreti (I care). 3) Il referendum. Qui obiettivamente le qualità di Renzi non c'entrano perché è vero che per la prima volta Berlusconi non ha potuto usare l'argomento del "comunista", ma anche a prescindere dalla biografia del fiorentino quell'argomento ormai era pressoché inutilizzabile. Peraltro neppure Renzi poteva usare l'arma speculare dell'antiberlusconismo. E' dalla fine del 2011 che Berlusconi ed il PD governano di fatto o di diritto insieme, per amore o per forza. Gli elettori hanno ormai imparato la storia dei ladri di Pisa e quindi né Berlusconi né Renzi erano nelle condizioni di proporre un'ordalia contro l'altro. Per fortuna di Renzi i sondaggisti - incapaci o in mala fede ? - lo hanno tolto dall'imbarazzo di inscenare un finto duello con il suo carissimo nemico e gli hanno regalato la suggestione di un'emozionante competizione all'ultimo voto con il M5S. Il referendum ideale: o io o Grillo. 4) Il pericolo. Ogni tanto c'è qualcuno che, senza neppure essere pagato (spero), si cala nella parte che il suo competitore gli vorrebbe assegnare. Impossibile non ricordare l'interpretazione da Oscar della Sinistra Arcobaleno, diretta dal regista Veltroni nel ruolo della sgangherata concorrente antagonista della grande e unica sinistra riformista e di governo. Grillo ha superato il Bertinotti del 2008. Pareva il pupazzo nelle mani del ventriloquo. Vinceremo e li elimineremo tutti; marceremo su Roma e andremo sotto il Quirinale a chiedere le dimissioni di Napolitano; organizzeremo processi pubblici per dirigenti politici e giornalisti ... Mancava solo l'aula sorda e grigia da trasformare in bivacco dei manipoli pentastellati. Con i giornali che profetizzavano sfracelli se il M5S avesse preso un voto più del PD e lo stesso Berlusconi che indicava in Grillo l'unico vero nemico pubblico degli italiani, a Renzi la vittoria è stata offerta su un piatto d'argento. Questa del nemico esterno è stata obiettivamente la carta determinante per le dimensioni del successo del PD. Infatti, l'avrete notato anche voi, moltissimi dopo le elezioni hanno detto di avere votato PD quasi giustificandosi: "anch'io non amo il Pd, ma questa volta come si faceva a non votarlo ? bisognava pur fermare Grillo !". Ho l'impressione che, esclusi i militanti che lo votano con convinzione, vi siano grandi masse di elettori che ogni volta hanno bisogno di un'emergenza, di una scusa, di un alibi, per votare col naso turato quel partito. E riescono sempre a trovare un alibi diverso. In questo effettivamente la somiglianza con la vecchia Dc è impressionante. La mia analisi si ferma qui. Le condizioni nelle quali il PD renziano ha portato a casa lo straordinario risultato del 40 % non sono ripetibili, ma questo non significa che non possa ottenere in futuro altri successi, anche superiori. Allo stato non vedo francamente grandi prospettive per la sinistra italiana. E' probabile che Renzi, dopo questa grande affermazione, militarizzerà ulteriormente il suo partito emarginando del tutto le pochissime voci dissenzienti (ormai, occhio e croce, solo i civatiani), inoltre, dopo essersi annesso l'intero bacino elettorale di Scelta Civica, assorbirà anche i gruppi parlamentari ex-montiani. Con il che consoliderà la prospettiva del partito liberale di massa, nonostante la nominale adesione al PSE. La "vocazione maggioritaria" si tradurrà sempre di più in populismo, come si vede già da mille segnali. Gli ultimi sono l'ostentato disprezzo verso la CGIL ed il velato endorsement nei confronti di Uber. La CGIL rappresenta un preciso segmento della società e gode di cattiva stampa, visto che i media sono quasi tutti naturalmente allineati con il pensiero confindustriale (quello dei loro proprietari): quindi non è "maggioritaria" per definizione. I tassisti sono impopolari e quindi è molto comodo travisare il problema che essi pongono, che è un problema di regole, con la solita arma di distrazione di massa della concorrenza. I veri liberali inorridirebbero a sentir parlare di concorrenza senza uguaglianza di regole, ma la rivoluzione liberale che oggi molti hanno in mente è quella (mancata) di Berlusconi, non certo quella di Gobetti. L'allegra brigata della lista Tsipras, che ho votato turandomi anch'io il naso, nonostante il totale oscuramento mediatico ha raggiunto per un soffio il miracoloso traguardo del 4 %, ma non mi pare offra grandi prospettive di rilancio della sinistra italiana. Manca un partito, manca un leader, manca un po' tutto. Che ne sarà di noi ? Luciano Belli Paci

6 commenti:

paolo ha detto...

Non rispondo a Luciano con un'intera analisi elettorale. Per gli
appassionati del genere, metto il link al mio imperdibile pensiero in merito
(http://www.talpademocratica.it/2014/06/02/leggere-a-fondo-i-risultati-e-cap
ire-renzi/), anzi vi consiglio di dare un'occhiata a www.talpademocratica.it
che in questi giorni è ricca di contributi sul tema. Sia chiaro comunque che
ha vinto Renzi, non il PD. Il PD in quanto "comunità" non è in grado
(purtroppo) di esprimere una volontà coordinata, una linea coerente e quindi
svolgere un'azione conseguente.
Voglio invece mettere in luce un aspetto che mi pare che Luciano trascuri.
Perché il popolo del PD si è innamorato di Renzi? (I famosi 3 milioni delle
primarie non saranno certo tutti liberisti alla Giavazzi-Zingales, no?).
Perché si sono convinti che li avrebbe "fatti vincere". Ripeto una frase di
Achille Occhetto citata da Simone Zecca su questa m-l: "Veterocomunisti con
le mutande e i calzini rossi che stanno in un partito di centro, il Pd, mi
chiedono ancora perché ho fatto la svolta della Bolognina. Quando poi le
domande le faccio io, e cioè: per quale ragione questi nostalgici della
falce e martello votano Renzi alle primarie, la risposta è che Renzi vince.
E basta. Cosa farà dopo è secondario". Confermo, è stato proprio così. E
come fa a vincere? Riporta a votare tutti i suoi (e buona parte di Scelta
Civica). Ci riesce facendo (o dicendo di voler fare) molte cose banali,
ovvie, per le quali c'è l'accordo del 90% degli italiani - ma che finora i
governi a guida PD (pessimi) non sono stati capaci di fare, perché
invischiati dai riguardi per gli interessi costituiti. Un esempio? La RAI,
gli F35, il divorzio breve, la revisione del catasto, ecc, ecc, ecc la lista
non finirebbe più.
E allora lasciatemi dire che, dopo aver sopportato Amato, Dini, Ciampi,
Prodi, Monti, Letta, persino Renzi mi sembra un miglioramento. Dico di più:
un notevole miglioramento.
[Per tranquillizzare chi sta saltando sulla sedia: resto un oppositore, un
fermo oppositore interno - giudico le proposte di riforma elettorale e
istituzionale una vera boiata, per essere eleganti nell'esprimersi]. Ma non
voglio avere le fette di salame sugli occhi. E, se oggi sono costretto a
farmi piacere persino Renzi, non posso perdonarlo alla classe dirigente
cosiddetta "più di sinistra" che ha gestito il PD e la sinistra in questi
anni.

Paolo Zinna

lanfranco ha detto...

Luciano Belli Paci conclude la sua puntuale analisi del successo di Renzi con questa domanda:" Manca un partito, manca un leader, manc un po' tutto. Che ne sarā di noi ?"
Il vecchio Montanelli diceva che Berlusconi era come la scarlattina. Ci dovevi passare, poi la superavi e ti immunizzavi. Purtroppo la immunizzazione dagli effetti dei sortilegi e dei venditori di miracoli non è stata efficace.D'altro lato questo povero paese pieno di colpe e di difetti di lunga data e piegato da una crisi senza precedenti dal dopoguerra, ha bisogno e anche diritto a qualche refolo di speranza. E Renzi oggi impersona questo bisogno come Berlusconi a suo tempo, dopo tangentopoli e la crisi della prima repubblica. Certamente con sfumature diverse. Là era l'antistato e l'antitfisco con il fondamentale contributo dell'anticomunismo. Qui è l'antipolitica e il cambiotutto/i, con in più il vantaggio di poggiare questa nuova speranza su un corpo elettorale di estrazione di sinistra ( per quella parte che non si è ancora ritirata dalla partecipazione politica), talmente svenato e pauperizzato nel morale e nelle condizioni materiali, da non spaventare più nessuno e da poter essere miscelato con gli arrivi più diversi.
I modesti padroni nostrani del vapore che a suo tempo appoggiarono Berlusconi ora sono montati con lo stesso cinismo sul nuovo cavallo. Non c'è da sorprendersi o da scandalizzarsi. E' la logica del gattopardo.
Intanto continuiamo ad aggirarci nei meandri di una crisi economica e sociale che continua ad avvitarsi e che ci costerà moltissimo per un lungo futuro.
( 120000 imprese perdute - http://www.repubblica.it/economia/2014/06/04/news/confindustria_italia_arretra_ancora_sorpasso_brasile-88017519/?ref=HREC1-4 ).
Noi che pensiamo che la crisi sia di sistema e che occorra ripensare i modi di funzionamento di una società dominata dal capitalismo liberista e globalizzato e che l'Europa va riorganizzata su nuove fondamenta, non siamo riusciti ancora a costruire una sinistra all'altezza di questa crisi e dei suoi vincoli internazionali. L'unica paura finora a questa Europa la fanno le reazioni di destra. Così passiamo agli occhi dell'opinione media italiana che intanto si consola con il venticello renziano come degli inguaribili rosiconi. Forse ci sta anche bene! Tuttavia credo che le nostre ragioni siano fondate e che dovremo continuare a ragionare e a cercare nuove strade senza cedere alla tentazione di voler fermare il mondo per scendere o di nasconderci, in attesa di tempi migliori, sotto l'onda che prima o poi dovrà pure passare.

lorenzo ha detto...

Mi chiedo, davanti a un quadro così spumeggiante degli umori popolari, che mi paiono emergere da questo intervento, dove sia la democrazia in pericolo e dove siano le minacce di autoritarismo che qualcuno solleva. Mi chiedo, non con riferimento specifico a questo intervento, che è oggettivamente brillante e stimolante, quale sia la democrazia che si vorrebbe: perché è da più di sessanta anni che ci dichiariamo insoddisfatti, che fosse la Dc, che fosse Berlusconi (con tutte le ragioni), che fosse Monti, Letta e adesso Renzi. Quale democrazia vogliamo: quella che rispetta le decisioni del "popolo" quali che siano, senza chiamarlo populismo, o quella degli oi polloi che ne sanno di più? Su un piano meramente nominale, mi chiedo anche come chiamare la sinistra "che sta al di là del Pd": vera, autentica, alternativa, radicale, altra, oppure sinistra tout court; con la minuscola o con la maiuscola? Cito il mio amico Claudio per una ispirazione: . Cari saluti. Lorenzo Borla


martelloni ha detto...

con questa logica (tipo: «ciò che è reale è razionale»), Turati doveva stare con Zanardelli o, peggio, con Crispi (un po' "veloce decisionista" e «nazionale»). E invece gli venne un'altra idea.



luigi ha detto...

Cortese Borla,
non si tratta di minacce di autoritarismo messe in atto con mezzi
violenti tipici del fascismo anni 20, si tratta di cancrena ... di
cui è affetta la democrazia e il modello di economia mista, con
finalità sociali come previsto dalla nostra Costituzione ...
il dibattito politico si svolge nelle modalità indicate con
precisione dal compagno Belli Paci- demagogiche (ma qualcuno qui sa
in cosa consiste il linguaggio demagogico ? in soldoni: noi ... siamo
i buoni, loro ... i cattivi (mettici la sinistra, Grillo o
qualsivoglia nemico di turno da fare diventare capro espiatorio). E
si evita di chiarire la dimensione ideologica di riferimento: per
Renzi e il suo tutore Napolitano il neoliberismo preteso dalla troika
e della plutocrazia mondiale che la dirige.
La dittatura mediatica Renzi si è palesata con la sua presenza
ubiquitaria in ogni dove e sapazio TEV e giornali. Messaggio costante
a rete unificate anche nel periodo della cosiddetta par condicio.
Come sappiamo e non solo in psicopatologia non c'è peggior
sordo-cieco di chi non vuole sentire-vedere.
Anche tu, a modo tuo parli un linguaggio demagogico con queste
argomentazioni che non consentono di acchiappare il bandolo della
matassa neoliberista.
Il test sarebbe semplice, chi è per la riattualizzazione della
Costituzione è di sinistra(pure diversamente declinata, cristiano
sociale, socialdemocratico, socialista massimalista, riformista,
comunista, ecc.) chi la sta facendo a pezzi e non contesta i trattati
neoliberisti che imprigionano gli stati e prevedono pareggio di
bilancio degli stati, svendita di tutto il possibile imprese, banche,
servizi sociali e sanitari, beni pubblici, ecc.) sono subdolamente
di destra neoliberista.
Se non si rimette in campo una forza di sinistra in Europa (un nucleo
si è aggregato con le elezioni ultime) e qui in Italia che faccia
però riferimento alla Costituzione ... ebbene c'è da temere il
rigurgito neo nazifascista contro questa Ue neocapitalista integrata,
quelle forze della reazione malefiche del secolo scorso che poi con
Capitale si mettono d'accordo ma per allargare i conflitti fino a
farli diventare guerre di civiltà e di religione. Magari con l'uso
di qualche bombetta atomica.
Certo di non averti convinto ... ma almeno ho tentato.
Un franco dialogante saluto socialista di sinistra.
Luigi Fasce

felice ha detto...

PREMINENZA DELLA POLITICA RISPETTO AD OGNI ALTRO VALORE? Cosa ne pensate della sostituzione dei membri della Commissione Affari Costituzionali soltanto perplessi' Quando Grillo ha chiesto l'abolizione dell'art. 67 Cost. sul divieto di mandato imperativo il PD lo ha attaccato ferocemente. Ora lo viola tra l'altro senza stile nemmeno avvisando gli interessati. In altri tempi il PCI avrebbe in nome del primato del Partito chiesto che Mineo " spontaneamente" si dimettesse. Ipocrisia? Non c'è dubbio, ma l'ipocrisia rappresenta comunque l'omaggio del vizio alla virtù. Sempre meglio che la protervia del potere. Prevengo le obiezioni la Costituzione è vecchia del 1948 e allora i governi non erano dercisi dallo spread. Siamo nell'emergenza e in caso di necessità la politica si deve rendere autonoma dal diritto( Carl Schmitt)





Felice C. Besostri