venerdì 6 giugno 2014

Franco Astengo: Democrazia e questione morale

DEMOCRAZIA E QUESTIONE MORALE di Franco Astengo dal blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it Combattiamo la “questione morale” in prima linea fin dagli anni’70, con il “caso Teardo” e via via ne abbiamo seguito gli sviluppi non stancandoci di denunciarne l’intreccio con la “questione politica”: non ci siamo assuefatti al fenomeno e tanto meno pensiamo di arrenderci adesso quando il malaffare ha addirittura assunto una duplice veste. La prima quella “classica” delle tangenti sulle opere pubbliche come ben dimostrano i casi Expo e Mose e l’altra, molto di moda qualche mese fa, dell’impossessarsi del denaro proveniente dal finanziamento pubblico alla politica o destinato al funzionamento stesso delle istituzioni per fini strettamente personali. Accanto a questo livello si situa poi quello definibile come “bancario”, dal Monte dei Paschi di Siena alla CARIGE, laddove l’esistenza di “cupole” dell’intreccio finanza/politica appare ormai del tutto acclarata. La situazione appare, a questo punto, ormai del tutto insostenibile: accanto al precipitare delle condizioni economico- sociali questo tema, della questione morale, appare proprio l’elemento di corrompimento generale di un sistema che pare proprio essere sull’orlo della rottura, senza che se intraveda una pur qualche minima possibilità di alternativa. Una situazione frutto di una vera e propria degenerazione del sistema, principiata fin dagli anni’90 con l’affermarsi dell’egemonia di un punto fondamentale di filosofia politica relativo alla necessità, individuata dal neo-liberismo e dai teorici della “fine della storia” in coincidenza con la fine del sistema sovietico, di ridurre drasticamente un presunto eccesso di domanda sociale attraverso una trasformazione dei sistemi democratici parlamentari in senso “decisionista” e di assunzione del concetto di governabilità considerato esaustivo dell’agire politico. In Italia questo processo si è estrinsecato attraverso l’adozione del sistema elettorale maggioritario, il meccanismo dell’elezione diretta negli Enti Locali e nelle Regioni, lo svuotamento dei partiti ridotti a comitati elettorali all’interno dei quali si è affermata la logica del “capo” accompagnata da quella dell’individualismo competitivo che è insito nel meccanismo delle primarie, l’affermarsi della tensione presidenzialista, verificatasi in particolare con l’avvento di Giorgio Napolitano a Capo dello Stato. Questi fattori, aggiunti a quello dell’autonomizzazione dei livelli dirigenziali della Pubblica Amministrazione sviluppatisi ulteriormente con le cosiddette “Leggi Bassanini”, hanno portato a un’esasperazione della filosofia dell’autonomia del politico (non si dimentichi il sistema delle liste bloccate e quello dei “listini” garantiti dai premi di maggioranza) e, come conseguenza all’inasprirsi dei fenomeni di corruzione, così come si è cercato di esporre all’inizio di questo intervento. Intanto è cresciuto anche il livello di repressione nei confronti di tutto quello che cerca di muoversi, nel sociale come nel politico, in maniera antagonista rispetto al sistema ed è completamente caduto il ruolo del sindacato, sia come soggetto politico, sia come semplice struttura di contrattazione delle più elementari condizioni di vita e di lavoro: tutto questo all’interno di una società segmentata e sfibrata, con indici di povertà elevatissimi e livelli di disoccupazione, in tutte le fasce d’età, mai raggiunti in passato nemmeno nei momenti più drammatici della riconversione post – bellica. L’innovazione tecnologica e i processi di delocalizzazione industriale hanno portato, ancora, a fenomeni rilevanti di segmentazione sociale che hanno prodotto fenomeni di conflitto di tipo neo-corporativo sui quali la sinistra non si ancora interrogata a sufficienza. Sono così cresciuti fenomeni di demagogia e populismo: si è arrivati al punto che il Presidente del Consiglio, frutto diretto di questo sistema politico, parla di “alto tradimento” da parte dei politici corrotti. Nella sua semplicità un’affermazione che potrebbe apparire condivisibile, tanto più che s’innesta nella giusta indignazione popolare derivante anche dall’arroganza e dall’ostentazione di ricchezza messa in mostra da questi personaggi. Nell’affermazione dell’“alto tradimento” però ci sta dell’altro che va considerato con grande attenzione. Anziché riflettere sull’involuzione verificatisi all’interno del sistema politico italiano, così com’è avvenuta nelle forme che in qui si è cercato di descrivere, l’intenzione appare essere propria quella opposta: di restringere i margini dell’agibilità democratica, fornirsi di poteri straordinari, considerare sempre di più la democrazia parlamentare come un “laccio” che impedisce il libro sviluppo dell’economia alimentando la corruzione. Il risultato potrebbe essere quello dell’accentuarsi di quella tensione verso la “svolta autoritaria” di cui sono già evidenti segnali i progetti coltivati attorno alla modifica della legge elettorale e alle riforme costituzionali: un procedimento, tra l’altro, che alla fine sarebbe gattopardescamente condotto sotto la regia del “Grande Corruttore” in sintonia con il “Grande Rottamatore”. Il tutto in linea con il più vieto “trasformismo all’italiana”. Il silenzio della sinistra sia politica, sia “movimentista”è emblematico sotto questo punto di vista di una vera e propria “crisi da disorientamento”. E’ necessario e urgente, come si sarebbe detto una volta, riprendere a ragionare su tutti gli elementi del discorso: il tema della qualità della democrazia, della democrazia parlamentare, della rappresentanza politica, del ruolo dei partiti, del sistema elettorale appare contenere in sé, in questo momento, l’insieme delle grandi questioni sociali. Occorre essere capaci di assumerne la rappresentatività politica: ogni indugio e ogni ritardo potrebbe risultare esiziale anche per quei sottili margini di agibilità democratica di cui ancora disponiamo.

3 commenti:

roel ha detto...

Mi sembra d'aver capito che per "politici" e politicanti che rubano non è previsto il sequestro dei beni, come per i mafiosi. Se questo è vero, il governo, se vuole essere creduto, deve provvedere legiferando tempestivamente. Farsi promotori di una proposta risulta necessario.Da ricordare che gli antichi Greci, avevano sancito l'indagine patrimoniale a fine mandato nei confronti di quanti amministravano la "cosa punbblica". Di fronte a milioni di giovani disoccupati e a milioni di italiani che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, le notizie delle ruberie provocano rabbia e sconcerto.Molti di questi ladroni abituè, una volta acquisita la certezza delle ruberie, andrebbero condannati alla fustigazione pubblica. Un saluto, Roel

felice ha detto...

Loerd Acton: " Il potere tende a corrompere, il potere assoluto corrompe assolutamente". c?è un paradosso nella corruzione che per funzionare deve essere un reato, ma riservare un'immunità di fatto ai potenti. Nica tutti pssono corropere o farse corrompere. Se non fai parte del sistema Ti trovi in poco tempo galera accusato di concussione. Le priodiche inchieste servono darwinianamente ad un ricambio delle elites




Felice C. Besostri

felice ha detto...

l'assimilazione dela corruzione di gruppo alla criminalità organizzata è interessante. Tutavia basterebbe reintrodurre il falso in bilancio e la nullità assoluta degli atti compiuti con frode fiscale o dei benefici ottenuti grazia all'evasione fiscale per togliere acqua ai pesci corrotti e potenzialmente corruttibili






Felice C. Besostri