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mercoledì 20 novembre 2013
Paolo Bagnoli: Attenzione all'Europa!
Dall'ADL
Attenzione all’Europa!
di Paolo Bagnoli
Dalla fine della seconda guerra mondiale il vecchio continente si trova di fronte a una prova che non può essere sbagliata, a meno di conseguenze nefaste di grande portata. L’Europa, infatti, piaccia o non piaccia, rimane ancora oggi il teatro strategico della civiltà occidentale e, quindi, campo privilegiato nello scontro tra la ragione e l’oscurantismo fideistico. E l’Europa non sembra rendersi conto di ciò di cui è gravata: smarrimento di ideali, burocrazia ragionieristica, interessi egoistici e mancanza di una classe dirigente all’altezza del momento. Prima che degli interessi, una classe dirigente parla degli ideali su cui costruire una politica che dia comune identità.
Avviene, invece, tutto il contrario. Ci s'illude che una sequela di trattati fuori della realtà possano fare Europa, nel paradosso di una moneta che dovrebbe aiutare a risolvere i problemi e non ad accrescerli. Ma dove è andata la speranza legata alla nascita dell’Euro se, stando al presente, essa, non funziona né con i Paesi deboli né con i forti?
Crediamo che ogni europeista abbia sentito un brivido quando le autorità comunitarie hanno invitato la Germania, su cui pure pesano non poche responsabilità, a essere economicamente più debole poiché vi sono Paesi che sono fortemente deboli. Una seria politica e, quindi, una classe dirigente degna di questo nome, avrebbe ragionato sull’Euro e sulla sua funzione non come può farlo un banchiere o un istituto di emissione, bensì vedendo nell’Euro un pilastro su cui poggiarsi per andare avanti contro il burocratismo soffocante e aiutare i più deboli a crescere non a sentirsi più forti perché è più debole la Germania.
Fatto si è che oggi l’Europa viene vista, da tanti suoi cittadini, come un fattore negativo socialmente; un soggetto da smontare partendo proprio dal punto più alto cui è giunta ossia l’Euro. Su ciò s'incardina non solo una ripresa di nazionalismo o di riaffermazione delle funzioni tradizionali dei singoli Stati, ma un qualcosa di più e di più pericoloso; vale a dire, la legittimità stessa dell’idea di Europa; il tentativo di trovare un modo per stare insieme che, certo, non è quello di questa assurda, farraginosa e antidemocratica costruzione comunitaria.
Ancora. La ripresa di un prevalente sentimento a favore del ripristino di legittimità piena degli Stati nazionali nasconde qualcosa di più insidioso e pericoloso che mira alla decozione stessa dell’idea politica di Europa, nell’incoscienza delle conseguenze in un frangente nel quale lo scontro con i fondamentalismi religiosi e gli integralismi territoriali sembra lievitare giorno dopo giorno.
Bisogna ragionare. Una cosa è sviluppare il disaccordo con questo modo di essere comunitario, ma bisogna farlo da europeisti e, quindi, da democratici. Tutta altra cosa è farlo da antieuropeisti. La qualità del problema, e di quanto da esso consegue, è diversa. Infatti, mentre le forze dell’antidemocrazia, quelle della destra europea, si stanno organizzando, quelle della democrazia sembrano in tutt’altro affaccendate, non consapevoli che questa volta non sono all’attacco, bensì in difesa.
Marine Le Pen ha lanciato la crociata: le destre di tutti i Paesi che fanno parte dell’Unione si uniscano nell’Europarlamento in una “Alleanza per la libertà”. Al progetto stanno già arrivando le prime adesioni: quelle degli olandesi e degli austriaci – il nome delle rispettive formazioni è identico: "Partito della Libertà” – e si fa sapere che si attende all’appuntamento pure la Lega e forse non mancherà nemmeno Forza Italia, a sentire il tenore del discorso rifondativo tenuto da uno spento e patetico Silvio Berlusconi qualche giorno fa.
Dicono no all’Europa – fatta diventare "quella della Bce e della Merkel" – anche il movimento di Beppe Grillo e i post-fascisti della Meloni. Molte, poi, sono le contrarietà presenti nella sinistra estrema, ma non sono certo queste che preoccupano. Preoccupa la destra, che già appare in grande crescita nei vari Paesi del continente. In Ungheria essa governa tranquillamente in spregio alla libertà che l’essere europei implicherebbe. In Grecia Alba Dorata – forza politica chiaramente neonazista – è, secondo alcuni sondaggi, il primo partito con il 26,6% dei consensi.
Ecco perché le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 2014 hanno una rilevanza particolare e non possono essere affrontate alla maniera solita. Sempre che si assuma consapevolezza di quanto è in gioco.
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