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giovedì 7 novembre 2013
Paolo Bagnoli: L’Italia, come anestetizzata, assiste passivamente all'imbrunire della propria democrazia
Dall'AdL
L’Italia, come anestetizzata, assiste passivamente
all’imbrunire della propria democrazia.
di Paolo Bagnoli
Chiusa dentro una morsa a spirale che intreccia crisi economica, crisi sociale e crisi politica sembra praticamente indifferente alla perdita di senso morale di quanto istituzionalmente la tiene imbracata in attesa di un futuro sul quale nessuno riesce a esprimersi poiché ogni partita che si gioca nello scacchiere confuso di una quotidianità sguaiata riesce a dare senso compiuto a un possibile sbocco positivo del presente.
Nel vuoto di speranza – non potendo rapportarsi a essa né le primarie del Pd, al cui proposito va detto che quanto succedeva nel ventre di Giocasta era una innocente partita a domino, né l’ossessività del durare che Letta ossessivamente richiama, né la resurrezione della vecchia formazione berlusconiana e, neppure, il grillismo che sarebbe nobilitarlo definirlo populista – l’unico vero assillo che imprigiona il Paese è il fare cassa in un clima in cui alla tanto richiamata, quanto inesistente, Europa si è sostituita una Germania così arcigna che ha smesso di tormentare la Grecia solo quando questa, esasperata, ha fatto sapere che avrebbe potuto rimetterle i conti dei danni di guerra. Così tutto scorre come in un film che moltissimi subiscono, patiscono e sopportano e il governo, con il ministro Saccomanni, avanza la proposta – udite! udite! – di privatizzare la Rai e l’Eni; la prossima volta, forse, il sorridente titolare del tesoro proporrà la privatizzazione dei Carabinieri e, magari, anche dei servizi segreti!
Tutto conferma quanto l’Italia sia un Paese in progressiva perdita di senso comune. Ciò è dovuto al perdersi della politica e delle sue leggi scritte e pure non scritte. Un esempio su tutti: quello che sta succedendo al ministro Cancellieri, nel cui merito non vogliamo entrare. Osserviamo solo che, se una ragion umanitaria c’era per Giulia Ligresti, una tanto più grande ce ne doveva essere stata anche per il boia delle Ardeatine, il capitano nazista Erick Prebke, i cui arresti domiciliari erano abbastanza larghi, diciamo così, viste le immagini tv che ce ne hanno rappresentato le giornate di vecchio signore in vacanza a Roma. In tal caso, forse, una telefonatina, un interventino, stavolta in nome del pudore se non altro, da parte del ministro non sarebbe stato fuori luogo.
E’ risaputo che in parallelo alla crisi della politica si accompagna sempre quella del diritto e, in questi giorni, con flebili obiezioni, per altro riguardanti l’opportunità politica più che la forza della sostanza, la giunta del Senato ha deciso di violare il proprio regolamento per far votare l’aula in maniera palese e non segreta come esso prevede.
Sulle varie responsabilità di Berlusconi non è il caso di tornare e siamo ben convinti che sulle persone si debba votare segretamente, ma ci sentiremmo egualmente indignati se si fosse trattato dell’opposto; ossia, se in luogo del voto palese si fosse deciso per quello segreto. I regolamenti sono fatti per essere rispettati e il presidente del Senato, di solito sorridente e non molto adatto – sia detto con tutto rispetto – al ruolo affidatogli, deve essere il primo a farli rispettare. Un Fanfani o uno Spadolini lo avrebbero sicuramente fatto.
Certo, i regolamenti possono essere cambiati, ma non ad usum personae e non per ragioni che, per lo più, riguardano il merito specifico, ma solo la persona specifica e l’incertezza sui rispettivi gruppi parlamentari. E questo sarebbe lo stato di diritto?
Certo, in un Paese che baratta per “grandi intese” un governo che è, praticamente, un “monocolore dc”, forse non è esagerato dire che se ne possono vedere veramente di tutti i colori.
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