ITALIA BENE COMUNE
La lettura del documento “Italia bene comune” elaborato dal PD, mi ha suggerito un solo spunto di commento, riassuntivo dell’insieme: auspico, infatti (non mi permetto più di sperare, la parola “speranza” è stata completamente bruciata dall’idea terribile del “Polo della Speranza”) che neppure i dirigenti del Partito Democratico che hanno contribuito a elaborarlo, o almeno quelli provenienti dal PCI, ci credano.
Il documento appare, infatti, frutto di quella “sindrome della sconfitta” che a suo tempo fece bruciare davvero tanti vascelli, nell’idea che ormai si fosse alla “fine della storia” e risultasse impossibile trasformare radicalmente questa società ingiusta, cattiva, terribile, insostenibile.
Un partito politico non può intendere – come invece si evince dal documento – la propria funzione esclusivamente in termini di “amministrazione dell’esistente”, senza una visione del mondo, senza un’analisi delle forze in campo, trasformando in provincialismo anche la stessa idea dell’Europa.
Auspico per davvero che si tratti di una manovra tattica, magari esasperando il togliattismo che – in varie forme- ancora alligna in quel partito, perché se così non fosse, se tutto si collocasse all’interno di una società “liquida”, priva di classi, dove la dicotomia principale è quella “scorretti/onesti” ed è scomparso il conflitto sociale, allora davvero la possibilità di un cambiamento apparirebbe tramontata all’orizzonte e ci troveremmo sul serio in una notte dove, hegelianamente, tutte le “vacche sono nere”, quella di Marchionne e quelle degli operai di Pomigliano ed i beni sono comuni a tutti i ceti sociali.
Una frase, però, m’induce al pessimismo, laddove si legge “ serve una politica sobria, perché se gli italiani devono risparmiare, chi li governa deve farlo di più”.
Qui si esprime, tragicamente, l’idea di una “casta di governo” (chi li governa..) annullando due secoli di lotte per l’eguaglianza e per fare in modo che il potere fosse oggetto di scontro diretto fra le diverse realtà sociali: adesso si suffraga che esiste “chi li governa”. Il paio, insomma, con la richiesta di sacralità del corpo del Presidente della Repubblica.
Savona, li 2 agosto 2012 Franco Astengo
1 commento:
Caro Astengo, non si tratta di "amministrazione dell'esistente", ma del fatto che la nostra sinistra blaterante (e inconcludente, e impotente, e priva di progettualità che non sia bolsa retorica) non ha ancora capito che operiamo dentro l'euro, che abbiamo messo in costituzione il pareggio di bilancio per evitare che un altro Berlusconi cancelli le tasse dei suoi elettori(e faccia di peggio con le sue e quelle degli amici) senza ridurre le spese di uno stato farraginoso. Questo però significa che la paroletta magica del sindacalese "provveda la fiscalità generale" non è più praticabile, se lo stato deve addossarsi delle spese per la pace sociale, o anche solo per la concertazione, o per tenere in vita stabilimenti da chiudere perchè fuori mercato, o fare dei pasticci come l'Alitalia, costata come una mezza manovra per ritardare un po' il passaggio agli stranieri.
Ora le cose che si possono fare sono soggette all'obbligo di bilanciare le nuove spese con la riduzione di altre: chi non vuol prendere atto di questa realtà può solo chiedere l'uscita dall'Euro. Che si può anche fare, ma guidata con estrema prudenza e attenzione e non sotto l'impulso di un vociante corteo( che peraltro non vedo all'orizzonte, gli italiani non si fidano più di politici e sindacalisti) E sapendo che saranno 2 anni almeno di lacrime e sangue, al cui confronto le misure di Monti sembreranno molto lievi
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