lunedì 21 novembre 2011

Felice Besostri: Spagna

I SOCIALISTI HANNO PERSO MA IL PP NON HA STRAVINTO

di Felice Besostri PSI,Gruppo di Volpedo, Networkper il Socilismo Europeo

Basta guardare le prime pagine dei giornali per capire che l’informazione è politica, dettata dall’ideologia dominante e dai suoi sottoprodotti.

Tutti devono capire che c’è un nuovo ordine in Europa, che non da spazio ai socialisti: con la sconfitta del PSOE, restano solo l’Austria e la Danimarca con un primo ministro socialista: il belga Di Rupo è soltanto incaricato. La Spagna ha dato un segnale all’Europa già nel 1996 con la vittoria di Aznar, quando i primi ministri socialisti erano 13 su 15 dei paesi allora nell’UE. Le politiche economiche e monetarie della de BCE hanno bisogno di governi conservatori egemoni, specialmente dopo la svolta del PSE del 2009. Via i socialisti prima dal Portogallo, poi dalla Grecia e ora dalla Spagna. Non importa che la situazione di quei paesi non migliori sostanzialmente , a parte oggi all’apertura dei mercati lo spread tra i titoli del debito spagnolo e quelli tedeschi. Ma quell’indice significa molto poco per la sua volatilità e, aggiungo, manipolabilità. La sconfitta del PSOE è rotonda ed era annunciata, anzi i sondaggi davano qualche seggio in più sia al PP, che al PSOE. I seggi e in percentuale è il peggior risultato socialista dell’epoca democratica, che apparteneva alle prime elezioni per la Costituente nel 1977. Il dato impressionante sono i voti perduti: rispetto agli 11.064.524 del 2008 i 6.973.880 del 2011, rappresentano 4.091.644 voti in meno. La perdita in percentuale dal 43,64% al 28,73% nasconde in parte l’ampiezza del disastro, perché l’astensione dal voto è aumentata del 3,68%. Gli astenuti in più hanno la consistenza di un partito come CiU, che vince in Catalogna e manda 16 deputati o di UPyD della ex socialista Rosa Diez quarto partito nazionale ma con solo 5 deputati. Ebbene a fronte della perdita epocale del PSOE il PP conquista la maggioranza assoluta di 186 seggi passando dal 40,11% del 2008 al 44,62%. Lo stupefacente è il dato dei voti assoluti perché il PP ha convinto poco gli spagnoli: in voti assoluti ne ha conquistati appena 660.720, uno scarso 2,69%, cioè la consistenza dei due partiti nazionalisti baschi, il tradizionale EAJ-PNV e la novità AMAIUR.

I voto perduti dai socialisti non sono andati, che in piccolissima parte, a beneficio di altre formazioni di sinistra o di centro-sinistra. IU-LV ha quasi raddoppiato la sua percentuale dal 3,8% al 6,92% e i seggi da 2 a 11,ma l’incremento di voti è stato di 717.770, cioè un modesto 17,55% dei voti socialisti scomparsi. Molto meglio è andata alla formazione di centro-sinistra dell’ex-socialista Rosa Diez che passa dal 1,2% al 4,69% e da 1 a 5 deputati con un guadagno di 836.707, il miglior risultato in assoluto di queste elezioni, molto superiore alla matricola AMAIUR, che ottiene 7 seggi con appena 333.628 voti, tutti voti provenienti dall’area astensionista della sinistra abertzale: la tregua dell’ETA comincia a dare i suoi frutti. L'analisi delle elezioni spagnole sarà la cartina di tornasole per capire se la sinistra italiana volta pagina. Quanti si apprestano a festeggiare una ripresa della sinistra antagonista, come magra consolazione in una vittoria della destra, ma per alcuni basta dare una lezione ai socialisti per aver compiuto la loro missione, dovrebbero riflettere. IU ha aumentato i voti, ma recuperandone pochi dai socialisti. IU è ancora lontana dal suo miglior risultato di 21 deputati e il 10,5% del 1996, che comunque era sotto, seppur di poco, del miglior risultato del solo PCE nel 1979. Non si deve dimenticare che questa volta si presentava in coalizione con un dozzina di formazioni dei vari territori e che 3 degli 11 deputati sono della catalana ICV, con cui ha rapporti travagliati. Ha deputati eletti soltanto in 6 circoscrizioni provinciali su 52 e in 5 delle 6 province più popolose, cioè quelle con più di un milione e mezzo di abitanti, dove gli effetti perversi della legge elettorale si sentono meno. IU ha perduto Cordoba, il suo feudo da sempre dove eleggeva il deputato e il Sindaco, ora del PP con maggioranza assoluta. La legge elettorale spagnola non è proporzionale in via di fatto, perché favorisce i maggiori partiti a livello nazionale, ma soprattutto i partiti con base regionale. Parliamo chiaro è stato un compromesso necessario, altrimenti, con una legge all’italiana( soglia del 4% nazionale) sarebbe stata rappresentata soltanto la catalana CiU, ma con i risultati di oggi. Nessun partito basco, navarro, gallego, aragonese o canario sarebbe mai stato rappresentato nelle Cortes e quindi l’indipendentismo sarebbe stato più forte. Con queste elezioni il pluralismo territoriale riceve un duro colpo. In sole tre Comunità autonome il PP non è al potere, Catalogna, Paese Basco e Andalusia. Il PSOE è il primo partito soltanto nelle province di Siviglia e Barcellona, città che gli consente di essere ancora il primo partito di Catalogna. I partiti rappresentati in Parlamento passano da 10 a 8 e i voti raccolti dai partiti con rappresentanza parlamentare sono 1.487.052 meno rispetto al 2008. Chi parla di un aumento del pluralismo guarda soltanto all’incremento di IU e di AMAIUR, cioè con un’ottica distorta. Vogliamo aggiungere che il PP avrà una maggioranza netta anche al Senato a differenza del PSOE e che mentre il PSOE aveva nel programma una riforma elettorale in senso più proporzionale, il PP non cambierà la legge.

Un altro fallimento si deve registrare: il peso politico degli “indignados”. La lotta contro il duopolio PP-PSOE è riuscito solo in parte, perché è stato sostituito dal monopolio del PP. Il movimento era anche diviso sulle indicazioni di voto, che erano almeno tre: votare formazioni minori che potevano fare il quorum in una provincia, dare un voto nullo, che favorisce meno i grandi partiti rispetto al voto bianco e all’astensione ovvero non votare. Poiché dal conto finale mancano sempre 2 milioni di voti socialisti, non possono appropriarsi del 3,68% di astenuti. Ora dovrebbe prevalere a sinistra un superamento sia dell’egemonismo socialista, che del settarismo di settori maggioritari in IU, altrimenti non si va da nessuna parte. Bisognerà anche imparare dalla lezione catalana, la sinistra unita al potere ha dato prova di tali divisioni interne, che ha perso le elezioni a favore dei nazionalisti di CiU.

21 novembre 2011

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