martedì 22 novembre 2011

Vittorio Melandri: Si è fatto diventare il socialismo una cattiva illusione

Il Berlusconismo non è finito e per sovrappiù….



“Si è fatto diventare il socialismo una cattiva illusione”



Negli anni settanta, per i tipi di una casa editrice di Cosenza, “Edistampa – Edizioni Lerici”, fu pubblicata una collana dal titolo emblematico, “le prospettive del socialismo”.


In un agile volumetto di quella collana, uscito nel marzo del 1976, fu proposta una intervista raccolta nel febbraio di quell’anno da Marco D’Eramo da Gilles Martinet, titolo, “il socialismo oggi e domani”.


Oggi lo stesso D’Eramo su il manifesto ci descrive una “sinistra fuori gioco”, e a me viene qui di riproporre quanto Martinet lucidamente affermava….


“Le tecniche moderne di stampa ci permettono di realizzare un grande decentramento. La stampa entra infatti nella sua terza età, con i calcolatori, le trasmissioni a distanza, la fotocomposizione. Non è questione, in un tale ambito, di contestare agli avversari del socialismo il diritto d’espressione. Ma subito dovremo capovolgere il rapporto di forza e contemporaneamente trasformare le condizioni di funzionamento della TV e della radio”.


D’Eramo a quel punto gli chiedeva: “Non rischia di essere un programma velleitario, visto il permanere di rapporti di potere ormai «territorializzati»?


....e così rispondeva quel riformista, scrittore, intellettuale che fu anche diplomatico a Roma dopo la vittoria di Mitterand a Parigi:


“Va modificato anche il quadro istituzionale. Cioè dobbiamo toccare la classe politica, i notabili. È una grande difficoltà per noi perché, per parlare proprio francamente, dobbiamo ammettere che una parte dei nostri quadri fa parte di questa classe politica, che i nostri notabili non sono poi tanto diversi dagli altri notabili, che c’è una specie di solidarietà tra loro. E però, se non cambiano, le stesse situazioni si ripeteranno, i notabili conservatori battuti in un voto riprenderanno più o meno rapidamente il loro posto. (…..) Se non approfittiamo di una vittoria che sarà necessariamente fragile, limitata, provvisoria, dato che l’avremo ottenuta in un quadro che non ci favorisce, se non ne approfittiamo per cambiare le regole del gioco, allora rischiamo di essere rovesciati facilmente alle prossime elezioni. Noi siamo per l’alternanza, per il totale diritto d’espressione dei nostri avversari, perché abbiano tutti i mezzi della concorrenza contro di noi. Ma essi ci impongono la concorrenza in un quadro che è il loro. Se riuscissimo una sola volta a vincere nel loro quadro, dobbiamo senza indugi imporgli la concorrenza nel nostro quadro.”


Sono passati trentacinque anni da allora, qualche vittoria la sinistra in Europa l’ha pur conquistata, ma anche la vittoria meno fragile è stata lasciata cadere senza nemmeno provare ad imporre un diverso quadro di riferimento, ed oggi una sinistra ormai persino incapace di riconoscere se stessa, da un lato sedicente riformista ma senza riforme, dall’altro sedicente radicale ma senza radici, riesce solo ad inseguire gli altri o a dire di no agli altri.


È questo il modo per cui “si è fatto diventare il socialismo una cattiva illusione”, e non basta denunciare in modo vibrante il trionfante “egoismo sociale” per invertire la rotta, perché per dirla con Paolo Sylos Labini.....

“allo squallore delle prospettive economiche si accompagna lo squallore delle prospettive dell’incivilimento….”

....e da queste sono convinto che si possa sperare di uscire, per dirla ancora con Sylos Labini, solo con l’offerta di......



.....“ideali degni di essere perseguiti dalle nuove generazioni, in luogo dell’ossessiva caccia ai soldi che oggi domina e immiserisce la vita sociale dei paesi sviluppati: i giovani hanno un bisogno addirittura biologico di ideali.”


Se la sinistra non torna a studiare come produrre nuovi ideali, il suo destino è davvero segnato ed accontentarsi di morire democristiani, semplicemente cambiando denominazione, non è il massimo, anche perchè, e concludo parafrasando una citazione di Monsignor Gianfranco Ravasi che cita Erich Fromm……


«Morire è tremendo, ma l’idea di dover morire avendo vissuto democristiani è poi craxo-berlusconiani e poi comu-democratici è proprio insopportabile»



vittorio

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