sabato 19 novembre 2011

Felice Besostri: ,QUE VIVA ESPAÑA SOCIALISTA Y AUTONOMICA

,QUE VIVA ESPAÑA SOCIALISTA Y AUTONOMICA
Domenica prossima la Spagna voterà in una situazione di certezza sul partito vincitore, il PP di Rajoy, la sola incertezza è rappresentata dall’entità recupero del PSOE su un differenziale di 15/16 punti percentuali: recupero che non dovrebbe, comunque, impedire la maggioranza assoluta dei popolari. Non seguirò quelle elezioni con la serenità di uno studioso, che pure ha fatto una precisa scelta politica socialista, ma sono visceralmente coinvolto. Giovane socialista, dirigente della FGS, nel 1967 a Vienna ho voluto visitare la sede dell’Unione Internazionale della Gioventù Socialista. Nella segreteria ho incontrato il compagno spagnolo Miguel Angel Martinez. Miguel Angel diventò il Segretario generale dell’Internazionale Socialista dell’Educazione, parlamentare alle Cortes e parlamentare europeo, oltre che dirigente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Con Martinez andai nell’allora Cecoslovacchia comunista, aprendo così, un altro filone dei miei interessi politici, quello dell’Europa Orientale, che con Medio Oriente e America Latina, hanno caratterizzato la mia attività internazionale, per così dire extracomunitaria. Spagna e Portogallo erano allora ancora sotto regimi autoritari e fascisti, quello spagnolo in particolare instaurato in seguito ad una guerra civile, che ha coinvolto e segnato anche le vicende della vita italiana. Per farla breve cominciai ad occuparmi concretamente di Spagna organizzando manifestazioni di sostegno e con proiezioni di un documentario ”No passaport for Spain”, girato clandestinamente in Spagna tra i compagni del PSOE e della UGT, organizzazioni che la vulgata a sinistra in Italia dava per scomparsi: il futuro della Spagna era già disegnato dal comunista Santiago Carrillo, dal democristiano Joaquín Ruiz-Giménez Cortés sul piano politico, dalle Comisiones Obreras sul piano sindacale e dalla simpatia per la lotta armata dell’ETA o del F.R.A.P. o per i più pacifici per l’Abate di Monserrat, culla del catalanismo. Da quei primi contatti scaturì un’iniziativa giornalistica dell’Avanti!, allora diretto da Gaetano Arfè e con Ugo Intini a capo della redazione milanese. Nel 1975 finanziò un’inchiesta giornalistica in Spagna, un viaggio attraverso le strutture clandestine del PSOE e delle sue articolazioni territoriali dalla Catalogna al Paese Valenziano, per proseguire a Murcia e nella roccaforte andalusa e giungere a Madrid per concludersi nel Paese Basco. Con me, che fungevo da contatto politico accreditato, due giornalisti Virgilio Baccalini e Giovanni Raffaelli. Si dovevano ancora usare cautele nel fissare i luoghi degli incontri, era il periodo della semi-clandestinità, un gioco di reciproche finzioni, tra l’altro differente da regione a regione e spesso da città a città nella stesa regione. Non si arrestavo più i dirigenti dei partiti clandestini, purché questi si comportassero con discrezione nei contatti con la stampa e gli stranieri. A Siviglia il primo incontro con Felipe Gonzales , nome di battaglia Isidoro, nel suo studio di avvocato del lavoro e con Alfonso Guerra nella libreria Machado. A Madrid ci si rese conto dell’estensione del consenso del PSOE, cui aderivano prestigiosi cattedratici. Niente di paragonabile agli incontri nel Paese Basco con il leader della UGT Nicolas Redondo Urbieta , con i fratelli Mugica Herzog, baschi e ebrei, come massima espressione di minoranza, ma soprattutto con Ramon Rubial, il futuro Presidente del PSOE. Ramon Rubial dopo decenni di confino e carcere lavorava come operaio in un’officina meccanica a 69 anni. Pochi anni dopo nel 1977 il PSI mianese e lombardo, di cui ero responsabile internazionale, contribuì a finanziare la prima campagna elettorale del PSOE nel Paese Valenziano dopo la morte di Franco. Ricordo ancora i comizi tenuti in piccoli paesi della provincia o la conferenza stampa a Valencia di Carlo Tognoli, allora sindaco socialista di Milano. Alle elezioni europee del 1979 il PSI della Lombardia invitò ed ospito 4 giovani dirigenti socialisti. I nomi hanno poi segnato la storia del socialismo spagnolo ed europeo, come Enrique Baron Crespo, Raimun Obiols, Ernest Lluch e Josep Albiñana.Quell’anno il PSOE si confermò il secondo prtito con appena 47 seggi in meno dell’UCD di Adolfo Suarez. Nel 1977 era stata eletta l’assemblea costituente e nel 1978 era entrata in vigore la prima costituzione democratica dopo 40 anni di regime franchista. Due altre grandi emozioni politiche indimenticabili sono legate alla Spagna e alla città di Madrid: una manifestazione di solidarietà internazionale ai socialisti spagnoli nel novembre 1979 e la conquista della maggioranza assoluta del PSOE alle elezioni generali del 28 ottobre 1982.Mi era stato affidato Pietro Nenni, l’unico leader socialista che abbia amato (con Basso, Giolitti e Lombardi era più ammirazione intellettuale e con De Martino un grande rispetto) in quella che fu la sua ultima manifestazione politica , ci lasciò poco dopo il 1º gennaio 1980 . A distanza di oltre 30 anni ho ancora davanti agli occhi e nelle orecchie il tripudio della sala quando fu annunciato il suo intervento. Il vecchio combattente della Guerra di Spagna si ricordava come fosse ieri dove erano le barricate e quando lo feci incontrare con Amutio, con cui aveva combattuto ad Albacete fu travolto dai ricordi.
Il sole splendeva, metaforicamente, nella notte quando fu chiara la vittoria socialista, la prima con Felipe Gonzales quella notte tra il 28 e il 29 ottobre. Non una semplice vittoria ma la maggioranza assoluta con 202 seggi su 350 e la conquista di 30 nuove province cedendone ad AP solo una, oltre che la riconferma dei bastioni di Catalogna e Andalusia.Quella notte si inaugurarono 13 anni e mezzo di egemonia socialista fino alle elezioni del 1996. Non solo questi ricordi, ma anche il dolore per la perdita di compagni amici come Ernest Lluch e Fernando Mugica, tutti e due assassinati da ETA perché uomini di dialogo. Con troppo anticipo sui tempi. Dopo la parentesi di Aznar del 1996 e del 2000, due nuove vittorie con Zapatero nel 2004 e 2008 con una stagione di espansione dei diritti civili senza paragoni in un paese cattolico. Le difficoltà economiche, la rottura dei legami storici con la UGT e i difficili rapporti con la Catalogna, pur guidata da una coalizione di sinistra con i socialisti a capo sono stati tutti segni di un deterioramento di immagine, che ha avuto il suo apice con le misure di austerità. Tutti questi fattori, insieme con l’impossibilità di un rapporto a sinistra per concomitanti egemonismo e settarismo hanno condotto al disastro delle elezioni municipali e autonomiche di questo maggio: indignados da un lato e maggioranze popolari anche in feudi socialisti sono stati i prodotti di un anno orribile. Fatte queste premesse analizzerò ugualmente le elezioni spagnole, ma non aspettatevi un’olimpica serenità
Felice Besostri

Nessun commento: