sabato 16 aprile 2011

Peppe Giudice: Perché voterei contro l'arresto di Tedesco

PERCHE' VOTEREI CONTRO L'ARRESTO DI ALBERTO TEDESCO
pubblicata da Giuseppe Giudice il giorno sabato 16 aprile 2011 alle ore 2.27
L'altra sera al programma di Gad Lerner, Alberto Tedesco, deputato del PD ed ex assessore regionale alla sanità della Puglia (in passato è stato socialista), ha detto che proporrà alla camera di votare a favore del proprio arresto. Arresto richiesto dalla Procura di Bari nel quadro delle inchieste sulla sanità pugliese, che ha visto il proscioglimento del presidente della Regione Vendola.

Beh, credo che Tedesco, come nessuno di noi, abbia il piacere di finire "ndi cancedduzz'" -nei cancelli , come si dice dalle mie parti. Ed alla fine credo che l'autorizzazione non sarà concessa. Ma se il parlamentare arriva a questo punto è per la scempiaggine di una opposizione che invece di condurre una lotta veramente dura e forte alla destra sul terreno sociale e di quelle istanze che dovrebbbero essere proprie delle forze di ispirazione socialista (lavoro, redistribuzione del reddito e della ricchezza sociale) insegue Berlusconi sul terreno scelto da Berlsconi stesso. E' abbastanza evidente che Berlsconi ormai utilizzi LUI i fatti giudiziari come arma di distrazione di massa dell'opinione pubblica rispetto ai problemi veri del paese od alla totale perdita di credibilità internazionale del governo. E poi ci meravigliamo che Berlsconi continui a rimanere in piedi stabilmente (e nonostante una crisi grave del centro-destra che non è solo la scissione di Fini - che si sta ridimensionando - ma i forti contrasti che stanno emergendo in quello che è rimasto del PDL)....

E' evidente che all'interno di questa agenda decisa di fatto da Berlsconi, poi qualcuno consiglia a Tedesco: "beh amico mio fatti arrestare, dobbiamo far vedere che siamo diversi da quelli lì" ....ed il celtriolo finisce sempre....lì dove noi sappiamo.

Ora chiaramente nessuno di noi è in grado di dire se Tedesco sia colpevole o innocente. Se verrà rinviato a giudizio, lo stabilirà il processo nei suoi vari gradi. Del resto è strano che l'arresto venga richiesto dopo tre anni dall'inizio delle indagini. La Costituzione (nonostante Travaglio) ci dice che fino a sentenza definitiva c'è la presunzione di innocenza.

La cosa sconfortante è ascoltare un magistrato barese, eletto nelle liste del PD, affermare che si farebbe arrestare (poi bisogna vedere all'atto pratico) per non infrangere il principio di eguaglianza fra i cittadini. E' sconsolante sentire un deputato fare ragionamenti pedestramenti qualunquisti. Quando la Costituzione (perchè è un principio costituzionale) stabilì l'imunità parlamentare non lo fece certo per infrangere il principio (esso stesso costituzionale) della piena eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma paerchè il parlamentare esercita uno dei poteri (quello legislativo) che si va ad equilibrare con un altro. quello giudiiziario, che è esercitato dai magistrati. E' quindi sulla recuproca autonomia ed indipendenza tra potere politico e giudiziario che si costruisce un serio stato di diritto (l'immunità esiste in tutte le democrazie). In più i parlamentari rispondono direttamente alla sovranità popolare (anche se questa legge elettorale mostruosa di fatto lo impedisce) che è il fondamento della democrazia. I magistrati no. Togliere l'immunità significa squilibrare a favore della magistratura l'impianto della separazione dei poteri. In realtà molto probabilmente di Tedesco, se non fosse stato deputato, non si sarebbe chiesto l'arresto. E' proprio il suo essere paralmentare che paradossalmente l'ha messo nei guai. E non dimentichiamo che proprio in Puglia, Rino Formica ha aspettato ben 17 anni la sentenza di appello che lo ha riconosciuto pienamente innocente. Non dimentichiamo che la magistratura italiana è sì quella di Falcone ma anche quella del caso Tortora..

Certo oggi i politici sono percepiti come una casta. Ma sono di fatto caste inamovibili anche i magistrati ed i giornalisti.

Ed i responsabili principali di questa degenerazione castale del ceto politico sono i padri i della II Repubblica di cui Berlusconi è uno dei soci fondatori insieme ai suoi avversari -il duo Scalfari-De Benedetti (ed insieme ai poteri forti della finanza intermnazionale che hanno utilizzato i magistrati quali burattini dello smantellamento della democrazia repubblicana fondata sui partiti). La casta è il frutto della privatizzazione della politica operata dalla II Repubblica. La crescita abnorme delle indennità e dei compensi (frutto di un trasversalismo terribile), la moltiplicazione dei centri di sottogoverno (per i trombati) inutili, dannosi e costosi. Sono tutti fatti che suscitano indignazione vera con chi vive con mille euro al mese. Ma come dicevo i politici non sono l'unica casta contro cui dovrebbe scagliarsi la pubblica indignazione. A parte la vergogna degli emolumenti dei manager privati e pubblici e di tutti coloro che si sono arricchiti grazie al neoliberismo (il 10% della popolazione possiede il 45% della ricchezza in Italia. sono dati da paese sudamericano) ma la gente sa quanto guadagnano i magistrati ed i giornalisti? Se un predicatore giustizialista come Santoro dichiara 662.000 euro all'anno (27-28.000 euro netti al mese) cosa deve dire un operaio, un insegnante, un impiegato, un pensionato, un precario, un ricercatore malapagato e sfruttato, un disoccupato? Ma andate tutti a fare in culo! Perchè ad oggi non c'è politica che sia in grado di rappresentare i nostri interessi ed i nostri bisogni...

Di qui deve ripartire una sinistra vera. Dal dare risposta e rappresentanza a questo popolo, e finirla con le pantomime.

In Europa c'è una sinistra che nonostante sconfitte e sbandate anche gravi, continua a ricevere il voto delle masse popolari e dei lavoratori. Anche perchè in cima alla loro agenda vi sono le tematiche sociali.

Così come nella prima repubblica i socialisti, i comunisti e la sinistra cattolica seppero rappresentare tali istanze nonostante gli errori commessi.

Nella Italia di oggi privata delle sue culture politiche più vitali non c'è di fatto nessuno (tranne la CGIL-ma è un sindacato) a dare rappresentanza alla sete di giustizia sociale e di democrazia vera. Ripartire dal socialismo come progetto emancipatorio è il compito di una sinistra che voglia sul serio rinascere. Se ripartiamo da qui, sapremo affrontare anche nel modo giusto la questione morale che deriva innazi tutto da una perdita di senso e di progetto della politica. Per cui essa diviene solo una possibilità di carriera facile volta a rigonfiare il portafoglio. Non insegiuamo i moralisti da strapazzo, i professionisti dell'indignazione a contratto, i prodittori di luoghi comuni. Siamo tra quelli che pensiamo alla possibilità che la politica torni ad essere una cosa seria

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