martedì 24 gennaio 2012

Francesco Maria Mariotti: mondiepolitiche: Scommessa per il Futuro

mondiepolitiche: Scommessa per il Futuro

7 commenti:

luciano ha detto...

Caro Francesco,
posso dirtelo fuori dai denti ? Non se ne può più !
Ammetto di non avere approfondito il caso specifico dei TIR. Può darsi che
sbaglino e sicuramente le forme di agitazione sono discutibili.
Però bisogna finirla di ignorare il contesto generale, che è di LOTTA DI
CLASSE alla rovescia.
Monti l'ha spiegato papale papale Domenica scorsa dalla Annunziata. Il suo
obiettivo è quello di abbattere i costi dei servizi, dei fornitori d'opera,
per aumentare i margini delle imprese, che secondo lui sono troppo bassi.
I lavoratori autonomi, gli artigiani e il piccolo commercio sono appena
stati colpiti con il decreto legge (incostituzionale, non essendovi un "caso
straordinario di necessità ed urgenza", ma ormai nessuno ci bada ...) sulle
c.d. "liberalizzazioni".
Ora sarà il turno dei lavoratori dipendenti e ne vedremo delle belle (già
nel sullodato decreto - art. 42 - c'è l'eliminazione dell'obbligo di
applicare il CCNL nel settore del trasporto ferroviario: il buongiorno si
vede dal mattino).
Difese corporative, lobby, privilegi, paure, costi del cambiamento ?
Niente di tutto questo. Smettiamola di usare la neolingua imposta dai mass
media confindustriali. I lavoratori (autonomi o dipendenti non importa) ed
i "piccoli" hanno tutto il diritto di difendersi contro un disegno che, con
il pretesto della crisi, mira a trasferire quote dei loro redditi alle
grandi imprese, ai poteri forti. Anche perché questo trasferimento di
ricchezza non solo è antipopolare, ma è anche controproducente per il
rilancio dell'economia. Da un lato, impoverisce i ceti medi e medio-bassi
con effetti sicuramente recessivi, dall'altro indica al mondo
imprenditoriale la strada della competizione (impossibile) sui costi con le
economie emergenti, invece di quella della competizione con la Germania e il
Giappone sull'innovazione di prodotto e sull'efficienza del sistema-paese.
La sinistra dovrebbe stare risolutamente dalla parte delle gente che lavora,
compresi tassisti e professionisti, e smetterla di farsi ammaliare dalle
sirene della deregulation. Come se non se ne conoscessero ormai da decenni
gli effetti disastrosi ...
Prima, con Berlusconi, c'era una destra impresentabile, populista e
clericale. Oggi, con Monti, c'è una destra tecnocratica, mercatista e
antipopolare, che però sa stare a tavola.
Abbiamo sicuramente migliorato il bon ton, ma sempre destra è. Come è
possibile non accorgersene ?

Luciano Belli Paci

felice ha detto...

D'acordo con Luciano non c'è bisogno di essere anarco-sindacalisti o
addirittura anarco-insurrezionalisti( che a distanza di tempo scopriremo zeppi
di infiltrati alla Merlino) per non soggiacere alle sirene della deregulation e
delle librealizzazioni di Sua Maestà . Avendo deciso di ritirarmi a vita
pubblica e perciò chiudendo lo studio, non parlo da avvocato, ma n on capisco
per quale ragione si voglia allargare la platea degli avvocqati e nel contempo
ridurre l'aarea di lavoro. Ora i contributi unficati una tassa sulla giustizia
sono staTI AUMENTati de 50% e per impugnare una gara di solo contributo
unificato si paga quANTO IL MARGINE DI PROFITTO IN CASO DI ASSEGNzione del
contratto se sotto i 100.000 Euro. Ai laureTI IN LEGGE POTEVA ESSERE DATO LO
SBOCCO di fare la mediazione obbligatoria invece possono accedervi cani e porci
frequentando un corso che da lauti profitti per i soliti ammanicati. Per
curfiosità ho chiesto al CEPU il costo per diventare mediatore è ho scoperto
che da cassazionista devo fare lo stesso corso di un igienista dentale. Per
incidenti stradali si incentiva a non farsi assisterew da avvocati e togliedo
le tariffe minime si lavorerà a cottimo al servizio di società di capitali, che
saranno uno dei nuovi strumenti di infiltrazione camorrista e mafiosa. Potranno
fAEE RECUPERO CREDITI SENZA MANDARTI PICCIOTTI COI BAFFI E LA COPPOLA. sUI
fORCONI BASTA LEGGERE LE RAGIONI DEL RIFORMISTA DI DOMENICA SCORSA. MI HA
APERTO GLI OCCHI. L razionalizzazione capitalista non è una novità di questo
governo, ma ha il suo padre nel primo prodi e bel ministro Visco, con un fisco
che favorisce le grandi imprese, non importa poi se quste facevano più finanza
che produzione indsustriale. Qu<ndo la grande Maria Teresa fece la riforma del
catasto trovò il modo di incentivare le colture più moderne e fece la grandezza
dell'AGRICOLTURA LOMBARDA. Anche ora si vuo modernizzare ma non con incentivi
agli innovatori, ma ammazzando il vecchio. Si fosse appicata la legge non
sarebbe stato possibile cedere le licenze di taxi a colpi di centomila o
duecentomila euro, ma se lo tolleri non puoi impedire che chi si sia in
debitato fino a strozzarsi si incazzi di brutto.La protesta è strumentalizzata
e infiltrata? Se i partiti di sinistra se ne stanno alla finestra di che si
lagnano? Bisogna andare avotare ma con un'altra legge: è questo il vero
problema di essere tr l'incudine e il martello. Domenica mattina il sen.
Tabacci ha portatoun saluto al lancio dell'Avnti, c'era anche D'Alfonso è ha
rac ontato il degrado del secondo parlMENTO DI NOMINATI RISPETTO AL PRIMO.
possiamo immaginarci il terzo!Ho visto in televioni la Commissione Affri
Costituzionali del Senato, una volta la crema insieme con quella Esteri.
Soltanto dalle face e dai vestiti c'era d'aver paura. Cominciamo a chiedere
conto al a Ministro degli In terni e al Presidente del Consiglio perché
l'avvocatura dello Stato difenda la Costiuzionalità dee porcellum. Anche il
premio di maggioranza, censurato dalla Corte Costituzionale fin dal 2008.
Questa sarebbe una protesta civile, ma quale eco avrà su una stampa
confindustriale e su quella alternativa che vuol invece votare col porcellum:
il vero obirrtvo dei refendari truffatori alla Di Pietro? Il 27 avvocati che
attendono la CORTE D'APPELLO devono salire su una torre o incatenarsi ignudi ai
cancelli del Palazo di giustizia?

francesco maria ha detto...

Caro Luciano,
purtroppo ora non posso risponderti in modo approfondito; volendo giocarla in battute, ti direi che la lotta di classe all'italiana è - oggi, sottolineo oggi - la lotta dei padroncini TIR, molto più che battaglia comune per la modernizzazione del sistema.

Dove nella modernizzazione del sistema c'è sia l'abbattimento di vincoli che non abbiano più ragione di essere (discutiamo se e quali, probabilmente ci sono buone ragioni per tenere in piedi alucniordini, altri no; dipende), sia un discorso di
innovazione del prodotto.

Sinceramente non vedo necessaria contraddizione tra togliere barriere di ingresso ad alcuni mercati, nell'ambito dei servizi (con attenzione alla specificità di alcuni servizi), e un discorso che è più di politica industrialee che - questo è anche il problema - ormai deve essere fatto a livello europeo, come minimo.

Ulteriore discorso - e parecchio più complesso - va fatto sul mercato del lavoro e sugli ammortizzatori sociali.
A me piace molto il titolo di un editoriale della Stampa di oggi: "Dal sussidio alla sicurezza sociale", e condivido abbastanza anche il contenuto.

Di fattto in Italia, sottolineo "di fatto" e "in Italia" il welfare non è quello che spesso viene anche qui richiamato, vagheggiando modelli scandinavi e socialdemocrazie forti. Non è la situazione italiana.

Di fatto in Italia anche ottime soluzioni (teoricamente la CIG è un'idea in sé abbastanza valida, per esempio,s e temporanea e effettivamente limitata) sono state riutilizzate e riplasmate per gestire e prevenire conflitti sociali: sul breve termine cosa probabilmente inevitabile e quindi giusta; sul medio-lungo termine però ciò ha portato allo snaturarsi di questi elementi di sostegno, trasformandosi spesso in assistenzialismo.

Il discorso è parecchio complesso, me ne rendo conto.

Forse io esagero nella mia simpatia per Monti. Ma temo che anche nella fotografia di una "lotta di classe alla rovescia" non si vedano alcune specificità della nostra situazione, che - agenzie di rating o no, cattivi mercati finanziari o no - ci rendevano e ci rendono malati, stanchi, non capaci di sfruttare appieno nostre potenzialità.

Poi, ripeto, altro - distinto e connesso al tempo stesso - è il discorso di una regolazione del mercato, che oggi deve avvenire a un livello sovrastatuale, e che non può che passare per accordi fra Stati Uniti, Cina ed Europa.

Mi arriva solo ora mail di Felice, temo di non riuscire a replicare anche a lui, anche se capisco alcune sue ragioni.

Francesco Maria

pierpaolo ha detto...

Premesse.
Le mie simpatie per forconisti, forcaioli e forchettoni sono pari a zero, se non addirittura inferiori.
Tralascio poi ogni approfondimento sulla questione dei trasportatori, se non per dire secondo me il futuro del trasporto merci deve essere su ferro. Quello su gomma non è più sostenibile, ne economicamente né ambientalmente.

Tuttavia sono sostanzialmente d'accordo con Luciano.

Questo governo "liberalizza"i taxi, le farmacie, adesso pure le galere; ma quando aumentare la concorrenza va a danno degli "amici degli amici" si riscopre protezionista e statalista. Il caso degli slot di Malpensa per i voli Singapore-Milano-New York, negati da Passera alla Singapore Airlines - con il sostegno convinto di un altro grande sodale delle fondazioni bancarie, il vero sindaco di Milano, Bruno Tabacci - è molto indicativo.
In quel caso, infatti, si è trattato di difendere CAI-Nuova Alitalia, un'azienda che peraltro è ormai privata - quindi non si capisce quale sia l'interesse dello Stato a tutelarla.

Nel frattempo la Fornero avvisa che non c'è nulla di deciso su articolo 18 o CIG, ma che "qualche cambiamento sul lavoro bisognerà pur farlo"... Forse perché "ce lo chiede l'Europa" e a Bruxelles non si accontenterebbero di un bel pianto liberatorio?

Luciano ha ragione, questo è un governo di destra, ma di quella destra tecnocratica e in grisaglia di cui scriveva Revelli, che piace tanto al PD perché a frequentarla ci si senta tanto più "moderni" e "per bene"...

Pierpaolo Pecchiari

giovanni ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con luciano. Ma cosa vogliamo aspettarci da un
governo che gode la fiducia di un Parlamento tutto spostato a destra: in
tema di politica economica il PD è forse peggio del PDl. Con un Presidente
della Repubblica che preme a favore delle misure governative e non mette in
guardia neppure dalla tentazione di ignorare i referendum dell'anno scorso.
L'Italia vive una fase tutta spostata verso i poteri forti: chissà a che
punto dovrà arrivare la deprivazione dei ceti che vivono della loro
intelligenza e del loro lavoro a favore di coloro che vivono di posizioni di
rendita perché qualcosa scuota l'irragionevole equilibrio di questi tempi
deprimenti. Che gli scioperi e le manifestazioni di questi giorni siano un
prodromo di qualcosa di nuovo che sta per accadere? Diversamente dobbiamo
acconciarci a vivere in uno dei momenti più bui della nostra storia. Una
cosa potremmo fare: concludere la stesura del nuovo Manifesto di Volpedo e
cercare di farlo avere ai sindacati, alle associazioni professionali ed a
tutti coloro che sono vittime della follia liberista, perché prendano
coscienza della loro situazione e reagiscano in maniera determinata e
duratura.Cari saluti. Giovanni Baccalini

roberto ha detto...

Sono d' accordo con Belli Paci, è chiaro che la manovra punta a sottrarre
ancora quote di ricchezza ai ceti sociali medi e medio-bassi.
E' ncessariaun' alleanza tra coloro che vivono del poprio lavoro, che possa
tradursi in un' alternativa politica e di modello sociale che è compito di
una sinista nuova popolare ed europea costruire.

francesco maria ha detto...

Sono sicuro che questo vi piace di più, compagni. Anche se a me dice poco sul lato del cosa fare effettivamente.
O meglio, dice più sovranità europea e più investimenti in infrastrutture.

Eurobond, europrojectbond, chiamateli come vi pare.
Cosa su cui Monti sta lavorando, per la cronaca...

Però probabilmente Monti lo dice voce stridula di destra, seconod alcuni di vopi, mentre il compagno Gonzales ha la voce calda della sinistra.

Dopo di che, scova le differenze...

Francesco Maria

(...) L’Europa non possiede un altro cammino verso la globalizzazione che non sia «più Europa», e in particolare più sovranità condivisa per poter avanzare nell’amministrazione economica dell’Unione e nella sua importante proiezione verso l’esterno. Questo impulso dovrebbe escludere dalla nostra agenda le tentazioni nazionaliste e protezioniste, che ricercano reddito politico a breve termine.

Ma questa proposta di «più Europa» non può e non deve essere originata da una strategia sbagliata come quella che domina la realtà attuale, che provoca sconforto di fronte alla contrazione dell’economia, all’aumento della disoccupazione, alla liquidazione delle reti di coesione e solidarietà. Si richiedono sacrifici reali e si offrono speranze incerte. È l’occasione per una possibilità rinnovata social-democratica ed europeista.

Abbiamo bisogno di riordinare i conti pubblici, di controllare gli esorbitanti deficit e l’aumento del debito. Ma non necessitiamo di una terapia brutale che dimentichi l’esigenza di crescita e di generazione del lavoro. Abbiamo un problema di debito, ma non di solvibilità. Servono liquidità affinché il credito arrivi all’economia produttiva e generi crescita e lavoro. Possiamo e dobbiamo attivare la Banca e il Fondo Europeo d’Investimento, invitando coloro che vogliono parteciparvi con i loro risparmi in eccesso - come nel caso della Cina e di altri Paesi emergenti - in un grande fondo che serva ad investire in infrastrutture energetiche, di rete, in autostrade del mare..., che diano impulso alla modernizzazione e alla crescita, generando lavoro in Europa.

Ma non dobbiamo dimenticare l’origine della crisi. L’abilità neo-conservatrice, quella degli attori finanziari, delle agenzie di rating, consiste nel farci dimenticare le correzioni di base che necessita il modello di economia finanziaria senza regolazioni e piena di presunzione che ci ha condotti alla catastrofe. I governi sono condizionati in maniera ossessiva dai «premi di rischio», dalle valutazioni - senza alcuna legittimità, né di origine né di esercizio-, schiacciati giorno dopo giorno da una sorta di lotta per la sopravvivenza, che non permette loro di affrontare le cause di fondo della situazione attuale.(...)

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