lunedì 30 gennaio 2012

Mario Monti, Riccardo Lombardi e le riforme di struttura

Il Riformista

8 commenti:

mario ha detto...

Strategia della confusione.....le destre in tutte le salse non sono nuove a simili sortite!

claudio ha detto...

Il prof. Monti in questo articolo sostiene che le vere riforme di struttura sono state l'introduzione delle autorità di controllo del mercato. Evidentemente la sua eccezionale esperienza nel settore gli ha fatto toccar con mano che la concorrenza perfetta non esiste se non nelle formule degli economisti che mandano in rovina i paesi, esiste invece una fortissima tendenza al monopolio e ai cartelli oligopolisti che vanno controllati con rigore.

Anche io penso (facendomi scomunicare da tanti amici e compagni) che lo sfruttamento del consumatore attraverso posizioni dominanti sul mercato sia oggi più rilevante per le sue dimensioni economiche dello sfruttamento del lavoratore, e su questo versante il potere pubblico potrebbe agire col consenso quasi generale: ovviamente trovandosi contro le lobby, soprattutto quelle mediatiche che, curiosamente, è lo stesso stato a sostenere con contributi a pioggia.

Non di questo però stiamo discutendo, ma della possibilità che il potere ramificato degli oligopolisti si estenda fino al legislatore che dispone le privatizzazioni, ai funzionari che costituiscono le Authority, agli alti dirigenti ministeriali che devono emanare i regolamenti applicativi delle leggi che incidono sul potere degli oligopolisti.
Per lo meno in Italia, dove la cultura burocratica romana è più orientata al mantenimento delle proprie posizioni di potere e privilegio che al senso dello Stato.

Faccio alcuni esempi di vissuto italiano:

-i termini economici con cui è stato privatizzato il sistema autostradale hanno comportato un immenso regalo agli azionisti di riferimento (Benetton e Gavio), un notevole regalo agli azionisti di minoranza che li han seguiti e un notevole saccheggio degli utenti, per i criteri adottati per gli adeguamenti tariffari sempre superiori al tasso di inflazione

-nel famoso decreto Ronchi l'idea di introdurre come tasso di rendimento del capitale investito il 7%, in un periodo in cui il tasso medio sui cct era intorno al 2% ha scatenato gli appetiti di tutto il mondo finanziario, che ha insistito tantissimo perché il regalo si facesse in fretta, in modo da acquistare il controllo di tante situazioni di monopolio oggettivo a condizioni rovinose per il pubblico costretto a svendere in poco tempo.La regola del 7% garantiva tariffe in continuo aumento sganciato dall'inflazione come per le autostrade. Le agenzie di rating sono troppo bene educate per scriverlo, ma con un governo che svende in questo modo i suoi beni ce n'è a sufficienza per diffidare del suo debito pubblico. Anche l'Argentina e il Brasile avevano fatto così...

- e veniamo alle alte burocrazie di controllo. Faccio solo alcuni esempi italiani.

-la legge per agevolare l'intervento dei privati nelle energie alternative (con grande fastidio dell'ENEL e non solo) non ha avuto il regolamento attuativo che dopo circa 7 anni. Sarei curioso di sapere che mestiere fanno ora i direttori generali che sabotavano le riunioni di "concerto" e i loro familiari

-la Consob non mi risulta che abbia mai fatto azioni contro i tassi di usura delle carte di credito revolving e dei prestiti personali, che utilizzano ad alto rendimento (intorno al 20%) la liquidità che le banche loro azioniste negano alle imprese.

-sempre la Consob ha consentito che i debiti dalla finanziaria che acquisisce il pacchetto di controllo di un'altra azienda (caso esemplare Telecom) fossero addossati all'azienda acquistata con un'operazione di fusione che in caso di fallimento comporta il reato di bancarotta per chi la ha deliberata.

-anche sul controllo delle assicurazioni ci sarebbe molto da ridire.

Insomma, un legislatore attento dovrebbe proporre la costituzione di una commissione di inchiesta su queste gestioni all'italiana delle liberalizzazioni. Non so se sia possibile raccogliere le firme su un ddl di iniziativa popolare, ma sono praticamente certo che farebbe la stessa fine di tutti gli altri, non arriverebbe mai in aula.

mimmo ha detto...

Per alcuni l'operaio vive solo in fabbrica , li si gioca la vita, e quando va a far la spesa lui non e' un consumatore, ma un operaio in pausa.
Oggi che le fabbriche sono diminuite e dominano i servizi, il livello dei servizi che vengono erogati non interessano i lavoratori.
Bah questo continuo ieratismo retorico attarda la sinistra e la colloca in posizioni minoritarie.

carlo ha detto...

Squallida operazione mediatica del Riformista! Per due motivi: primo, pubblicare per intero un intervento svolto da Mr. Goldman Sachs ad un convegno della 'sinistra ferroviaria'; secondo, coprire 'a sinistra' e legittimare quindi una politica che è l'esaatto opposto di quella proposta e praticata da Riccardo Lombardi. Non è la prima (già nel 2007 il Corriere della Sera ospitò un articolo di Monti che per sostenere le liberalizzazioni e privatizzazioni del Governo Prodi se ne uscì con le riforme di struttura di Lombardi e ad agosto scorso Scalfari ebbe a scrivere che Lombardi condivise la politica di austerità!) e non sarà l'ultima. Per fortuna in Europa si levano il cappello al solo nominare Lombardi!

mario ha detto...

E non si capisce cosa c'entri questo articolo di cinque anni fa con l'attuale politica del premier Monti!

pier Paolo ha detto...

Come è stato fatto osservare ieri a "l'Infedele" dal giornalista del "Fatto Quotidiano", Vladimiro Giacchè, la stagione delle privatizzazioni/liberalizzazioni avviata dal governo Ciampi ha aperto dieci anni di decrescita, segnati da un progressivo indebolimento dell'Italia come nazione industriale. Questi sono stati i fatti, purtroppo; e non c'è propagandista o incantatore di serpenti che possa cambiarli.

Oggi si vorrebbe provare la stessa ricetta, colpendo Eni ed Enel, che per l'importanza strategica del settore energetico destano appetiti in ogni ambiente e in ogni dove.

Ma una ricetta sbagliata, che ha dato pessimi frutti in passato, è una ricetta sbagliata. La fine del ruolo dello stato imprenditore ha lasciato l'Italia industriale in balia di un capitalismo per cui sono state coniate due espressioni non certo elogiative. Quello italiano, infatti, è stato definito sia "capitalismo di relazione" che "capitalismo straccione".
Ora, chi sano di mente darebbe Eni o Enel in mano alla stessa cordata di manigoldi che è stata protagonista della "privatizzazione" di Alitalia?
O chi, in Europa, alienerebbe le aziende di stato che presidiano energia, difesa o telecomunicazioni allo straniero?
Malgrado la passione dei tecnocrati europei per liberalizzazioni e privatizzazioni, ciò non è successo in nessun paese dell'Unione, e giustamente!

Al di là dell'esito nefasto delle liberalprivatizzazioni sulla tenuta del nostro sistema industriale, non vi sono stati neppure vantaggi per le tasche dei consumatori. La CGIA di Mestre ha recentemente pubblicato dati storici che mostrano come tutti i servizi "liberalizzati" abbiano segnato un aumento delle tariffe e dei prezzi per l'utente finale ben al di là del tasso di inflazione, senza che in questi settori venissero effettuati investimenti che potessero giustificarli (vedi http://www.cgiamestre.com/2011/12/le-liberalizzazioni-sono-state-un-flop/)

Stupisce - ma non più di tanto - che il Partito Democratico finga di ignorare queste realtà di fatto, e si proponga come il più volonteroso corista a sostegno delle sciagurate tesi a favore delle privatizzazioni e liberalizzazioni.
Tesi che chiunque abbia a cuore le sorti del Paese, a sinistra come a destra, deve respingere come infondate, controproducenti e dannose.

giovanni ha detto...

Caro Mimmo,
l'operaio (e tutti noi) siamo anche consumatori, ma non solo consumatori, come invece pensava Martelli in quegli anni Ottanta giustamente duramente criticati da Tony Judt, tanto citato ieri sera.
L'operaio è operaio, cittadino, individuo, europeo, italiano, torinese e anche consumatore, come tante altre cose....
ciao
Giovanni

carlo ha detto...

Il paginone di domenica sul Riformista è opera di Paolo Franchi e Ragioni del Socialismo: non credo che nella redazione sia stato preso bene...Del resto il solerte Franchi già nel 2006-2007 fiancheggiava Fausto Bertinotti nell'opera di appropriazione del 'socialismo di sinistra'..Comunque per quel che mi è possibile a parte una lettera di oggi, 31 gennaio, pubblicata da l'Unità, stasera è uscito questo articolo sul sito www.unonotizie.it
http://www.unonotizie.it/16969-italia-riforme-strutturali-lettera-al-prof-mario-monti-riccardo-lombardi-e-governo-monti-inconciliabili-e-opposti.php.....prof. Monti giù le mani da Riccardo Lombardi!