giovedì 26 gennaio 2012

Peppe Giudice: Sul seminario del 21 gennaio

Sul seminario del 21 Gennaio





Mi ritengo molto soddisfatto dell’incontro del 21 scorso a Roma, ospiti della Fondazione Nenni, tra le associazioni dell’area dei socialisti per la sinistra: Network per il Socialismo Europeo, Gruppo di Volpedo, Lega dei Socialisti, Mov. Az. Laburista di Spini, con la presenza di due significative Fondazioni di area, la Brodolini e la Bruno Buozzi. E con degli ospiti molto preziosi: Alfonso Gianni e Fulvia Bandoli di SeL e Cesare Damiano del PD.

Finalità dell’incontro non era quello di costruire un nuovo partitino né tantomeno di risolvere la irresolubile “diaspora del PSI”. Era piuttosto quello di dare un contributo di iniziativa politica e culturale, in una fase complessa e difficile, alla prospettiva di riempire il grande vuoto storico che ci consegna la II Repubblica: l'assenza di un partito del lavoro e del socialismo chiaramente collocato nel PSE e nella sua fase attuale di rinnovamento e riposizionamento a sinistra.

Le diverse associazioni hanno quindi convenuto sulla importanza di lavorare insieme su obbiettivi concreti: sviluppare iniziative di confronto e di dibattito nella sinistra. Iniziative che devono servire concretamente a costruire quel filo rosso che unisce coloro, che sia pure collocati in diversi partiti, lavorano per l’obbiettivo sopra esposto.

Noi infatti siamo perfettamente consapevoli che tutti gli attuali partiti della sinistra (o di quel che ne rimane) siano inadeguati al compito di dare rappresentanza politica al mondo del lavoro, alle istanze di giustizia sociale ed ad un compito straordinario di ricostruzione della democrazia dopo i profondi processi dissolutori della stessa che la II Repubblica ha attivato. Mario Tronti ha giustamente messo in evidenza come con la fine del governo Berlusconi si chiude quel lunghissimo periodo di infinita transizione chiamata II Repubblica e se ne apre un altro (certo con condizioni interne ed esterne difficilissime) in cui la politica potrebbe e dovrebbe tornare a giocare un ruolo forte. Parlo al condizionale perché intanto i soggetti della nuova politica ricostruttrice della democrazia non ci sono e sono tutti da edificare.

Il governo dei “tecnici” che di tecnico non ha nulla ma è tutto e per tutto un governo politico che persegue una precisa linea che è quella del centro-destra “normale” europeo (quasi una prefigurazione di quello che potrebbe essere il centrodestra di una ipotetica III Repubblica), il governo dei tecnici, dicevo, può giocare la sua partita proprio perché mancano le soggettività politiche che possano contrastarne su una linea alta di opposizione seria e non populista o qualunquista, le azioni.

Certo le elezioni anticipate non erano una soluzione e non solo perché si sarebbe votato con questa legge (anche per questo comunque). Ma voi vi immaginate un centrosinistra probabilmente vincente ma poi incapace di governare – con il PD spaccato su temi essenziali, con il fardello di Di Pietro…avrebbe fatto la fine dell’Unione.

Quindi la soluzione Monti è pessima …ma è stata inevitabile.

Certo a soffrirne di più di tale condizione è quell’ala del PD “socialdemocratica” di Fassina e Damiano più vicina alla CGIL , con una destra interna –i Mo.dem di Veltroni ed i postdemocristiani che puntano all’accordo esplicito con il III Polo (e magari con un pezzo di PDL).

SeL che è l’unica forza credibile alla sinistra del PD ha comunque il limite, oltre a non essere rappresentata in parlamento, di essere un partito ancora non ben radicato, senza una identità definita e troppo dipendente dal proprio leader. Oggi SEL si trova necessariamente in una condizione diversa rispetto alla sinistra del PD: è una forza di opposizione e deve farla sia perché è giusto sia per non lasciarne il monopolio all’IDV.

Ma noi sappiamo bene che il materiale con cui possiamo iniziare a costruire il soggetto che abbiamo in testa si trova in SeL (in particolare in quei dirigenti e militanti che sono per il PSE con convinzione e non come scelta tattica) ed in quella che abbiamo chiamato sinistra del PD. Il Ps è una forza inconsistente (per consenso e radicamento) e pur apprezzando molto il lavoro dei compagni della sinistra interna (che sono tutti nelle ns associazioni) ha un peso politico non confrontabile con gli altri citati.

Ecco: il problema è oggi è far sì che non si vada ad una eccessiva divaricazione tra l’ala socialdemocratica del PD e SeL; che rimangano degli elementi di collegamento tra le due realtà. In caso contrario, la sinistra PD potrebbe essere risucchiata dal vortice centrista e SeL ricacciata in una alleanza minoritaria e sterile con Di Pietro.

Il problema della sinistra PD, a mio avviso, è di riconoscere che nel proprio partito vi sono due linee incompatibili e che è utopistico pensare di portare tutto il partito sulle proprie posizioni.

Il problema di SeL è quello di uscire fuori dallo schema del partito Vendola-dipendente. Personalmente credo che un rapporto di una certa organicità politica con il PSE (sia pure nella forma iniziale di un patto consultivo) possa determinare tale svolta, soprattutto se questa scelta europea è frutto di un dibattito vero.

Il limite di SeL (lo dico da suo militante) è il pensare che la propria linea si potesse esaurire nelle primarie come strumento per far esplodere il PD. In realtà abbiamo visto che se in Puglia lo schema ha funzionato bene non altrettanto è avvenuto a Milano, dove pur avendo Pisapia vinto benissimo le primarie e poi le comunali, il PD ha preso il 26% e SEL intorno al 5% . Quindi le primarie non risolvono certo il problema del radicamento. Per questo non mi convince l’idea che traspare di un movimento dei sindaci che mette insieme capre e cavoli (Pisapia , DE Magistris ed Emiliano) . A parte il fatto che Pisapia c’entra pochissimo con gli altri due. Un partito non è la somma di personalità carismatiche.

Certo io ho una cultura politica molto diversa da quella di Vendola sul ruolo dei partiti e sul tipo di democrazia. IO credo ad una politica che superi le derive postmoderne dell’emozionalità e della eccitazione in nome di una vera ragione discorsiva. E comunque una scelta PSE impone ben altro tipo di soggettività politica. Dirò di più: una sinistra popolare e socialista non può che essere un soggetto collettivo, non può mica essere il partito di Chavez.

Per questo credo che oltre ai temi centrali di una uscita da sinistra dalla crisi sulla base della giustizia sociale, della valorizzazione del lavoro e sulla ripresa dell’intervento pubblico in economia (facendo saltare definitivamente quella che lo stesso Tremonti definiva “l’ultima delle ideologie” quella delle privatizzazioni ) , noi dovremmo porre al centro del dibattito a cui invitiamo le forze a cui siamo interessati, la tesi della ricostruzione della politica su soggetti collettivi e non personali.

Devo dire che mi ha confortato molto ascoltare sia dalla Bandoli e Gianni, sia da Damiano una seria disponibilità politica al confronto sui temi proposti. E’ già questo un buon passo in avanti.





PEPPE GIUDICE

2 commenti:

claudio ha detto...

Condivido l'analisi di Giudice, ma facciamo attenzione alle %: con le forze con cui si può partire, siamo intorno al 20%, è finita la grande illusione dell'Ulivo e del PD, contenitori di un confuso e modaiolo liberismo.
Siamo nel secolo veloce, e le esperienze elettorali dei paesi europei ci insegnano che i dati possono cambiare velocemente. Direi che abbiamo di fronte un grande problema organizzativo e politico, che non può essere gestito dai miei coetanei, abituati a considerare il partito come una scelta quasi matrimoniale. Anche se noi li disprezziamo, hanno preso piede i partiti personali, e i giovani militanti che noi critichiamo ci rinfacciano la nostra tolleranza verso la gestione oligarchica dei nostri partiti in decadenza,
Sta di fatto che mentre noi demonizziamo i grillini, non sopportiamo DiPietro, non riusciamo in Sel a miscelare l'acqua delle Fabbriche e l'olio pesante dei DS, il tesseramento 2011 del PD di Torino città si è chiuso a quota 2000, contro i 100.000 voti raccolti alle comunali: un partito così contendibile e confuso è un elemento di squilibrio democratico.

luciano ha detto...

Caro Peppe,condivido gran parte la tua analisi eccetto quando dici che i partiti della sinistra sono inadeguati al compito di dare rappresentanza politica al mondo del lavoro e all'istanze di giustizia sociale.
L'iniziativa di SEL del 22 Gennaio a Roma era in gran parte tutta rivolta proprio alle problematiche di cui sopra e tra gli ospiti erano presenti addirittura il segretario della Fiom il compagno Maurizio Landini e Mimmo Pantaleo Segretario Nazionale scuola della CGIL.
Inoltre posso ricofermarti che più volte Nichi Vendola nei suoi spostamenti per i vari eventi dove viene invitato qua e la nel nostro Paese moltissime volte si reca a colloquio con i segretari della CGIL di quei territori.Porto per esempio quando pochi mesi fa venne a chiudere la Festa Regionale di SEL Toscana ,lui infatti ritardò quasi un ora proprio perchè era a colloquio con il segretario regionale della CGIL.
Debbo inoltre ricordarti che il Forum Nazionale Ambiente,Economia, lavoro di SEL composto dai compagni/e Paola Agnello Modica,Titti Di Salvo,Massimo Fundarò e Alfonso Gianni è uno dei più attivi nel promuovere convegni eventi e documenti basta andare sul sito di SEL nazionale per rendersene conto come del resto quello di Livorno che almeno due volte al mese organizza eventi di grande importanza territoriale sulle problematiche dell'occupazione e del lavoro ai quali sono invitati i vari responsabili della CGIL livornese e quelli di altre confederazioni,e questo accade per conoscenza in quasi tutte le realtà provinciali della Toscana.
Cari saluti,Luciano