sabato 6 settembre 2008

De Luna: il PD e l'abbandono della storia

Il Pd e l'abbandono della storiaGiovanni De LunaManifesto 4.9.08

Prima venivano da lontano e andavano lontano, si sentivano nella Storia eagivano per la Storia. Ora sono usciti dalla Storia e hanno cancellato laStoria. Se il vecchio Pci si nutriva di storia fino a rischiarel'indigestione, adesso il Pd sembra consumarsi nell'inedia. Nellescuole-quadri di un tempo ci si educava a una militanza che affidava le suegranitiche certezze a un rapporto totalizzante con la Storia. «La Storianon conosce né scrupoli né esitazioni. Scorre inerte e infallibile verso lasua meta. A ogni curva del corso lascia il fango e porta con sé i cadaveridegli affogati. La storia sa dove va. Non commette errori. Colui che non hafede assoluta nella storia non è nelle file del partito» era il Rubasciovdi Arthur Koestler a parlare così.Descrivendo con efficacia quell'incubo di mancare l'appuntamento con laStoria che segnò le biografie di tutti i militanti comunisti del 900. Erauna Storia granitica, monumentale, pronta a falsificare i fatti e i datidella realtà per piegarli all'accoglimento di una Verità già predisposta;era una Storia chiamata soltanto a confermare l'inevitabile ascesa delmarxismo-leninismo. Ora il crollo dei monumenti edificati su quella Storiaha lasciato solo macerie e smarrimento. Sembra di vedere Maurizio Ferrara,«il fratello comunista» descritto da Giovanni Ferrara, mentre piangeguardando la sua biblioteca, di fronte all'estinguersi «della sacralità diquei libri schierati nello scaffale da anni a garantire un ordine, unsapere, un prevedere inalienabile e indistruttibile».Nel racconto di sua figlia Clara, fu così anche per Emilio Sereni: «quandogli strappi alla sua rete, sommandosi, gli resero irriconoscibile il mondo,si separò da tutti i suoi libri, se li allontanò: e fu come farsi cieco...Attorno a lui metri e metri di librerie svuotate, deserte, sui muri i segnidi quello che non c'era più». Ma veramente non ci sono alternative a queilibri e a quella concezione della Storia? Veramente l'unico rapportopossibile oggi tra la sinistra e la Storia può solo oscillare tral'imbalsamazione del Passato e la sua cancellazione? Io credo che di unrapporto con il passato ci sia bisogno, che se non si vuole scimiottare unadestra costretta a vivere nel presente per il presente una forza politicadi sinistra debba avere la capacità di indicare il proprio album difamiglia, di proporsi nella storia di questi 150 anni di unità d'Italiariconoscendone luci e ombre, quelle proprie e quelle degli altri.Recentemente Veltroni si è riferito a un «bisogno di memoria» come antidotoall'incubo dei replicanti di Blade Runner . Ha parlato però di memoria enon di storia.E la memoria a cui si è riferito ha una sua dimensione privata,individuale, domestica, così da sembrare modellata direttamentesull'universo delle fiction televisive. In realtà, l'incubo dei replicantisi fonda proprio sull'uso distorsivo di una memoria che più è sminuzzata,particolaristica, intimistica e più tracima dai canali televisivi e dai setcinematografici. Le immagini mettono uno accanto all'altro luoghi, epoche eculture in realtà lontanissime tra loro: il passato non esiste più e quellacontiguità ci restituisce un tempo rarefatto, da consumarsi voracemente;gli eventi raccontati appartengono a questo tempo privo di spessore, mentrela loro memoria diventa un flusso mobile in continua modificazione, privatodi un senso. Si è affermata così una forma di storiografia mediatica le cuitesi sono fluide e cangianti come le congiunture politiche che inseguono,come gli scopi che di volta in volta intendono raggiungere, a partire daltentativo esplicito di incidere sulla formazione del senso comuneattraverso la continua «revisione» del giudizio sui principali eventi dellanostra storia recente. Ne deriva un presente che divora il passato,recidendo le sue stesse radici, svuotandolo di senso, colpendo al cuore ilcircuito virtuoso in cui da sempre si erano snodati i percorsi dellaconoscenza storica: studiare il passato, per capire il presente eprogettare il futuro.Ora però, smessi i panni dell'arroganza di chi credeva di essere nellaStoria e di averla dalla propria parte, si tratta di dotarsi dell'umiltàsufficiente a ricominciare, di misurare i progetti e ambizioni sulla scaladella loro realizzabilità e della loro operatività. Questo implica un sanoritorno ai fatti, una visione meno giustificazionista della storia, lacapacità di declinarla rispetto alle urgenze del presente, non pergiustificare le proprie scelte ma per capire e conoscere la realtà. Unastoria di fatti e di fonti, dove la filologia coesista con i sentimenti.

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