Ieri ho avuto l’ardire (ed oggi l’impudenza di citarmi) di sostenere fra l’altro che….
“….i cittadini italiani da decenni, sono impantanati in una soffocante e putrescente e intricata marcita, fatta di informazioni e speculari controinformazioni ammansite financo nell’ambito dello stesso periodare, senza che spesso nemmeno una virgola separi, nella stessa proposizione, il tutto e il contrario di tutto”.
Oggi leggo una persona che stimo e continuo a stimare (pur non condividendone spesso le idee), scrivere un periodare pur inframmezzato dalla punteggiatura, che contiene appunto tutto e il contrario di tutto.
“C’è un paese allo sbando dove non si capisce più chi comanda…. …il cittadino è stato trasformato in consumatore e si è aperta la strada al populismo. E aggiungerei che l’altra faccia del populismo è questa esaltazione dell’uomo solo al comando e dei partiti personali che ha infettato anche la sinistra.” (l’Unità 8 dicembre 2008, pag. 10)
Allora, come intendere quello che vuol dire Alfredo Reichlin, come si fa a scorgere l’esaltazione dell’uomo solo al comando, e contemporaneamente non capire più chi comanda?
Personalmente non credo che il paese sia allo sbando perché non si capisce più chi comanda, ma al contrario perché da decenni ormai, si capisce ahinoi troppo bene, che chi “comanda” non ha più la stoffa per “guidare”, né men che meno l’umiltà per tirare ad altri la volata.
E a mo di esempio mi viene in mente, un giudizio sul “povero” Roberto Calvi che, difeso a spada tratta da Bettino Craxi, fece dire ad Enzo Biagi:
“….uno che in qualsiasi altro paese sarebbe al massimo diventato direttore di filiale”.
Oppure, ben peggio, mi viene in mente un partito che dopo aver buttato da ultimo alle ortiche il lavoro di Giorgio Ruffolo e Bruno Trentin, si è dato i natali con i cromosomi forniti da un Franceschini, un La Torre, un Letta rigorosamente Jr., un Merlo Giorgio, un Fioroni, una Binetti, un Marini e perché no da un Villari, per citarne alcuni. (Un Rutelli inviato del Vaticano dopo essere passato a ripetizione da Pannella, non vien nemmeno la voglia di nominarlo).
E tutto questo, anche se è vero che a far da “levatrici” si sono comunque prestati uomini e donne di buon “comando”, come certissimamente sono i D’Alema i Bersani e le Finocchiaro.
E lasciatemi divagare allora, fa bene qualche volta sognare ad occhi aperti, sempre che se ne resti ben consapevoli, e lasciatemi dire che
…se proprio devo pensare ad un uomo solo al comando….. a me resta nel cuore quel……
“….uomo solo al comando, la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi”
….che annunciava alla radio quel Claudio Ferretti che ho solo avuto modo di sentire in registrazioni d’epoca.
Avevo un anno, quando nel 1949 il mitico radiocronista cantava le imprese al Giro d’Italia del campionissimo di Castellania, che sorvolava i 254 chilometri della Cuneo-Pinerolo, scavallando il Vars, l’Izoard, il Monginevro e il Sestriere.
Ed è nel 1957, con la maglia della Carpano che Coppi approdò al suo ultimo trionfo in assoluto, Trofeo Baracchi a cronometro, in coppia con Ercole Baldini.
E giusto un anno dopo, quando avevo solo dieci anni, mi si è impresso nella memoria il ricordo dell’unica corsa da me seguita con Coppi in gara, 29 agosto 1958, quando la televisione francese, in occasione del campionato mondiale di ciclismo a Reims, utilizzò per la prima volta una telecamera mobile collocata su un automezzo e un elicottero sopra la vettura con la funzione di “ponte”; immagini che vidi alla televisione nel bar vicino casa, perché in casa mia la TV entrò solo l’anno dopo nel 1959 (un venerdì sera, e a determinarlo, l’impulso di mio padre e mia madre a voler seguire una commedia con Giorgio Albertazzi).
Riprendo dal libro di Gianni Brera …… “Coppi e il diavolo – Un romanzo”.
“Sono a Reims per l’occasione con la squadra del Giorno. Mario Fossati, il Pepp autista e io alloggiati in una caupona che era un casino da strapazzo prima che passasse la legge abrogativa: ma nel salone di pian terreno hanno sistemato un banco di mescita e vendono champagne a bottiglia voltata, come gli scozzesi fanno con l’whisky. Fossati e io preferiamo lo champagne a ogni altra bevanda mattutina. Così vendichiamo gli antenati, che debbono aver sofferto la sete anche in paradiso. Il Pepp Dedé ci carica un bel po’ dopo la partenza. Arriviamo all’Autodromo che il mondiale è già in corso da due o tre giri. «Sono in fuga Baldini, Nencini, Bobet e Voorting» ci dicono in colleghi. «Andate sull’ostia» suggerisce lo champagne mattutino. Ma non passa un minuto che l’altoparlante conferma. ….. Era subito partito Baldini a inseguire Voorting: e chi gli aveva gridato di andare? Fausto Coppi. Remava nel gruppo, attento come una spia: si era immediatamente accorto che era una cosa seria: ha visto Bobet saltare sulla ruota del socio olandese e si è sentito fremere. Questo hanno di bello le squadre nazionali: che tu puoi vincere per interposta persona.”
(un saluto da vittorio melandri)
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