da Carta
* Una domanda alla Cgil *
Pierluigi Sullo
[12 dicembre 2008]
Il 25 aprile del 1994 una manifestazione attraversò Milano sotto una pioggia torrenziale. Quel giorno cominciò a sfaldarsi il primo governo Berlusconi, appena insediato. Oggi, 12 dicembre, la pioggia ha tormentato le decine di manifestazioni della Cgil, degli studenti, dei sindacati di base, che hanno riempito le piazze. La Cgil, «sola» secondo i telegiornali, ha registrato una adesione allo sciopero doppia del numero dei suoi iscritti. Ieri la ministra Gelmini si è arresa: il governo della destra è più fragile di quanto sembri. Quindi lo sciopero generale – e generalizzato – di oggi ha buone possibilità di ottenere qualche effetto. La Cgil mette in guardia da settimane sull’esplosione della cassa integrazione, e dei licenziamenti, nei prossimi mesi. E quel che il governo ha fatto fin qui – la «social card» – è solo una insultante elemosina.
Ma quel che la Cgil farebbe bene a considerare è che oltre ai lavoratori dipendenti nelle piazze c’erano giovani cui è stato rubato il futuro e precari di ogni tipo, che non possono sperare nella cassa integrazione. Ed altri segnali, come la manifestazione No Tav di sabato scorso a Susa, dicono non solo che il disagio è sociale, oltre che del lavoro, ma anche che quel che si deve ottenere non è solo un po’ di denaro in più per gli ammortizzatori sociali o per «rilanciare i consumi». Ma misure utili a prendersi cura della società e del territorio. Nelle stesse ore, il governo italiano cercava, a Bruxelles, di sabotare l’accordo europeo sul clima; eppure altrove investimenti seri sulle energie rinnovabili hanno sia ripulito l’aria che creato centinaia di migliaia di posti di lavoro. Perché la Cgil non apre, ora, un grande dibattito su quale politica economica di nuovo genere può arginare una recessione inedita?
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