giovedì 18 dicembre 2008

Sansone: ' "oltrismo", male oscuro del pd

da aprile

"L'oltrismo", male oscuro del Pd
Leo Sansone, 17 dicembre 2008, 14:27

Il commento Fallito il comunismo nel 1989 non ci fu la trasformazione in una grande forza socialista perché si doveva andare "oltre". Sono andati "oltre" il Pds e i Ds, sia pure iscritti all'Internazionale socialista, invece di costruire una grande forza socialista insieme agli eredi del Psi e alle altre forze della sinistra. Il grande partito riformista "a vocazione maggioritaria", evocato da Veltroni, è come quei "caciocavalli appesi", ai quali si riferiva Benedetto Croce quando parlava di pseudo concetti



"Cucù, cucù. cucù...". Vertice italo-tedesco dello scorso 18 novembre. Silvio Berlusconi, da dietro una colonna, ha giocato a nascondino con Angela Merkel. Poi è ricomparso e fra la sorpresa generale è andato a stringere la mano alla cancelleria della Repubblica federale tedesca. Perché lo ha fatto? "Io ho lo stesso modo di comportarmi con tutti: con rispetto, ma anche con simpatia. La Merkel la conosco da tantissimo tempo e so che si diverte", ha commentato il presidente del Consiglio.

La spiegazione sembra non aver convinto nessuno. Certamente non è stato un comportamento da statista. Ma il Cavaliere, nonostante queste frequenti "stranezze" (definiamole così), piace e continua a sconfiggere l'opposizione alle elezioni. O meglio: l'opposizione praticata dal Partito democratico è così poco credibile, che alla fine vince facilmente il Caimano.

Il Pd, alle elezioni regionali abruzzesi del 14-15 dicembre, è addirittura crollato a meno del 20% dei voti dal 33,5% raccolto nella stessa area alle politiche dello scorso aprile. Antonio Di Pietro, invece, suo alleato giustizialista, ha cannibalizzato il Pd ed ha più che raddoppiato con il 15% dei voti.
I perché del disastro sono molti. L'amarezza e la disaffezione degli elettori di sinistra sono galoppanti. L'astensionismo è addirittura arrivato quasi alla cifra record del 60% degli elettori (fra non votanti e schede nulle). Walter Veltroni è stato fortemente penalizzato dalle molteplici inchieste giudiziarie che colpiscono il Pd a livello locale (Campania, Abruzzo, Basilicata, Firenze, Genova, Perugia). Appena chiuse le urne in Abruzzo la magistratura ha ordinato l'arresto del sindaco Pd di Pescara con l'accusa di aver intascato tangenti. E' la questione morale con cui deve fare i conti il Pd, un problema rovente per il partito erede della teoria della "diversità" , impostazione declinata dal Pci-Pds-Ds, in misura e modi differenti.

Ma, prima della questione morale, viene quella politica. Il Pd, nato appena 14 mesi fa dall'unificazione di Ds e Margherita, è una forza senza una chiara identità politica, né un netto profilo programmatico, né una definita politica delle alleanze. Veltroni un giorno fila d'intesa con Berlusconi per introdurre in Italia il sistema bipartitico all'americana e il giorno dopo indica il rischio "regime" per le scelte del governo di centro-destra. Prima annuncia che il Pd "corre da solo" alle elezioni politiche, poi si allea con Di Pietro scaricando socialisti e sinistra radicale, ora lancia appelli a Pier Ferdinando Casini per una intesa. Accusa "la destra di far male all'Italia" e poi cerca di aprire un dialogo con il Cavaliere sulle riforme istituzionali, la recessione economica e la riforma della giustizia. Nega l'identità socialista del partito e sollecita il Pse a cambiare nome per permettere l'ingresso del Pd, ma la richiesta rimane inascoltata.
Non c'erano le premesse per una vittoria elettorale. Ma il segretario del Pd, alla vigilia dell'apertura delle urne abruzzesi, è andato a Milano ed ha annunciato fiducioso: "Non facciamoci del male da soli", i sondaggi ci stanno dando ragione, "l'impero di Berlusconi si sta sgretolando". Non era così. I celebrati sondaggi, come nel voto politico di aprile, hanno fallito e il Pd ha vissuto un crollo dei consensi. La crisi ha coinvolto tutto il campo progressista. La sinistra radicale, i verdi e il Ps hanno raccolto fra il 3% e l'1,4% dei voti.

Il "male oscuro", dalla svolta del Pci di Achille Occhetto in poi, si chiama "oltrismo". Fallito il comunismo nel 1989 non ci fu la trasformazione in una grande forza socialista perché si doveva andare "oltre". Sono andati "oltre" il Pds (Partito democratico della sinistra) e i Ds (Democratici di sinistra), sia pure iscritti al Pse e all'Internazionale socialista, invece di costruire una grande forza socialista insieme agli eredi del Psi e alle altre forze della sinistra. Il Pd, il grande partito riformista "a vocazione maggioritaria", evocato da Veltroni, è come quei "caciocavalli appesi", ai quali si riferiva Benedetto Croce quando parlava di pseudo concetti.

Così il partito padronale di Berlusconi, con tutti i suoi difetti, vince perfino dopo le elezioni politiche, quando in genere i governi arretrano nei consensi per le difficili scelte da fare dopo la chiusura delle urne. Vince perfino "il partito del cucù" contro il male oscuro dell'"oltrismo".

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