dall'opinione del 20 dicembre
Caso Englaro
Il nostro non è più uno Stato di diritto
di Alessandro Litta Modignani
Ora lo sappiamo con certezza assoluta: l’Italia non è uno Stato di diritto. L’atavica refrattarietà al rispetto delle regole e la cronica arroganza del potere della nostra vita pubblica, stanno vivendo in questi giorni una sorta di Epifania anticipata. Il governo può permettersi di ignorare qualsiasi parvenza di legalità: il caso Englaro lo dimostra.
Come ha sottolineato ieri Carmelo Palma su questo giornale, la pretesa di un ministro di Stato di impedire, con un atto amministrativo, l’esecuzione della sentenza di un Tribunale civile, non riesce ormai neanche più a stupire. Semmai, il fatto interessante è che si trovino eminenti costituzionalisti pronti a suffragare con la loro autorevolezza la legittimità del provvedimento. Che questi stessi giuristi, nessuno escluso, siano tutti di stretta osservanza cattolica, è un fatto puramente accessorio, non meritevole di sottolineatura. Così, un provvedimento giuridicamente arbitrario può essere usato d’autorità contro la volontà di una persona e di una famiglia: è in discussione il valore supremo della vita, dunque anche l’espediente più scorretto può essere giustificato a fin di bene.
“Chi non rispetterà la direttiva andrà incontro alle conseguenze immaginabili” minaccia Sacconi, emettendo il classico ruggito del topo. Quali conseguenze? “Non certo penali né civili”, ammette il ministro. Dunque non restano che le conseguenze amministrative. Alla clinica di Udine verranno forse tagliati i fondi ? Non si capisce bene, perché il finanziamento dipende dalla Regione e non dallo Stato. Il Friuli non pare disposto ad accettare il diktat governativo, ma forse l’alleato UdC potrebbe cercare di sgambettare il suo presidente laico, per acquisire benemerenze oltre Tevere. Intanto la Lombardia di Formigoni ha subito diramato una direttiva che impone il rispetto dell’atto di indirizzo del governo. Ma Lombardia e Friuli non sono entrambe in Italia ? Questo è l’aspetto più paradossale dell’intera vicenda: il tracollo dello Stato laico e la sottomissione della legge alle convinzioni religiose dei singoli.
Anche l’altro tema scottante di questi giorni, l’introduzione in Italia della pillola abortiva Ru 486, è oggetto di una disputa analoga. In tutto il mondo è in commercio da decenni, in Italia tutti gli istituti che l’hanno sperimentata - circa 40 - ne hanno confermata la validità, eppure continuano a fiorire politici, giornalisti e persino ginecologi che giurano sulla sua pericolosità e perfidia. Formigoni ha già fatto sapere che in Lombardia “farà di tutto” per ostacolarne la diffusione. Un senso dello Stato che... fa proprio senso.
Giuliano Ferrara in questi giorni è scatenato. Se la prende soprattutto con quei credenti che ammettono, da parte degli esseri umani, la facoltà di disporre della propria vita; rinfaccia alla Chiesa di accettare, come male minore, il principio “abominevole” del testamento biologico. Il Grande Mistificatore dedica pagine e pagine a descrivere la “condanna a morte” di Eluana, ma non accenna mai, neppure di sfuggita, alla volontà della ragazza, testimoniata dai suoi cari. Per lui non conta. Accusa chi sta dalla parte della famiglia Englaro di sfruttarne il dolore, come con Coscioni, come con Welby, ma tutti costoro avevano espresso la loro volontà molto chiaramente. E’ proprio questa libertà di scelta che si vuole negare, con il più pervicace oscurantismo. Gli integralisti hanno portato in piazza i disabili dietro a striscioni con la scritta: “Lasciateci vivere”. Sono gli stessi che accusano i laici di strumentalizzare i malati.
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