Mi rifaccio agli auguri “laicissimi” di Francesco Somaini per proporvene una mia versione, la sola che sono in grado di formulare e per la quale chiedo anche aiuto all’autorevolezza del prof. Gustavo Zagrebelsky.
Il presidente emerito della Corte Costituzionale in una conferenza che ha tenuto a Firenze, a Palazzo Strozzi, per l’Istituto di Scienze umane, fra l’altro si è chiesto:
“… perché il principio di laicità è supremo?”
Ed ha risposto….
“Perché la posta in gioco è suprema. Non è solo una questione delle interferenze che possiamo giudicare gravi o meno, in un senso o in un altro. Oggi noi abbiamo sotto gli occhi iniziative che sembrano nascondere ingerenze della Chiesa verso lo Stato, ma nulla esclude che sia reciproco, dello Stato verso la Chiesa (…..). Il carattere supremo sta a dire che è in gioco una posta suprema”.
Ebbene anche a questa “posta suprema che è in gioco”, stando al compagno Giorgio Ruffolo (a cui per quel che vale va tutta la mia affettuosa stima) l’ultima riunione della Direzione del maggior partito di opposizione, ha saputo proporre niente meno che……. “un dibattito serrato e dignitoso”.
Credo che questo ci dia la misura dei tempi durissimi che ci attendono.
Là dove è di tutta evidenza che sarebbe necessario scorgere un frenetico rincorrersi di idee che si scontrano, di nuove idee che nascono, al posto di altre che vivono una mattina, di proposte coraggiose che dovrebbero far sussultare per la loro temerarietà, e soprattutto dovrebbero far rinascere la possibilità di sperare, che sia ancora possibile sperare………. si staglia “un dibattito serrato e dignitoso”.
E nel campo prospiciente della sinistra esclusa dal Parlamento, nel frattempo, si stanno dividendo i computer della redazione di Liberazione.
E oggi Rossana Rossanda scrive su “il manifesto” (parlando d’altro) che nel 1945 “né i socialisti, né le loro poco gloriose socialdemocrazie continentali, né gli uomini di Giustizia e Libertà e poi del Partito d’Azione avevano la forza sufficiente per imprimere uno scatto decisivo al paese, una sorta di palingenesi sociale e culturale di massa”.
Ma se non ci affrettiamo a renderci conto che quanto a “palingenesi sociale e culturale di massa” ne abbiamo oggi, con il primo decennio del terzo millennio che ormai ha imboccato il suo epilogo, un bisogno superiore a quello di sessant’anni or sono, non vedo proprio come si possano formulare auguri.
E per riuscire a formularne qualcuno di auguri, l’unica considerazione cui riesco ad appoggiarmi è quella che mi dice di non contare le divisioni su cui possono contare i socialisti europei, di non pesare le forze delle gloriose socialdemocrazie rimaste in campo, ma di contare sulla loro, nostra, capacità di resuscitare fra le masse, la speranza, che il socialismo laico e libertario europeo, è vivo, non sia morto, e che i suoi becchini, in Italia più attivi che mai, stiano in realtà seppellendo sé stessi.
È a questo tipo di impresa che una associazione come il Circolo Rosselli, non può far mancare tutto il suo impegno.
Ed è questo l’augurio che propongo a chi mi legge e a me stesso.
Vittorio Melandri
P.S.
Sono fra coloro che con qualche imprudenza hanno invaso la mailinglist del Circolo, le parole del Presidente Somaini mi hanno dato la spinta per questa ulteriore invasione.
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