Sinistra Socialista
lunedì 22 dicembre 2008, 22.00.57
Il parlamento europeo, con il voto del 17 dicembre, ha bloccato la direttiva sull'orario di lavoro.
lunedì 22 dicembre 2008, 22.00.57 | noreply@blogger.com (Sinistra Socialista)
da www.sinistraeuropea.it
22/12/2008 - E' stata così cancellata la possibilità di prorogare fino alle 65 ore settimanali l'orario di lavoro, confermando le 48, ed è stata bocciata l'estensione dell'opting-out, cioé il prolungamento dell'orario di lavoro anche con accordi individuali.
Inoltre, quei lavoratori per cui è prevista la reperibilità e il “tempo di guardia”, come il personale sanitario, i vigili del fuoco, ecc continueranno, grazie a questo risultato, ad aver calcolati come tempo di lavoro effettivo anche i periodi di guardia inattiva.
Noi consideriamo eccessive le 48 ore settimanali, e nel programma di Sinistra europea si propone il tetto massimo delle 40 ore, in considerazione di un'esigenza che riguarda la vita dei lavoratori e delle lavoratrici, e anche della necessità di redistribuire il lavoro, nel pieno di una crisi economica e finanziaria che già cancella milioni di posti.
Tuttavia, è importante sottolineare il valore politico di questa vittoria delle lotte e della democrazia.
Innanzitutto perché il giorno prima, il 16 a Strasburgo, si è svolta una manifestazione indetta dalla CES, la Confederazione Europea dei Sindacati, che ha visto sfilare migliaia di lavoratori e lavoratrici provenienti da molti paesi europei. Tra l'altro, va sottolineato l'impegno dei rappresentanti sindacali italiani, in particolare della Cgil, che si sono spesi per l'indizione della manifestazione e per interloquire con i parlamentari europei.
Ed è importante, soprattutto di questi tempi, che una lotta non facile ottenga immediatamente un risultato.
Inoltre, va sottolineato che il confronto tra i diversi gruppi, in particolare l'impegno del GUE (del quale fa parte Sinistra europea) nel rapporto con i Socialisti, ha consentito di costruire una larga convergenza che ha modificato in profondità il testo proposto dalla Commissione Europea e dal Consiglio.
Anche questo aspetto merita di essere sottolineato, considerato che da tempo, nella maggior parte dei paesi europei, i governi si mostrano impermeabili alle richieste e alle lotte dei lavoratori e dei movimenti.
Si potrebbe dire che, quando i deputati sono liberi da vincoli di governo o di coalizione, sono più liberi e disponibili ad un vero confronto di merito, e dunque, nonostante i poteri limitati del parlamento europeo, quest'ultimo può essere più accessibile ed efficace delle assemblee nazionali.
Per ultimo, vale la pena di sottolineare che i processi di individualizzazione del rapporto di lavoro sono ben lontani dall'essere battuti ma che, a livello europeo, sono stati in parte mitigati e frenati.
Il diritto dei lavoratori ad auto organizzarsi e il ruolo dei sindacati rimangono al centro dello scontro con il padronato e i governi, che vorrebbero approfittare della crisi economica.
Anche la direttiva sull'orario di lavoro, nel testo sottoposto al parlamento europeo, consentiva di portare un profondo attacco alle organizzazioni sindacali e ai contratti collettivi nazionali di lavoro. Questo tentativo è stato in questo caso bloccato.
Ma è importante, non solo non abbassare la guardia, ma approfittare di un risultato positivo per chiarire i termini dello scontro in atto e, progressivamente, lavorare per una piattaforma che possa unificare i lavoratori e le lavoratrici europei, che vivono ormai una realtà frammentata nel mercato del lavoro e una condizione di precarietà.
Il lavoro deve tornare ad essere una questione politica, e questo rappresenta la sfida più importante per la sinistra in Europa.
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