martedì 18 ottobre 2016

Paolo Bagnoli: Ora tutto è alla luce del sole

Da Critica liberale biscondola ora tutto è alla luce del sole paolo bagnoli «Siamo immersi in una lunghissima fase di difficoltà economica ,abbiamo un sistema di welfare che entro venti anni così com’è sarà insostenibile, c’è l’emergenza terrorismo e un fenomeno migratorio senza precedenti, per quanto tragica questa seconda Repubblica, in questo contesto spuntano i Grillo, i Farage, gli Orban, quelli di Podemos… E allora, non dico che destra e sinistra non esistano più, figurarsi. Ma di fronte a questi problemi bisogna trovare una forma di unità delle forze di sistema. Non chiamiamole larghe intese, è una definizione politica che appartiene al Novecento. Parliamo di un’alleanza tra pragmatici». È il brano più significativo di una lunga intervista di Denis Verdini pubblicata sul “Corriere della Sera” il 15 ottobre 2016. Verdini, senza peli sulla lingua, ha spiegato in maniera chiara il disegno politico in atto. Ha detto quello che Matteo Renzi non può dire: che la riforma costituzionale e la legge elettorale servono a creare quella che l’ex braccio destro di Berlusconi definisce, con formula dal sapore vagamente politologico, “unità delle forze di sistema”. Gli addendi essa si intuiscono facilmente: il Pd, il partito di Alfano, la pattuglia verdiniana e tutti quei centristi che sostengono il SI’; tipo Casini che ha lasciato l’Udc dopo che questa, pur avendo votato tutto – nuova Costituzione e legge elettorale- ha deciso di schierarsi per il NO. Naturalmente il sogno proibito è che, alla fine, anche Berlusconi aderisca nonostante si sia schierato per il NO. Insomma, un ben nutrito rassemblement a vocazione governista che, per qualche lustro, gestisca lo Stato. Chissà se l’ispiratore del disegno complessivo, Giorgio Napolitano, aveva capito quale era la polvere sotto il tappeto. Un Giorgio Napolitano quanto mai combattivo, costantemente in trincea a sostenere il SI’ timoroso che se, alla fine, dovesse prevalere il NO ciò suonerebbe quasi alla stregua di un voto di sfiducia nei suoi confronti. Non si era mai visto un ex-presidente della Repubblica nelle vesti di gladiatore; è proprio vero che questa seconda Repubblica non è avara di novità. Gli unici a non avere capito il senso della partita in atto sono le minoranze del Pd che non riescono nemmeno a farsi prendere sul serio dal segretario-presidente smanioso di disfarsene una volta per tutte. In Parlamento hanno votato tutto e poi hanno cominciato a richiedere che la legge elettorale venisse cambiata. Quando c’era da dare battaglia loro, come il coro della Butterflay, sono stati muti e il leader Bersani, novella Pizia, parlava per 053 17 ottobre 2016 5 oracoli: pettinare le bambole, il tacchino sul tetto, la mucca nel corridoio. E la politica? Forse verrà fuori alla Direzione, si pensava, ma anche qui scena muta e uscita dall’aula al momento del voto. Perché non hanno presentato un documento loro contandosi? Mistero. L’unica cosa chiara è che, poiché non verrà cambiata la legge elettorale, voteranno NO alla riforma costituzionale. Ora, per quanto sia chiaro a tutti che la riforma costituzionale e legge elettorale costituiscono un combinato disposto, i due provvedimenti sono tuttavia due cose differenti. Se ne deduce che, se la legge elettorale fosse stata cambiata, allora sarebbe andata bene anche la lacerazione inferta alla Costituzione della Repubblica. Ma che modo di ragionare è questo? Che idea hanno dell’Italia, della politica, della democrazia, del loro partito che si affrettano a dichiarare che non lasceranno mai, come se si trattasse di una posizione politica, non rendendosi conto che sarà il Pd a lasciare loro, incompatibili con l’unità di sistema annunciata da Verdini. La battaglia va data, se si ritiene di darla, quando è il momento; non è un servizio a domanda individuale. Non averlo fatto quando dovevano è come aver già conquistato la sconfitta. La conferma ci è data da quanto stiamo vedendo. La commissione che il Pd ha varato per sondare le altre forze politiche in merito alla legge elettorale rappresenta solo il solito escamotage italico per esercitarsi nella corsa sul posto. La dizione “unità delle forze di sistema” è un modo aggiornato per dire “partito renziano”, ossia una forza di centro che guarda a destra. Non è nemmeno l’equivoco “partito della nazione” che poteva essere interpretato in vario modo; no, ora tutto è alla luce del sole. Primarie e minoranza Pd. Vien da dire che, prima che ai repubblicani americani, le primarie hanno giocato un brutto scherzo a quei postcomunisti che pensavano, come avevano fatto con il Pds e i Ds, di continuare a essere se stessi nel nuovo soggetto di turno; anche nel partito che finalmente li vedeva insieme a un pezzo di democristiani. Essere se stessi: quanto Achille Occhetto aveva dichiarato a Bologna nel congresso che scioglieva il Pci e partoriva il Pds; ma, alla lunga il giochino dell’egemonia primigenia da continuare a esercitarsi nel cambiare delle sigle e dei contenitori nei quali continuava ad albergare la residualità comunista si è logorato. Le primarie hanno generato Renzi ; a loro, se mai ci fossero, non rimangono nemmeno le secondarie. Tramite questa complessa operazione politica si vuole istituzionalizzare una sostanziosa svolta a destra; il partito democratico, dimentico delle buone intenzioni peraltro mai messe in campo, ne è l’artefice. Forse Bersani è bene che si prepari a riordinare le bambole pettinate, a salire sul tetto per far scendere il tacchino e, in quanto alla mucca nel corridoio, è bene stabilisca un buon rapporto casalingo. Almeno la ditta chiuda con le cose in ordine.

9 commenti:

dario ha detto...

Una volta si diceva un sigaro ed una croce da cavaliere non si negano a nessuno, oggi possiamo aggiornare il detto "un sigaro ed una commissione.....". Come giustamente fa notare Paolo Bagnoli il vero problema per la sinistra italiana è la minoranza del PD, la quale da anni "vorrebbe ma non può" ed è bloccata da una visione di Partito (volutamente con la P maiuscola) che ormai non c'è più, la vecchia cultura comunista li ha fregati, ormai sono inutili, probabilmente avranno un sussulto nei prossimi giorni ma ormai il tempo per essere davvero alla guida di una sinistra socialista, perchè Bersani e c di fatto sono socialdemocratici ma si rifiutano di ammetterlo, è passato e chi, come noi crede nei valori immortali del socialismo democratico e riformatore, dovrà acconciarsi a lavorare in proprio (sarebbe anche ora che la smettessimo di pensare che primo o poi a sinistra qualcosa nascerà dalle ceneri del PCI).
Fraterni saluti
Dario

gian luca ha detto...

Penso che le ceneri del PCI si siano disperse già da un po', il vento è stato molto forte in questi anni...


Gian Luca Chiesa

claudio ha detto...

Qualcuno ha più sentito parlare di Salvi e Mussi, importanti dirigenti DS che non accettarono la trasformazione in PD e uscirono a Pesaro, bandiere al vento in mezzo al plauso delle centosinistre divise? il loro rappresentante torinese, già segretario di federazione e parlamentare, è passato a Berlusconi...e adesso non si sa bene cosa faccia. Di Civati non si sa più nulla, di Fassina tra poco anche, l’ultimo ruggito del topo è stato candidarsi a Roma solo per far dispetto a Giachetti. Si può capire che nessuno abbia voglia di seguirne l’esempio, certo non Bersani, mentre il PD è compatto nella speranza che lo faccia D’Alema il rancoroso. Mentre è molto probabile che anche in caso di vittoria del No, da oggi sostenuto anche da Monti, Renzi si faccia tranquillamente il suo congresso e le liste per le prossime politiche: chi le vincerà, si vedrà, certo non la sinistra irrilevante, capace di non superare il quorum presentandosi divisa in due o tre. Alle comunali di Torino tale Rizzo, credo dei comunisti italiani o altra sigla di fantasia, si è scomodato da Roma a candidarsi solo per ridurre un paventato successo di Airaudo: vicende da collezionisti di francobolli.

luciano ha detto...

Per l’esattezza il torinese a cui si riferisce Claudio è Alberto Nigra, che era rappresentante di Angius, non di Mussi e Salvi.

Mussi, uscito di scena per gravi problemi di salute (doppio trapianto di rene), è in Sinistra Italiana.

La sorte dei fuoriusciti dai Ds (come chi scrive) e dal Pd mi pare francamente molto più onorevole di quella di coloro che sono rimasti.

A meno che non ci mettiamo anche noi a misurare tutto con il solo metro del successo, nel qual caso dovremmo concludere che Matteotti e Rosselli furono dei falliti e che invece quelli che oggi si adattano ad ogni progressivo spostamento verso il nuovo berlusconismo targato PD, ponti sullo stretto e condoni compresi, sono dei grandi politici.

giovanni ha detto...

Aggiungo a quanto scritto da Luciano che, visto quanto detto e fatto in questi venticinque anni da tutta una serie di ex iscritti al psi, non mi sento proprio di dare lezioni a nessuno...
Concludo (Claudio non si offenda, non è una considerazione ad personam, ma rivolta piuttosto a tutti quelli il cui mantra è: "ma non c'è alternativa"...) citando quanto scritto da Ernesto Rossi in una lettera alla madre il 26 luglio 1926:

Solo i cretini e i vigliacchi giudicano l'azione in rapporto ai risultati immediati che essa dà

maurizio ha detto...

Confermo quello che ha scritto Luciano. Alberto Nigra, che ho conosciuto bene, era vicino alle posizioni di Gavino Angius. Entrambi si opposero alla costituzione del PD e aderirono alla Costituente Socialista promossa da Boselli nel 2007. Nell'autunno del 2008 uscirono dal PSI - allora solo PS - di cui nel frattempo era diventato Segretario Nencini. Purtroppo poi Nigra si prestò ad una brutta manovra facendo il capolista di una lista di fuoriusciti dal PSI che, alle elezioni regionali del 2009, appoggiò Cota. So che la cosa fece infuriare non poco Angius, indignato per il comportamento del suo ex discepolo. Comunque da allora Nigra non svolge più attività politica e pare si sia trasferito a Roma. Invece Mussi ha avuto i gravi problemi di salute di cui ha parlato Luciano.
I destini individuali sono stati diversi ma, al di là della bella citazione di Ernesto Rossi proposta da Giovanni, vorrei porre una domanda a Claudio Bellavita. Questa sera Renzi è ospite di Obama e, secondo il malpensante Rino Formica, l'invito è soltanto un contentino per ringraziare l'unico leader europeo che, a differenza di Merkel e Hollande, continua a dichiararsi favorevole al TTIP. Poiché rammento tanti giusti interventi di Bellavita contro il TTIP vorrei sapere come questi stanno insieme al suo essere da tempo schierato con Renzi. Per non essere irrilevanti si deve arrivare a questo?
Maurizio Giancola

claudio ha detto...

il ttip è già morto e sepolto nel parlamento Europeo, grazie al gruppo S&D: e adesso probabilmente tocca al CETA. Non mi sembra che in materia Renzi si sia sbracciato molto, se mai lo hanno fatto Monti e Letta

dario ha detto...

Esatte le correzioni di Luciano.
Purtroppo oggi lapolitica è ferma in un eterno presente, in cui quello che dici oggi per compiacere Confindustria domani lo smentisci per compiacere a qualcun altro, è una politica utile per il potere finanziario che richiede decisioni rapide in tempi brevi, che è anche la logica che soittende le modifiche della Costituzione (il Governo deve decidere in fretta, senza ostacoli e vincoli).
Non esistono più partiti in grado di rappresentare una parte (che è il significato vero di partito) e di rappresentarla con un chiaro progetto politico e con orgoglio, scontando anni di opposizione, di oblio, ma consapevoli (per dirla con Bobbio, che stasera verrà ricordato a Torino e proprio da Paolo Bagnoli, che
"il mercato, nel momento in cui libera immense energie, crea enormi ed intollerabili diseguaglianze. Pertanto la vittoria del mercato non solo non rappresenta la fine della sinistra ma ricrea continuamente le condizioni per la sua perpetuazione"
Lo scrisse ventanni fa e con lucidità vedeva i limiti della globalizzazione.
Chi non è più lucido da tempo sono i socialisti, non solo in Italia, i quali, nella speranza di stare agganciati al carro del potere fine a se stesso, hanno fatto scelte che stanno portando il Socialismo europeo verso la dissoluzione. Manca una visione di un futuro possibile e manca perchè i leaders del Socialismo Democratico si sono formati alla scuola del qui ed ora, dei centesimi di punto di PIL, della propaganda fatta a debito,tanto poi qualcuno pagherà (i nostri figli e nipoti).
Nel 1900 il PSI redasse il Programma Minimo e fu la base su cui conquistò la crescita dei militanti e poi il voto degli elettori, fu un Programma che segnò la vita del Partito per ventanni, ma i dirigenti di allora (ed anche quelli del secondo dopoguerra) erano consapevoli che prima di tutto occorreva conquistare le menti.
Fraterni saluti
Dario

felice ha detto...

Nella fase destruens siamo tutti bravi. dalla sinistra del PD non nascerà la nuova sinistra OK sottoscrivo. Ma può nascere a priori senza? Cosa possiamo fare noi per spostare se non le masse almeno il 3% dell'elettorato, la soglia di accesso dell'Italikum ovvero lasciamo perdere le elezioni dello stato borghese, che si abbatte e non si cambia? Quando il nesso inscindibile tra socialismo, libertà e democrazia è il nostro segno distintivo. La battaglia per il NO era l'occasione, ma anche a questo appuntamento i socialisti si presentano divisi.Domani mi confronto con Ceccanti chissà che trovi un esponente del Sì, che mi risponda a tre semplici domande:
1) come si fa ad eleggere con "Metodo proporzionale" (art. 57 c. 2 Cost. Boschi) un solo consigliere regionale senatore o anche 2 in Calabria e Sardegna( caso di 12 su 21 regioni/province autonome, cioè la maggioranza;?
2) perché in un Senato rappresentativo delle "istituzioni territoriali"(artt. 57 c. 1 Cost. Boschi) ci siano 5 senatori settennali presidenziali e invece un sindaco metropolitano, che si faccia eleggere direttamente dai cittadini come previsto dalla legge n. 56 del Rio e dagli Statuti di Città metropolitane, che l'hanno previsto, non possa ESSERE NOMINATO?
3) cosa significa, ma soprattutto cosa ci sta a fare in una legge costituzionale l'ultimo periodo del comma 3 dell'art. 40(disposizioni finali del ddl.cost. Renzi Boschi "Restano validi, ad ogni effetto, i rapporti giuridici, attivi e passivi, instaurati anche con i terzi", cioè una norma di diritto privato?
Dopo il 4 dicembre secondo Formica il sistema politico italiano non sarà più lo stesso, chiunque vinca. Concordo. Oggi alla UIL alla presenza del segretario generale Barbagallo c'è stato un seminario con una folta delegazione di socialdemocratici SPD di Berlino, con sindacalisti, militanti di base e dirigenti di sezione, alla a loro ambascota gli avevano detto tutto il bene della revisione costituzionale: come hanno appreso che è il frutto di un parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale non credevano alle loro orecchie e neppure che il Bundestag possa intervenire unilateralmente in materie di competenza dei Laender? La loro opposizione al TPPI e Ceta è netta e il Congresso di Berlino ella SPD ha approvato all'unanimità una risoluzione contraria alla ratifica. Questo e il No all'austerità è secondo loro la linea di divisione tra i veri socialdemocratici e il centrismo moderato


Felice C. Besostri