martedì 10 dicembre 2013

Franco Astengo: Primarie PD, democrazia, sinistra

PRIMARIE PD, DEMOCRAZIA, SINISTRA dal blog: http://sinistrainparlamento.blogspot.it In precedenza a un sintetico commento al riguardo dei riflessi che l’esito delle primarie del PD, svoltesi domenica 8 Dicembre, avrà sul complesso della vicenda politica italiana è necessario rammentare che, al di là dei facili entusiasmi, ha votato circa il 6% del corpo elettorale: insomma tra la realtà espressa dal voto e la complessità sociale esistente nel Paese il passo è molto lungo. Ricordato questo elemento che rimane comunque fondamentale al fine di una corretta interpretazione dei dati rimane da rimarcare come una parte sicuramente rilevante dell’elettorato che si è riconosciuto comunque, nel corso di questi anni, nell’offerta politica del cosiddetto centrosinistra abbia introiettato fortemente alcuni punti di proposta : 1) Prima fra tutti la retorica del “nuovismo”, portata avanti in quest’occasione anche con una sorta di spavalda tensione quasi “arditesca”, riassumibile nel motto “adesso tocca a noi” che bene può essere inteso come volontà pura e semplice di “occupazione del potere”; 2) Una “occupazione del potere” alla quale si perviene attraverso la sistematizzazione, almeno provvisoria ma sicuramente assunta in una dimensione “forte” della teoria della personalizzazione della politica, intesa proprio in quest’occasione nell’accezione dell’ “uomo solo al comando”. Quasi a sintetizzare quello che è stato il ventennio appena trascorso nel corso del quale hanno governato tutti, ma ogni scadenza elettorale è stata vissuta come un referendum pro o contro una sola persona; 3) “Vocazione maggioritaria” e “governabilità , intesa quale fine esaustivo dell’agire politico” si confermano come la cifra complessiva di settori molto rilevanti dello stesso elettorato e della base sociale del PD. I frutti dei guasti provocati dalla scelta maggioritaria del ’93 e dell’aver confinato il confronto politico nel ristretto perimetro tracciato dall’accesso ai mezzi di comunicazione di massa, tagliando fuori la militanza attiva e la strutturazione dei soggetti politici; 4) Dal quadro in qui descritto deriva direttamente l’emergere della volontà di stravolgere l’impianto istituzionale disegnato dalla Costituzione Repubblicana stravolgendolo in senso presidenzialista. In realtà l’obiettivo vero, quello di fondo, riguarda l’annullamento del concetto di rappresentatività politica, da sostituirsi – come prelude la stessa adozione dello strumento delle primarie – con il meccanismo della cosiddetta “democrazia del pubblico”. Sul piano teorico hanno fornito elementi a questa impostazione anche analisi del tipo di quelle definite “moltitudinarie”; 5) Ovviamente i temi economico – sociali sono lasciati sullo sfondo e ne viene ignorata la sostanza. I canoni classici della distinzione destra/sinistra accantonati in funzione di una riedizione, come già accennato all’inizio, della contraddizione vecchio/nuovo da intendersi come contraddizione principale; 6) All’interno di un quadro europeo che ci è già capitato più segnalare come di situazione nella quale è presente un forte “deficit democratico” si presente una nuova qualità del “caso Italiano”, questa volta davvero in negativo, con una democrazia in forte difficoltà stretta tra l’estremismo della personalizzazione ormai del tutto trasversale rispetto all’intero quadro politico , personalizzazione da intendersi quale punto d’arrivo della teoria luhmanniana della riduzione dell’eccesso di domanda attraverso il distacco del rapporto tra politica e società e l’annullamento dei corpi intermedi e il rischio del formarsi di sacche di ribellismo di stampo neo-corporativo, se non peggio; 7) Parlare di sinistra in queste condizioni appare quanto mai complicato, essendone la rappresentanza politica ormai quasi del tutto scomparsa. Tralasciamo l’analisi delle responsabilità oggettive e soggettive., allo scopo di poter esprimere un punto di profonda convinzione: le ragioni della sinistra, della tradizione del movimento operaio nelle sue diverse accezioni e riferimenti storici, stanno ancora tutte intere dentro a questo quadro storico. Il bisogno di attualizzazione riguarda esclusivamente l’analisi della modifica nel rapporto tra struttura e sovrastruttura. E’ stata proprio la gestione capitalistica dell’ultima fase ciclica a convincere della necessità di una riattualizzazione urgente della contraddizione di classe e dell’espressione di una democrazia fondata su corpi organizzati attorno all’idea della rappresentanza degli interessi, delle diverse teorie, della pluralità delle sensibilità sociali. 8) Si tratta, dunque, come ci capita di sostenere da tempo, di recuperare alcune opzioni di fondo, prima fra tutte quella dell’autonomia sul piano teorico, della prospettiva dell’alternativa quale proposta immediata di cambiamento e insieme come visione della trasformazione sociale e dell’opposizione che è indispensabile portare avanti, nel politico come nel sociale, ridotto a questo difficile stato di cose presenti; 9) Non esiste una soggettività della sinistra, al di là delle tradizioni di riferimento, all’altezza di questo compito: anche chi si illudeva di conservare nel PD un qualche aggancio in questa direzione dovrebbe prenderne atto. Ricostruirla, questa soggettività, ben oltre le miserie dell’oggi è compito immane ma necessario da svolgere subito. Franco Astengo

3 commenti:

claudio ha detto...



l problema è che i partiti non li frequenta più nessuno. Anche per la selezione
interna dei candidati da portare alle primarie (quella che ha eliminato Pittella,
con mio dispiacere), che era riservata agli iscritti,sono venuti intorno al 50% di
pochi (circa 500.00) La situazione è la stessa in Francia e Germania, migliore in GB
dove il congresso si fa tutti gli anni, e c’è una quota di voti riservata agli
eletti e un’altra ai sindacati






lorenzo ha detto...



E’ vero: . Ma non solo la rappresentanza politica, anche la sinistra.
Tre milioni di votanti possono essere molti o pochi, a seconda
dell’occhio che guarda. Tuttavia: iscritti, o simpatizzanti, del Pd.
Alla faccia di chi . Alla faccia di chi .
Alla faccia di chi e via
discorrendo. Ho trascorso l’intera giornata in un seggio elettorale del
Partito democratico (seggio numero 4 di San Giuliano Milanese), in quel
seggio ho rilevato quanto segue. Conoscendo le persone di persona, di
sicuro erano ben pochi "i passanti", cioè gli sconosciuti; nessun
votante noto come uno di destra. Ha votato l’area di sinistra, inclusa
Sel. L’età media dei votanti è, ahimè, in questo seggio, piuttosto
elevata: pochi i nati dopo il 1980, molti quelli fra il 1930 e il 1950
(de quorum ego). La cosa interessante è che questi vecchi, presenti in
gran numero, sono quelli che per una vita hanno votato Pci: ma che alla
fine hanno perso la pazienza. I motivi della presenza alle urne: un
forte bisogno di cambiamento, una sensazione diffusa che , la condanna generalizzata per ma in particolare
per i nostri di ieri , una sincera aspirazione al riscatto , eccetera. Ecco, bisogna
andarci, in mezzo alla gente che vota, per capire cosa pensano i grandi
numeri; smetterla di inseguire mondi immaginari, fantasticare di una
sinistra che non c’è (più) e che non tornerà. La verifica empirica è
ancora quella: . . Un’ultima annotazione. Nessuno di quelli che
dichiarano di votarlo, pensa che Renzi sia di destra. Per quel che vale…
Cordialmente.Lorenzo Borla






alberto ha detto...


Il problema non credo sia questo. Il problema è che il PD, come ha detto bene
Cacciari, è il solo partito di una democrazia occidentale che fa eleggere il suo
“segretario” non dai propri iscritti ma da soggetti anche sterni. E questa è cosa
ben diversa dalle primarie per la scelta del candidato alla carica di “premier”. Se
Renzi dovesse fallire è l’intero PD a saltare. In nessuna altra democrazia avviene
questo perchè mentre i premier, se falliscono, vengono sostituito i partiti restano
perché rappresentano il passato il presente e il futuro di una cultura e del
sacrificio quotidiano di tanti militanti . Ora c’è solo da augurarci che Renzi
riesca nel suo intento di rinnovare il PD perchè in caso contrario sarebbe il PD a
saltare e con esso e per tanti anni futuri ogni ipotesi di possibile vincente
centrosinistra