lunedì 2 dicembre 2013

Marco Vitale: Costituzione tradita

Costituzione tradita 14 novembre 2013 In un incontro con dei liceali mi è stata posta una intelligente domanda: è possibile sviluppare un parallelismo tra Costituzione italiana e tedesca e congiuntamente commentare l’articolo di Ernesto Galli della Loggia che, in un recente articolo poneva la sconcertante domanda: ma se la Costituzione è così bella come dite, perché le cose vanno così male? Entrambe le Costituzioni nascono dalle macerie della guerra e dai disastri dei totalitarismi ed esprimono la grande ansia di dignità e di libertà delle persone, compresa la libertà di fare, di intraprendere che animava le nostre popolazioni. Konrad Adenauer, il nuovo leader tedesco settantenne, nell’aprile 1946 all’Università di Colonia, aveva detto, in uno dei più importanti discorsi del mondo del dopoguerra: “Siamo prima persone, cattolici, europei e poi tedeschi. Mai più lo Stato – Nazione, mai più lo Stato – etico. Una Germania federale per un’Europa federale”. Ed il leader italiano, Alcide De Gasperi pensava nello stesso modo. Voglio soffermarmi su tre articoli della Costituzione tedesca. Di questi due (1 e 20) godono della Ewigkeitengarantie, garanzia dell’eternità (cioè non possono essere cambiati da nessuna maggioranza). Possono essere cambiati solo da una rottura politica talmente grande da cancellare la Costituzione stessa): - Il primo è l’articolo 1 della Costituzione che recita: “La dignità della persona è inviolabile. Rispettarla e proteggerla è dovere di ogni potere statuale”. Trovo bellissimo che la Costituzione esordisca enunciando questo fondamentale principio. Anche la nostra contiene questo principio (soprattutto articoli 2 e 3) ma non espresso con altrettanta efficacia: - Il secondo è l’art. 14 dove i primi due paragrafi recitano: “1) La proprietà e il diritto di successione sono garantiti. Il loro contenuto ed i loro limiti sono fissati dalla legge. 2) La proprietà crea degli obblighi. Il suo uso deve essere utile anche all’insieme della collettività”. Questo articolo trova rispondenza nei nostri articoli 41 e 42. La proprietà e l’iniziativa imprenditoriale sono libere e tutelate ma non possono essere esercitati a danno della collettività. Questo limite disturba i talebani del liberalismo che continuano a confondere socialità con socialismo. Questa concezione della proprietà, presidio della libertà e dell’iniziativa individuale, ma inserita in una precisa filosofia pubblica della responsabilità, e caratterizzata da un’ampia diffusione, è in realtà un’idea la cui essenza va alle radici del pensiero democratico occidentale. Già Aristotele insegnava: “Ordunque è meglio, come ben si vede, che la proprietà sia privata ma si faccia comune nell’uso: abituare i cittadini a tal modo di pensare è compito particolare del legislatore”. - Il terzo è l’art. 20 che recita: “La Repubblica federale tedesca è uno stato democratico e sociale”. l’Art. 20 (1) contiene i cinque pilastri dell’ordinamento costituzionale della Germania, che è: una repubblica, una democrazia, uno Stato di diritto, uno Stato federale, uno Stato sociale. E queste caratteristiche sono immutabili (Ewigkeitengarantie). Un articolo simile da noi non esiste, ma alcune caratteristiche comuni possono essere ricavate dall’insieme della Costituzione, ma senza la “Ewigkeitengarantie” (anzi è da noi in corso il tentativo di scardinare l’art. 138, presidio costituzionale assai importante e si tratta di un passaggio di un vero e proprio attacco alla Costituzione). La realizzazione concreta dei principi costituzionali è stata un processo lungo e tormentato, caratterizzato da molti ritardi, stop and go, e alcune vere e proprie regressioni. Ciò è stato soprattutto effetto degli strascichi dei totalitarismi e della connessa costituzione economica di impronta collettivista, che erano penetrati così profondamente nel tessuto culturale e sociale e nelle istituzioni da richiedere tempo e sforzi per liberarsene. Questo processo è stato più lungo e difficile da noi, perché in Germania l’illusione di matrice comunista è stata accantonata sin dagli anni ’50, mentre da noi è proseguita sino al crollo del muro di Berlino ed oltre; perché nel mondo cattolico, dopo i grandi cattolico-liberali alla De Gasperi ha finito per prevalere la componente caratterizzata da una cultura fortemente statalista; perché i sindacati hanno sempre considerato l’impresa come il nemico da battere e puro luogo di scontro tra capitale e lavoro mentre in Germania, sin dagli anni ’60, i sindacati hanno accettato la sfida della responsabilizzazione attraverso la “Mitbestimmung” (partecipazione ai consigli di sorveglianza delle imprese di maggiore dimensione”). Per questi motivi gran parte della nostra costituzione economica è stata ed è, semplicemente, disapplicata ed è tradita e forse morente almeno nella prassi ma, forse, non nel cuore dei cittadini. A questi fattori storici e intrinseci al nostro sistema, negli ultimi trent’anni si è inserito un nuovo fattore poderoso che chiamiamo: finanziarizzazione dell’economia. E’ un processo complesso, di matrice anglosassone e soprattutto americana, che ha portato a mettere al centro del sistema la visione puramente finanziaria dell’economia. Al centro non c’è l’uomo (personalismo cristiano), non c’è l’impresa, non ci sono più neppure il mercato ed il profitto. C’è il “capital gain”, il guadagno derivante dallo scambio di titoli finanziari, gestiti da istituzioni largamente manipolatrici del mercato. Questa involuzione non solo ci ha portato al disastro del crollo finanziario internazionale del 2007-2008, ma ha svuotato di fatto la nostra costituzione economica, che è di stampo liberale ma con un elevato livello di responsabilità sociale e con un ruolo di rilievo per il lavoro (art. 1 e 4). Nella pratica, il nostro sistema si è sviluppato più di quello tedesco nel senso del capitalismo finanziario selvaggio di matrice americana, dove ciò che conta è semplicemente il denaro. Da qui un conflitto profondo tra la Costituzione voluta dai padri fondatori e la costituzione materiale attuale. La risposta alla domanda di Ernesto Galli Della Loggia è, quindi, abbastanza semplice. Perché la nostra Costituzione è in gran parte non attuata, o abrogata di fatto o platealmente violata. Farò solo qualche esempio: - l’art. 1 è abrogato come effetto dalla finanziarizzazione dell’economia, che ha posto al centro il “capital gain” e la manipolazione finanziaria ; - la legge elettorale (legge non costituzionale ma con effetti negativi di rilievo costituzionale) da alla gerarchia dei partiti un predominio, un livello di irresponsabilità, un costo finanziario nettamente incostituzionali (art. 49); - gli articoli 2-3-4 (che sono il cuore della Costituzione) trovano un’applicazione molto parziale; - l’art. 9 (“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione”) è, soprattutto per la seconda parte, sistematicamente violato; - gli articoli 23-53 (principi base dell’ordinamento fiscale) sono in contrasto plateale con il sistema fiscale effettivo, che è fortemente regressivo e favorisce i più ricchi e nell’ambito di questi i titolari di ricchezza mobiliare; - l’art. 46 (presenza del lavoro nella gestione delle aziende) è totalmente ignorato; - l’art. 47, soprattutto nel secondo paragrafo, è stato a lungo combattuto; - Art. 34, il secondo e terzo paragrafo sono ignorati (diritto allo studio per i meritevoli senza mezzi); - Art. 31 (agevolazioni per la famiglia) è praticamente abrogato; anzi l’ordinamento è ostile alla famiglia; - Gli articoli 39 e 49 (regolamentazione democratica di sindacati e partiti) sono inattuati; - Gli articoli 97 primo comma (imparzialità della pubblica amministrazione) e 54 secondo comma (comportamenti onorevoli dei funzionari di funzioni pubbliche) sono del tutto estranei alla cultura pubblica italiana, come anche il recente caso Cancellieri dimostra. Quindi ai giovani io dico e lo dico da molto tempo: AL CENTRO: LA COSTITUZIONE. Essa è la parte migliore del nostro passato e contiene il seme del Vostro futuro. Impegnarsi per difenderla e attuarla è una grande e utile sfida. Marco Vitale www.marcovitale.it

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