venerdì 13 dicembre 2013

Vittorio Melandri: Diamo al porcello quel che è del porcello

DIAMO AL PORCELLO QUEL CHE È DEL PORCELLO Abbiamo chiamato “porcellum” per otto anni (2005-20013) una legge elettorale, ma la porcata vera è la politica che quella legge ha generato, e che è ancora al lavoro, senza pudore, al riparo di “miserabili intese”. Proporzionale o maggioritario ?? Quello che manca in Italia, non è una legge elettorale capace di dare la sera stessa delle elezioni un governo al Paese, “presunta virtù taumaturgica” che viene agitata dinnanzi al popolo, come un drappo rosso dinnanzi ad un toro, per eccitarne lo sconforto, che come sappiamo in entrambi i casi, sia quello del Paese Italia, sia quello del toro nell’arena, è determinato da ben altre cause. Quello che manca alla Repubblica italiana, da sempre, è una legge elettorale seria e ben fatta. Per liquidare il tema “governo la sera delle elezioni”, e ricondurlo alla sua evidente pretestuosità, basta qui ricordare che in Germania, locomotore d’Europa e punto di riferimento per lo spauracchio “spread”, a distanza di quasi tre mesi dalle ultime elezioni politiche, 22 settembre 2013, un governo non solo non c’è ancora, ma se il referendum indetto fra i 474.820 iscritti alla Spd dovesse risolversi entro venerdì 13 dicembre con una bocciatura dell’accordo con la signora Merkel, un governo non ci sarà proprio, e si andrà a nuove elezioni. Vale poi la pena di ricordare anche, che negli USA, ogni quattro anni si vota il primo martedì di novembre, ma il Governo nasce non prima del 20 gennaio dell’anno successivo. E poi, nelle elezioni di medio termine, non è affatto detto che l’assetto della maggioranza che regge il Congresso (Senato e Camera dei rappresentanti) rimanga invariato, e per di più, favorevole al Presidente in carica. La prima legge elettorale della Repubblica successiva al varo della Costituzione, per la Camera fu la n. 6 del 20 Gennaio 1948, per il Senato la legge n. 29 del 6 Febbraio 1948. L’impianto proporzionale era praticamente “puro” ed il 29 Marzo 1953 si corresse con la cosiddetta legge truffa, che voleva introdurre un premio di maggioranza che avrebbe premiato il partito capace di superare la soglia del 50%, ovvero come recitava appunto la legge stessa fatta di un solo articolo: “Nel caso in cui un gruppo di liste collegate abbia conseguito la metà più uno del totale dei voti validi attribuiti a tutte le liste, l’Ufficio centrale nazionale assegna al gruppo 380 seggi” E se fu ‘legge truffa’ quella, che avrebbe assegnato 380 seggi su 590, ovvero la maggioranza dei deputati, a chi avesse superato il 50% più 1 dei voti, cosa si deve dire della legge che ancora in questo 2013, al PD che ha conquistato il 29,53 ne ha assegnati 345 su 630. Quella legge non partorì nelle elezioni l’esito sperato e non si aspettò la pronuncia della Consulta per modificarla, con LEGGE 31 luglio 1954, n. 615 fu abrogata e si tornò pari pari alla legge n. 6/48. Le leggi elettorali in Italia dopo di allora subirono solo due modifiche. Con legge costituzionale 9 Febbraio 1963 n.2 fu modificato l'articolo 57 della Costituzione ed anche per la legislatura senatoriale fu stabilita la durata di 5 anni. (prima era di 7), e nel 1975 con Legge 14 aprile 1975, n. 115 fu abbassata la soglia del diritto al voto a chi avesse compiuto diciotto anni. Poi si arrivò all’inizio degli anni novanta, e dopo il referendum che aboliva le quattro preferenze, nacque il “Mattarellum”. Si introduceva sia per la Camera, sia per il Senato un sistema misto: maggioritario secco per il 75% dei seggi da assegnare e proporzionale per il 25%. Legge 4 Agosto 1993, n. 276 per il Senato e legge 4 Agosto 1993, n. 277 per la Camera. E siamo all’oggi, quando dopo che ben tre legislature, 2006, 2008, 2013 sono state varate con una legge incostituzionale, amabilmente detta “porcata”, e per due volte si è eletto il Presidente della Repubblica, anche se sempre lo stesso, dinnanzi alla pronuncia cui è stata finalmente “costretta” la Consulta, si è ancora a discutere come fare una legge elettorale che sia utile a fregare, per l’ennesima volta, il Popolo italiano. vittorio melandri

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