domenica 28 agosto 2011

Luigi Fasce: Tremonti, dr. Jekyll e Mr. Hide

C'è da rabbrividire rilevare che Tremonti al meeting di CL,
notorialmente liberista per potersi appropriare di tutto il sistema
di welfare sociale, municipale e anche industriale, sfugge solo
l'economia mafiosa (droga, prostituzione, imprese illegali, ma i
mafioso sono profondamente credenti nei santi e madonne), se la
prende con la crisi mondiale facendo balenare che è contro il sistema
neoliberista e poi rilevare che la manovra proposta persevera nel suo
intento di provatizzare tutto quanto il welfare municapale.
Per avere informazioni vi propongo questo illuminante intervista di
Massimiliano Amato a Alberto Lucarelli.

VENERDÌ 26 AGOSTO 2011
MASSIMILIANO AMATO intervista Alberto Lucarelli

popolare?
Sì, il termine esatto è proprio scippo: le norme contenute nella
manovra di ferragosto sulla privatizzazione dei servizi pubblici
locali, acqua a parte, ci fanno tornare indietro, alla situazione pre
referendum di giugno.>

In questi giorni Alberto Lucarelli, ordinario di Istituzioni di
Diritto
Pubblico all´Università di Napoli Federico II e assessore ai Beni
comuni
della Giunta de Magistris, tra gli estensori di due dei quattro
quesiti
referendari plebiscitati dagli elettori, è impegnato nella redazione
di
una serie di appelli. Il primo, firmato tra gli altri da Ugo Mattei,
Luca Nivarra, Livio Pepino, Alex Zanotelli, Giorgio Airaudo, ha
raccolto nel giro di poche ore 5000 adesioni; un altro, scritto a
quattro mani con Gianfranco Bettin, assessore a Venezia, vedrà la
luce nei prossimi giorni, e
sarà rivolto a tutti i Comuni d´Italia.
Che cosa succederebbe se passasse l´attuale impianto del decreto?

«Le norme contenute nella manovra prevedono l´obbligo di una
privatizzazione a tappe forzate dei servizi pubblici locali.
Un primo step è fissato al 30 giugno 2012, ma già entro il 31 marzo
cesseranno gli affidamenti diretti, e successivamente, entro il
31dicembre, scomparirebbero le società miste. Ma non è tutto: per i
Comuni che, tra il 2013 e il 2014, cederanno ai privati i loro
servizi sono
previsti una serie di incentivi».

E questo taglia la testa al toro sulla vera volontà di procedere a
privatizzazioni a tappeto. È così?

«Infatti. La norma prevede un premio per quegli enti che, dalle
privatizzazioni dei servizi, avranno ricavato il denaro necessario
per la realizzazione di infrastrutture».

Banalmente: più strade e meno asili pubblici?

«Ma anche meno ospedali pubblici, e altri servizi sociali, come
l´assistenza
agli anziani e alle categorie deboli. Non bastasse, per i privati
che subentrano ai Comuni sono previste una serie di compensazioni
economiche. Ci troviamo di fronte ad un ritorno effettivo
all´abrogato
decreto Ronchi, che puntava al superamento delle tre modalità
tradizionali
di gestione dei servizi: pubblica, mista e affidamento in house. Ora
quest´ultima modalità è l´unica ad essere tenuta in vita, ma per gli
affidamenti saranno privilegiate le SpA, e non le aziende pubbliche.
Di fronte a questo quadro, i profili di illegittimità sono
molteplici».

Li può elencare?
«Cominciamo dalle violazioni della Costituzione: sotto attacco sono
gli
articoli 1, 5, 75, 77, 114, 117 e 118.
Senza contare la giurisprudenza costituzionale in materia di
referendum,
che vieta la riproponibilità di norme già abrogate con consultazione
referendaria. Oltre alla Carta, viene violato il Diritto comunitario,
in particolare i principi di libera definizione delle scelte di
gestione
da parte degli enti locali e della sussidarietà verticale. Viene
inficiato
gravemente il principio della neutralità dello Stato rispetto alle
scelte
delle autonomie locali».

Il decreto, però, fa salvi i beni pubblici indisponibili, come
l´acqua.

«È vero. Però l´insidia si nasconde in un piccolo comma: quello che
reintroduce la distinzione tra la proprietà e la gestione del
servizio
idrico. E su questo punto, mi pare, che non ci sia alcun dubbio che
la
volontà referendaria è tradita in pieno».

Dal quadro che lei dipinge è facile prevedere una valanga di ricorsi.

«Ma non è questo il punto più importante della battaglia che abbiamo
intrapreso. Intanto, vediamo come va a finire in Parlamento, dove
si gioca la partita decisiva. I gruppi di opposizione potranno
recitare
un ruolo importante proponendo modifiche che limitino l´impatto
devastante sui Comuni. In una fase successiva, potranno scendere
in campo le Regioni, le quali hanno facoltà di rivolgersi
direttamente
alla Corte Costituzionale. In ultimo, la palla passerà ai Comuni,
che hanno l´accesso indiretto alla Consulta. Il cammino, come vede,
è abbastanza lungo».
MASSIMILIANO AMATO
«Ritorno al passato
Così si vìola la Carta
e la giurisprudenza»
Intervista a Alberto Lucarelli
Il docente e assessore «I Comuni costretti
a cedere anche pezzi del welfare municipale»
Staino
La manovra affossa i referendum
I movimenti referendari sul piede di guerra. Rilievi anche dalla
commissione Affari costituzionali>




2 commenti:

guido ha detto...

Io trovo in generale rabbrividente (per dire il meno) l'abitudine invalsa
della corrida d'agosto durante la quale c'è la corsa ad andare a farsi
applaudire dall'assemblea di CL a Rimini. Quella è una captive audience che
applaude chiunque abbia una certa notorietà, chiunque appartenga
all'establishment. E per contro essere andati all'assemblea di CL è una
stelletta sul cappello per accedere all'establishment. Basta non dire cose
"scorrette", si possono anche fare modeste critiche e dire finte
impertinenze, purché non imbrattino l'imbiancatura, per esempio sollevando
questioni sui mercanti nel tempio o sulla umanità della vita (a CL interessa
solo l'organicità materiale delle cellule: per questo tipo di cattolici,
come dice Barney Frank, la vita comincia quando lo spermatozoo entra
nell'ovulo e termina quando il feto vede la luce). E' un orribile festival
del perbenismo più auto laudatorio che sia mai stato prodotto dalla
massoneria nera italiana. La coerenza e verità di quel che viene detto,
come in generale in tutti i confusi discorsi di CL a cominciare da quelli di
don Giussani, non hanno alcun peso. L'importante è esserci, e che il tuo
nome sia scritto senza errori. Detto questo, sentire Tremonti, cioè il
ministro dell'Economia del governo che è sopravvissuto negli ultimi anni
sostenendo che la crisi non c'era, sostenere con l'aria più oracolare del
solito che "il game over" della crisi non è ancora arrivato (si vede che
conosce bene i video-giochi, forse è lì che in via XX Settembre si fanno le
simulazioni) da, se mi intendete bene, una certa soddisfazione. Ma a Rimini
non possono gustarla: a Rimini, seguendo la vecchia tradizione delle colonie
solari di buona memoria sono come i bambini della canzone di Gaber "in fila
li portano al mare non sanno se ridere o piangere batton le mani". GM

paolo ha detto...

Tra le motivazioni per non privatizzare i servizi pubblici locali, ne suggerisco una "politicamente scorretta", che non mi pare sia stata esplicitamente avanzata nemmeno in occasione del referendum sull'acqua.
Le aziende municipali pubbliche a volte, non sempre, hanno bilanci ampiamente in attivo (ad es. l'Atm di Milano). Perciò, privatizzandole, non solo si regala ai privati un lucroso monopolio, ma i Comuni perdono per sempre questo tipo di entrate.
Si dirà che questa è una tassa occulta ai danni dei cittadini: ebbene che male c'è? Per finanziare tutti i servizi locali occorrono delle risorse, e a fronte di trasferimenti dallo Stato sempre più incerti e ridotti, questo è un modo per garantirsele. Meglio questo che altri "trucchi" per fare cassa, come vendere aree edificabili agli speculatori o piazzare autovelox ingannevoli per moltiplicare le multe (e sappiamo che ormai i Comuni sono costretti a questo e altro per far quadrare i bilanci...). Perdipiù si tratta una tassa impossibile da evadere, che tutti in modo equo sono costretti a pagare (e non solo i lavoratori dipendenti).
Un saluto. PP