sabato 13 agosto 2011

Franco Astengo: Opinione controcorrente

RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI, COSTI DELLA POLITICA: UN'OPINIONE CONTROCORRENTE

Non sarà facile argomentare, in maniera convincente per i più, una posizione politica contraria, nell'immediato, alla riduzione del numero dei parlamentari.

Corrono tempi di furia iconoclasta, di vera e propria rozzezza istituzionale.

Importanti esponenti del "ceto politico", investiti da grande responsabilità, dimostrano un disarmante pressapochismo, si fanno riunioni ad alto livello attorno a "lettere riservate" il cui testo non viene mostrato agli interlocutori.

In questo clima, assurdo, è però necessario tentare la formulazione di un’opinione diversa da quella che ormai appare dominante, tentando di esporre alcuni argomenti, a nostro giudizio, del tutto fondamentali e decisivi, almeno nella fase.

Prima di tutto va fatto rilevare, come in frangenti di questo tipo, la soluzione ormai appare essere quella dei "tagli", sacrificando sempre, quando tocca alla "politica" possibili spazi di partecipazione e di rappresentatività democratica, senza pensare mai a una riforma seria al riguardo del ruolo e della funzione delle istituzioni (è accaduto con le comunità montane e con le circoscrizioni, si è tentato di farlo con le province).

In secondo luogo deve essere fatto rilevare come il tema sia da impostare, invece, guardando ai "costi complessivi", e all'esistenza di privilegi che davvero, in particolare nella condizione in cui ci troviamo, dovrebbero far arrossire chi ne usufruisce.

Partiamo dai rimborsi elettorali elargiti ai partiti (così pudicamente chiamati "rimborsi elettorali", dopo che l'esito di alcuni referendum avrebbe dovuto abolire il finanziamento pubblico): cifre esorbitanti, fuori da qualsiasi logica di mercato quasi come la compravendita dei calciatori, elargita a soggetti alcuni dei quali, a destra, al centro, a sinistra, non rispettano l'articolo 49 della Costituzione (fuori e dentro il Parlamento).

Passiamo alla necessità di una verifica circa la realtà effettiva degli emolumenti dei parlamentari (non si tratta di tornare ai tempi del deputato-contadino Abbo di Imperia che, sprovvisto del denaro per pagarsi la pensione a Roma, utilizzava il "permanente" per dormire sul notturno Roma - Firenze e ritorno, ma una riflessione seria andrebbe fatta).

Andiamo a vedere l'enorme sottobosco rappresentato dalle cosiddette "collaborazioni" che, in realtà, svanito il radicamento sociale e territoriale dei partiti, rappresentano semplicemente l'espressione dei "comitati elettorali permanenti" dei singoli (un frutto questo della scelta di accettare supinamente l'esaustività del meccanismo della "personalizzazione della politica", verificatosi dopo la "discesa in campo" del 1994 e mai affrontato attraverso la definizione del "conflitto d’interessi" e anzi imitato fino al sorgere, anche e addirittura, a sinistra di "partiti personali").

Ancora, riflettiamo sull'estensione "fisica" dei palazzi del potere nel centro di Roma, ormai pressoché occupato tra Piazza del Popolo e Piazza Venezia da sedi della Camera e del Senato (evitiamo di fare l'elenco, sarebbe troppo lungo: immobili affittati a prezzi esorbitanti o acquistati fuori mercato per la gioia degli intermediari e della "nobiltà nera"). Compresa nell'elenco una terrazza posta in cima alla Galleria di Piazza Colonna, e trasformata in un "roof-garden".

Oltrepassiamo i casi P3, P4 e via dicendo, citandoli soltanto per ricordare l'enormità della corruzione imperante, che ormai appare soffocata anche nella valutazione dei grandi mezzi di comunicazione di massa, mentre il tutto sembra navigare verso il "porto delle nebbie" della Procura di Roma.

Un elenco, questo, del tutto sommario dei punti dolenti che dovrebbero essere affrontati proprio in tema di "costi della politica", altrimenti della riduzione del numero dei parlamentari che si tradurrebbe, alla fine, mantenendo le condizioni di privilegio attuali, in un ulteriore restringimento nel rapporto tra società e politica, di lontananza di un ceto dal "reale", della costruzione di una vera e propria oligarchia d’intoccabili e irraggiungibili.

Sono tanti gli argomenti che dovrebbero essere affrontati e non è possibile farlo, per ovvie ragioni di economia del discorso.

E' però necessario ricordare come ci si trovi davanti ad un parlamento di "nominati" (in realtà sono state le Regioni ad adottare per prime il sistema delle liste bloccate, attraverso i famigerati "listini", attraverso i quali promuovere oltre le igieniste dentali del cavaliere anche, senza colpo ferire i "pretoriani del principe").

Le Regioni rappresentano comunque un vero e proprio "buco nero" al riguardo del deficit politico italiano e pare non si abbia il coraggio di affrontare la questione, partendo dall'enormità degli apparati, cresciuti a dismisura da quando vige il meccanismo dell'elezione diretta e dal fallimento di due grandi operazioni di regionalizzazione: trasporti e sanità.

Tornando alla legge elettorale occorre aggiungere che non sarà certamente il ripristino dei collegi uninominali a risolvere la questione: ricordiamo la gestione della distribuzione delle candidature nei collegi, eseguita con metodo spartitorio dalle coalizioni, con candidati "paracadutati" (Di Pietro nel Mugello, tanto per ricordare un caso eccellente) nei posti più impensati, esaltando la personalizzazione di personaggi davvero improbabili (quasi quanto quelli emersi dalla demagogica, da abolire immediatamente, elezione dei rappresenti degli italiani all'estero).

Siamo di fronte, quindi, a esigenze di mutamento nell’"agire politico", di razionalizzazione, di recupero delle funzioni, di applicazione della Costituzione (in questo senso, tra art.41 e art.81 non possiamo non rinnovare il nostro consueto grido d'allarme).

Temi molto più pregnanti e incisivi di quello semplicistico della riduzione del numero dei parlamentari.

Il numero dei parlamentari deve garantire rappresentatività politica e territoriale e non si faccia, per carità, il discorso riguardante il senato USA, che ha funzioni ben diverse in un sistema dove i livelli elettivi sono molteplici, articolati e complessi nella distribuzione del potere.

Sul piano della rappresentatività politica e territoriale torna a galla il tema della legge elettorale, ricordando infine come ridefinito complessivamente il quadro istituzionale (al centro come in periferia: attraverso la creazione del Senato delle Autonomie e la ristrutturazione delle province, tanto per fare degli esempi) si potrà anche affrontare il nodo del numero dei parlamentari, rammentando in ultimo come, negli anni'80 il centro di Riforma dello Stato, presieduto da Ingrao e il PCI proponessero una Assemblea monocamerale di 400 componenti.

Savona, 12 agosto 2011 Franco Astengo





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