domenica 10 luglio 2011

Giovanni Scirocco: La mia vita non è disponibile. Lettera aperta a Gaetano Quagliariello

Caro Quagliariello,
scrivo non solo al collega che stimo, ma all'autorevole esponente della maggioranza che si appresta ad approvare la legge sul fine vita.
Nel 1999, mio padre, 82enne, si suicidò: era malato, soprattutto di depressione, e non voleva gravare, economicamente e fisicamente, su me e mia madre.
La settimana scorsa, alla stessa età, si è spenta mia mamma. Era stata operata tre mesi prima per un cancro all'esofago e non si era più ripresa dall'operazione. Aveva tentato di riprendere ad alimentarsi, ma vomitava in continuazione. L'alimentazione con la digiunostomia era diventata insostenibile perché le procurava un'inarrestabile diarrea e, negli ultimi giorni, era stata, d'accordo con lei, interrotta.
Quando, due giorni prima di morire, era stata visitata dal medico della Vidas, quest'ultimo (seguendo le procedure di tutte le società che si occupano di cure palliative) si era limitato a verificare la sua volontà e a prescrivere una serie di farmaci per alleviare il dolore, fisico e psichico.
Se, in futuro, potessi scegliere, non avrei dubbi a seguire la via di mia madre.
Ma temo che, con la legge che state per approvare, ciò non sarà più possibile.
Come socialista, continuo a ritenere che lo Stato abbia sempre il diritto e il dovere di esprimersi.
Come lettore e seguace di Gaetano Salvemini, Carlo Rosselli e di Ernesto Rossi, sono però diventato anche sempre più attento ai diritti e alle libertà dell'individuo, rispetto alle ingerenze di stato, magistratura e chiesa.
Riguardo a quest'ultima, sono agnostico, ma interessato alla trascendenza e curioso frequentatore di monasteri benedettini, in cui mi sono trovato sempre a mio agio. Recito il Padre nostro e spero di comportarmi sempre da buon cristiano, in coerenza con gli ideali di giustizia e libertà cui sono stato educato dai miei genitori.
Per questo motivo, affermo con convinzione che ogni decisione sulla mia vita è indisponibile per qualsiasi stato, magistrato, partito o chiesa.
Mi stupisco quindi che tu e il tuo partito, che vi definite liberali, assumiate sul tema una posizione simile a quella di qualsiasi stato etico o potere temporale.
Un cordiale saluto
Giovanni Scirocco
PS Questa mia va intesa come una lettera aperta e la pubblicherò quindi sulla mia pagina di Facebook, insieme, se vorrai, ad una tua eventuale replica

2 commenti:

felice ha detto...

dovremmoinondare il parlamento di lettere come questa. Non petizioni di principio ma esperienza di vita. Nai come ota devono parlare i fatti

guido ha detto...

Cari Quagliariello et similia, se avessi un bel indirizzario di parlamentari manderei questa lettera a tutti voi; l’affido alla Rete, chissà. Sottoscrivo interamente la lettera di Giovanni Scirocco e vorrei aggiungere alcune precisazioni.

Sul piano giuridico una legge che prescriva qualsiasi intervento sul mio corpo e che limiti la mia piena volontà è incostituzionale. Infatti si vietano “trattamenti sanitari” non meici. . Non vale quindi l’intellettualmente modesto escamotage propugnato da alcuni mestatori che l’acqua non è medicamento , ma alimentazione. IN primo luogo perché non è vero: durante questi trattamenti illiquido vitale deve comunque contenere altre sostanze che evitno rigetti, infezioni e altro. Secondo perché il dettato costituzionale è assolutamente chiaro e non riguarda le sostanze ma il “trattamento” cioè l’atto, l’intervento quale che esso sia. Gli unici limiti previsti dalla costituzione italiana sono quelli di legge, ma lei sa meglio di me che si tratta delle leggi che regolano le vaccinazioni in caso di epidemia o di cure mentali. Cioè di fattispecie precise e ben delimitate che nel nostro diritto non possono essere interpretate etensivamente. I padri costituenti svevano ben chiari i principi che volevano difendere.





C’è poi un’ultima considerazione che ha a che vedere con quel minimo di opportunità politica che deriva dal buon senso. Non si capisce dopo tutte le”sberle” che avete preso negli ultimi tempi perché volete avviarvi a una bella proposta di referendum che vi rifilerebbe una sberla ancira più grnde. Io non rieco davvero a capire. Un uomo politico pensa, o credo, che uno dei risultati della sua carriera professionale sia quello di lasciare un segno, ma il segno deve essere positivo