domenica 10 luglio 2011

Franco Astengo: Indignazione e alternativa

INDIGNAZIONE E ALTERNATIVA
Indignazione ed alternativa appaiono come due termini difficili da tenere assieme: l’indignazione è un sentimento, un “moto dell’animo” (se n’è discusso proprio in questi mesi, a partire dal libretto di Stephane Hessel “Indignatevi !” cui ha risposto il libro – intervista di Pietro Ingrao “Indignarsi non basta") mentre l’alternativa è vista come un processo politico da costruire razionalmente, attraverso l’elaborazione di un progetto, la costruzione di alleanze, la raccolta di consenso, la capacità di governo (ricordate il presidente Napolitano, qualche mese fa ? l’alternativa deve essere possibile, credibile, praticabile).
Ebbene, in questo momento, in Italia mancano sia l’indignazione, sia l’alternativa e, soprattutto appare lontana la possibilità di collegare il “moto dell’animo profondo” di un popolo capace di dire “basta” con una realtà di soggetti politici capaci – appunto – di fare sintesi, proposta, programmazione.
Il grado di corruzione ormai intrinseco a determinati settori del sistema politico e del mondo economico appare, ormai, del tutto insopportabile: basta leggere, quando si riesce ad andare fino in fondo le cronache dei giornali. Una corruzione “strutturale”, composta tra l’altro sempre dagli stessi comportamenti ripetitivi, ossessivi, ormai noiosi al riguardo del grande pubblico; una ricerca ed un’ostentazione di lusso, di prezzi fuori mercato che, davvero, dovrebbero lasciar sgomenti quanti ne apprendono i particolari. Una corruzione originata anche, ed è necessario ricordarlo sempre, dagli errori della sinistra come nel caso del “conflitto d’interessi” (lo citiamo così, il “conflitto d’interessi” senza tante spiegazioni, perché riteniamo che tutti avranno già capito al volo di cosa si tratta).
Eppure lo sgomento e l’indignazione non appaiono davvero sufficienti: sembrano prevalere la rassegnazione, l’assuefazione, la voglia di oblio.
Formuliamo questo giudizio pur avendo davanti i tanti punti d’insorgenza che ancora contrassegnano la realtà sociale del Paese (pensiamo all’assemblea delle donne svoltasi ieri a Siena), i recenti risultati elettorali e referendari, la capacità di resistenza di settori importanti dell’intellettualità al riguardo dei tentativi di aggressione alla Costituzione Repubblicana, al lavoro tenace di tanti dentro e fuori le istituzioni.
Purtuttavia l’impressione complessiva è quella di un deficit d’indignazione e, di conseguenza, di un ritardo nella capacità di comprendere i fenomeni in atto , di insorgervi “contro” formulando proposte alternative al drammatico stato delle cose correnti.
Egualmente manca l’alternativa: questo è punto sul quale aprire una discussione di fondo, che manca ormai da troppo tempo.
Una discussione che dovrebbe partire da un elemento, a nostro giudizio, assolutamente decisivo: a fronte dello spettacolo (sì un vero e proprio spettacolo) di una corruzione dilagante che si esprime con cifre assolutamente “lunari” per il comune cittadino, dentro ad una crisi economica di portata internazionale che minaccia seriamente l’esistenza al minimo della condizione vitale per milioni di cittadini, con gli organismi intergovernativi e sovranazionali preoccupati soltanto dei mercati e della conservazione di quel processo di finanziarizzazione dell’economia che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni: ebbene, davanti a tutto ciò (sommariamente riassunto) non si riesce a delineare un’alternativa che parta da un primo elemento di principio.
Nel nostro paese la maggioranza assoluta della ricchezza è appannaggio del 10% della popolazione, mentre il 90% ne detiene la minoranza.
Se pensiamo ad un’alternativa, non possiamo far altro che pensare ad un riequilibrio (graduale, di stampo socialdemocratico, almeno) in questa direzione: un riequilibrio, attraverso un intervento pubblico capace di far recuperare un minimo di credibilità alle istituzioni e allo Stato, che appare prioritario sul piano sociale e indispensabile su quello del reperimento delle risorse (non apriamo qui il capitolo dell’evasione fiscale, sarebbe troppo lungo). Basterà ricordare che al centro di quella ragnatela di corruzione cui si accennava poc’anzi, ci sono proprio i vertici dell’istituzione dello Stato chiamata a combattere questo terribile fenomeno.
Un discorso semplicistico e populistico? Forse, ma l’urgenza del momento impone scelte difficili ed immediate: naturalmente per costruire un’alternativa servono tante altre cose e ne stiamo discutendo, dal ruolo dello Stato alla struttura del sistema politico, dalla capacità di sviluppare una seria politica estera alle funzioni degli Enti Locali al rilancio industriale, fino all’idea di sviluppo e alla crescita dell’occupazione.
In questo momento però vale la pena di lanciare un allarme e fornire un’indicazione di fondo: si possono tenere assieme indignazione ed alternativa.
Si possono e si debbono tenere assieme questi due fattori indispensabili, l’indignazione e l’alternativa quali componenti di un bagaglio morale e politico da utilizzare per ciascheduno di noi e per tutti i soggetti collettivi che non intendono abdicare all’idea del cambiamento.
Savona, li 10 Luglio 2011 Franco Astengo

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