“Le mani sulla città”, Francesco Rosi 1963; “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, Elio Petri 1969; “Detenuto in attesa di giudizio”, Nanni Loy 1971.
Semplicemente ricorrendo al lavoro di tre bravi cineasti, si può sostenere che si sa tutto da più di quarant’anni; con i loro tre film avevano già detto tutto sullo stato del sistema politico-giudiziario italiano.
Ma sino a che al posto del geometra Giuseppe Di Noi, non hanno toccato uno di “loro”, non gliene è fregato niente, e hanno lasciato che l’intero sistema giudiziario e la giurisdizione, andassero in malora.
Non solo, per fare riferimento a solo due ultimi tragici eventi, quando a Ferrara è stato spaccato il cuore di Federico Aldrovandi, quando a Genova si è prima fatto corona ai Black bloc, poi si è ammazzato Carlo Giuliani e poi si è fatta “macelleria messicana”, nessuno si è sentito in dovere di chiedere chiarimenti sullo stato delle indagini.
È vergognoso e intellettualmente disonesto, quando non disonesto anche in modo penalmente rilevante (ancorché non rilevabile), e certamente moralmente ripugnante, sentire dire e leggere che è giunta l’ora, oggi, di sistemare le cose.
Vittorio Melandri
1 commento:
Bello. Oberdan in Italia? Su Sky Germany c'e' spesso un ciclo :".Mafia, spaghetti, Giustizia italica"......
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