domenica 19 ottobre 2014

Il più grande taglio delle tasse della storia dell'uomo sarà recessivo | Gustavo Piga

Il più grande taglio delle tasse della storia dell'uomo sarà recessivo | Gustavo Piga

2 commenti:

franco ha detto...

La finanziaria di Renzi contiene cose di buon senso, qualche utile correzione, qualche nuovo errore ma è sostanzialmente in linea con tutte le ultime finanziarie. E' nettamente migliore dal punto di vista della comunicazione politica, basta leggere i titoli dei diversi articoli: quelli che sono indiziati di portare novità e beneficio sono chiarissimi, tipo " Bonus 80 euro alle famiglie", "taglio Irap" etc, mentre quelli relativi alle coperture riprendono il linguaggio esoterico della legislazione italiana degli ultimi quaranta anni, parole e rinvii ad articoli di altre leggi, deleghe etc.

Franco ha detto...

Il punto di vista di Piga, che condivido, è che non ci sia stato alcun "cambio di verso" di politica economica. Siamo sempre sul piano dei rapporti di forza, delle relazioni interpersonali, della serie "Me le hanno date, ma gliene ho dette" in particolare con riguardo ai veri decisori sulla politica economica del nostro continente, la signora Merkel in primis.
La storia non insegna nulla, mai, ma qualcosa ogni tanto occorrerebbe ricordarlo. La somma attuale dei debiti del pianeta è nove volte il Pil planetario annuale. Nella storia non si è mai rimborsato un tale debito senza un evento straordinario come una guerra.... Debiti molto elevati come quello dell'Italia e non solo sono sostenibili esclusivamente con una crescita spinta ed un tasso di inflazione elevato.
Anche i sassi sanno che in un periodo di depressione tagliare la spesa pubblica ha un effetto recessivo moltiplicatore.
Gli stessi sassi sanno che in situazione di depressione occorre alzare le tasse sui redditi alti e sui patrimoni, non tagliarle indiscriminatamente, diversamente sarà l'effetto rendita feudale, i ricchi sempre più ricchi, la scomparsa del ceto medio e l'aumento della povertà generale.
In Italia non mancano affatto le risorse, nemmeno quelle finanziarie: la ricchezza mobile su conti correnti, fondi, assicurazioni etc è di 1500 miliardi di euro . Si è interrotto il circuito che insegnavano al primo anno dell'economia, il passaggio di risorse tra famiglie-banche-imprese perchè i soldi non arrivano alle imprese non tanto per colpa delle banche ma perchè le imprese in un clima di poca fiducia ed alte tasse sul reddito non investono, le famiglie aumentano la propensione al risparmio e le banche investono in carta-finanza, oltretutto tassata per meno di un terzo della produzione ed il lavoro.
Gli economisti liberisti alla Giavazzi basano le loro teorie su tabelle Excel con un errore di formula (fatto vero, non inventato) ed invece di essere presi a pedate nel didietro continuano ad essere gli ispiratori di questa demenziale politica dell' "austerità". Come Herbert Hoover nel 1929 si applicano formule (taglio tasse e taglio spesa pubblica) che portarono alla grande depressione del 1931, risultati che si sono ripetuti sempre ogni volta che sono stati applicati, basti pensare ai danni fatti dal Fmi tra la fine del Novecento ed il 2011 con i paesi in via di sviluppo: pensando di estendere la cosiddetta ricetta dei Chicago Boys che aveva dato "risultati" con il Cile di Pinochet hanno distrutto economie in tentativo di sviluppo per decenni, fino a che la Cina (essenzialmente) con il proprio piano di investimenti e soprattutto la necessità di materie prime non li ha sottratti alla nefasta influenza di gente che non si era mai mossa da Washington e decideva dei destini del mondo..
Tutto questo per dire che in un periodo come questo è inutile dare soldi al "privato" che non fiducia e non investe. Per ricostruire questo clima l'unica via è un grande piano di investimenti pubblici, che inevitabilmente viene finanziato a debito ed inflazione, che deve far ripartire la "macchina", esattamente come successe nel dopoguerra. Ovviamente mentre nel dopoguerra gli investimenti erano sulle infrastrutture, adesso devono essere sul risanamento ambientale, idrogeologico, sul patrimonio edilizio esistente, sul trasporto su ferro (qualcuno dovrà dirlo a Maroni che pensa sempre alle Autostrade come Brebemi...).
Occorre farlo prima che si disperda la risorsa principale di cui disponiamo in Italia, la cultura delle arti e dei mestieri. E la dimensione di investimento non è quella dei Piani Marshall nazionali, ma è quella dei territori, quella "locale" che sviluppa le tendenze esistenti e non ne inventa di nuove .
Mi chiedo se Renzi non potrebbe usare meglio la sua grande credibilità mediatica e popolarità.


Franco D'Alfonso