mercoledì 15 ottobre 2014

Franco Astengo: Adattarsi al PD?

Il 14/10/2014 17:22, Astengo Francesco ha scritto: ADATTARSI AL PD? RISPOSTA AD UN ARTICOLO DI ENZO SCANDURRA PUBBLICATO DAL “MANIFESTO” IL 13-10-2014 di Franco Astengo “La mutazione darwiniana del PD renziano”, sotto questo titolo il Manifesto del 13 Ottobre dedica ampio spazio a un articolo di Enzo Scandurra che finisce con il sollevare interrogativi piuttosto inquietanti. La tesi che l’autore sostiene è contenuta, grosso modo, nel catenaccio che recita: “Il partito democratico è il più adatto a sopravvivere nella geopolitica italiana e europea. Capire perché vince è compito nostro se la sinistra non vuole fare la fine dei dinosauri”. E l’articolo si conclude con questa frase: “..Perché poi le idee del PD –R (nel senso di Partito Democratico Renziano n.d.r.) siano le più adatte ad avere successo è una storia ancora tutta da scrivere ma che faremmo bene a capire al più presto -raccogliendo l’appello lanciato da Norma Rangeri – se non vogliamo fare la fine dei dinosauri, i quali dopo aver dominato in maniera incontrastata il pianeta per 160 milioni di anni, diventarono ecologicamente insostenibili e si estinsero lasciando il campo ad altri viventi più adatti”. Cosa significano queste parole? Il mutare delle regole e delle condizioni nella convivenza umana, cui l’agire politico è strettamente legato, sono da considerare fatti naturali e quindi soggetti a mutamenti che non sono causati da fatti storici? Esiste un “ambiente” neutro che muta le proprie condizioni di abitabilità per via delle piogge, dei venti, della temperatura atmosferica, dell’eruzione dei vulcani, della caduta delle meteoriti e sulla base delle condizioni imposte da questo “ambiente” ci si adatta e di conseguenza si agisce? Sono sparite le grandi contraddizioni sociali, moderne e post-moderne, sulla base delle quali si dovrebbe sviluppare l’azione politica di soggetti diversi che seguono interessi complessi e articolati, in certi casi alternativi tra di loro come quello dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo che genera lo scontro di classe? Lo scontro di classe, nel caso indicato da Scandurra, resterebbe per così dire “congelato” all’interno del quadro delle condizioni date alle quali i soggetti dovrebbero cercare di adattarsi, nell’impossibilità di mutarle. Sembrano perfino troppo per il PD renziano che non nasce da un cataclisma tellurico, ma da precise scelte compiute da ceti sociali e politici perseguenti l’intenzione di sopraffare determinati settori della società e allargare il proprio potere. Oppure siamo ad una sorta di “onnipotenza” da parte di chi è capace di adattarsi all’ambiente circostante, traendo da questa sua capacità una possibile sopravvivenza. Spariscono in questo modo due riferimenti ai quali la sinistra ha sempre guardato: l’idealismo hegeliano e il marxiano “abolire lo stato di cose presenti”. Davvero è difficile comprendere se ci troviamo dentro alla facile categorie dei dinosauri usata da Scandurra (quasi il paio con la “rottamazione” del Renzi antemarcia). Più facile rendersi conto che le grandi contraddizioni sociali delle quali la sinistra è chiamata ad occuparsi, sia per via rivoluzionaria, sia per via riformista, sono tutte lì, in bella evidenza, nella crudezza della sopraffazione e dello sfruttamento. Dimenticare questo elemento decisivo dell’assoluta attualità delle “fratture” sociali e politiche per assumere le sembianze necessarie per brucare l’erba dai cespugli più bassi significa rinunciare davvero al senso della storia e alla stessa dignità della lotta quotidiana necessaria per difenderci e, possibilmente, avanzare. Emerge dall’articolo di Scandurra (ma anche da quello della Rangeri che è stato citato) un senso quasi “universale” dell’irrimediabilità della sconfitta. Siamo qui nell’Italia provinciale, lontana periferia dell’Impero: ma adattarsi al PD perché “vincente” non pare proprio il caso, rifiutando con grande nettezza questa logica assurda dei dinosauri. Se si va in giro e si guarda alla materialità delle condizioni di vita delle masse popolari si trovano mille ragioni per sentirsi moderni, capaci di interpretare la realtà e proporsi di mutarlo questo fasullo ambiente naturale che ci circonda. Con l’obiettivo, come scrisse una volta Rossana Rossanda di: “Cambiare questa società, pietra, su pietra”.

23 commenti:

Lorenzo ha detto...

Caro Astengo,

definiamo per intanto il peso quantitativo che ha oggi la Sinistra nel contesto politico italiano. Il riferimento non può essere altro che i voti espressi nell’ultima occasione elettorale. Mettendo necessariamente da parte i non votanti (percentuale molto elevata rispetto al passato) che in teoria potrebbero essere tutti di sinistra (ma di fatto rifiutano la politica) i voti della lista Tsipras alle ultime elezioni (che raccoglieva sotto la sua ala non “la Sinistra” ma le numerose Sinistre) sono stati 1.200.000, pari a poco più del 4% del totale. Queste truppe, consolidate in una lista, ma divise nei fatti in cento piccoli potentati in competizione e polemica tra di loro, hanno evidentemente pochissime chanches di trasformare in leggi, tramite le quali si governa, il loro punto di vista. Vediamo adesso il contesto. Che il mondo sia grandemente cambiato dopo la caduta del muro di Berlino, e in Italia l’ambiente politico sociale si sia trasformato, da terreno di scontro ideale e ideologico fra destra e sinistra, in una guerra di fazioni pro Berlusconi e contro Berlusconi, mi sembra abbastanza evidente. . Domanda retorica. La risposta è: certamente no! Come sopra: certamente no! . No, non sono sparite, ma lo “sfruttamento dell’uomo sull’uomo” non genera più lo scontro di classe. Anche se le disuguaglianze sono è addirittura cresciute, ci si è rassegnati al fatto che la Rivoluzione non è né prossima né ventura. . E’ proprio vero. Lo riconosce anche Bertinotti: (Intervista al Fatto Quotidiano). . Verissimo, ma i rimedi (ideologici) non sono più quelli di una volta. Che il rimedio possa essere il Pdr (Partito democratico renziano), anche a me sembra improbabile, se non nel senso di cercar di capire al più presto perché vince, e se non ci sono alternative. Tuttavia, , come diceva la Rossanda, credo appartenga al mondo dei sogni.

Cordialmente. Lorenzo Borla

alberto ha detto...

Concordo con Borla. I ragionamenti di Astengo sono rispettabilissimi, sul piano di una fine discussione colta, ma sul piano dell’agire politico rischiano di portare da nessuna parte . Come del resto il voto elettorale in Italia sta mostrando da almeno vent’anni e che vede oggi solo SEL presente in parlamento ma con moltissime difficoltà dopo le scelte di quasi “ritorno al passato” fatte nel suo ultimo congresso.
La sinistra continua a pensare sempre e solo alle “grandi rivoluzioni” dimenticando che per farle occorre prima consolidare le proprie posizioni elettorali e solo dopo potrà così cercare di guidare il paese, e prima l’elettorato, verso queste. Da giovane ho praticato un pochino la barca a vela. Questa, a differenza della barca a motore, mi ha insegnato che ciò che conta, è avere ben precisa la meta da raggiungere, ma poi il percorso non può quasi mai essere un percorso diretto e rettilineo perchè non si può avere sempre e solo il vento in poppa e che spira proprio nella direzione della meta prescelta. Ed è quindi necessario procedere zizzagando se ci si vuole muovere verso la meta prescelta. Troppa sinistra pensa sempre invece che si possa procedere come sui binari di un treno: diritti alla meta. Ma così si va sempre solo a sbattere.
Certo può essere utile anche “fare testimonianza” . Lo ha fatto il PCI per tanti anni, ottenendo molto solo facendo “opposizione”; per esempio contribuì in modo determinante alla nascita del SSN con riforma Mariotti (PSI) senza neppure votare a favore. Ma questo perchè era, numericamente e elettoralmente, un grande partito. Anche “fare testimonianza” può riempire la mente e il cuore: basta saperlo e dirlo. Ma politicamente può bastare a chi vuole una sinistra che aspira a governare ( e non solo a proporre) i processi di cambiamento di una società?
Grazie per l’attenzione.

mario ha detto...

Caro Alberto Ferrari, tu parli di Riformismo nel senso più originario, pragmatico e nobile del termine.
E va da sé che su tanto non possiamo che essere d'accordo al mille per mille.
Ma, onestamente, tu riesci a vedere il "nostro" Riformismo nel PD di Renzi?
Perché il caro Borla, gira che ti rigira, è solo a quest'ultimo che si riferisce con accenti di ineluttabilità che lasciano sgomenti.
Saluti.
Mario Francese

roel ha detto...

Il PD, che nel trasformismo sfiora l'eroismo, mi dà l'impressione che abbia fagocitato tutte le istanze del Socialismo italiano e della vecchia "balena bianca", creando un "ibrido" molto convincente per il 41% dei partecipanti al voto.
Per quanto riguarda il Partito socialista, in presenza di tale situazione, riesce sempre più difficile recuperare la propria originalità e autonomia, riscattando da quell'amalgama l'autenticità della propria tradizione e dei suoi valori di libertà, democrazia ed equità sociale. Intanto assistiamo a nuovi processi planetari che sembrano spianare la strada al capitalismo imprenditoriale e finanziario, la cui unica preoccupazione è, come sempre, quella del massimo profitto possibile, magari delocalizzando alla ricerca di "schiavi" a basso prezzo.Risulta più difficile per il mondo del lavoro difendersi. Penso che anche il sindacato dovrà progettare nuove strategie, allargando e potenziando al massimo il movimento dei lavoratori a livello europeo e, possibilmente, planetario.
Nuove strategie che non consentono di "nascondere dietro un dito" privilegi, caste, supercaste, disuguaglianze estreme, saccheggio delle risorse da parte di una minoranza di "licantropi", parentopoli e clientelismo, sprechi e arricchimenti facili anche di tanti "politici" e politicanti, nonchè dei loro accoliti, ecc., ecc.-
Per portare allo scoperto " i traffici" dei maneggioni che nel corso dell'ultimo trentennio, hanno pensato solo ed esclusivamente alla cura del "proprio orto", facendo lievitare il debito ad oltre 2000mld e riducendo il Paese all'anemia, necessiterebbe un'indagine sui "profitti di regime". Cosa questa che non verrà mai fatta anche perchè sono tanti gli "stro..." che riescono ancora a galleggiare nei centri di potere e nelle istituzioni. Nell'antica Grecia, madre della Democrazia, chi era investito per sorteggio di cariche pubbliche, era sottoposto a verifica patrimoniale estesa anche ai familiari.
Un saluto, Roel

lorenzo ha detto...

Caro Mario Francese, lasciamo stare il riformismo di Riccardo Lombardi, Antonio Giolitti, Giorgio Ruffolo, al quale anch'io ho aderito per tantissimi anni, e a cui, idealmente, credo ancora. E cioè che fosse la miglior cura per i mali italiani. Ma gli anni sono passati e ne siamo sempre più lontani. Quel riformismo non ha niente a che vedere con Renzi. Ma, in parole povere, è meglio Renzi della destra. Non ci è bastato Berlusconi per venti anni? Bersani ci ha pure provato, a fare una cosa più di sinistra, e abbiamo visto il risultato. Saranno i Fassina, Cuperlo, Civati, a fare la rivoluzione? Con quali voti?
Cordialmente. Lorenzo Borla

franco ha detto...

la risposta migliore l'ha fornita un signore intervistato a Firenze davanti ad una sede del PD che ha dichiarato: " sono tifoso della Fiorentina da tanti anni, non ha mai vinto niente. Non è che adesso per vincere devo tifare la Juventus?". Personalmente credo valga più un briciolo di coerenza delle idee che tutta la governabilità di questo mondo. Grazie a tutti Franco Astengo

Lorenzo ha detto...

La battuta è calzante e divertente. La coerenza alle idee di tutta una vita, peccato non sia apprezzata dal 95% dei votanti. Senza voti non si governa, e si fa governare la destra, cosa di cui si è accorto persino l'ineffabile Fausto Bertinotti, causa di molti danni alla sinistra. Certo, della coerenza resta la soddisfazione... Cordialmente. Lorenzo borla

renato ha detto...

Che la coerenza si debba adattare alle preferenze dei votanti è un'assoluta novità.
Da premio Nobel di chi guarda alla politica e ai partiti come lo fa chi è molto bravo a "fiutare il vento"!
Veramente c'è qualcuno che crede non sia la destra a governare?
Ma veramente chi sia stato anche per poco socialista può sostenere che l'attuale sia un governo che guardi a sinistra?
c'è soddisfazione, per un soggetto che si dichiari ancora socialista, essere oggi "renziano"?
renato fioretti

claudio ha detto...

io non credo niente ma constato che in Italia abbiamo avuto finora solo 4 governi riformatori: Cavour, ancora in Piemonte, Giolitti, Fanfani e il primo centro sinistra. Tutti hanno avuto contro i reazionari, qualcuno anche i servizi segreti, tutti hanno dovuto anche difendersi contro le ingiurie e le parossisitiche accuse di tradimento da parte di chi si riteneva il depositario dei sacri principi della sinistra Docg. Ma se l’Italia ha fatto qualche passo avanti , deve dire grazie solo a loro, e non agli isterici. Renzi è stato ricoperto di ingiurie prima ancora di cominciare, e adesso, secondo gli eroi del 2,5% , non può permettersi neanche di dire buona sera senza essere aggredito (cosa ci trovi di buono?). Finora ha fatto più annunci che provvedimenti definitivi, ma in 7 mesi in Italia il parlamento bicamerale non approva neanche una cartolina. Piuttosto, a proposito di seguito popolare, corre voce in rete che la Cgil si sia fermata a 400.000 nella raccolta di firme sul referendum contro l’austerità. Se così fosse, ci sarebbe da applicare l’art. 18 a chi ha pensato di raccogliere firme anche ad agosto, magari con imbecilli osservazioni populistiche tipo “i nostri non vanno al mare” (ma i sindacalisti e i raccoglitori di firme si) ...

felice ha detto...

siamo ormai al pre-politico alle pulsioni profonde dell'inconscio: la frustrazione di meritare la vittoria ma di non conseguirla. Appare il salvatore e esercita un'attrazione cui non si può resistere: diventando un punto di riferimento ineludibile. Il suo successo è il tuo successo. Se fallisse torneresti nello stato di frustrazione dal quale credevi di essere uscito finalmente. Insopportabile.Si può dar loro torto? Si vive una sola volta e non crediamo che siano degli opportunisti: son persone che non traggono alcun vantaggio personale e proprio per i residui di integrità devono anche sopportare la compagnia di profittatori ed avventurieri fino all'altro ieri anti renziani. La prospettiva deve rimanere: senza questo incentivo le vittime dei processi di Praga non avrebbero confessato colpe inesistenti. Era la sublimazione dell'essere comunisti."nella storia viene sempre contemporaneamente elaborato, prodotto, ciò che è giusto e necessario che venga. " Concorso a premi a chi sa da dove è stata la citazione in corsivo una edizione completa MEGW


Felice C. Besostri

lorenzo ha detto...

Con tutto il rispetto, sono domande retoriche e astratte. Se uno rifiuta la realtà per coerenza e posizioni ideali, fa benissimo, ma non fa politica. L'accusa di fiutare il vento (bisognerebbe informarsi prima) ha senso quando fiuta il vento ne può ricavare vantaggi. Io sono stato socialista per più di cinquant'anni, e ancora guardo a quel socialismo come un ideale. Ma bisogna prendere atto che questa esperienza fa parte del passato. Il discorso su destra e sinistra merita un approfondimento che mi riservo di fare. Cordiali saluti. Lorenzo Borla


alberto ha detto...

Caro Mario, io non sono renziano. Credo tuttavia che occorre valutare le cose per quello che sono e non a prescindere.
Non sono renziano perchè, per usare la metafora che ho usato sul navigare a vela, nel modo di muoversi di Renzi vedo cose discutibili ed altre condivisibili ma non ho ancora compreso quale è la meta del suo viaggio e quindi non so se le azioni che ha intrapreso ci porteranno verso una meta e un porto condiviso. Porto, che per chi ha una formazione di sinistra riformista e non comunista, non sarà mai comunque un approccio definitivo perchè il mondo non può essere cristallizzato, ma come recita il manifesto di Bad Godesberg “Il socialismo è un compito ininterrotto: conquistare la libertà e la giustizia, conservare e dimostrarsi degni di esse. “. Si può ironizzare su quanto tasso di sinistra c’è in Renzi e quanto tasso di destra, ma senza la scelta non facile, visto ciò che non hanno fatto i Bersani e&, di portare il PD nel PSE oggi il parlamento europeo sarebbe di gran lunga dominato dalla destra e tutto ciò di cui si discute in Europa, ed in particolare il primato della politica sui burocrati ( del PPE peraltro) , non se ne sarebbe mai discusso. Misurare il tasso di sinistra del Pse è un esercizio intellettualmente stimolante e utile allo stesso Pse. Ma se questo esercizio viene sempre posto a premessa di ogni agire ( come quasi sempre la sinistra “colta” ha fatto ) allora “l’agire”, che è l’essenza della politica, non arriva più. Il pensiero critico di compagni come Astengo, e altri, è certamente utile perchè profondo e indiscutibilmente intellettualmente onesto. Ma non può essere un freno, almeno per me, alla scommessa politica su Renzi. Se mai, e questa e la critica che io faccio oggi a SEL e ad altri compagni è che andrebbe sfidato sul piano delle scommesse sul futuro e delle definizioni del “porto” verso cui andare. Perchè il rischio, se si vuole avere sempre il vento in poppa allora è che sia il vento a definire il punto di arrivo e non chi è al timone. E alto è il rischi che si vada a sbattere o che ci ritrovi in un punto diverso da quello verso cui si voleva andare.
Un caro saluto.

salvatore ha detto...

In questo scambio di mail sul riformismo e l'aderire o meno al
progetto di Renzi vorrei portare un piccolissimo contributo su un tema
pratico che conosco molto bene, la scuola.
Come sapete io sono tutt'altro che favorevole a Renzi, sono iscritto A
SEL, e mi ritengo socialista nel senso più "filosofico" e storico del
termine.
Bene, in questo periodo è uscito il testo del governo "la buona
scuola", 136 pagine (in realtà sono scritte molto grandi e con ampi
spazi, io l'ho letto in due giorni). Giace poi in parlamento,
ripresentata con alcune varianti, la legge di iniziativa popolare del
2006 per una riforma della scuola pubblica. Nel frattempo abbiamo
avuto anche la riforma del 2010 e la pubblicazione dei "quaderni della
scuola" nel 2012 da parte di SEL.

In tutto questo ricco universo di proposte più o meno complete, i
soliti meccanismi mentali pro-o-contro Renzi/PD/o chicchessia hanno
immediatamente portato la maggioranza della "sinistra" a scatenarsi
contro il documento "la buona scuola" e la modifica ai programmi delle
superiori (Gelmini di nome, ma in realtà i programmi furono elaborati
da una commissione di ben altro spessore) avvenuta nel 2010, tacciando
il tutto di "scuola-in-mano-alle-aziende", parlando di distruzione
della scuola pubblica, etc etc....

Eppure io me li sono letti tutti e, a parte il non trascurabile fatto
che la "buona scuola" in realtà è solo un documento programmatico e
non si è ancora tradotto (lo sara? quando?) in una proposta di legge,
io lì dentro vi ho trovato novità veramente interessanti
sull'autonomia della scuola, sugli organici, sulla governance, così
come vi ho trovato aspetti che sono delicati e potrebbero essere,
all'atto pratico, declinati in modo socialista o aziendalista (quindi
occorre vigilare attentamente), come la valutazione, aspetto
necessario ma, ovviamente, molto delicato.
Al contrario, nella LIP, che pure mi piace per molti aspetti, è una
vera proposta di legge ed ha una genesi democratica e condivisibile,
vi ho trovato alcune ingenuità pericolose, come, ad esempio, questo
articolo 27, comma 4:

4. Il diploma ha valore legale, dà accesso
a tutti i livelli successivi di istruzione e for-
mazione ed al mondo del lavoro. I diplomi
conseguiti nelle scuole superiori dell'area
tecnico-professionale consentono l'accesso
alle relative figure lavorative.

Questo articolo, pur partendo da buone intenzioni, è viziato da una
ridondanza che confonde, e rischia di limitare l'accesso universitario
per i diplomati dell'area tecnico-professionale (a meno che non lo si
voglia intendere al contrario, è cioè che l'area liceale non ha
accesso al lavoro!!!!!)

Tutto questo per dire che alle volte occorrerebbe entrare di più NEL
MERITO delle cose, come ha ricordato Alberto Ferrari, per capire se
sono nella direzione giusta o sbagliata, ed è per questo che, pur
essendo contro Renzi per le altre cose che sta facendo, mi trovo, con
mia sorpresa, a ritenere che sulla scuola stia operando, a livello di
principio, in modo molto interessante. Peccato poi che nella legge di
stabilità stia tagliando un altro bel po' di soldi tra esami di stato
e altre cosucce.... e questo mi porta a chiedermi se ai buoni
propositi seguiranno fatti concreti, ma intanto io vorrei che la
sinistra, invece di partire lancia in resta, facesse propri i punti
più qualificanti del progetto sulla scuola e li utilizzasse come base
per formulare una concreta proposta di legge, che sicuramente
troverebbe il sostegno di ampia parte del PD che quel documento ha
scritto e condiviso.
Perchè non proviamo ad agire in questo modo? Forse potremmo riuscire
ad incidere di più nella realtà, pur senza venderci l'anima e restando
fedeli ai nostri principi.

Salvatore Salzano

Anonimo ha detto...

Con altrettanto rispetto, da socialista - al presente, non al passato prossimo - riesce difficile comprendere come sia possibile richiamarsi a un ideale e, contemporaneamente, liquidare come retorica e astratta l'esigenza di operare con coerenza.
A costo di essere di nuovo tacciato di ricorrere alla retorica, confermo che la politica, se disgiunta dalla coerenza, oltre che non appartenere alla "sinistra" (quella alla quale personalmente continuo a richiamarmi) mostra grande propensione alla non comune capacità di "fiutare il vento"!
Certo, se Sandro Pertini, piuttosto che adirarsi con l'amata madre - per avere elle fatto domanda di grazia in sua vece - l'avesse assecondata, avrebbe mostrato meno (retorica e astratta) coerenza, maggiore senso della realtà e, soprattutto, di saper fare politica!
Saluti.
Renato Fioretti

stefano ha detto...

...e non avrebbe avuto il posto - che invece ha - nella nostra storia.
P.S. Piano con la parole: "passato prossimo" e' appena appena una radice. La togli e il vegetale non arriva al giorno dopo.
Stefano Rolando

elio ha detto...

Caro Fioretti, se Pertini avesse assecondato la madre avrebbe compiuto un atto di normale amministrazione e non sarebbe stato Pertini. il quale quell'atto, nella lettera struggente alla madre, l'ha motivato eccome! Elio Veltri

luigi ha detto...

caro compagno Renato Fioretti,
non ricordo e me ne scuso di averti letto su questa lista ma sono
lieto di questa tua ...
in questa lista oramai ci sono due scuole di pensiero che nemmeno si
possono comfrontare sia con dialogo sia con dialettica ...
la prima, la tua, che è la mia ... segue la logica della coerenza con
un pensiero di sinistra, comunque declinato, io liberalsocialista che
mi ritrovo assai bene assieme a compagni comunisti che in coerenza
con la Costituzione italiana - dunque "coerenza per" qualcosa di ben
definito e alta guida giuritica pretendono che ne siano applicati
principi e modello economico misto, finalità sociali, regia dello
stato in economia, ... la guida delle riforme strutturali socialiste
nel solco del titolo terzo rapporti economici perseguite da Lombardi
... Brodolini, ma anche ... dei democristiani di sinistra Cattin,
Marcora;
l'altra scuola di pensiero è quella del riformismo pur che sia anche
neoliberista basta che sia vincente ... come a dire che il socialista
Mussolini convertito a fascismo aveva ragione e i Rosselli, Calogero,
Capitini, Pertini, torto.
Un solidale saluto.
Luigi Fasce

felice ha detto...

Attenti alle mutazioni genetiche purché non siano artificiali. Chi è stato socialista nel passato remoto o prossimo che sia non nè deto che lo sia ancora, anzi si può comportare come quel rabbino che convertitosi al cattolicesimo diventò uno dei protagonisti della SANTA INQUISIZIONE a Burgos. Si può diventare socialista senza esserlo stati: Macaluso, Terracini, Salvi, Giolitti ne sono un esempio tra i tanti. La sinistra rinascerà se i suoi filoni ideali storici sapranno trovare una nuova sintesi: è la proposta di Edgar Morin in Ma gauche che sostanzialmente condivido. Ma la sfida vera non si fonda soltanto sul terreno del pensiero, ma dell'azione e soprattutto se dalla sinistra esce una proposta alternativa realistica e credibile per uscire dalla crisi. Siamo lontani e questa è la vera forza di Renzi ha di fronte avversari variamente assortiti ma non portatori di un modello alternativo unitario.L'anti-renzismo è troppo simile all'anti-berlusconismo e questa è una delle ragioni del suo insuccesso. Può solo sperare che si suicidi come è stato con Berlusconi, che però era più debole a causa del suo conflitto di interessi e la molteplicità dei suoi interessi: si fosse dedicato alla politica per il tempo dei bunga-bunga e si fosse allontanato da Mediaset sarebbe ancora al governo di questo paese


Felice C. Besostri

renato ha detto...

Caro compagno Luigi,
ti ringrazio.
Le tue parole mi confortano.
Alla rispettabile età di 64 anni, essere tacciato di ricorrere alla retorica e
all'astrattismo - con la consapevolezza di poter vantare - da socialista - un
nonno (Renato) che, da antifascista "vero", conobbe prima Regina Coeli e poi il
confino a Ponza e Campagna e il padre (Ugo, classe 1921) che, dopo l'8
settembre '43, preferì la prigionia in Germania, alla collaborazione con la
Repubblica sociale di Salò - è, per usare un eufemismo, un'offesa alla coerenza
e a quanti, nel nome di un ideale, ci hanno lasciato la vita!
Non vorrei sembrare offensivo nei confronti di alcuno, però ho sempre ritenuto
che quelle che tu - giustamente - definisci oggi "due scuole di pensiero",
abbiano sempre, più o meno, convissuto all'interno del nostro partito.
Una sola cosa non condivido appieno; il ritrovarsi tanto "bene" con i nostri c.
d. "cugini".
Sono stato un dirigente regionale della Cgil per circa 30 anni; dal '78 al
2008.
Ho quindi sperimentato bene cosa significasse - soprattutto, ma non
esclusivamente, all'epoca delle "componenti" - la convivenza con tanti "duri e
puri" che: avevano la presunzione di essere unici legittimi rappresentanti
della "sinistra", "quotavano" il loro peggiore rappresentante (con tanto di
tessera Pci) almeno allo stesso livello dei nostri migliori "quadri",
pretendevano quasi di fare una quotidiana verifica della nostra quantità di
sangue "rosso" e dichiaravano - senza mai davi corso - una rivoluzione al
giorno!
Preciso che queste mie considerazioni non sono dettate da un rancoroso astio
nei loro confronti; rappresentano, per quanto mi riguarda, la presa d'atto che
- da socialisti - bisogna essere molto cauti e "prendere con le molle" le
conversioni al socialismo di tantissimi che - da quando si definivano "duri e
puri" - hanno finito per smentire Luigi Pintor: "Non moriremo democristiani".
Tra l'altro, hanno saputo fare di peggio; infatti, in ossequio alla
realpolitik - che non prevede né richiede coerenza, è sufficiente "saper fare
politica" - sono morti addirittura renziani/berlusconiani!
Ciò non toglie, naturalmente, la bontà di una collaborazione sempre più attiva
e incisiva soprattutto con quanti hanno militato, con grande fervore
democratico, nel Pci prima e in tutte le sue "mutazioni" successive e
dimostrano, nei fatti, di rendersi conto che, allo stato, il Pd opera e si
muove in un campo che non appartiene più a quell'idea di "sinistra" cui tu ed
io continuiamo a fare riferimento.
Un abbraccio, renato fioretti

dario ha detto...

Caro Renato,
il giovanilismo e la velocità sparsi a piene mani dal Renzi mi ricordano un periodo molto infausto per la politica italiana, quello del futurismo. Io che ho un paio di anni meno di te ritengo che sarebbe opportuno fondare un nuovo movimento, quello del pensare lento, il riflettere su quanto avviene attorno a noi con un minimo di realismo e senza farci dettare i tempi dai tweet, perchè la politica, quella vera ha tempi lunghi non comprimibili neppure con facebook (tant'è che Renzi stesso è passato dai cento giorni ai mille giorni)
Nel merito la strategia di Renzi è ormai chiara, ad oggi io vedo un chiaro tentativo di occupare con il PDR l'area centrale dello schieramento politico, spingendo la sinistra verso l'arroccamento attorno ad un partito massimalista (destinato ad avere uno spazio molto limitato) e la destra verso un partito conservatore con uno spazio altrettanto limitato.
La proposta di legge elettorale va in questa direzione perchè con un grosso partito moderato supererebbe agevolmente il 40% e piglierebbe il premio di maggioranza (PD e FI a Torino e non solo hanno già fatto la prova di un listone unico per le elezioni per la città metropolitana), questa strategia si scontra però con la sentenza della Corte del 2 dicembre 2014.
Le ipotesi di legge finanziaria vanno nella stessa direzione, di agevolare con l'intervento sull'IRAP le imprese ad alta intensità di occupazione, sarebbe una buona idea se avesse il limite di togliere solo il monte stipendi per i lavoratori a tempo indeterminato dalla base imponibile. Purtroppo però l'IRAP serve per finanziare la Sanità, per cui o si tagliano i servizi o si aumenta l'IRPEF regionale (la polemica Renzi Chiamparino nasce da questo banale dato di fatto), e se si aumenta l'IRPEF (o anche solo i ticket) si tratta di un ulteriore trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi.
Come potete ben notare da questi pochi appunti la strategia di Renzi è ben chiara, ma è una strategia che si sta scontrando con vincoli probabilmente non sormontabili (La Corte Costituzionale e le Regioni)
Caro Borla,
Lombardi, Giolitti, Ruffolo, ci aggiungo anche Brodolini e Giugni (per la legge 300 volgarmente conosciuta come Statuto dei diritti dei lavoratori) saranno anche vecchi, ma sono coloro che le riforme le hanno per davvero fatte, non solo declamate.
Peraltro c'è un elemento che mi fa ben sperare, che anche coloro che per anni, anni e anni hanno fatto dell'antisocialismo la loro arma iniziano a riflettere e in molti articoli, di autorevoli antisocialisti, noto con soddisfazione che la sostituzione di Socialismo con Riformismo non funziona più, ormai da alcuni mesi chiamano le COSE con il loro nome e il RIFORMISMO è ormai palesemente inadeguato in quanto è solo un metodo di azione politica e non un fine.
Renzi farà alla sinistra un grande regalo: la libererà da un vincolo e da una maledizione, riconsegnandoci, a quelli di noi (pochi) che in questi anni hanno battagliato in solitudine per ricostruire una idea positiva del socialismo, la possibilità di tornare a pensare che un'altra idea per l'Italia è possibile: quella di un socialismo democratico e riformatore, dipenderà da noi se sapremo continuare in quest'opera e se sapremo costruire per davvero un nuovo modello di socialismo adatto alla società del XXI secolo.
Se non nascerà entro un paio d'anni una forza socialista Renzi governerà per il suo ventennio, lasciando che destra e sinistra continuino a proporre manifestazioni, manifestazioni, manifestazioni, ma, come diceva Nenni, si scontreranno con la maledizione delle piazze piene e delle urne vuote, e su questo ha ragione Borla, governa chi ha i voti necessari per far eleggere un Parlamento a propria immagine e somiglianza, ed in un paese conservatore qual è l'Italia una sinistra massimalista non avrà mai i voti per essere maggioranza egemone.
Fraterni saluti
Dario Allamano

lorenzo ha detto...

Caro Fioretti,
ma ti rendi conto? Siamo nel 2014 e stiamo parlando degli anni Trenta, quando c’era la dittatura … E’ un esempio che sta in piedi? Perché, tanto per dire, non ci rifacciamo a Giordano Bruno? Quello la coerenza ce l’ha avuta eccome! E, nel corso della storia possiamo trovare una quantità di esempi analoghi. Tuttavia, senza gli angloamericani la coerenza di Pertini a cosa sarebbe servita, se non a se stesso? Ma a Sinistra, si fa politica per se stessi o per migliorare le condizioni degli ultimi e dei penultimi? Comunque, il dilemma mi sembra abbastanza semplice: o si pratica la coerenza per fare opposizione a prescindere, oppure si accetta che in un Paese, il nostro, che si sta impoverendo per i più, con il risultato di una disoccupazione, specie giovanile, alle stelle, si tenti una via democratica per rimediare a questo stato di cose. Ha senso continuare a rifarsi a ideali, che già con la caduta del muro, hanno mostrato l’impossibilità della loro applicazione, e con il ventennio berlusconiano hanno dimostrato che la pancia del Paese sta a destra, come d’altronde è sempre stato, dal dopoguerra a oggi? Dalla unità del Paese ad oggi, la politica è stata dominata, prima, da aristocrazia (a cominciare da Cavour) e da borghesia (cosa ovvia, dal momento che erano le sole persone alfabete), poi dal fascismo, dietro cui si erano rifugiati aristocratici e borghesi, poi dalla Dc, che dal 1948 in poi ha raccolto la maggioranza dei consensi, e non c’è dubbio che fossero in maggioranza consensi contro la sinistra … L’avvicinamento al socialismo si è verificato in due sole occasioni: con la nazionalizzazione dell’energia elettrica di Lombardi, e con il tentativo di far passare l’esproprio nell’ambito della riforma urbanistica di Fiorentino Sullo, subito bloccato dal “tintinnar di sciabole”... La questione secondo me oggi sta in questi termini: il prelievo dello Stato sulla ricchezza prodotta è del 52%. A questo livello, la pressione fiscale viene considerata ai limiti della sopportazione (alzarla ancora, in Italia, vorrebbe dire solo aumentare l’evasione che già è altissima). In termini di numeri (mi rendo conto che ci allontaniamo dagli ideali, che fanno sognare, per tuffarci in considerazioni di bassa cucina contabile) le spese del Governo nel 2015 dovrebbero essere di 835 miliardi, da cui dedurne una novantina per gli interessi: restano 745 miliardi da spendere. Allora, la questione non è più quella di realizzare in astratto il socialismo, ma quali spese, fra queste, servono ad arricchire chi è già ricco, e quali invece sono dirette a migliorare le condizioni di chi ricco non è. Le battaglie pregiudiziali e ideologiche, forse è venuto il momento di lasciarle ad altri (vedi, ad esempio, l’intervento serio e intellettualmente onesto di Salzano). Cordialmente. Lorenzo Borla

franco ha detto...

Ciao a tutti,



invereconda verità sono amico di Renzi pur essendo della generazione dei componente del circolo.



Trovo surreali la maggior parte dei commenti che si ispirano a tutt’oggi al sol dell’avvenir.



Sono stato socialista, ho frequentato Lombardi e Vigevani con passione e interesse politico culturale, e non sono mai stato comunista pur avendo trascorso tra gli studenti tutto il 68.



Rimango tale anche oggi e credo che la stella polare del socialismo si esprima in un vocabolo : riformismo.



Oggi, con Renzi, sono impegnato nella trasformazione democratica di questo paese e mi sento coerente con i desiderata del socialismo in cui ho creduto e credo.



La palingenesi del socialismo è necessaria pena il cupio dissolvi dell’idea fondante, se l’idea è costantemente applicata ad un modello di società arcaico e superato dall’addivenire quotidiano.



Le riforme di Renzi sono indispensabili a rendere più giusta e protettiva dei bisogni ed interessi dei più deboli e indifesi la società.



Mettiamo in ordine le riforme a partire dal totem art.18 e perché è necessario riformarlo.



Lo strumento pensato e definito da Brodolini era adeguato ai bisogni dei dipendenti, soprattutto tute blu, degli anni 70.



In quegli anni , la vita media di un prodotto variava tra i 25 ed i 15 anni, contro gli attuali tra 10 e 2 anni.



Le aziende falliscono oggi con un rapporto di frequenza da uno a dieci tra oggi e gli anni 70.



Età media nello stesso posto di lavoro è cambiate tra i 35 e 40 anni degli anni della riforma dello statuto dei lavoratori agli attuati 5 o 6 anni.



Negli USA si prevede che un laureato possa cambiare lavoro 11 volte nel corso della sua vita lavorativa.



Bene chi è indifeso oggi : la maggior parte dei lavoratori che hanno bisogno di strumenti di tutela che li proteggano e li sostengano nel cambiamento del posto di lavoro che è nei fatti non nel futuro.



Qui, invece, si continua a pensare che l’aspirina dell’articolo 18 possa combattere malattie più pericolose ed invalidanti.



Spiacenti ma molti di noi sono seduti su una cavallo ma si stanno ponendo seduti di schiena rispetto all’andatura del cavallo.



Franco Donati

PS: Sarò questo fine settimana alla riunione alla stazione Leopolda di Firenze con Matteo Renzi. Sarei contento che alcuni di noi partecipassero.



Potete farlo segnalandolo sul sito http://www.leopolda5.it/ o inviando una mail personale con informazioni utili per il contatto a f.donati@contributi.it .



Vi accompagnerò nel percorso



lorenzo ha detto...

Cari Luigi Fasce,

Credo che i termini “neoliberismo” e “neoliberista”, in senso negativo e fortemente ostile, siano fra i più usati da parte della Sinistra o quel che ne rimane (sovente anche in questo blog). Questo mi ha indotto ad alcune riflessioni. Anzitutto mi piacerebbe che la parola neoliberismo scomparisse, per essere sostituita da quella più naturale e appropriata, di liberismo. Tutti i paesi democratici del pianeta soffrono, più o meno, di questa condizione di sistema, ovvero del capitalismo/liberismo (apertura dei mercati, concorrenza, privatizzazioni, liberalizzazioni, globalizzazione, finanza speculativa, eccetera). Ci stiamo dentro con tutti e due i piedi fino al collo, nel liberismo, e non mi risulta che qualcuno si faccia monaco per sfuggire a questa condizione. Quale è l’alternativa al liberismo? Ovviamente il socialismo. Il socialismo in cui abbiamo creduto, che abbiamo creduto possibile realizzare. Il socialismo basato sui ben noti valori di libertà, giustizia, uguaglianza, solidarietà. Ma il sogno non si è realizzato. Il socialismo reale è stato attuato nel mondo soltanto da regimi dittatoriali. In democrazia, mai. La ragione è molto semplice, ed è stata ricordata in estrema sintesi da Mario Tronti, insigne operaista, senatore Pd, che - per riassumere la sconfitta di una vita - in una recente intervista su Repubblica ha detto: . Non parliamo di Fausto Bertinotti, che in tarda età ha riscoperto il pensiero liberale, e si fa scrivere una prefazione dal cardinale Gianfranco Ravasi. Torniamo al socialismo: un sogno troppo bello, ideali troppo elevati, per poter essere messi in pratica, a fronte dell’individualismo, del sacro egoismo dominante nella maggioranza degli esseri umani. Naturalmente vi sono vari gradi di applicazione, e molte sfumature nel liberismo contemporaneo: da una parte, ad esempio, c’è il liberismo anglosassone, che certamente giudichiamo eccessivo e senza limiti. Dall’altra il liberismo europeo, in varie coniugazioni, che accetta alcune regole restrittive. Qualcuno potrebbe dirmi: . Direi che questa è piuttosto la versione dei liberisti classici, per fortuna quasi estinti (tranne Piero Ostellino che continua a imperversare dalle colonne del Corriere). In Europa anche i liberisti accettano come irreversibile il welfare state. I Paesi scandinavi, portati a modello di civiltà (Svezia, Norvegia, Danimarca) sono liberisti, salvo il fatto che prelevano circa il 60% della ricchezza prodotta annualmente per ridistribuirla; e gli abitanti di quei Paesi accettano, (obtorto collo) di farsi spogliare di una parte sostanziale dei loro redditi per averne in cambio una buona protezione sociale e dei buoni servizi. La Francia si avvicina ai Paesi scandinavi perché preleva il 56% e anch’essa fornisce buoni servizi, salvo verifica (in futuro) della sostenibilità della spesa (Hollande, partito con fieri propositi socialisti, è stato costretto a fare marcia indietro a favore di più liberismo). In Italia viene prelevato dal fisco il 52%: l’evasione fiscale è molto elevata, a differenza dei Paesi del Nord Europa, e i servizi non sono adeguati. Ora, la questione cruciale: cosa vuol dire essere socialisti in questo contesto? Secondo me vuol dire fare riferimento ai valori fondanti del socialismo, che non sono cambiati. Vuol dire prendere posizione politicamente a favore dei poveri, dei deboli, dei meno difesi. Vuol dire battersi politicamente per la giustizia e l’uguaglianza, quest’ultima essendo, più di altri, il tratto distintivo e qualificante del socialismo. Vuol dire sentire solidarietà, fraternità, compassione per gli altri esseri umani (vedi i migranti). E cercare di essere altruisti. Sono cose semplici, chiare, nette. Certo molto difficili da mettere in pratica, ma tali da far riconoscere chi si ritiene – idealmente – socialista.

Cordialmente. Lorenzo Borla