venerdì 17 ottobre 2014

Gim Cassano: Sinistra, si muove qualcosa?

Sinistra: si muove qualcosa? Mi sembrano significative, e da osservare con interesse e favore le novità emerse dalla manifestazione di SEL del 4 Ottobre, che alcuni hanno voluto, un po’ pomposamente ed impropriamente, battezzare come una sorta di “Patto dei Santi Apostoli” alternativo al “Patto del Nazzareno”. Ciò detto, e ferma restando l’attenzione e la piena convinzione che si tratti di un passo che va nella giusta direzione, mi sembra però opportuno tenere i piedi per terra, evitando di attribuire ad un fatto, per quanto reale e positivo, dimensioni e prospettive che sono ancora tutte da valutare. Si tratta di un primo e necessario passo, ma del tutto preliminare. La sua importanza sta nel fatto che, da parte di SEL, e da parte di un settore della minoranza PD che i fatti dimostrano non essere ancora chiaro quanto sia vasto e quanto sia determinato, si inizia a riconoscere la necessità di azioni comuni volte a ricostruire la Sinistra. Sottolineo i due termini “comune” e “ricostruire”, perché è da qui che penso si debba partire. Non essendovi infatti le condizioni per le quali nessuno possa pensare di rivendicare per sé ed in via esclusiva tale responsabilità, non disponendo né delle necessarie potenzialità, né di titoli indiscutibili, diventa condizione necessaria l’avviare un percorso tale da far convergere, evitando facili scorciatoie, esperienze, storie, sensibilità, diverse; ed occorre essere ben convinti che una prospettiva per la sinistra italiana possa riaprirsi solo per via di approcci culturali e metodi non ispirati passivamente a tradizioni ed abitudini, e tali da evitare di ripercorrere strade costellate da errori di strategia, settarismi, opportunismi, defezioni. Deve tra l’altro diventare chiaro il fatto che è venuto meno, ritengo in via definitiva, l’alibi dello schema centrodestra/centrosinistra, e che il “Patto del Nazzareno”, quali che siano le divergenze tattiche interne, prefigura un’area politico-culturale tendente ad omogeneizzarsi. Questa vede nel sincretismo populista di Matteo Renzi la capacità di cavalcare strumentalmente le diverse manifestazioni della crisi italiana, non con la conseguenza del loro superamento, ma con quella di perfezionare il ridimensionamento delle premesse istituzionali, sociali, economiche, della nostra democrazia. Ridimensionamento che la destra berlusconiana, sia pure in ritardo rispetto al conservatorismo britannico e americano, aveva avviato senza riuscire a portare a compimento definitivo. Se, pur passando per inevitabili contraddizioni -delle quali la fiducia votata al Senato da parte di quasi tutta la sinistra PD è un esempio- i fatti confermeranno che quanto è emerso il 4 Ottobre verrà progressivamente ad assumere questi significati, saremo così davanti ad un primo, necessario ed importante, passaggio. Ad avviare la messa in campo di una sinistra credibile, occorre poi che vadano man mano maturando altre consapevolezze, cui si riferiscono largamente i ragionamenti e le iniziative che, senza alcuna rivendicazione di esclusiva al riguardo, “Iniziativa 21 Giugno” ha iniziato a sviluppare. · Occorre avviare un percorso largo ed aperto a tutte le realtà politiche, associative ed individuali disponibili, senza primogeniture, fondato sulla partecipazione e sulle capacità di aggregazione, proposta, presenza e lotta politica, e riguardo al quale non può oggi essere immaginata una forma predeterminata. Più che ad un nuovo partito, oggi occorre pensare a costruire un movimento che possa caratterizzarsi per la capacità di aggregare esperienze e storie sinora separate ed il più delle volte tra loro conflittuali. · E’ un carattere che non può derivare da altro che dalla capacità di rileggere esperienze e storie in termini critici ed alla luce di fenomeni che hanno fatto venir meno molte delle premesse e delle fiducie attorno alle quali si sono sviluppate le democrazie industriali nel corso del XX° secolo. Limiti allo sviluppo, marginalizzazione del lavoro, finanziarizzazione dell’economia, concentrazione della ricchezza, sviluppi oligarchici e tecnocratici, riflussi populisti, stanno comprimendo in termini del tutto nuovi quegli spazi di libertà, democrazia, giustizia sociale che, lentamente allargatisi sino agli anni ’70, ci si era poi illusi di poter mantenere comunque e nonostante il cedimento della capacità propulsiva delle forze di sinistra ed il conseguente progressivo loro indebolimento e perdita di radicamento sociale e territoriale. · Se una forza di sinistra trova la sua ragion d’essere nel difendere, estendere e generalizzare questi spazi, occorre allora che sappia sviluppare capacità di analisi, di elaborazione e di proposta, innovative nel tener conto di questi fenomeni e di come e quanto negli ultimi decenni si siano indebolite e frammentate l’economia e la società italiane più di altre, avviando spirali nelle quali cause ed effetti di crisi economica, sociale, politica, istituzionale, si intrecciano ed amplificano vicendevolmente. Più che ricercare atti fondativi o costitutivi, dei quali è sin troppo piena la sua storia, si tratta di mobilitare le forze disponibili sulla condivisione di progetti ed iniziative che, muovendo da un rapporto con la realtà centrato sul definire risposte concrete e credibili alle più evidenti ed immediate emergenze del Paese, avviino però prospettive ampie di sviluppo, innovazione, mobilità e crescita complessiva della società e dell’economia indirizzate a combattere una stagnazione complessiva di sistema cui corrispondono dinamiche interne tendenti a dividere ulteriormente la società comprimendo spazi di libertà e di democrazia. · Ciò comporta il considerare come obbiettivi prioritari ed immediati: 1)- difendere la democrazia, con riferimento alla rappresentanza, alle sue regole, alle istituzioni, sia al centro che nelle realtà civiche, e con riferimento al funzionamento del sistema politico e dei partiti; 2)- avviare la discussione e la messa a punto di politiche di sviluppo aventi l’obbiettivo immediato di superare le emergenze economiche (quella del lavoro in particolare), e quello di prospettiva di modernizzare il Paese correggendone i più evidenti squilibri sociali e le molte arretratezze, organizzative e materiali; 3)- riportare il concetto di programmazione, finalizzata allo sviluppo, all’innovazione, al riequilibrio territoriale, al centro dei compiti e dei metodi delle pubbliche amministrazioni; 4)- affermare, con indicazioni concrete, il principio di una concezione complessiva ed inscindibile dei diritti e dei doveri individuali, civili, sociali. · Si tratta di obbiettivi da inquadrare in un’assunzione di responsabilità di respiro nazionale ed europeo, che richiede di sviluppare e praticare senza opportunismi e senza sconti una solida cultura delle istituzioni democratiche, delle regole, della giustizia, e della buona amministrazione della cosa pubblica e dei beni comuni. Occorre ridare fiducia al Paese promuovendone, anche in sede comunitaria, un interesse generale che confligge con l’immobilità sociale, con l’allargarsi delle disparità, col formarsi di caste chiuse e che si autoriproducono mortificando la modernizzazione e la valorizzazione di meriti, capacità, potenzialità. Ciò comporta la necessità di politiche per l’innovazione e lo sviluppo, per l’istruzione, per la rivalutazione del lavoro, per i diritti, e per la tutela dei più deboli, nella convinzione che queste siano nell’interesse generale della comunità e condizioni per la sua crescita, e che costituiscano le basi sulle quali si fonda e sviluppa la democrazia. Il fatto che, in termini concettuali, di metodo, di proposta, maturino larghe consapevolezze in tal senso non è percorso facile e che possa procedere senza contraddizioni e resistenze, dovute anche alle obiettive diversità di ruoli e funzioni tra partiti e loro settori, sindacati, associazioni, che è inutile nascondere; si tratta di procedere, un passo dopo l’altro, senza velleità dogmatiche o aspirazioni ad annettere, verso una sinistra più larga possibile e sviluppata nel rispetto reciproco. Il fine comune non può limitarsi alla critica dell’operato di questo governo nella logica e nell’auspicio del tanto peggio, tanto meglio; perché il peggio sarebbe comunque quello dell’intero Paese ed il meglio potrebbe venir colto o da una destra dichiaratamente autoritaria, o da coloro che, pur non convinti del nuovo corso imboccato da Renzi, sperano ancora nella possibilità di ripristinare un centrosinistra debole nella testa e nelle gambe, ed attendono il momento di poter preparare un: “Matteo, stai sereno” di palazzo. Prescindendo dalla tenuta o meno di questo governo, dall’eventualità di un soccorso azzurro, dal ricatto elettorale, non può esservi altro fine che quello di riaffermare in Italia la presenza politica di una sinistra configurata secondo criteri non difformi da quanto si è accennato. Perché questa è una condizione comunque necessaria: o per poter condurre una credibile battaglia di opposizione in quel che resterà del Parlamento e nel Paese; o, nel caso, a far sì che possa configurarsi un centrosinistra “forte” e dotato di reale capacità di riforma. In tal senso, mi pare necessario il metodo che “Iniziativa 21 Giugno” ha iniziato a proporre e sviluppare, attraverso la capacità di rapportarsi a diverse esperienze di una sinistra frammentata e prescindendo da ogni condizionamento derivante da questa o da quell’altra provenienza, ed utile il suo ruolo. Se infatti è evidente la necessità di adeguati approfondimenti concettuali, non ci si può fermare a questi, ma occorre sviluppare la capacità di proposta, la costruzione di rapporti politici, la promozione o partecipazione di/ad iniziative e campagne politiche, in sede nazionale e, cosa altrettanto importante, nelle diverse sedi locali ove ne sussistano le condizioni. Il che non può avvenire per effetto del semplice incollaggio orizzontale di spezzoni di politica, quanto come risultato di un processo che mira sì all’aggregazione, ma che considera questa possibile solo se conseguenza logica di comuni approfondimenti analitici e di proposta, e di comuni iniziative; il viceversa sarebbe con tutta probabilità destinato al fallimento. Le iniziative ed i comportamenti che sinora “Iniziativa 21 giugno” ha avviato, vanno in questa direzione. Altre dovranno seguirne. Gim Cassano ( gim.cassano@tiscali.it ). 13-10-2014

1 commento:

felice ha detto...

TUTTI I DISCORSI COMPRESO ss apostoli E PARTITO DEL LAVORO CON LANDINBI SEGRETARIO HANNO COMUNQUE UNA CARATTERISTICA: L'AREA POLITICO CULTURALE SOCIALISTA E LIBERALSOCIALISTA COMPRESA LA SINISTRA SOCIALISTA NON SOLO NON è ASSOCIATA MA NEMMENO INVITATA MALGRADO CHE IL POLITCAMP DI LIVORNO AVESSE DATO UN'INDICAZIONE DIVERSA E CHE IN UNO DEI CAPISALDI DI UN NUOVO PATTO LA DIFESA DELLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA SOLTANTO ESPONENTI DI QUELL'AREA HANNO CONSEGUITO RISULTATI CONCRETI CON L'INVIO IN CORTE COSTITUZIONALE DELLE LEGGI ELETTORALI NAZIONALI REGIONALE LOMBARDA E EUROPEA ED ORA STANNO PROMUOVENDO I RICORSI CONTRO LE LEGGI ELETTORALI CAMPANA E TOSCANA E CONTRO LO SCANDALo DELLE ELEZIONI DI SECONDO GRADO DI PROVINCE E CITTà METROPOLITANE.. anzi ci sono state compromissioni in liste uniche.


Felice C. Besostri