martedì 22 marzo 2011

Luigi Covatta: La peculiarità del socialismo italiano mondoperaio

mondoperaio

18 commenti:

peppe ha detto...

Il compagno Manfredi Mangano (e lo ringrazio per questo) mi ha inviato su FB un Link relativo ad un articolo di Luigi Covatta su Mondoperaio (o meglio delle sue rovine).

Non ho trovato nell’articolo nulla di nuovo, in quanto Covatta, ripete pedissequamente le cose dette al convegno della Fondazione Socialismo del novembre 2010, nonché ciò che disse cinque anni a Potenza nella presentazione del suo libro “Menscevichi”.

Il nucleo centrale del suo pensiero (come in Cafagna e Pellicani) è la contrapposizione tra socialismo marxista (anche quello non leninista) e il presunto socialismo liberale che è sbocciato per incanto nel 1980.

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peppe ha detto...

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Sulla base di tale discrimine Covatta legge la storia del PSI repubblicano, come una grande e lunga preparazione all’apoteosi del liberalsocialismo postcraxiano , avvenuto dopo la Conferenza Programmatica di Rimini ed anticipatore del social-liberismo di Tony Blair.

Covatta è un intellettuale preparato e di spessore. Trent’anni fa era un sostenitore del socialismo autogestionario di Lombardi e Gilles Martinet. Oggi è postmartelliano. E credo che lo sia non tanto perché creda alle cose che diceva Martelli (è troppo intelligente per farlo) ma per la frustrazione (anche comprensibile) che ha preso molti intellettuali socialisti dopo il 92. Di fronte al sostanziale fallimento di una parte delle classi dirigenti postcomuniste, si tende a rivendicare che il Psi ha avuto sempre ragione, anche negli anni 80. Ma in questo modo non si costruisce nulla di positivo perché non si è capaci di affrontare le sfide del presente e del futuro se si considerano gli anni 80 una sorta di paradiso perduto.

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peppe ha detto...

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Ma veniamo alla storia raccontata da Covatta. Innanzi tutto per lui la separazione tra socialismo democratico e comunismo avviene sui mezzi e non sui fini, perché entrambi vogliono il superamento del capitalismo. Ora, come ha ben spiegato Massimo Salvadori, in politica è difficile separare mezzi e fini, perché i primi condizionano i secondi.

Covatta parte dal presupposto che tutto il socialismo marxista sostenga l’idea, quale modalità di superamento del capitalismo, di una economia e società centralizzate.

Bobbio ma anche altri, hanno rilevato come in Marx sia assente una teoria politica definita, una teoria dello stato, Proprio tale assenza ha determinato una fortissima divisione interna ai vari filoni del pensiero marxista nella loro evoluzione.

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peppe ha detto...

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Tale vuoto i bolscevichi hanno cercato di riempirlo tramite una idea di transizione al socialismo fondata sulla “democrazia totalitaria”. La democrazia per loro non è il governo del popolo ma quello che fa gli interessi del popolo ed innanzi tutto della classe lavoratrice di cui il partito è l’avanguardia cosciente. Di qui la dittatura del proletariato concepita come dittatura di partito.

Molto diversa è la posizione dell’austro-marxismo. Esso che si trova ad operare in società molto più avanzate di quella russa, ritiene che la transizione al socialismo debba avvenire in modo pienamente democratico, con libertà individuali e collettive illimitate. La democrazia sociale e comunitaria degli austro marxisti si fonda sul rifiuto esplicito della dittatura del proletariato ed allo stesso tempo sul superamento della democrazia liberale che confina i diritti al solo campo politico, estentendoli a quello sociale ed economico. Come è oggi nella nostra costituzione.

E’ facile ritrovare sulle posizioni austro-marxiste le idee di Morandi, Saragat, Basso e Lombardi.

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peppe ha detto...

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Sulla “chicca” covattiana che Lombardi non sarebbe stato marxista: questo è vero se si confonde il marxismo con il bolscevismo. In realtà Lombardi che era un eterodosso per natura ha sempre rifiutato un approccio “ideologico” al marxismo, ma ha sempre e costantemente riconosciuto nel pensiero di Marx una fonte primaria del suo essere. Basta leggere i suoi scritti. Egli rifiutava il marxismo volgarizzato della III Internazionale, così come il revisionismo evoluzionista di Bernstein. Rifiutava sia il determinismo storico di Hegel che l’evoluzionismo positivista. Il Marx che apprezzava era quello economista e sociologo del Capitale e dei Grundrisse.

Ma torniamo alla storia. Covatta correttamente mette in evidenza il significato di rottura che il primo centrosinistra ebbe, grazie alla convergenza tra socialisti e sinistra DC (Covatta proviene di lì , dalla corrente di Donat Cattin). Ma subito dopo cita il solito Cafagna (uno che sostiene che il vero socialismo è il non-socialismo) per sottolineare le “velleità illuministe” di Lombardi.

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peppe ha detto...

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Andando avanti egli giustamente ricorda come il PCI del 1969 guardava con diffidenza ad una scissione a sinistra della DC (ed ad una fusione tra socialisti e sinistra cattolica in un partito laburista). Non mi convince affatto la tesi che la DC volesse davvero il compromesso storico (tutt’altro).

Sugli anni 80 il dissenso con Covatta è totale. Egli giustifica (a differenza di quanto fece nel 1981) una linea politica che ha poi portato il Psi alla distruzione.

Covatta stesso mette in evidenza la profonda differenza che vi era tra la visione di Nenni e Lombardi da un lato e quella di Craxi dall’altro sul ruolo del PSI.

Nenni e Lombardi cercavano di inquadrare il ruolo e l’azione del PSI nell’ambito della evoluzione del sistema politico e della ristrutturazione della sinistra italiana. Craxi pensava ad una politica corsara che dovesse innanzi tutto prevedere il rafforzamento del PSI in quanto elemento di rottura del bipartitismo imperfetto DC-PCI; ma in prospettiva Craxi stesso pensava che tale politica doveva poi confluire in un rapporto unitario con il PCI, con rapporti di forza modificati.

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peppe ha detto...

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Il problema è che la politica corsara può dare dei frutti nell’immediato ma produce disastri nel medio periodo.

Agli inizi degli anni 80 le differenze ideologiche tra PSI e PCI si erano notevolmente assottigliate rispetto a dieci anni prima. Non erano del tutto scomparse ma c’era molta più vicinanza.

I Cafagna, i Pellicani e c. cercavano di inventarne delle nuove (non presenti nella storia del PSI). Quindi se il PCI diventava socialista, il PSI sarebbe dovuto diventare liberal-socialista, se il PCI diventava liberal-socialista i socialisti sarebbero diventati liberali. Così perpetuando all’infinito tale assurdo schema Nencini si trova di fatto nel III Polo.

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peppe ha detto...

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Ora Craxi, poiché era convinto che il PCI puntasse a ricostruire un rapporto con la DC (la quale però non era affatto disponibile), temeva l’avvicinamento ideologico tra PCI e PSI e finì per trovarsi in compagnia con i postcraxiani (Martelli. De Michelis, Cafagna) dai quali era molto distante ideologicamente. Non c’è dubbio che Craxi fosse, sul piano della cultura politica, molto più vicino a Nenni e Lombardi che a Martelli.

Ma poiché temeva che un PSI che non rimarcasse con nettezza la sua differenza con il PCI fosse destinato a scomparire, di fatto accettò che un pezzo del partito subisse una mutazione genetica.

Un errore colossale che alla fine ha distrutto il PSI.

Un partito non può vivere se non ha un ruolo ed una funzione che è determinato da un progetto e da una missione storica. Non vive per far sopravvivere una sigla a tutti i costi, anche al prezzo di smarrire se stesso. Come dice l’espressione evangelica “cosa serve all’uomo aver conquistato il modo intero se poi ha perso la sua anima?”

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peppe ha detto...

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E del resto una alternativa c’era a questa insensata scelta craxiana.

Lombardi nel suo straordinario intervento al Congresso di Palermo, a differenza delle chiacchiere e degli slogan pubblicitari di Martelli, fece una straordinaria analisi delle trasformazioni in corso del capitalismo in rapporto ai mutamenti tecnologici ed all’inizio dei processi di finanziarizzione (che con lungimiranza Lombardi intravedeva). E poi passò alla attualità politica. Dicendo questo: se il PCI diventa socialista non è cosa che debba spaventarci. Anzi il nostro obbiettivo di fondo è unificare tutta la sinistra su posizioni socialiste e libertarie. Naturalmente Lombardi era ben consapevole delle profonde contraddizioni che la linea di Berlinguer portava nel suo seno. Ed era convinto che la DC non avrebbe mai fatto un patto di governo con il PCI (dopo la fine dell’Unità nazionale). Quindi bisognava sfidare il PCI sul terreno della alternativa alla DC e far scoprire tutte le sue carte. Lombardi riteneva completamente irrealistica la politica del compromesso storico in quanto DC e PCI avevano elettorati confliggenti fra loro.

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peppe ha detto...

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Per tali ragioni la scelta del Psi del pentapartito fu un colossale errore politico. Se per un certo periodo si poterono sfruttare con la politica corsara le divisioni interne alla DC, alla distanza produsse effetti devastanti sul Psi stesso, in cui si consolidò la casta dei governativi e degli assessori, e dove i postcraxiani fecero danni enormi alla cultura politica socialista.

La famosa conferenza del 1982 di Rimini (la I conferenza programmatica del PSI) in realtà fu una cosa molto più complessa ed articolata di come la racconta Covatta e per la verità molti giornalisti.

Insomma non fu affatto la “conferenza di Claudio Martelli”. Anche se lo slogan “meriti e bisogni” fu quello che risaltò di più. In realtà tra quella Conferenza ed il liberalsocialismo di destra degli anni 90 c’è un abisso enorme. Semmai con la Conferenza il Psi arrivò fuori tempo massimo al programma di Bad Godesberg (nulla di nuovo): quello di una socialdemocrazia mitteleuropea (il Psi è sempre stato più a sinistra della socialdemocrazia classica). Va segnalato che uno dei relatori a quella conferenza fu Luciano Gallino (uno dei critici più severi di Tony Blair).

Ma anche la marmellata su meriti e bisogni fu inutilmente sopravvaluata. Intanto perché non si può astrattamente discutere di meriti e bisogni senza far riferimento alla dinamica economica e sociale concreta, ai rapporti di forza. Il capitalismo distribuisce il reddito sulla base dei rapporti di forza economici: è il conflitto sociale e politico che lo costringe a fare i conti con giustizia distributiva. Quindi parlare di meriti e bisogni in modo astorico è un esercizio inutile.

Craxi era preoccupato dall’emergere di nuove figure sociali e della possibilità che costoro potessero andare a rafforzare il blocco conservatore. Una preoccupazione giusta, perché c’era il rischio di un isolamento del mondo del lavoro.

L’errore però fu quello di individuare queste nuove figure sociali nel mondo emergente e rampante del Made in Italy. Che erano portatori di una etica individualista profondamente e che non erano affatto interessati ad una alleanza con le classi lavoratrici.

Alla fine un pezzo del PSI divenne ideologo del Made in Italy e degli stili rampanti di vita ad esso legati.

Ora è ovvio che la moda ed il deseign costituiscono un pezzo importante della capacità di esportazione italiana. Qualunque governo dovrebbe sostenere il settore. Ma da qui a farlo diventare il motore ed il centro propulsore dell’economia italiana….. Queste ideologizzazioni insieme a quella stupida del “piccolo è bello” (come se la piccola impresa potesse essere sostitutiva-anzi alternativa alla grande e non complementare ed integrata con essa) hanno fatto grossi danni alla nostra economia perché hanno impedito una seria politica industriale in grado di competere nei settori di punta.

IL Psi degli anni 60 sosteneva l’impresa socialmente responsabile degli Olivetti e dei Mattei. Quello craxiano gli imprenditori rampanti alla Trussardi. Ovviamente non c’è solo questo. Craxi (a differenza di Martelli ed Amato) sostenne con forza l’impresa pubblica dove il Psi mise gente di qualità a dirigerla (Reviglio all’Eni – la Belisario alla Stet).

Comunque dopo la carica di adrenalina data da Craxi con la sua Presidenza del Consiglio, Il Psi rimase senza nessuna strategia dopo il 1986. Il suo tracollo era inevitabile. Anche senza Mani Pulite.

Gli anni 80 sono controversi. Non sono il male assoluto (i 90 sono di gran lunga peggiori) ma neanche il paradiso perduto.

E comunque qualunque sia il giudizio da dare su essi, non si può rimanere nella contemplazione.

La sinistra ha un profondo bisogno della cultura socialista. Ma essa va prima liberata dalle mutilazioni e trasfigurazioni subite dal postcraxismo.





PEPPE GIUDICE

marco ha detto...

Sempre affascinante affrontare le elucubrazione di Beppe, ma esse partono da un'analisi che da una lettura di quegli anni fortemente di parte , e della parte che in quegli anni venne sconfitta all'interno del partito e che fu la componente ...Lombardiana , la quale esercito un forte ruolo di stimolo sempre all'interno del partito, ma sia sul piano organizzativo sia sul piano ideologico non riuscì a conquistare la maggioranza
Personalmente sono convinto che tutte le questioni politiche e gli avvenimenti vadano storicizzati, e la lettura della storia del partito letta tutta dalla parte di un uomo valoroso , come Lombardi a mio avviso è
fuorviante,
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marco ha detto...

L'assunto di Beppe parte dal dato che il Pci e la DC non avrebbero voluto il compromesso storico, invece a mio avviso la storia , dimostra che in qualche modo il vero pericolo che loro vedevano era l'accrescere di un'area laica e socialista , la dc ,perchè questo le avrebbe aperto serie contraddizioni al suo interno e nel rapporto con le gerarcghie vativcane, e il Pci in qualche modo perchè sapeva che il psi era visto come un partito almeno nel 1946 , in grado di conquistare il primato nel rapporto con la classe operaia.
Lombardi nel dopoguerra insieme a molti esponenti del partito d'azione passa al psi, un partito che è frontista , che esce dalla costituente come il primo partito della sinistra.La sua battaglia inizia subito perchè da buon autonomista capisce che nel rapporto con la mamma russia, sarebbe venuto fuori come vincente il partito che aveva rapporti storia, e finanziamenti consolidati, mai dimenticando che il suo capo Togliatti lavoro al cremlino fino al 1944.
Giiovanni Galloni della sinistra dc , racconta che una volta parlando con Nenni nei primi anni del centro sinistra ,parlando del 1948, Nenni attacco brutalmente Togliatti, tanto che Galloni ne rimase sorpreso e gli disse che si sentiva tradito , perchè mentre lui cercava di vincere le elezioni ,Togliatti invece come in una partita dove valgono due risultati, poteva si vincerle, ma creando grandi problemi all'equilibrio politico definito a Yalta, ma soprattutto il vero obiettivo che Nenni capì fu che
Togliatti voleva solo riequilibrae e sorpassare il partito socialista cosa che regolarmente avvenne.
Da quei giorni , come Beppe ricorderà da buon storico in un congresso straordinario tenuto a Genova Lombardi vinse il congresso e venne eletto Iacometti, Nenni si ritirò al partito e venne fondato Mondoperaio, subito dopo qualche mese Nenni riconquistò la maggioranza e anche se rimase legato al Frontismo, fino al !956(rottura con il Pci sull'Ungheria) , stava già delineando quella che era una strategia che portò il partito a definire la strategia del centro sinistra ,la quale passava dall'accordo di Pralognan con Saragat, e dal successivo incontro con la dc, consapevole che il Pci, per ragioni internazionali non avrebbe mai potuto rimettere piede nel governo.
La strategia quindi non fu quella dell'accordo con il Pci, ma fu quello di creare in Italia il grande esperimento di gestione e di programmazione che fu il centro sinistra, e non credo che serva ricordare che il Pci fu sempre contro, persino quando Brodolini ideò il sistema pensionistico che consentiva all'Italia l'ingresso nel Welfare il pci votò contro, persino si astenne e oggi ha del clamoroso ricordarlo sullo statuto dei lavoratori.
L'uscita dei carristi e la nascita del Psiup, spezza per sempre la possibilità di recuperare il rapporto di forze con il Pci, e porta via un terzo di deputati e apparato e voti.
La successiva fase del partito gestita da De Martino fino al Midas, che ricordo appoggiato da Lombardi e Mancini, portò Craxi alla guida del psi, ma da buon stratega ,calcolando quello che riuscì a fare a Milano
cominciò a praticare non una politica corsara ,ma una politica autonoma dalle due chiese.
Ti do la lettura che feci io di quella politica militante dell'MLS e come sai molto legato allacorrente di Achilli, noi vedevamo nel Psi del 78 un'interessante esperimento che poteva rompere l'egemonia anche culturale del Pci, ovviamente da buoni stalinisti alcuni di noi videro molto male il suo famoso pezzo ispirato da Pellicani su Proudhon , ma capivano allora che le cose nella sinistra e nel paese erano cambiate , e non a caso molti di noi(molti è sofistico eravamo 3000 in tutta Italia) entrarono chi nel Psi, chi nella UIl come sindacato che da poco aveva eletto Benvenuto

peppe ha detto...

certo che fu sconfitta l'impostazione di LOmbardi. Ma quella sconfitta poi portò alla liquidazione del partito in dieci anni. Come diceva Hegel - ciò che è reale è razionale". Sul piano storico sono stati sconfitti i postcraxiani non certo Lombardi.

franco ha detto...

Purtroppo negli anni di Craxi più che il socialismo liberale ha prevalso il socialismo piduista...

marco ha detto...

Se non storicizziamo il periodo rischiamo di perdere di vista quello che fu il Psi in quegli anni e ridurlo solo al liblab è a mio avviso un'operazione oltre che sbagliata estremamente riduttiva .
Per quanto riguarda il rapporto con il Pci ,... concordo sul fatto che lui aveva come obiettivo l'incontro con l'altra grande forza della sinistra , ma memore degli insegnamenti di Nenni, questo incontro doveva avvenire su altri rapporti di forza elettorali.
per la verità già nel 1978 al congresso di Torino del Pci lui propose l'alternativa di sinistra , come proposta appunto alternativa al compromesso storico e la risposta di Berlinguer fu sprezzante e negativa.così come noi della UILM (io allora ero nei chimici, proponemmo l'autogestione come proposta politica e organizzativa nella gestione delle aziende e la Fiom ci rispose picche, perchè appunto lei si poneva come alternativa al sistemma e non voleva assolutamente gestire le aziende all'interno del sistema capitalistico.
Leggere quegli anni e gli avvenimenti di quegli come il prodromo della caduta vuol dire proprio essere lontani dalla realtà.
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marco ha detto...

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Il Psi in quegli anni torno a essere centrale nellavita politica nazionale e internazionale (non dimentichiamo mai che la Cina entrò nell'Onu anche grazie ai grandi rapporti che aveva Nenni con Ciuen lai, e tutta la tessitura di rapporti che Nenni aveva derivante dalla suo esilio in Francia, fu la base di tutta una serie di rapporti che il partito ebbe e che lo portarono ad aiutare tutti i popoli che si battevano contro le tirannie , dal cile alla cecoslovacchia, passando dalla Polonia, per arrivare a gli stati del medio oriente senza tralasciare rapporti che avevamo anche come sindacato con i movimenti di liberazione del Magreeb , come il Fronte del polisario, per non parlare del rapporto con il mondo Palestinese poer un verso e Israeliano per un altro
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marco ha detto...

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Craxi come tu ben hai definito pratico una politica anche corsara , ma più che corsara una politica che voleva rompere alcuni rapporti consolidati e definiti , tra i quali quelli di fatto avevano determinato un vero scambio politico nella gestione del nostro apparato industriale pubblico in pratica , lo scambio era che i dirigenti i famosi boiardi di stato spettavano alla Dc , e al Pci spettava la rappresentanza della classe operaia, e in moltissime realtà questo di fatto determinava una vera e propria corresponsabilità di gestione o meglio di non gestione di molte aziende , cosa che determinò anche e non solo il fatto che in molte realtà , si radicò per reazione una forte penetrazione del terrorismo, in molte grandi fabbriche molti consigli di fabbrica erano in mano a fiancheggiatori del terrorismo, Ansaldo Italsider Alfa Fiat, ITalimpianti Porto marghera , e via andando ,
Craxi per un verso e un sindacato socialista e laico ben diverso dall'attuale ruppero quel mondo che di fatto aveva bloccato le retribuzioni e la possibilità dell'accrescimento professionale causando un vero appiattimento, che manco in Cina sarebbe stato tollerabile, l'accordo di San Valentino rappresento questo , la rottura del sistema consolidato e di scambio nelle fabbriche e fino ad allora anche con la confindustria.IL PCI e la CGIL comunista scatenarono l'ira di dio su un'operazione che toccava solo 27000 lire di quegli anni ,ma che andava a intaccare l'essenza stessa della forza del pci e cioè la sua esculusività nel rapporto con la classe operaia. Non sto qui a dirti di quali epiteti venimmo fatto oggetto di quali attacchi , ma ed ero a Genova all' FLM la sconfitta del referendum nel 85 rappresento la grande svolta , la grande sconfitta del Pci. Così come il famoso rapporto con i nai e Ballerine , così definite da Formica con cui creò l'assemblea nazionale era una grande operazione di alternativa allo strapotereegemonico della cultura comunista , perchè fra quei nani c'erano Personaggi più influenti della cultura Italiana , non solo Triussardi , ad esempio Stheler, ad esempio Gassman ad esempio Maria Magnai Noia , e tantissimi altri.
Cero il vero problema fu altro che questa grande operazione non si tradusse in voti anche per l'imbarbarimento del partito , dato dall'aver caricato in carrozza molti briganti, così come nel 87 di fatto si esaurì la fase propulsiva e invece di accettare la stafetta con De mita si doveva andare al voto , così come nel 89 , alla caduta del muro si doveva offrire di più ai sbandati del pci di allora, così come si sarebbe dovuto evitare per arroganza di invitare gli italiani ad andare al mare nel referendum che propose Segni e che di fatto travolse tutto.
Ma rimane un dato ed su questo che divergiamo e irrimediabilmente credo per ora, e cioè che quella fase fu una fase socialista e di sinistra ,
non perfettamente di alternativa , non come avrebbe voluto Lombardi, ma fu una fase nella quale non ci fu una modificazione genetica del partito e affermare oggi ed è qui che dissento che il psi attuale al di là della sua forza , abbia e stia subendo un mutamento genetico che lo porta a destra è l'ennesima cosa sulla quale non sono d'accordo , proprio perchè ho cercato di spiegare che nelle genetica della storia del partito è più presente il rapporto con l'area laica e di centro dei cattolici che il rapporto con il pci allora e il pd , oggi che guarda caso è fatto proprio di quelle due aree e cioè per sintetizzare l'area cattolica di sinistra della Dc e l'area degli eredi di Togliatti che si sono incontrati avendo prima pensato bene e non solo per nostre colpe di distruggere quella che in tutta europa è l'area maggioritaria della sinistra e cioè l'area socialista , ecco perchè disse e ripeto oggi che non è ancora tenpo di riunificazioni , forse di alleanze di rapporti , ma di riunificazioni no

enrico ha detto...

Marco quello che dici va tutto bene ma, attenzione, tu stesso riconosci l'esaurimento della spinta propulsiva a partire dall'87. In altre parole non ci sarà stata mutazione genetica ma certo gravissima degenerazione. Che è quello che ha por...tato alla dissoluzione. Non vedo differenze se non lessicali tra le tue posizioni e quelle di Giudice. Tra l'altro la contraddizione stridente tra la degenerazione affaristica e l'indubbia vivacità di elaborazione (talvolta eccentrica ma anche questo è in linea con la tradizione socialista di non conformismo) ha determinato un effetto boomerang di amara delusione nell'elettorato.