sabato 26 marzo 2011

Antonio Caputo: Sulla responsabilità dei giudici

GIUDICI IRRESPONSABILI? E RIFORME EPOCALI

E' del tutto ovvio che anche i Giudici debbano essere responsabili, civilmente(oltreche penalmente), per i danni cagionati nell'esercizio delle funzioni.
Ne va di mezzo il principio di uguaglianza che sostanzia lo stato di diritto.
La legge Vassalli del 1988 ha fissato, a pena di inammissibilita', i presupposti della domanda risarcitoria per atto commesso con dolo o colpa grave dal magistrato nell'esercizio delle funzioni, o diniego di giustizia, escludendo che possa dar luogo a responsabilita l'attivita' di interpretazione di norme di diritto ovvero di valutazione del fatto e dalla prova.
Non puo' ammettersi diversa conseguenza, in considerazione del carattere fortemente valutativo dell'attivita' giudiziaria, che attua la garanzia costituzionale dell'indipendenza del giudice e, con essa, del giudizio, come rilevato costantemente dalla Corte Costituzionale.
Ne' puo' ritenersi che il giudice sia obbligato a decidere conformemente all'interpretazione effettuata precedentemente dallo stesso o da altro giudice in relazione ad un'altra controversia.
Se cosi' fosse, sarebbe ad esempio forse, ancora in vigore il cosiddetto delitto d'onore..
Secondo la legge Vassalli, che chiama in causa anche lo Stato (che', in caso di incapienza del giudice responsabile, il danneggiato non otterrebbe soddisfazione), la colpa gave ricorre sempre nei seguenti casi:
a) grave violazione di legge determinata da negligenza inescusabile;
b) affermazione, determinata da negligenza inescusabile, di un fatto la cui esistenza risultra incontrastabilmente dagli atti del procedimento;
c) negazione determinata da negligenza inescusabile, di un fatto la cui esistenza risulta incontrastabilmente dagli atti del procedimento;
d) emissione di provvedimento concernente la liberta' della persona fuori dai casi consentiti dalla legge oppure senza motivazione.
Tutto e' perfettibile, ma il principio di indipendenza deve essere rispettato.
Ed e' assodato che qualunque intervento non richiede alcuna "riforma epocale" costituzionale, come declamato dall'ineffabile premier.
A meno che non si intenda, come a questo punto della storia appare evidente, compromettere il principio di indipendemnza della Magistratura, presidio dello stato di diritto, senza di che e' inutile parlare di Costituzione.
La Costituzione, in tal caso, come nello Statuto di Hamas sarebbe consisterebbe nella "volonta' di Allah": alias Furherprinzip sovraordinato alla LEGGE.
E' notizia di venerdi:
La Commissione Giustizia della camera, con il voto dei ineffabile parlamentare "radicale" (nel senso di Hamas?), relatore il leghista Pini, ha cancellato la responsabilita' per dolo o colpa grave.
Introducendo il principio rivoluzionario (nel senso che anche la reazione e' una rivoluzione) della " violazione manifesta del diritto".
Dunque apoditticamente : qualunque "violazione ", a prescindere da una qualunque tipizzazione rispettosa, come la legge Vassalli della Costituzione (qualunque costituzione necessariamnete fondata sulla separazione dei poteri).
Norma intimidatoria senz'altro, perche' indurra' il giudice a valutazioni compiacenti il potente di turno e conformistiche nel senso dell'appiattimento, del chi me lo fa fare.
Con buona pace per il "piccolo giudice" di Porte aperte.
E se i giudici si mettessero anche tacitamente d'accordo, nel senso che tutte le sentenze di primo grado venissero acriticamente confermate nei superiori gradi di giudizio. dove starebbe la manifesta violazione del diritto?
Giudicata a quel punto da chi?
Che tristezza!
Antonio Caputo

2 commenti:

elio ha detto...

Caro Caputo, ho letto e concordo con te. In ogni caso la giustizia per i cittadini riguarda i tempi dei processi e quindi i tre gradi di giudizio e il sistema delle impugnazioni; la prescrizione dei reati; la certezza della pena. Elio Veltri

roberto ha detto...

I tempi dei processi e tutto quanto connesso dipendono dalle risorse a disposizione del sistema giustizia e da come vengono usate. I tre gradi di giudizio sono una garanzia del cittadino, sia esso imputato o parte lesa.
Piuttosto andrebbero velocizzati ed assicurati i meccanismi risarcitori per le vittime dei reati, magari pensando anche ad una sorta di fondo di garanzia.
La certezza della pena poi non può significare che il condannato deve scontare sempre la pena in carcere, vanno valorizzate le misure alternative alla detenzione e anche in questo caso potenziate le risorse per il possibile ricorso ad esse, secondo i principi costituzionali di rieducazione e reinserimento sociale.
Utopie? Mah, mi sembrano semplicemente ragionamenti che a sinistra dovrebbero essere normali.