lunedì 11 gennaio 2010

Fisco, una controriforma ottocentesca - micromega-online - micromega

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5 commenti:

davide ha detto...

Sulla necessità di ridurre l'eccesso di prelievo fiscale sul lavoro
dipendente segnalo la proposta di un grande socialista come Fausto Vigevani
e della CGIL risalente addirittura al 1984:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/19/cgil-scala-mobile-rallentata-ma-meno-tasse.html

sergio ferrari ha detto...

Fa una certa impressionbe leggere la posizione di Fausto Vigevani e della
CGIL nel 1984 in materia di riforma fiscale. Sembra che il tempo non sia
passato. Possiamo intanto trovare un punto di convergenza intorno al
principio secondo il quale una riforma è necessaria e deve portare a
contribuira a ridurre la pessima distribuzione della ricchezza profotta nel
nostro paese?.
Sergio Ferrari

felice ha detto...

nella discussione sulle imposte quello che mi colpito è il fatto che l'aliquota
del 33%, la massima, riguarderebbe soltanto 150.000 italiani.
Senza una patrimoniale non si recupererà mai l'evasione fiscaler storica.
Bisogna ridurre le tasse sul lavoro e non solo quello dipendente. Per
combattere l'evasione basterebbe una norma semplice semplice, che chiunque vi
abbia interesse può provare con qualsiasi mezzzo il reddito effettivo di chi
abbia oittenuto un qualsivoglia vantaggio pubblico in base ad una dichiarazione
dei redditi infedele, così come la revoca automatica di ogni assegnazione
ottenuta in base ad un reddito diverso da quello effettivo.

dario ha detto...

Caro Felice
se in Italia ci fosse una sinistra seria, all'annunzio (nunzio vobis gaudium
magnum habemus riforma fiscale, anzi no contrordine compagni) del nostro
ineffabile premier e del suo maitre contabile, avrebbe rilanciato con una
propria proposta.
In Italia c'è purtroppo solo un'asinistra che ha non conosce più
i "fondamentali" di cosa significa essere "di sinistra", ed soprattutto non
capisce e non conosce più la configurazione sociale ed economica di questo
paese.
I vecchi comunisti sono fermi al palo del lavoro dipendente a tempo
indeterminato delle grandi aziende, il PD è una insalata russa in cui, come
giustamente dice Bellavita, l'unica cosa che interessa è il garantire un
futuro ai proprii portaborse, Di Pietro ormai fa come i lupi ulula alla luna,
perchè ci vede il faccione di Craxi.
La destra fa invece il suo solito sporco lavoro: toglie ai poveri per dare ai
ricchi.
La proposta di ridurre le aliquote a due (23 e 33%) con il contemporaneo
spostamento della pressione fiscale sull'IVA (da 20 a 21% perchè è il massimo
consentito dalla UE) è di fatto un secco trasferimento di ricchezza, che
impoverirà ulteriormente soprattutto il ceto medio, che in questi anni è
stato il vero ufficiale pagatore degli sprechi italiani.
La soluzione che proporranno sarà ridurre le spese, che detta in termini
comprensibili significa tagliare ancora un po' del welfare che ancora esiste.
In questi ventanni i governi di centro destra hanno regolarmente legiferato
sulle tasse arricchendo i ricchi finanzieri, i governi di centro sinistra
hanno aiutato, in nome di un pauperismo di scuola cattolico-prodiana,
generosamente i ceti più poveri, cosa buona e giusta, ma la curva delle
aliquote IRPEF ha continuato a salassare i ceti medi, basta guardarla.
Oggi nessuna voce si alza in Italia per ricordare che la progressività delle
tasse è un fatto di civiltà non una maledizione, pochi osano dire che le
rendite finanziarie sono iper agevolate, anche perchè lo stesso braccio
economico del PD (le COOP) ne è ampiamente gratificato.
In poche parole manca una vera e seria politica socialista, di socialisti che
abbiano il coraggio di tornare ai "fondamentali", ricominciando a palleggiare
come fanno i pulcini delle scuole calcio, con alcuni temi ostici ma
importanti, il primo dei quali è una equa redistribuzione delle poche risorse
disponibili.
Ma per fare ciò occorrerebbe tornare a studiare il Sylos Labini che negli anni
settanta ci spiegava come sarebbe cambiata la società italiana.
Oggi la povertà e la ricchezza non è più solo catalogabile nella differenza
tra le "classi", ma attraversa ormai un universo in cui, ad esempio, è più
povera una famiglia di un funzionario medio di una azienda (o di un
professionista o un artigiano) dove entra un solo reddito (magari con due con
figli a carico), rispetto ad una coppia in cui lavorano a tempo
indeterminato in due.
Come vedi i temi sono tanti e meriterebbero una profonda analisi che è quasi
impossibile fare su un blog, se il Gruppo di Volpedo ne avrà voglia nella
prossima riunione proporrò di fare un seminario per riprendere a studiare il
tema.
Fraterni saluti
Dario Allamano

PS
Il mio amico e compagno Emanuele Pillitteri, che sta preparando un quaderno
sul fisco per Labour TO mi ha spiegato come fanno in America per ridurre
l'evasione:
l'Amministrazione federale decide solo il mese prima della data di
presentazione delle dichiarazioni quali sono le spese ammesse, così per tutto
l'anno ogni cittadino chiede le fatture e le ricevute a tutti e per tutte le
prestazioni.

francesco ha detto...

Sottoscrivo in pieno e ti rimando, se ti va, all'articolo che ho scritto
sull'argomento sul mio blog: http://ilrompiscatole.ilcannocchiale.it
Un appunto solo: tu dici che i comunisti (quelli doc) sono fermi ad una
concezione sorpassata dell'economia e il PD è un'insalata (sì, ma è
un'insalata che noi socialisti non dovremmo continuare a guardare da lontano
se vogliamo che diventi uno squisito piatto unico). Ma i socialisti? A me
pare che, passato il periodo del briccone del Raphael, i socialisti di
Nencini si siano adattati a far la brutta copia dei radicali (che a mio
parere non sono di sx, almeno quelli attuali) e a parlare solo di laicità,
mentre sulle tematiche sociali ed economiche si sono lasciati irretire anche
loro dalle sirene liberiste. Non sarebbe il caso che, come dici tu, anche i
socialisti tornassero a fare i socialisti)
Un salutone