sabato 23 gennaio 2010

L’altra questione morale | Le Ragioni.it

L’altra questione morale Le Ragioni.it

13 commenti:

giovanni ha detto...

l'etica della responsabilità, che è quella descritta da Nicola, risponde solo alla coscienza, ma ha due vincoli: la coerenza e i risultati. Anche Machiavelli, alla fine, critica il Valentino....

rino ha detto...

Perfettamente d'accordo. Ma si ha la sensazione che l'odierna difesa della morale sia più un alibi per fare quel che non si dice e dire quel che non si fa.
Rino Tiani

Dario ha detto...

Per chiosare ulteriormente i moralisti difettano quasi sempre di etica, perchè
come ho già scritto in un mio precedente post, la loro è una cultura
profondamente "cattolica", per cui ci si salva l'anima con tre pater ave
gloria (o per dirla con l'altra grande chiesa ortodossa, quella comunista,
con la pubblica autocritica e la successiva "riabilitazione" del reprobo).
É la cultura dei vizi privati e delle pubbliche virtù.
Diversa è l'etica protestante, quella per cui tra te ed il tuo Dio non esiste
alcun mediatore (è stata molto utile per me la scuola dei minatori valdesi
della Val Chisone ed in particolare di un grande compagno minatore e
sindacalista, socialista e sindaco di Massello: Aldo Peyran).
I moralisti oltre che nell'etica della responsabilità difettano anche
nell'etica del dubbio, vivono nella certezza assoluta che il loro pensiero è
l'Unica verità.
Dario Allamano

Dario ha detto...
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Giovanni ha detto...

Caro Dario,
dimentichi un piccolo particolare. Nei paesi protestanti, chi sbaglia paga e non ricompare più sulla scena pubblica. Da questo punto di vista, non hanno proprio alcun dubbio e sono, in questo senso, degli ipermoralisti... L'etica della responsabilità non vuol dire che puoi fare quello che vuoi perché rispondi solo a te stesso o al tuo Dio...

giovanni ha detto...

Infatti, da noi si arriva direttamente al Raphael perché, prima ancora della sanzione giudiziaria, non c'è quella morale (che, in quel caso, non avrebbe toccato solo Craxi)

dario ha detto...

Dario ha detto...
Sono assolutamente d'accordo, se gli italiani avessero una etica probabilmente
l'Italia non sarebbe dov'è ed il suo gruppo dirigente cambierebbe ad ogni
stagione, come i maglioni.
Il nostro concetto è purtroppo sempre quello del capro espiatorio, che evita
agli altri capri di espiare le proprie colpe.
Dario

sergio ha detto...

A me sembra che "noi" abbiamo una provincialissima visione degli "altri" che
rispetterebbero meglio di "noi" le "regole" ... il caso ENRON di quale
cultura è figlio? Una Corte suprema che consente alle lobbyes di utilizzare
somme non definite da leggi condivise per gestire i loro affari in quale
superiore civiltà si colloca? Basta lamenti sui nostri difetti sono meno
gravi di altri, per una democrazia nata senza rivoluzione e da poco ... non
male!

giovanni ha detto...

sergio, si sono presi vent'anni di galera e li stanno facendo... e il falso
in bilancio lì esiste ancora come reato... allora, prima di parlare di fare,
bisogna anche ragionare su cosa fare e non fare...

mario ha detto...

Vedi Sergio metti la lingua dove il dente duole!! Quello che c'è di scandaloso in questa voglia di dimenticare o di assolvere perché "così facean tutti" è proprio questa incapacità di capire e di assecondare il senso delle regole (e affermare la liceità di comportamenti disonesti o tesi a cambiare le regole se intralciano di oggi).
Se il presidente del consiglio si trova a mangiare il branzino con il presidente della camera e i due decidono che una legge dello Stato italiano può aspettare la sentenza di cassazione sul caso Millis e se a nessuno viene in mente di sottolineare come lo Stato italiano non sia abitato solo dal Presidente del consiglio a cui la legge permetterebbe di non essere giudicato, se tutto questo è "prassi" mi domando come si possa dire che NOI siamo provinciali perché guardiano i fatti altrui. Nei Paesi seri le leggi si rispettano e se non si rispettano si va in galera (tutti indistintamente, poveri e ricchi, potenti e deboli, politici e imprenditori, tutti!!) se si ruba si ruba e a nessuno viene in mente di giustificare i propri furti come si è fatto in questo mese nel nostro povero paesello, se uno scappa perché giudicato in tribunale si chiama latitante non esule e a nessuno verrebbe mai in mente di dedicargli cerimonie celebrative in parlamento, lettere di presidenti e piazze o giardini pubblici. Questo è, a mio modesto parere, essere provinciali.
I socialisti dovrebbero prima di tutto ritrovarsi sulle regole, sui valori, sui principi, sulle visioni allora forse si potrebbe anche immaginare un progetto nuovo e comune. Intanto ai socialisti segnalo che la vicenda Vendola è importante non perché ha vinto una forza politica piccola piccola, che vedrete con le sue prassi italiote non porterà lontano, ma ha vinto un progetto politico e una personalità coraggiosa e diversa. Certo questo non piacerà alle lobby dei partiti (tutti compresi quelli della sinistra) proprio perché è diverso e non "intruppa bile", certo aiuta a riconoscere, se ce ne fosse stato bisogno, il ruolo nefasto che Massimo D'alema ha nel panorama del riformismo italiano, certo riduce a brandelli la politica romana delle alchimie e delle mediazioni. E' un segnale. Andrebbe colto

sergio ha detto...

Una postilla da un altro Sergio..: mentre sono d'accordo con te sul fatto che a Craxi al massimo bisognerebbe dedicare un braccio di Regina Coeli..(tra parentesi, si giustificava dicendo che anche il PCI prendeva i soldi dall'Urss, ma mi sembrano due cose ben diverse: una è non dichiarare dei fondi ricevuti, altra è corrompere ed essere corrotti picconando fino al midollo l'economia italiana!). Quello su cui dissento è il peana per la vittoria di Vendola, e mi spiego: secondo me, la vittoria di Vendola è un colpo di coda di un vecchio sessantottismo e vetero-comunismo secondo il quale "tanto peggio, tanto meglio". La mia critica a Vendola si basa su due semplici considerazioni: 1) i due moloch con cui una sinistra moderna e liberale si scontra e dovrà ancora a lungo scontrarsi si chiamano cattolicesimo e comunismo. Nulla di personale contro Vendola, ma come si fa, appunto, a dichiararsi cattolico e comunista? La seconda, su cui purtroppo accetterei scommesse, è che Vendola alle elezioni perderà, e avrà quindi fatto un grande favore al suo tanto ammirato e decantato Berlusconi. Una sinistra liberale, invece, dovrebbe innanzitutto chiedersi: qual'è la natura umana? Quella cattolica che crede nell'ineluttabilità del Male in quanto l'essere umano nascerebbe con il peccato originale oppure quella apparentemente contraria, ma sostanzialmente uguale della cultura razionalista secondo la quale sotto l'umano invece che una realtà psichica pregna di possibilità creative ci sarebbe la..Bestia, ovvero lo stesso discorso della Chiesa in chiave però filosofica, invece che spirituale...!? Perché un Vendola ha come riferimenti culturali entrambe queste "triste" visioni, che poi hanno come conseguenza indiretta che l'uomo deve essere controllato, e quindi va anche bene un uomo (politico o religioso) forte che lo faccia: non è questa l'anticamera culturale e filosofica del fascismo? Ci possono invece essere altri riferimenti culturali: come già ho avuto modo di sottolineare, un Riccardo Lombardi, per esempio (e colgo l'occasione per ricordare nuovamente la recente uscita del bel libro di Carlo Patrignani "Lombardi e il Fenicottero", Asino d'oro edizioni) che non la pensava in nessuno di questi due modi, rifuggendo sia dal credo cattolico che dal pensiero marxista: vogliamo cominciare a parlare di natura umana?di realtà psichica? O l'uomo, marxianamente, è condizionato solo dalle sovrastrutture economiche, clamoroso errore/orrore su cui è cresciuto e poi crollato il mostro stalinista? Saluti socialisti-liberali-ecologisti e radicali. Sergio Grom

giovanni ha detto...

caro sergio,
rifuggiva perché ci era passato...
permettimi, ma anche voi seguaci di fagioli dovreste abbandonare alcune rigidità tipiche del freudismo... a me che vendola sia gay e cattolico interessa relativamente: sono essenzialmente problemi della sua coscienza. Importante è che si batta per una certa idea della sinistra...
ciao
Giovanni

diego ha detto...

In effetti, negli Stati Uniti, i bancarottieri della Enron sono stati condannati a più di vent’anni di galera. Hanno però ricevuto una condanna ancora più pesante: quella sociale. Anche una volta usciti di prigione, saranno per sempre marchiati d’infamia e non potranno mai più occupare posizioni di responsabilità. In Italia, invece, Salvatore Ligresti, condannato per tangenti, continua a fare le sue speculazioni immobiliari con il placet delle amministrazioni di destra e di sinistra. In Italia, gli unici condannati, quelli che finiscono sul serio in prigione e sono socialmente emarginati, sono i piccoli criminali, di preferenza extra-comunitari. É una giustizia che punisce soprattutto i deboli. Non é un caso che Berlusconi stia a Palazzo Chigi, e non in prigione.

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Cordiali saluti,

Diego