A parte il fatto che il debito pubblico era cresciuto già nella II metà degli anni 70, l'articolo qui pubblicato è evidentemente scritto da un economista di destra di scuola monetrista e liberista. Liberisti e monetaristi sono gli argomenti fondanti il suo ragionamento. Negli anni 80 il debito pubblico è scresciuto un pò in tutti i paesi occidentali. Sweezy parlò allor adi crescita economica da indebirtamento delle economie capitalistiche. Senza incremento del debito pubblico non wera possibile crescita economica. E' vero che in Italia il debito è cresciuto anche in conseguenza dell'assistenzialismo e del clientelismo. Ma questo assistenzialismo è stato sostenuto da un sistema consociativo ampio non è imputabile solo a Craxi. Negli anni 80 l'80% delle leggi di spesa è stata votata anche dall'opposizione comunista in un trasversalismo imperante in parlamento. Per quanto riguarda i libersti essi dovrebbero spiegare come mai il liberista Reagan fece crscre il deficit federale del 450% nel periodo in cui fu presidente. DEl resto anche l'economia del turbo-capitalismo degli anni 90 si è basato sul debito: quello privato; e sulle bolle speculative. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: crescita esponenziale delle povertà e delle disegualglianze, attacco al welfare, regressione, democratica, sociale e civile.
Caro Peppe distinguiamo i campi. I numeri sono numeri, le conseguenze dei numeri sono conseguenze di numeri. I dati (malgrado il tentativo un po’ grottesco della stampa italiana di forzarli) riportano le cose che leggi in questo articolo.
Se i dati sono questi iniziamo a porre un punto. Il periodo politico di cui parliamo (con un ruolo molto importante di Bettino Craxi) è stato governato in modo da portare a questi risultati. Punto. Politicamente Craxi non è l’unico responsabile di queste politiche. Giusto ma certo è uno dei responsabili.
segue Sulla genesi del debito pubblico e della sua incontrollabilità le cause sono varie (guarda sono molto simili a quelle che oggi stanno portando agli stessi risultati), tra le cause (non tutte endogene certo) ci sono alcune che sono “storiche” nel nostro paese (date dall’incapacità di interventi strutturali di politica economia (tanto per fare un esempio), ma anche molte legate alle scelte di governo (io amo dire di gestione) di allora.
Alcune di queste scelte erano sorrette da visioni di politica economica un po’ superficiali e piuttosto malamente sostenute da qualche “teorico” dell’epoca (proprio come oggi guarda bene), decontestualizzando si cercava di applicare ricette in parte liberiste in parte riformiste per dare volano al sistema economico (ma nel frattempo non si riusciva a generare gli elementi in grado di modificare il contesto per renderlo più simile a quelli a cui le teorie utilizzate si riferivano – per farti un esempio nessun vero intervento ha potuto toccare il tema fiscale sia con riferimento alla sua atavica pecca evasiva, sia con attenzione alla sua incontrollata crescita come modalità per evitare la bancarotta…ora non può più esplodere la pressione ma cresce, mentre l’evasione quella si ritorna a ruggire-).
E’ giusto (tu minimizzi un po’ troppo su questo aspetto) dare al malaffare (come sistema) la sua responsabilità.
Negli anni immediatamente successivi vari studiosi hanno provato a far emergere i “costi” del malaffare, ma alla fine si sono tutti arresi di fronte all’enormità di “sistema” che hanno dovuto studiare. Bisogna tenere conto che la catena del malaffare non può fermarsi alla tangente e ai “carichi” dei singoli momenti di spesa, ma si ripercuote su tutti gli attori coinvolti prima e dopo il momento topico del malaffare con varie conseguenze (appunto a sistema).
Non voglio tediare mi basta sottolineare come (cosa c’entra che sia un economista di destra? Mica sta criticando politiche di sinistra a meno che non si pensi che in quegli anni in italia si siano fatte politiche realmente di sinistra..) quel modo di gestire ha generato quegli effetti (o se vuoi ha cogenerato quegli effetti).
E qui vengo al solito tormentone che vorrei fosse ripreso con maggiore attenzione. Lo faccio partendo da una riflessione odierna.
Oggi il premio Nobel all’economia Gary becker in un suo intervento al forum dell’economia ha impietosamente evidenziato attraverso una serie di dati la situazione difficile (tradotta peggiore) del nostro paese nei confronti di tutti gli altri in eu , degli stati uniti e delle nuove frontiere dell’economia asiatiche.
Ha evidenziato alcune cause ma su queste non mi dilungherò. Ma è stato impietoso sui numeri (sia per il periodo appena concluso, sia per il futuro immediato), io sono curioso di leggere domani i giornali, perché domani difficilmente i numeri appariranno, difficilmente si riprenderanno le cause e difficilmente si evidenzieranno una serie di oggettivi problemi del nostro Paese.
Domani come oggi si continuerà a raccontare frottole come per Bettino e il suo essere parte in causa di un progetto di gestione pesante, attenzione perché quel modo si ripete oggi pari pari.
La nostra spesa pubblica è incontrollata, la corruzione idem, l’evasione pure, le tasse (oggi Tremonti di nuovo parla di tagli con una sorta di ritornello che ritualmente deve ripetere) crescono sia a livello nazionale sia a livello locale.
Si parla, si parla, si afferma, si afferma ma caspita i numeri veri (la verità come direbbe qualcuno) non si fa emergere. Eppure basterebbe oggi (come per allora) essere solo un po’ meno legati alle parole e andare sui dati (e davvero chi se ne frega se a fornirli possa essere uno studioso di sinistra o di destra) basterebbe poco.
Gradirei conoscere di più dell'associated professor Sandro Brusco, che ha un forte interesse per Bettino Craxi. Certamente, poiché non ne vedo la data di nascita, ma solo il conseguimento del titolo di studio e la collaborazione a "la voce info", è un giovane che aveva i pantaloni corti quando il segretario socialista assunse la responsabilità di Primo Ministro.
Che sia nato a Papozze (Ro) poi non ha alcuna importanza. Conosco molta gente di Papozze, uno dei quali è stato anche mio compagno di scuola alle superiori. Certo il basso Polesine ha sofferto fortemente la povertà, ma questo non può far sorrider alcuno. Oggi, complice probabilmente anche Bisaglia (destra bigotta e democristiana), il Polesine si colloca a pieno titolo nel contesto delle aree produttive e riesce ad esprimere una buona classe dirigente
Essendo in una università statale degli USA , ha probabilmente la possibilità di sviluppare fortemente le sue ricerche. Vorrei quindi conoscere se ha studiato l'attività amminstrativa di Aldo Moro, di Amintore Fanfani e di un laico quale Giovanni Spadolini, ma sarebbero interessanti anche studi sull'attività politico/amministrativa di Enrico Berlinguer, o se le sue ricerche si sono rivolte esclusivcamente al fenomeno Bettino Craxi ed al socialismo dei furbi. Posso del resto pensare che quest'ultimo ha sollecitato la fantasia di molti italiani, soprattutto quelli della sinistra antagonista, che, sostenendo il tanto peggio, tanto meglio, sognava la rivoluzione. Giampaolo Mercanzin
Ancora con Craxi? Non se può più. Bettino Craxi ci ha lasciato in eredità un deficit dello stato che forse sarà pareggiato dai nostri nipoti ( o dai nipoti dei nipoti, grazie a Tremonti). Ha sostituito la DC nelle leve del comando economico finnziario e politico delle PPSS e soprattutto nell'ENI e nel IRI..... Ha determinato la dissoluzione del PSI. Che altro? Beh abbiamo capito, ma non si può pensare al futuro nei prosssimi 5-10 anni dei socialisti o liberalsocialisti italiani europei , partendo dal presente? Grazie Dan Ferrato
al di là di come la pensa su Craxi, un giovane italiano di provincia che insegna in una università USA è uno che si fa onore, e che partecipa del circuito internazionale della conoscenza, di cui l'Italia degli impiegati pettegoli in attesa della pensione ha un gran bisogno.... Anche io, su questo tema, mi sono beccato un fraterno (anzi, nipoterno) "ma va là" da un dottorando di 23 anni che già insegna greco antico e istituzioni politiche ateniesi all'università di Durham (GB). E' un alessandrino, padre, nonno e bisnonno socialisti, alle europee ha votato per la Locatelli....
Carissimo Mario, io non sono un craxiano, come ben sai. Ma non mi piacciono le semplificazioni che scaricano su Craxi tutti i mali della I Repubblica. Della II meglio non parlarne.
Perfettamente d'accordo! Non si potrebbe cominciare a parlare e discutere su qual'è l'idea di uomo e di società che vogliamo costruire in quanto socialisti? Qual'è la natura umana: quella cattolica che crede nell'ineluttabilità del Male in quanto l'essere umano nascerebbe con il peccato originale o quella della cultura razionalista secondo la quale sotto l'umano invece che una realtà psichica pregna di possibilità creative ci sarebbe la..Bestia, ovvero lo stesso discorso della Chiesa in chiave però filosofica, invece che spirituale...!? Riccardo Lombardi, per esempio, (e colgo l'occasione per ricordare la recente uscita del bel libro di Carlo Patrignani "Lombardi e il Fenicottero", Asino d'oro edizioni) non la pensava in nessuno di questi due modi, rifuggendo sia dal credo cattolico che dal pensiero marxista: vogliamo cominciare a parlare di natura umana?di realtà psichica? O l'uomo, marxianamente, è condizionato solo dalle sovrastrutture economiche, clamoroso errore/orrore su cui è cresciuto e poi crollato il mostro stalinista? Saluti socialisti-liberali- ecologisti e radicali. Sergio Grom
Perfettamente d'accordo! Non si potrebbe cominciare a parlare e discutere su qual'è l'idea di uomo e di società che vogliamo costruire in quanto socialisti? Qual'è la natura umana: quella cattolica che crede nell'ineluttabilità del Male in quanto l'essere umano nascerebbe con il peccato originale o quella della cultura razionalista secondo la quale sotto l'umano invece che una realtà psichica pregna di possibilità creative ci sarebbe la..Bestia, ovvero lo stesso discorso della Chiesa in chiave però filosofica, invece che spirituale...!? Riccardo Lombardi, per esempio, (e colgo l'occasione per ricordare la recente uscita del bel libro di Carlo Patrignani "Lombardi e il Fenicottero", Asino d'oro edizioni) non la pensava in nessuno di questi due modi, rifuggendo sia dal credo cattolico che dal pensiero marxista: vogliamo cominciare a parlare di natura umana?di realtà psichica? O l'uomo, marxianamente, è condizionato solo dalle sovrastrutture economiche, clamoroso errore/orrore su cui è cresciuto e poi crollato il mostro stalinista? Saluti socialisti-liberali- ecologisti e radicali. Sergio Grom
Parlando dell'aumento del deficit pubblico italiano negli anni '80, Sandro Brusco scrive. "Dato il buon tasso di crescita del PIL durante il periodo, la responsabilità di questo disastroso aumento è tutta e interamente politica ed è da addebitare a Craxi in primo luogo". Poi, nelle conclusioni, lo stesso Brusco ammette che Craxi non governò da solo, e cita come corresponsabili numerosi esponenti dell'allora pentapartito, nonché i sindacati. Peccato che nessuno (nemmeno tra i nostri compagni intervenuti finora...) ricordi, tra i responsabili di una gestione disastrosa e clientelare dell'economia, il Pci. Come tutti sanno, la cosiddetta 'prima Repubblica' fu ancora più consociativa della sedicente attuale seconda Repubblica: i comunisti, che avevano oltre il 30% dei voti, in occasione di moltissime leggi di spesa votarono a favore (credo di ricordare bene... ma si fa in fretta a controllare spulciando gli atti parlamentari) e comunque 'governarono' di fatto nella seconda metà degli anni '70, non a caso quando iniziò a esplodere il debito pubblico. Se volessimo essere onesti, dovremmo dire come Leonardo da Vinci in 'Non ci resta che piangere' quando si rivolge a Benigni e Troisi: 'allora dividiamo, 33, 33 e 33'... Queste sarebbero le 'quote' di responsabilità da suddividere tra Craxi (comprendendo nella quota gli alleati minori del pentapartito, incluso il 'fustigatore di costumi' Ugo La Malfa), De Mita (in quanto segretario Dc, ma se comprendiamo i vari Andreotti, Forlani, ecc la quota forse sarebbe più alta...) e Berlinguer (che chissà perché invece viene solo 'santificato', e ignorato rispetto alle sue responsabilità nella gestione consociativa delle finanze pubbliche, quasi che il Partito Comunista Italiano da lui guidato fosse su un altro pianeta). Io negli anni '80 c'ero, e mi ricordo benissimo: le responsabilità di Craxi ci furono (più come segretario del Psi che come presidente del Consiglio, a mio avviso) e non vanno sottaciute, ma non si può farne l'unico capro espiatorio. Fraterni saluti Edmondo Rho
Sono d’accordo con Edmondo Rho: ha perfettamente descritto quel che accadde in quegli anni. Se si volesse essere ancor più precisi, bisognerebbe segnalare le maggiori responsabilità del PCI di Berlinguer che, ad ogni proposta di provvedimento di spesa chiedeva sempre qualcosa di più per dimostrare alla classe operaia che la proteggeva di più di quanto proponevano DC e PSI e per non manifestare divaricazioni con i sindacati e della DC di De Mita che, di fronte alle richieste del PCI mostrava una arrendevolezza degna di miglior causa. Del resto i sistematici “aggiramenti a sinistra” del PSI da parte della sinistra DC furono una costante a partire dalla nascita del centro-sinistra e sino alla fine della prima repubblica. Tutto ciò nulla toglie alle responsabilità di Craxi in altre materie ed in particolare in quelle relative al partito, da lui praticamente privato delle strutture operative, sostituite con quella corte di nani e ballerine (per dirla con Rino Formica) che darà poi luogo in maniera del tutto naturale al posizionamento all’estrema destra di quei conservatori che aderirono al craxismo per mere ragioni di carriera e cadreghini. Giovanni Baccalini
Che Craxi non sia stato l'unico responsabile del boom del debito pubblico, è pacifico. Il punto è un altro : che tipo di spesa ha gonfiato il debito? I liberisti in genere puntano il dito sulle spese dello Stato sociale, mentre un pensare di tipo socialista, riformista, dovrebbe in Italia porre attenzione, quando si parla di queste cose, al fatto che il ns. Paese è ed è rimasto, dall'unità ad oggi, un Paese di notabili. A prescindere dalle spese (enormi) generate dal malaffare e da certe caste del mondo imprenditoriale e delle professioni, c'è un malaffare lecito che si esprime attraverso prebende sontuose elargite ad alcune categorie sociali privilegiate, quali manager pubblici, alti burocrati, dirigenza pubblica in genere, famigli e lampadefori della politica ecc.ecc. Questa è gente che non ha mai pagato dazio, che produce poco e male e che tuttavia riesce sempre, quando qualcuno punta il dito contro di loro, a cavarsela alla grande, grazie alle buone entrature che mantegono nel mondo politico (che, tra l'altro, è espresso in larga parte da personaggi provenienti dal loro mondo o che aspirano a farvi parte una volta finita la carriera politica) Durante il governo Prodi s'era tentato di mettere un tetto ai superstipendi dei manager. Poca cosa, è vero, ma sarebbe stato un segnale d'attenzione verso i ceti medio-bassi (ormai proletarizzati) e le classi popolari. Berlusca l'ha puntualmente abolito... Ma anche la sx ha le sue remore ad affrontare di petto questo genere di problemi, "abbiamo una banca" a parte: nel 2000 , ad esempio (governo D'Alema), i funzionari della carriera prefettizia furono inquadrati ipso facto tra i dirigenti, con stipendio triplicato e varie ed eventuali. Stipendi che lievitano allegramente ad ogni rinnovo .Se c'è, però, da rinnovare il contratto ai quadri e agli altri dipendenti dell'Amministrazione, si va avanti per mesi disputando sull'euretto in più o in meno, malgrado un dirigente a 10.000 euro al mese incida sulla spesa pubblica almeno quanto dieci dipendenti a 1000 euro al mese. Se la matematica non è un'opinione...
Caro Peppe il Keynesismo questi giovani virgulti non sanno neppure cos'è, sono figli del "mercato" che si autoregola", salvo poi, come è successo in questi ultimi due anni, chiedere alle mamme di ripianare i buchi creati con l'indebitamento pubblico, per poi tra alcuni anni quando tutti si saranno scordati dell'origine dei buchi dire che i Governanti dell'epoca non hanno saputo fermare il debito pubblico. Per dir la verità già oggi stanno accusando Obama di non aver saputo fermare il debito pubblico americano. É un classico. Fraterni saluti Dario
vado a memoria mentre sarebbe il caso che qualche laureando in storia contemporanea facesse una ricerca sull'assalto alla diligenza che si verificava in quel periodo su ogni finanziaria, dalla fiera di S. Antonio al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, alla proroga dell'ente inutile al pezzo di strada o di case popolari o di ospedale cantierati e mai finiti. non c'era esigenza locale che non trovasse un patrono in parlamento, con particolare riguardo ai membri (di tutti i partiti) delle commissioni finanze e tesoro. Con Ciampi sono cominciate le finanziarie di rigore, ma prima erano finanziarie di spreco generalizzato
Con Ciampi sono cominciate le finanziarie di riogre... Si, ma per chi? Per gli ultimi anelli della catena alimentare, non di certo per gli altri Cerchiamo di capirci: fino ad un certo punto della storia d'Italia degli ultimi decenni, c'è stato un notabilato politico-amministrativo-imprenditoriale che ha saccheggiato a man bassa ma, al contempo, non ha dimenticato di lasciare le briciole ai cani. Da un certo punto in poi, hanno dovuto scegliere: o fine dello scialo o fine delle briciole. Hanno optato per le briciole...
Volevo tacere ma come vedo il dibattito continua e continua su un tema su cui già dissi qualcosa all'inizio del dibattito: il debito pubblico. A costo di essere noioso ripeto un concetto, su cui concordo con Edmondo, il debito pubblico non è il debito del Governo ma il debito di tutte le amministrazioni pubbliche (Governo, Parlamento, Magistratura, Regioni, Province, Comuni ecc ecc ecc). Il debito pubblico ha una madre certa, chi lo definisce mettendo tutte le cifre in fila (il Governo), ma tanti padri anonimi, coloro che spendono sperando che l'ufficiale pagatore di ultima istanza (sempre il Governo) paghi a piè di lista. Negli anni 70-80 quello avvenne, il Governo Craxi iniziò a mettere in fila i numeri ed a ripianare i buchi tremendi lasciati in eredità dal decennio precedente. In quel decennio, tanto per ricordare a- l'asinistra (volevo scrivere la Sinistra ma c'è stato un lapsus del mio computer) dirigeva quasi tutte le Regioni e moltissimi Comuni di grandi dimensioni, i cui lasciti (negativi) furono pagati a piè di lista da Roma, b - l'INPS pagò in quantità immani le casse integrazioni, utilizzate per tamponare la crisi industriale di inizio anni 80 (fino all'autunno del 1980 per concedere e firmare una CIG noi sindacalisti avevamo un mandato imperativo: ridurre al minimo il ricorso alla straordinaria, al massimo concedere l'ordinaria tre mesi per tre mesi. Dopo la sconfitta in Fiat le CIGS venivano firmate su moduli prestampati, d'altronde come negare, dopo aver calato le braghe in FIAT, lo stesso trattamento alla Pirelli o alla Michelin o ad altre aziende?). c - i Comunisti si opposero con "fiera" durezza alla riforma delle pensioni di De Michelis, che, vedendo in anticipo la voragine che si stava aprendo, tentò di portare il pensionamento dei dipendenti pubblici da 15 anni 6 mesi e 1 giorno a 35 anni come tutti i dipendenti privati, d- infine perchè nessuno ricorda che Stato pagò a piè di lista le porcate demitiane del post terremoto irpino? Non voglio dire dire che il Governo Craxi non ebbe colpe, errori ne fece e molti, a partire dal tentativo di uscire dalla crisi con l'industrializzazione del SUD che, salvo alcuni casi, fu un buco tremendo. Fu un semplice trasferimento di risorse per operazioni in molti casi truffaldine. Quante furono le aziende di autorevoli industriali nordisti che aprirono impianti al sud facendosi pagare la riverniciatura di impianti obsoleti, e che al nord erano destinati al rottamaio, per poi chiudere dopo pochi anni? Come vedete i motivi dell'esplosione del debito furono tanti, ma sono colpe che vanno divise equamente secondo il "lodo Leonardo" (ingegneri sono d'accordo 33, 33, 33), non possono essere tutte addebitate al Governo Craxi. Per concludere io non dimentico che il più autorevole "gestore" di quella politica fu Giuliano Amato, prima sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e poi Ministro del Tesoro, quello stesso Amato che poi diventò il "socialista buono" perchè aderì alla linea demo-liberista del PD. Fraterni saluti Dario Allamano
Veramente la "finanziaria di rigore" l'hanno fatta fare a Giuliano Amato nel settembre del 1992. Con Ciampi più che le finanziarie di rigore sono iniziate le "punizioni dal limite con tiro a rientrare" che hanno fatto "regalare" ai privati nell'ordine Banche, Telecom, Autostrade, ecc. o no? Dario Allamano
Non ho intenzione di dilungarmi su Craxi ed il debito pubblico, però vorrei farei una considerazione sulle questioni del monetarismo e del keynesianismo evocate nelle mails di commento all’articolo di Brusco. Alcuni definiscono “monetariste” le posizioni di coloro che sul blog criticano la gestione economica dei governi Craxi, sottointendendo che la politica economica di Craxi fu invece “keynesiana”. In realtà, a me sembra inappropriato utilizzare queste categorie (monetarismo/keynesianismo) nell’ambito della nostra discussione.
Il monetarista auspica il contenimento dell’offerta di denaro (e dunque dell’inflazione) attraverso politiche finanziarie di austerità (tassi d’interesse alti...). Il keynesiano, invece, crede che sia necessario stimolare la domanda aggregata (e dunque l’occupazione ed il Pil) con forti interventi pubblici.
Non rispondo per conto di Sandro Brusco che, prima della lettura dell’articolo, ignoravo chi fosse, però a me non sembra che nessuno di quelli che hanno criticato la politica economica di Craxi sul blog l’abbia fatto a partire da una posizione monetarista. Anzi, a me sembra che la critiche mosse a Craxi vengano proprio da sinistra: non si contestano a Craxi – come agl’altri partiti della Prima Repubblica – gli ingenti investimenti pubblici. Quel che si contesta sono gli sprechi e la corruttela finanziati con il denaro dei cittadini. Il monetarismo non ha niente a che vedere con il fatto che si esiga una politica pulita e che, possibilmente, il denaro pubblico vada a sostegno dei più poveri e non di un manipolo di corruttori e corrotti. E Keynes si rivolterebbe nella tomba se gli si dicesse che la politica economica italiana degli anni 80 era keynesiana. Il consociativismo italiano non ha niente a che vedere con la politica – quella sì – keynesiana di Roosevelt, di Clement Attlee, o anche del primo Mitterrand (1981-1983).
con Ciampi (ed Amato) sono iniziati i governi tecnocratici che rispondevano al famoso "Washington Consensus" di cui parlava Stiglitz. Un rigore che ha penalizzato le classi più deboli ed ha favorito la svendita dell'indusitia pubblica, l'innalzamento delle diseguaflianze e la caduta dei salari reali.
21 commenti:
A parte il fatto che il debito pubblico era cresciuto già nella II metà degli anni 70, l'articolo qui pubblicato è evidentemente scritto da un economista di destra di scuola monetrista e liberista. Liberisti e monetaristi sono gli argomenti fondanti il suo ragionamento. Negli anni 80 il debito pubblico è scresciuto un pò in tutti i paesi occidentali. Sweezy parlò allor adi crescita economica da indebirtamento delle economie capitalistiche. Senza incremento del debito pubblico non wera possibile crescita economica. E' vero che in Italia il debito è cresciuto anche in conseguenza dell'assistenzialismo e del clientelismo. Ma questo assistenzialismo è stato sostenuto da un sistema consociativo ampio non è imputabile solo a Craxi. Negli anni 80 l'80% delle leggi di spesa è stata votata anche dall'opposizione comunista in un trasversalismo imperante in parlamento. Per quanto riguarda i libersti essi dovrebbero spiegare come mai il liberista Reagan fece crscre il deficit federale del 450% nel periodo in cui fu presidente.
DEl resto anche l'economia del turbo-capitalismo degli anni 90 si è basato sul debito: quello privato; e sulle bolle speculative. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: crescita esponenziale delle povertà e delle disegualglianze, attacco al welfare, regressione, democratica, sociale e civile.
Caro Peppe distinguiamo i campi. I numeri sono numeri, le conseguenze dei numeri sono conseguenze di numeri. I dati (malgrado il tentativo un po’ grottesco della stampa italiana di forzarli) riportano le cose che leggi in questo articolo.
Se i dati sono questi iniziamo a porre un punto. Il periodo politico di cui parliamo (con un ruolo molto importante di Bettino Craxi) è stato governato in modo da portare a questi risultati. Punto. Politicamente Craxi non è l’unico responsabile di queste politiche. Giusto ma certo è uno dei responsabili.
segue
segue
Sulla genesi del debito pubblico e della sua incontrollabilità le cause sono varie (guarda sono molto simili a quelle che oggi stanno portando agli stessi risultati), tra le cause (non tutte endogene certo) ci sono alcune che sono “storiche” nel nostro paese (date dall’incapacità di interventi strutturali di politica economia (tanto per fare un esempio), ma anche molte legate alle scelte di governo (io amo dire di gestione) di allora.
Alcune di queste scelte erano sorrette da visioni di politica economica un po’ superficiali e piuttosto malamente sostenute da qualche “teorico” dell’epoca (proprio come oggi guarda bene), decontestualizzando si cercava di applicare ricette in parte liberiste in parte riformiste per dare volano al sistema economico (ma nel frattempo non si riusciva a generare gli elementi in grado di modificare il contesto per renderlo più simile a quelli a cui le teorie utilizzate si riferivano – per farti un esempio nessun vero intervento ha potuto toccare il tema fiscale sia con riferimento alla sua atavica pecca evasiva, sia con attenzione alla sua incontrollata crescita come modalità per evitare la bancarotta…ora non può più esplodere la pressione ma cresce, mentre l’evasione quella si ritorna a ruggire-).
E’ giusto (tu minimizzi un po’ troppo su questo aspetto) dare al malaffare (come sistema) la sua responsabilità.
Negli anni immediatamente successivi vari studiosi hanno provato a far emergere i “costi” del malaffare, ma alla fine si sono tutti arresi di fronte all’enormità di “sistema” che hanno dovuto studiare. Bisogna tenere conto che la catena del malaffare non può fermarsi alla tangente e ai “carichi” dei singoli momenti di spesa, ma si ripercuote su tutti gli attori coinvolti prima e dopo il momento topico del malaffare con varie conseguenze (appunto a sistema).
Non voglio tediare mi basta sottolineare come (cosa c’entra che sia un economista di destra? Mica sta criticando politiche di sinistra a meno che non si pensi che in quegli anni in italia si siano fatte politiche realmente di sinistra..) quel modo di gestire ha generato quegli effetti (o se vuoi ha cogenerato quegli effetti).
E qui vengo al solito tormentone che vorrei fosse ripreso con maggiore attenzione. Lo faccio partendo da una riflessione odierna.
Oggi il premio Nobel all’economia Gary becker in un suo intervento al forum dell’economia ha impietosamente evidenziato attraverso una serie di dati la situazione difficile (tradotta peggiore) del nostro paese nei confronti di tutti gli altri in eu , degli stati uniti e delle nuove frontiere dell’economia asiatiche.
Ha evidenziato alcune cause ma su queste non mi dilungherò. Ma è stato impietoso sui numeri (sia per il periodo appena concluso, sia per il futuro immediato), io sono curioso di leggere domani i giornali, perché domani difficilmente i numeri appariranno, difficilmente si riprenderanno le cause e difficilmente si evidenzieranno una serie di oggettivi problemi del nostro Paese.
Domani come oggi si continuerà a raccontare frottole come per Bettino e il suo essere parte in causa di un progetto di gestione pesante, attenzione perché quel modo si ripete oggi pari pari.
La nostra spesa pubblica è incontrollata, la corruzione idem, l’evasione pure, le tasse (oggi Tremonti di nuovo parla di tagli con una sorta di ritornello che ritualmente deve ripetere) crescono sia a livello nazionale sia a livello locale.
Si parla, si parla, si afferma, si afferma ma caspita i numeri veri (la verità come direbbe qualcuno) non si fa emergere. Eppure basterebbe oggi (come per allora) essere solo un po’ meno legati alle parole e andare sui dati (e davvero chi se ne frega se a fornirli possa essere uno studioso di sinistra o di destra) basterebbe poco.
Ma caspita non ci riusciamo
Gradirei conoscere di più dell'associated professor Sandro Brusco, che ha un forte interesse per Bettino Craxi. Certamente, poiché non ne vedo la data di nascita, ma solo il conseguimento del titolo di studio e la collaborazione a "la voce info", è un giovane che aveva i pantaloni corti quando il segretario socialista assunse la responsabilità di Primo Ministro.
Che sia nato a Papozze (Ro) poi non ha alcuna importanza. Conosco molta gente di Papozze, uno dei quali è stato anche mio compagno di scuola alle superiori. Certo il basso Polesine ha sofferto fortemente la povertà, ma questo non può far sorrider alcuno. Oggi, complice probabilmente anche Bisaglia (destra bigotta e democristiana), il Polesine si colloca a pieno titolo nel contesto delle aree produttive e riesce ad esprimere una buona classe dirigente
Essendo in una università statale degli USA , ha probabilmente la possibilità di sviluppare fortemente le sue ricerche.
Vorrei quindi conoscere se ha studiato l'attività amminstrativa di Aldo Moro, di Amintore Fanfani e di un laico quale Giovanni Spadolini, ma sarebbero interessanti anche studi sull'attività politico/amministrativa di Enrico Berlinguer, o se le sue ricerche si sono rivolte esclusivcamente al fenomeno Bettino Craxi ed al socialismo dei furbi. Posso del resto pensare che quest'ultimo ha sollecitato la fantasia di molti italiani, soprattutto quelli della sinistra antagonista, che, sostenendo il tanto peggio, tanto meglio, sognava la rivoluzione. Giampaolo Mercanzin
Ancora con Craxi? Non se può più.
Bettino Craxi ci ha lasciato in eredità un deficit dello stato che forse
sarà pareggiato dai nostri nipoti ( o dai nipoti dei nipoti, grazie a
Tremonti).
Ha sostituito la DC nelle leve del comando economico finnziario e
politico delle PPSS e soprattutto nell'ENI e nel IRI.....
Ha determinato la dissoluzione del PSI.
Che altro?
Beh abbiamo capito, ma non si può pensare al futuro nei prosssimi 5-10
anni dei socialisti o liberalsocialisti italiani europei , partendo dal
presente?
Grazie
Dan Ferrato
al di là di come la pensa su Craxi, un giovane italiano di provincia che insegna in una università USA è uno che si fa onore, e che partecipa del circuito internazionale della conoscenza, di cui l'Italia degli impiegati pettegoli in attesa della pensione ha un gran bisogno....
Anche io, su questo tema, mi sono beccato un fraterno (anzi, nipoterno) "ma va là" da un dottorando di 23 anni che già insegna greco antico e istituzioni politiche ateniesi all'università di Durham (GB). E' un alessandrino, padre, nonno e bisnonno socialisti, alle europee ha votato per la Locatelli....
Carissimo Mario,
io non sono un craxiano, come ben sai. Ma non mi piacciono le semplificazioni che scaricano su Craxi tutti i
mali della I Repubblica. Della II meglio non parlarne.
Perfettamente d'accordo! Non si potrebbe cominciare a parlare e
discutere su qual'è l'idea di uomo e di società che vogliamo
costruire in quanto socialisti? Qual'è la natura umana: quella
cattolica che crede nell'ineluttabilità del Male in quanto l'essere
umano nascerebbe con il peccato originale o quella della cultura
razionalista secondo la quale sotto l'umano invece che una realtà
psichica pregna di possibilità creative ci sarebbe la..Bestia, ovvero
lo stesso discorso della Chiesa in chiave però filosofica, invece che
spirituale...!? Riccardo Lombardi, per esempio, (e colgo l'occasione
per ricordare la recente uscita del bel libro di Carlo Patrignani
"Lombardi e il Fenicottero", Asino d'oro edizioni) non la pensava in
nessuno di questi due modi, rifuggendo sia dal credo cattolico che dal
pensiero marxista: vogliamo cominciare a parlare di natura umana?di
realtà psichica? O l'uomo, marxianamente, è condizionato solo dalle
sovrastrutture economiche, clamoroso errore/orrore su cui è cresciuto
e poi crollato il mostro stalinista? Saluti socialisti-liberali-
ecologisti e radicali. Sergio Grom
Perfettamente d'accordo! Non si potrebbe cominciare a parlare e
discutere su qual'è l'idea di uomo e di società che vogliamo
costruire in quanto socialisti? Qual'è la natura umana: quella
cattolica che crede nell'ineluttabilità del Male in quanto l'essere
umano nascerebbe con il peccato originale o quella della cultura
razionalista secondo la quale sotto l'umano invece che una realtà
psichica pregna di possibilità creative ci sarebbe la..Bestia, ovvero
lo stesso discorso della Chiesa in chiave però filosofica, invece che
spirituale...!? Riccardo Lombardi, per esempio, (e colgo l'occasione
per ricordare la recente uscita del bel libro di Carlo Patrignani
"Lombardi e il Fenicottero", Asino d'oro edizioni) non la pensava in
nessuno di questi due modi, rifuggendo sia dal credo cattolico che dal
pensiero marxista: vogliamo cominciare a parlare di natura umana?di
realtà psichica? O l'uomo, marxianamente, è condizionato solo dalle
sovrastrutture economiche, clamoroso errore/orrore su cui è cresciuto
e poi crollato il mostro stalinista? Saluti socialisti-liberali-
ecologisti e radicali. Sergio Grom
Parlando dell'aumento del deficit pubblico italiano negli anni '80, Sandro Brusco scrive. "Dato il buon tasso di crescita del PIL durante il periodo, la responsabilità di questo disastroso aumento è tutta e interamente politica ed è da addebitare a Craxi in primo luogo". Poi, nelle conclusioni, lo stesso Brusco ammette che Craxi non governò da solo, e cita come corresponsabili numerosi esponenti dell'allora pentapartito, nonché i sindacati.
Peccato che nessuno (nemmeno tra i nostri compagni intervenuti finora...) ricordi, tra i responsabili di una gestione disastrosa e clientelare dell'economia, il Pci. Come tutti sanno, la cosiddetta 'prima Repubblica' fu ancora più consociativa della sedicente attuale seconda Repubblica: i comunisti, che avevano oltre il 30% dei voti, in occasione di moltissime leggi di spesa votarono a favore (credo di ricordare bene... ma si fa in fretta a controllare spulciando gli atti parlamentari) e comunque 'governarono' di fatto nella seconda metà degli anni '70, non a caso quando iniziò a esplodere il debito pubblico.
Se volessimo essere onesti, dovremmo dire come Leonardo da Vinci in 'Non ci resta che piangere' quando si rivolge a Benigni e Troisi: 'allora dividiamo, 33, 33 e 33'... Queste sarebbero le 'quote' di responsabilità da suddividere tra Craxi (comprendendo nella quota gli alleati minori del pentapartito, incluso il 'fustigatore di costumi' Ugo La Malfa), De Mita (in quanto segretario Dc, ma se comprendiamo i vari Andreotti, Forlani, ecc la quota forse sarebbe più alta...) e Berlinguer (che chissà perché invece viene solo 'santificato', e ignorato rispetto alle sue responsabilità nella gestione consociativa delle finanze pubbliche, quasi che il Partito Comunista Italiano da lui guidato fosse su un altro pianeta).
Io negli anni '80 c'ero, e mi ricordo benissimo: le responsabilità di Craxi ci furono (più come segretario del Psi che come presidente del Consiglio, a mio avviso) e non vanno sottaciute, ma non si può farne l'unico capro espiatorio. Fraterni saluti
Edmondo Rho
Sono d’accordo con Edmondo Rho: ha perfettamente descritto quel che accadde in quegli anni. Se si volesse essere ancor più precisi, bisognerebbe segnalare le maggiori responsabilità del PCI di Berlinguer che, ad ogni proposta di provvedimento di spesa chiedeva sempre qualcosa di più per dimostrare alla classe operaia che la proteggeva di più di quanto proponevano DC e PSI e per non manifestare divaricazioni con i sindacati e della DC di De Mita che, di fronte alle richieste del PCI mostrava una arrendevolezza degna di miglior causa. Del resto i sistematici “aggiramenti a sinistra” del PSI da parte della sinistra DC furono una costante a partire dalla nascita del centro-sinistra e sino alla fine della prima repubblica. Tutto ciò nulla toglie alle responsabilità di Craxi in altre materie ed in particolare in quelle relative al partito, da lui praticamente privato delle strutture operative, sostituite con quella corte di nani e ballerine (per dirla con Rino Formica) che darà poi luogo in maniera del tutto naturale al posizionamento all’estrema destra di quei conservatori che aderirono al craxismo per mere ragioni di carriera e cadreghini. Giovanni Baccalini
Che Craxi non sia stato l'unico responsabile del boom del debito pubblico, è pacifico. Il punto è un altro : che tipo di spesa ha gonfiato il debito? I liberisti in genere puntano il dito sulle spese dello Stato sociale, mentre un pensare di tipo socialista, riformista, dovrebbe in Italia porre attenzione, quando si parla di queste cose, al fatto che il ns. Paese è ed è rimasto, dall'unità ad oggi, un Paese di notabili.
A prescindere dalle spese (enormi) generate dal malaffare e da certe caste del mondo imprenditoriale e delle professioni, c'è un malaffare lecito che si esprime attraverso prebende sontuose elargite ad alcune categorie sociali privilegiate, quali manager pubblici, alti burocrati, dirigenza pubblica in genere, famigli e lampadefori della politica ecc.ecc.
Questa è gente che non ha mai pagato dazio, che produce poco e male e che tuttavia riesce sempre, quando qualcuno punta il dito contro di loro, a cavarsela alla grande, grazie alle buone entrature che mantegono nel mondo politico (che, tra l'altro, è espresso in larga parte da personaggi provenienti dal loro mondo o che aspirano a farvi parte una volta finita la carriera politica)
Durante il governo Prodi s'era tentato di mettere un tetto ai superstipendi dei manager. Poca cosa, è vero, ma sarebbe stato un segnale d'attenzione verso i ceti medio-bassi (ormai proletarizzati) e le classi popolari. Berlusca l'ha puntualmente abolito...
Ma anche la sx ha le sue remore ad affrontare di petto questo genere di problemi, "abbiamo una banca" a parte: nel 2000 , ad esempio (governo D'Alema), i funzionari della carriera prefettizia furono inquadrati ipso facto tra i dirigenti, con stipendio triplicato e varie ed eventuali. Stipendi che lievitano allegramente ad ogni rinnovo .Se c'è, però, da rinnovare il contratto ai quadri e agli altri dipendenti dell'Amministrazione, si va avanti per mesi disputando sull'euretto in più o in meno, malgrado un dirigente a 10.000 euro al mese incida sulla spesa pubblica almeno quanto dieci dipendenti a 1000 euro al mese. Se la matematica non è un'opinione...
Caro Peppe
il Keynesismo questi giovani virgulti non sanno neppure cos'è, sono figli
del "mercato" che si autoregola", salvo poi, come è successo in questi ultimi
due anni, chiedere alle mamme di ripianare i buchi creati con l'indebitamento
pubblico, per poi tra alcuni anni quando tutti si saranno scordati
dell'origine dei buchi dire che i Governanti dell'epoca non hanno saputo
fermare il debito pubblico.
Per dir la verità già oggi stanno accusando Obama di non aver saputo fermare
il debito pubblico americano.
É un classico.
Fraterni saluti
Dario
vado a memoria mentre sarebbe il caso che qualche laureando in storia contemporanea facesse una ricerca sull'assalto alla diligenza che si verificava in quel periodo su ogni finanziaria, dalla fiera di S. Antonio al rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, alla proroga dell'ente inutile al pezzo di strada o di case popolari o di ospedale cantierati e mai finiti. non c'era esigenza locale che non trovasse un patrono in parlamento, con particolare riguardo ai membri (di tutti i partiti) delle commissioni finanze e tesoro. Con Ciampi sono cominciate le finanziarie di rigore, ma prima erano finanziarie di spreco generalizzato
Con Ciampi sono cominciate le finanziarie di riogre... Si, ma per chi? Per gli ultimi anelli della catena alimentare, non di certo per gli altri Cerchiamo di capirci: fino ad un certo punto della storia d'Italia degli ultimi decenni, c'è stato un notabilato politico-amministrativo-imprenditoriale che ha saccheggiato a man bassa ma, al contempo, non ha dimenticato di lasciare le briciole ai cani. Da un certo punto in poi, hanno dovuto scegliere: o fine dello scialo o fine delle briciole. Hanno optato per le briciole...
Volevo tacere ma come vedo il dibattito continua e continua su un tema su cui
già dissi qualcosa all'inizio del dibattito: il debito pubblico.
A costo di essere noioso ripeto un concetto, su cui concordo con Edmondo, il
debito pubblico non è il debito del Governo ma il debito di tutte le
amministrazioni pubbliche (Governo, Parlamento, Magistratura, Regioni,
Province, Comuni ecc ecc ecc).
Il debito pubblico ha una madre certa, chi lo definisce mettendo tutte le
cifre in fila (il Governo), ma tanti padri anonimi, coloro che spendono
sperando che l'ufficiale pagatore di ultima istanza (sempre il Governo) paghi
a piè di lista.
Negli anni 70-80 quello avvenne, il Governo Craxi iniziò a mettere in fila i
numeri ed a ripianare i buchi tremendi lasciati in eredità dal decennio
precedente.
In quel decennio, tanto per ricordare
a- l'asinistra (volevo scrivere la Sinistra ma c'è stato un lapsus del mio
computer) dirigeva quasi tutte le Regioni e moltissimi Comuni di grandi
dimensioni, i cui lasciti (negativi) furono pagati a piè di lista da Roma,
b - l'INPS pagò in quantità immani le casse integrazioni, utilizzate per
tamponare la crisi industriale di inizio anni 80 (fino all'autunno del 1980
per concedere e firmare una CIG noi sindacalisti avevamo un mandato
imperativo: ridurre al minimo il ricorso alla straordinaria, al massimo
concedere l'ordinaria tre mesi per tre mesi. Dopo la sconfitta in Fiat le
CIGS venivano firmate su moduli prestampati, d'altronde come negare, dopo
aver calato le braghe in FIAT, lo stesso trattamento alla Pirelli o alla
Michelin o ad altre aziende?).
c - i Comunisti si opposero con "fiera" durezza alla riforma delle pensioni di
De Michelis, che, vedendo in anticipo la voragine che si stava aprendo, tentò
di portare il pensionamento dei dipendenti pubblici da 15 anni 6 mesi e 1
giorno a 35 anni come tutti i dipendenti privati,
d- infine perchè nessuno ricorda che Stato pagò a piè di lista le porcate
demitiane del post terremoto irpino?
Non voglio dire dire che il Governo Craxi non ebbe colpe, errori ne fece e
molti, a partire dal tentativo di uscire dalla crisi con
l'industrializzazione del SUD che, salvo alcuni casi, fu un buco tremendo.
Fu un semplice trasferimento di risorse per operazioni in molti casi
truffaldine. Quante furono le aziende di autorevoli industriali nordisti che
aprirono impianti al sud facendosi pagare la riverniciatura di impianti
obsoleti, e che al nord erano destinati al rottamaio, per poi chiudere dopo
pochi anni?
Come vedete i motivi dell'esplosione del debito furono tanti, ma sono colpe
che vanno divise equamente secondo il "lodo Leonardo" (ingegneri sono
d'accordo 33, 33, 33), non possono essere tutte addebitate al Governo Craxi.
Per concludere io non dimentico che il più autorevole "gestore" di quella
politica fu Giuliano Amato, prima sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio e poi Ministro del Tesoro, quello stesso Amato che poi diventò
il "socialista buono" perchè aderì alla linea demo-liberista del PD.
Fraterni saluti
Dario Allamano
Veramente la "finanziaria di rigore" l'hanno fatta fare a Giuliano Amato nel
settembre del 1992.
Con Ciampi più che le finanziarie di rigore sono iniziate le "punizioni dal
limite con tiro a rientrare" che hanno fatto "regalare" ai privati
nell'ordine Banche, Telecom, Autostrade, ecc. o no?
Dario Allamano
Cari compagni,
Non ho intenzione di dilungarmi su Craxi ed il debito pubblico, però vorrei farei una considerazione sulle questioni del monetarismo e del keynesianismo evocate nelle mails di commento all’articolo di Brusco. Alcuni definiscono “monetariste” le posizioni di coloro che sul blog criticano la gestione economica dei governi Craxi, sottointendendo che la politica economica di Craxi fu invece “keynesiana”. In realtà, a me sembra inappropriato utilizzare queste categorie (monetarismo/keynesianismo) nell’ambito della nostra discussione.
Il monetarista auspica il contenimento dell’offerta di denaro (e dunque dell’inflazione) attraverso politiche finanziarie di austerità (tassi d’interesse alti...). Il keynesiano, invece, crede che sia necessario stimolare la domanda aggregata (e dunque l’occupazione ed il Pil) con forti interventi pubblici.
Non rispondo per conto di Sandro Brusco che, prima della lettura dell’articolo, ignoravo chi fosse, però a me non sembra che nessuno di quelli che hanno criticato la politica economica di Craxi sul blog l’abbia fatto a partire da una posizione monetarista. Anzi, a me sembra che la critiche mosse a Craxi vengano proprio da sinistra: non si contestano a Craxi – come agl’altri partiti della Prima Repubblica – gli ingenti investimenti pubblici. Quel che si contesta sono gli sprechi e la corruttela finanziati con il denaro dei cittadini. Il monetarismo non ha niente a che vedere con il fatto che si esiga una politica pulita e che, possibilmente, il denaro pubblico vada a sostegno dei più poveri e non di un manipolo di corruttori e corrotti. E Keynes si rivolterebbe nella tomba se gli si dicesse che la politica economica italiana degli anni 80 era keynesiana. Il consociativismo italiano non ha niente a che vedere con la politica – quella sì – keynesiana di Roosevelt, di Clement Attlee, o anche del primo Mitterrand (1981-1983).
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Cordiali saluti,
Diego
con Ciampi (ed Amato) sono iniziati i governi tecnocratici che rispondevano al famoso "Washington Consensus" di cui parlava Stiglitz. Un rigore che ha penalizzato le classi più deboli ed ha favorito la svendita dell'indusitia pubblica, l'innalzamento delle diseguaflianze e la caduta dei salari reali.
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