giovedì 15 giugno 2017

Franco Astengo: Lettera aperta ai promotori dell'incontro del 18 giugno

LETTERA APERTA AI PROMOTORI DELL’INCONTRO DEL 18 GIUGNO di Franco Astengo Nadia Urbinati qualche tempo fa aveva scritto su “Sbilanciamoci” : ..Per esempio, i partiti di sinistra del ventesimo secolo avevano lo scopo di rivendicare i diritti dei molti contro l’abuso del potere dei pochi potenti e usavano la sola arma che i deboli hanno da sempre: l’alleanza, l’unione, l’integrazione delle forze sparse. In questo modo riuscivano a resistere all’oligarchia industriale. Ma il risultato che sta sotto i nostri occhi è molto diverso dalle aspettative o dalle intenzioni originarie: i partiti che si nominano di sinistra operano contro i diritti sociali e la dignità politica delle moltitudini mentre svolgono il ruolo di convincere i senza potere che quel che occorre fare è assecondare la logica del sistema, quindi lavorare nel rischio e senza diritti e procurarsi una formazione funzionale alla loro oggettiva precarietà. LA FAVOLA DEL MERITO E’ IL NUCLEO DI QUESTA IDEOLOGIA DELLA SUBALTERNITA’..” Ci permettiamo di aggiungere: i partiti di sinistra del ventesimo secolo operavano sul terreno indicato da Nadia Urbinati perché possedevano un retroterra, un pensiero teorico “lungo” di trasformazione radicale degli equilibri sociali e politici; fosse questa trasformazione ideata nella gradualità di tempi diversi o fosse progettata attraverso una “rottura” di tipo rivoluzionario era quello il patrimonio comune della sinistra novecentesca, di matrice socialista e comunista, oggi scomparsa proprio nella sua accezione di fondo di soggettività della trasformazione sociale. Intanto si è affermato il dominio totalitario dell’oligarchia finanziaria che domina il processo europeo e che trova, in Italia, la sua sponda più coerente nell’affermazione di un regime centrato sul “comando” di una ristretta cerchia di potere fondata su di un pericolosissimo personalismo anti-democratico. A destra la risposta a questo stato di cose è quella di una ripresa identitaria di tipo populistico, a sinistra invece prevale il caos, delle sigle, delle presunte coalizioni, delle formule più scombiccherate. Intanto il quadro politico appare sempre più disastrato e rinchiuso in logiche del tutto autoreferenziali di salvataggio del ceto casualmente presente nell’arena: l’esito del confronto scaturito dal successo (sacrosanto e benedetto) del “NO” al referendum del 4 Dicembre e della sentenza della Corte Costituzionale sull’Italikum attorno al tema della legge elettorale ha fornito una sconsolante fotografia dell’approssimazione pressapochistica con la quale questioni di grande delicatezza istituzionale e assolutamente decisive nel processo di formazione del consenso e di aggregazione sociale sono affrontate. Soprattutto la sinistra italiana è stata vittima proprio di quella “ideologia della subalternità” cui aveva fatto cenno anche Nadia Urbinati in un suo articolo: subalternità totale al modello di potere, all’idea governativista come a quella movimentista, a una logica di alleanze che via, via si mostrava sempre più assurda, a un’identificazione di obiettivi sbagliati anche sul piano internazionale, alle proposte sempre diverse di importazione di schemi e analisi non adattabili alla specificità, comunque presente, della situazione italiana. Ormai svanito il modello Tsipras, con il governo greco impegnato su tutt’altro terreno che non quello dell’offerta di modelli d’importazione, adesso – in queste ore- si oscilla tra l’indistinta e indistinguibile proposta della “coalizione sociale; fino a quella del “fronte pop” sulla quale il Manifesto sta spendendosi ospitando vari interventi nei quali non appaiono però elementi sufficienti a inquadrare la situazione, sia dal punto di vista di carattere generale, sia dal punto di vista dello stato di cose in atto tra i diversi soggetti più o meno politici facenti parte della galassia della sinistra italiana. Il punto di analisi sul quale appare maggiore il ritardo d’espressione complessivo riguarda la natura del regime costruito in Italia, la necessità di impostare un’opposizione di tipo sistemico, la realtà del PD partito di questo regime, l’esigenza ineludibile di un partito organizzato che sorregga l’opposizione. Opposizione che naturalmente deve essere ampia socialmente e politicamente intrecciando i diversi livelli di lotta nel sociale sia dal punto di vista sindacale sia delle rivendicazioni sul territorio, ma che per organizzarsi ha bisogno di un riferimento politico ben preciso: un riferimento posto in grado, in tempi possibilmente rapidi, anche di recuperare una funzione sul terreno delle istituzioni. La situazione dei soggetti presenti in questa galassia ci fa indurre al massimo del pessimismo. Rifondazione Comunista ha esaurito per intero, completamente, la sua funzione; le compagne e i compagni che intendono promuovere la ricostituzione di un Partito Comunista sul modello del PCI appaiono muoversi su istanze che non comprendono davvero le novità insite nel mutarsi del quadro delle contraddizioni, del loro intreccio, del rapporto tra struttura e sovrastruttura. Sinistra Italiana, l’eventuale e del tutto virtuale Campo Progressista , il cosiddetto articolo 1 fanno tutti interamente parte di quella subalternità al riguardo della quale è necessario individuare una via d’uscita sul piano della autonomia e del recupero di una identità politica. Da altre parti pare non si riesca ad uscire da un quadro di sostanziale movimentismo pansindacalista, certo agito generosamente ma in dimensione insufficiente rispetto alla realtà; altri soggetti non riescono a verificare sul serio la possibilità di costruzione di un’adeguata “massa critica”. Le potenzialità ci sarebbero e anche gli spazi: considerato che, per essere chiari, il Movimento 5 Stelle (al riguardo del quale molti avevano già frettolosamente stabilito la capacità di occupare per intero lo spazio dell’opposizione) si sta muovendo verso una sostanziale integrazione nel sistema: un soggetto di supporto a quella subalternità cui si accennava poc’anzi. Si tratta allora, cercando di semplificare al massimo il discorso, di riportare al centro del dibattito politico gli elementi costitutivi di una idea legata essenzialmente al nodo della costituzione di un Movimento per un soggetto politico organizzato. I punti sui quali ribadire la nostra identità e muovere una nuova stagione di iniziativa politica possono essere così riassunti: 1) L’opposizione sistemica : un’opposizione larga, insieme sociale e politica, con al centro un’analisi concreta riferita alla realtà del regime e sorretta dalla centralità e della capacità egemonica di un nuovo soggetto politico; 2) In questo modo potranno essere combattuti i germi del ribellismo, della guerra tra poveri, del cozzo tra contraddizioni. Un soggetto politico deve avere al centro del suo modo d’essere la capacità di sintesi e la proposta di aggregazione; 3) Assumere l’idea del Movimento per un soggetto politico organizzato deve significare anche avviare la ricerca sul piano della qualità dei modelli organizzativi. Tematiche come quello del consiliarismo debbono rappresentare la frontiera di forme della politica da ricercare nell’adeguarsi alla rappresentanza dell’intreccio di contraddizioni e del modificarsi nel rapporto tra struttura e sovrastruttura sulle quali oggi appare necessario approfondire la riflessione; 4) Si tratta di aprire una forte battaglia politica sui punti appena elencati in tutte le sedi e i luoghi possibili, invitando le compagne e i compagni a un confronto aperto, senza pregiudiziali e muovendosi al di fuori da quel quadro di minoritarismo che pare attanagliare l’insieme della capacità propositiva e di presenza sociale della sinistra italiana. Nella convinzione che gli appuntamenti, di lotta e di proposta politica, non mancheranno, anche oltre il 18 Giugno o il 1 Luglio.

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