lunedì 14 gennaio 2013

Franco Astengo: La rimonta possibile

LA RIMONTA POSSIBILE? TRA ASTENSIONISMO E VENTRE MOLLE COME SI POTRANNO VINCERE LE PROSSIME ELEZIONI Dopo qualche settimana di attenzione esclusivamente rivolta, da parte degli analisti, al prossimo esito delle elezioni senatoriali in Lombardia e in Sicilia, regioni considerate (giustamente) decisive per la possibile composizione della futura maggioranza di governo, i riflettori dei “media” si sono spostati nuovamente verso il futuro possibile esito complessivo della competizione elettorale prevista per il prossimo 24 Febbraio. Uno spostamento nell’interesse che si è verificato in coincidenza con la recente trasmissione TV che ha visto Berlusconi protagonista in “partibus infidelium”: uno spostamento d’interesse che ha dimostrato, ancora una volta, il peso preponderante del mezzo televisivo nella formazione dell’opinione pubblica e dei processi politici (il web, che nelle vicende politiche sta sicuramente rappresentando un mezzo molto utilizzato, pare, infatti, destinato a giocare un ruolo nella costruzione di “community” dialoganti, quasi come sede di sezioni di partito virtuali). E’ il caso allora di analizzare le prospettive generali dello scontro in atto, muovendoci sul terreno della comparazione con l’esito delle elezioni 2008, le uniche con le quali possa essere svolto un paragone sul piano dell’omogeneità sia rispetto alla base elettorale, sia rispetto alla dimensione territoriale. Prima di tutto, fermo restando in vigore quest’orrido sistema elettorale, le elezioni 2013 segneranno rispetto a quelle 2008 un sicuro elemento di novità. Cinque anni fa si delineò, infatti, una netta prevalenza dello schema bipolare (che si tentò addirittura di ridurre a bipartitico) con la sola variante rappresentata dall’UDC (in una dimensione numerica molto ridotta). Adesso si può facilmente prevedere il ritorno a uno schema di tipo multipartitico (sorge a questo punto il tema relativo all’eccesso di dimensione del premio di maggioranza alla Camera, ma si tratta di un aspetto da affrontare in una sede diversa da questa) con almeno 5 soggetti in lizza per ottenere seggi: il centro-destra basato sulla consueta alleanza PDL-Lega (più aggregati minori, in ispecie al Sud), il centro raccolto attorno a Monti ma che alla Camera presenterà tre liste, il movimento 5 Stelle, il centro-sinistra imperniato sull’alleanza PD-Sel (più altri soggetti minori) e la variopinta alleanza tra giustizialisti e soggetti residuali della ex-Sinistra Arcobaleno stretti attorno alla figura dell’ex-magistrato Ingroia. Il vero protagonista dell’esito elettorale dovrebbe, però, essere rappresentato dalla crescita dell’astensionismo. In tutte le rilevazioni di sondaggi svoltesi nel corso degli ultimi mesi la somma di indecisi e potenziali astenuti si è sempre più avvicinata alla quota del 40%, record assoluto nella storia elettorale della Repubblica. Molti pensano che alla fine il richiamo della campagna elettorale riporterà molti all’ovile della espressione di un voto, purtuttavia è il caso di ricordare che, nel corso delle tornate amministrative svoltesi nel corso di questi anni, l’astensione effettiva è risultata superiore a quella prevista dai sondaggi: in Sicilia i voti validi sono scesi al di sotto del 50%, il Sindaco di Genova, alla fine, è stato eletto con il 22% dei voti rispetto al totale degli aventi diritto. Nel 2008 parteciparono al voto l’80,5% delle cittadine e dei cittadini iscritti nelle liste, per un totale di 36.452.286 voti validi (al netto quindi di schede bianche e nulle, per le quali non si prevede un particolare incremento). Un’astensione attorno o appena al di sotto del 40% ridurrebbe, quindi, la quota di voti attorno ai 30.000.000 (al netto sempre di schede bianche e nulle, da considerarsi come non valide). Rispetto al 2008 verrebbero così a mancare all’appello circa 7.000.000 di voti, facendo toccare la somma di astensione, schede bianche e nulle il tetto, all’incirca al numero di 20.000.000 di elettrici ed elettori che potrebbe compiere questo tipo di scelta. Verifichiamo, allora, dove, stando alla media della rilevazione effettuata per i diversi sondaggi e al trend palesatosi nel corso delle tornate amministrative, si sono presumibilmente collocati questi voti che potremmo definire “in aspettativa”. La somma PDL-Lega Nord è valutata, in questo momento, attorno al 22% che corrisponderebbe, in cifra assoluta, a circa 6.600.000 suffragi. Ne mancano all’appello, su questo versante, circa 10.000.000. Il “Centro” è valutato sul 15%, quindi un totale di 4.500.000 voti, oltre 2 milioni in più rispetto a quelli ottenuti dall’UDC nel 2008. Il centro-sinistra (PD e SeL) è quotato attorno al 35%, si tratterebbe quindi di 10.500.000 voti, con un calo di 3.000.000 di voti rispetto a quelli ottenuti dall’alleanza PD-IdV, cinque anni fa (un caso, questo, se si verificasse davvero il successo del centro-sinistra di classica “vittoria in discesa”). E’ possibile valutare la quota percentuale effettiva del Movimento 5 Stelle attorno al 10%, corrispondente a 3.000.000 di voti non comparabili con alcun schieramento presente nelle passate elezioni. La lista Ingroia per ottenere il quorum dovrebbe, quindi, raccogliere 1.200.000 voti, circa 100.000 in più di quelli ottenuti dalla Lista Arcobaleno (che si posizionò al 3,1%, però su 37 milioni di voti validi circa). Debbono essere considerate, ancora, le possibilità di raccolta di voti da parte di formazioni minori che non paiono allo stato attuale essere in grado di ottenere seggi, salvo alleanze con i poli più forti (potrebbe essere il caso della Destra con il PDL): da tener conto che, nel 2008, 23 formazioni di vario peso e schieramento ottennero complessivamente circa 2.800.000 (il 5,5%) voti del tutto inutili dal punto di vista dell’utilizzo in chiave parlamentare, il cui spazio adesso dovrebbe essere ridotto a circa 2.000.000 di voti. In pratica, secondo lo schema fin qui seguito, resterebbero da recuperare, dagli indecisi e dagli astenuti dichiarati e compresi i voti potenziali delle liste minori a circa 9.000.000 di suffragi. Ritengo, infatti, che la quota delle liste minori sia comunque in palio dato il mutarsi dello scenario nel corso dei 5 anni, in quella parte del sistema politico. Di questi 9.000.000 di voti è prevedibile, appunto, che una parte rilevante rimanga comunque nell’alveo del non voto, del quale tutti gli analisti concordano nel dare per certa la crescita rispetto ai 13.000.000 di elettrici ed elettori che l’hanno considerata nel 2008 la loro scelta politica. Valutata, ancora, la scarsità numerica nei passaggi da un fronte all’altro anche nel tempo del bipolarismo (soltanto 300.000 – 400.000 elettrici ed elettorali, di volta, in volta, sono stati in grado di compiere scelte di vero e proprio mutamento di campo, il resto della volatilità è sempre rimasto interno allo schieramento di precedente appartenenza), il confronto vero sotto questo aspetto si giocherà tra PDL e Lega e il centro di Monti, avendo probabilmente PD-Sel fatto già il pieno, in entrata e in uscita. Per PDL-Lega l’obiettivo dovrebbe essere quello di recuperare almeno 5.000.000 di voti, riducendo alla metà il potenziale della crescita delle astensioni e riportando così il totale dei voti validi al di sopra della soglia minima del 60%. 5.000.000 di voti da strappare a quel “ventre molle” che vive la politica soprattutto come spettacolo televisivo e che il progressivo inasprirsi della crisi economica (si tratta in prevalenza di casalinghe e pensionati) ha fatto slittare nell’astensionismo (c’è poi una quota di indignados per via degli scandali offerti dal ceto politico, ma in questo caso, mi permetto di vedere il recupero molto più difficile). All’interno di questo possibile movimento di voti ci stanno anche, ovviamente, anche gli esiti lombardi e siciliani, ma per adesso cerchiamo di seguire con il massimo dell’attenzione lo spostamento generale nei flussi di voto. In conclusione : per il PD, dopo aver attivamente contribuito a mantenere la legge elettorale vigente, in questo momento conviene che il tasso di disaffezione dal voto rimanga molto alto, almeno per ottenere alla Camera quella “vittoria in discesa” cui ho già fatto cenno (torno a far rimarcare del resto come le “primarie” siano servite a costruire una semplice rete di attivisti.) L’esaltata partecipazione, è bene ricordarlo, ha toccato, nella sua punta massima, tra primo turno, ballottaggio, “parlamentarie” circa il 6% dell’intero corpo elettorale.

25 commenti:

Francesco ha detto...

Le tre regioni su cui presumibilmente si giocheranno le prossime
elezioni sono Lombardia, Campania e Sicilia.

In Lombardia la Destra sembra in vantaggio sul Centro-Sinistra (il
sondaggio di ieri del Corriere della Sera dava Maroni davanti ad
Ambrosoli, ed è presumibile che il risultato delle regionali non sarà
diverso nelle politiche).
In Campania e in Sicilia le partite sono del tutto aperte. Ma in
Campania gli Arancioni di Ingroia sono stimati intorno al 10% (effetto
De Magistris) e lo stesso dicasi per la Sicilia (effetto Orlando).
Se il Centro-Sinistra (coi suoi 10 milioni e 300 voti, che gli
vengono attribuiti da Astengo) non si pone nemmeno il problema di avere
dalla propria parte il milione e duecentomila elettori che sono invece
attribuibili agli Arancioni di Ingroia, il rischio che al Senato la
partita venga persa sono oggettivamente molto alti.

Chi non vuole "imbarcare Ingroia", non si lamenti dunque delle
soluzioni pasticciate che sta quasi certamente regalando all'Italia. Ci
beccheremo un nuovo governo Monti o magari Montezemolo (col PD che sarà
presumibilmente costretto a rompere a Sinistra con Sel). E se poi
Berlusconi riuscirà a rimontare ancora la china è possibile che si
finisca per conferire alla Destra un decisivo potere di interdizione.
Intravvedo all'orizzonte scenari pessimi: sul genere di quel
"governissimo" di cui parlava a suo tempo l'andreottiano Sbardella.

Se non si vuole questo, lo ripeto, occorre aprire agli Arancioni.

Sia chiaro: non piacciono neanche a me i magistrati che si
trasformano in politici (ma non ci sono mica solo Ingroia, De Magistris
o Di Pietro in Italia: il vizio è molto più diffuso). E - come ho già
detto altre volte - sono anch'io d'accordo sul fatto che Di Pietro e
Orlando siano soprattutto degli squallidii furbacchioni che agitano
populisticamente e opportunisticamente il tema della legalità.
Tuttavia, ribadisco che dietro "Rivoluzione Civile", nonostante queste
incongruenze, ci sono istanze legalitarie che non sono a mio vedere
incompatibili con la nostra cultura. Liquidarle sommariamente e
sbrigativamente mi pare sbagliato ed ingeneroso. Soprattutto nelle
regioni più disastrate del Sud, ad altissimo tasso di inquinamento
criminale, quelle istanze sono infatti in larga misura
condivisibili.
Aggiungo, ancora, che qui non si tratterebbe evidentemente di aprire
ai NO-TAV o al radicalismo massimalista e parolaio di certa Sinistra
inconcludente. Si tratterebbe semmai di permettere a queste forze di
entrare in Parlamento, e nel contempo di mettere la coalizione di
Centro-Sinistra nella condizione di poter governare da sola.

Se invece vogliamo essere così schifiltosi (o "choosy") da rifiutare
con sdegno questi apparentementi, non lamentiamoci poi
dell'indigeribile sbobba politica che ci dovremo sorbire subito dopo il
voto.

Un saluto,
Francesco Somaini

Anonimo ha detto...

fortunosamente i fatti hanno la testa più dura delle idee delle teste dure e si
incaricano ( vedi le dichiarazioni di Vendola e Ingroia) di dar ragione a
Somaini. D'altra parte l'esclusione di rivoluzione civile da una qualche sua
aggregazione politica nel centrosinistra significherebbe soltanto il pegno
pagato dal PD a future soluzioni "continuste" e moderatissime di centro-
centrosinistra

Anonimo ha detto...

Per un verso il Somaini ha ragione, ma la cosa va ampliata. Non si può sottacere che il parlamento, oltre ai magistrati delle procure (i più pericolosi) e dei tribunali, vi sono i sindacalisti di vario ordine, da Confindustria, fino alla FLM, oltre ad essere infarcito da funzionari di partito.
Con Monti infine, si è ampliata la casta fino ai padroni delle banche.
Sarebbe interessante il confronto con le rappresentanze nella 1^ repubblica, dove invece il lavoro di "sezione" o "federazione" dei partiti più rappresentativi, portava una grande varietà di cittadini a divenire "rappresentanti" del popolo.
In effetti oggi il mestiere, molto ben retribuito, di politico è divenuto una meta, a cui ambiscono addirittura - oltre ai berluschini di rito - i grando banchieri alla Monti, se è vero come è vero che questo non ci ha impiegato più dell' ESPACE D'UN MATIN, per fare, senza alcuno scrupolo, il salto di qualità.

Con buona pace del cittadino che si sente sempre meno ELETTORE.

edmondo ha detto...

Cari compagni,
intanto vediamo domani se viene ammesso il simbolo della Rivoluzione Civile dei Pirati o quello di Ingroia...
Fatta questa premessa, sono d'accordo con i numerosi interventi che - con diverse argomentazioni - trovano impraticabile e irrealistica un'alleanza con i magistrati De Magistris, Di Pietro, Ingroia, e i vari partitini comunisti loro alleati!
Aggiungo solo che bisognerà ben spiegare agli elettori di sinistra che il voto alla presunta Rivoluzione Civile di Ingroia è in realtà un voto utile a Berlusconi!!!
Infatti il Cav e i suoi alleati possono ottenere il premio di maggioranza, in PARTICOLARE PER IL SENATO in Lombardia, Sicilia e Campania grazie proprio alla DISPERSIONE DI VOTI A SINISTRA A FAVORE DEGLI IGROIANI...
Beh, spero proprio che il simbolo ammesso dal ministero sia quello della Rivoluzione Civile dei Pirati: mi sono più simpatici di quegli altri, 'puri e duri' della sinistra, e trovo che per la loro 'natura piratesca' siano più legittimati a fare razzia del Quarto Stato e dell'arancione!
Fraterni saluti
Edmondo

giovanni ha detto...

Caro Somaini, ti trovo insolitamente aggressivo in occasione di questa discussione. Non credo di essere schifiltoso se ho un'opinione politica diversa dalla tua, cosa che capita di rado, ma a volte si verifica. Io reputo che una maggioranza condizionata dalle formazioni più estremiste della sinistra sarebbe un'altra sciagura. Sia detto incidentalmente, ma si tratta di formazioni questa volta anche equivoche oltre che inaffidabili: cercano di accreditarsi in qualche modo eredi della tradizione socialista nascondendosi dietro l'immagine del Quarto stato e vogliono far credere di aver qualcosa a che fare con il movimento arancione, assumendone il nome, mentre di arancione, per quel che questo colore ha rappresentato sin qui sulla scena politica interna ed internazionale, non hanno proprio nulla. Sul piano elettorale l'apparentamento con queste forze farebbe certamente perdere consensi sull'altro fronte dello schieramento, facendo tramontare ogni speranza di una maggioranza autononma di PD e SEl sia alla Camera che al Senato. Questi sono i dati di fatto, assieme alla circostanza che un simile apparentamento esporrebbe il PD ad una grave controversia interna che lo indebolirebbe ulteriormente elettoralmente. Penso che Bersani non farà mai un cosi grave errore. Altro è la realtà dura dei dati di fatto, altro sono le nostre aspirazioni fantasiose. Cari saluti. Giovanni Baccalini

Anonimo ha detto...

la realtà dura è che Ingroia ecc. vuole far politica con la costituzione alla
mano mentre altri, da anni, compreso buona parte del PD, la vuole cambiare o
sfasciare. Ma è' storia antica, risale alla P2 di Cicchitto e compagni.

sergio ha detto...

Ogni tanto occorrerebbe una doccia gelata per schiarirsi le idee che mi
paiono a volte confuse: si vuol vincere a Sinistra o ricominciano i balletti
per perdere?

Di vergini non ce ne sono più.

Sergio Tremolada (Nuova Società)

felice ha detto...

La presenza di liste Ingroia al Senato in Lombardia, Campania e Sicilia non favorisce Berlusconi ma Monti: questa è la contraddizione. Il problema andava affrontato politicamente e non emotivamente. Forse in lombardia dove alcune formazio che a livello nazionale stanno con Ingroia sono in coalizione con Ambrosoli, che invece ha rifiutato la lista radicale, ci si è avviati sulla strada della razionalità. Ma al momento non basta. La strategia al Senato è stata sbagliata nel 2001 e nel 2006, incrociamo le dita per il 2013. Siamo un sistema bicamerale perfetto: forse la sinistra e il centro-sinistra non lo sanno
Felice Besostri

maurizio ha detto...

Le discussioni sono belle e utili finché non viene meno il rispetto reciproco. Se essere contrari ad alleanze con "Rivoluzione civile - Ingroia" significa essere fin d'ora responsabili di un eventuale governo Monti o Montezemolo di cui poi non dovremo lamentarci (Somaini) o, peggio, essere eredi della P2 (martelloni56), dico subito che questi toni non sono da cultura rosselliana e non li accetto.
Maurizio Giancola
P.S. Continuo a non capire perché chi è determinante per vincere non dovrebbe esserlo per governare. Inoltre oggi ho letto che Ingroia è contrario a tutte le grandi opere, TAV compresa. Poiché il problema TAV già si pone con una parte di SEL, vogliamo davvero rifare l'Unione?

dario ha detto...

Caro Francesco e caro Paolo
chi è colpa del suo mal pianga se stesso.
L'esito prevedibile della disfida elettorale è ormai chiaro, il PD avrà la maggioranza relativa alla Camera e prenderà il 55% dei seggi, mentre non l'avrà al Senato, è l'esito del Porcellum che il PD non ha voluto modificare nella convizione (che viene dalla loro errata cultura dell'egemonia) di farcela in entrambi i rami del Parlamento.
Il PD arriva a queste elezioni praticamente senza alleati, dopo aver lavorato ventanni per demolire,per poi assorbirne i residui, il PSI, non ha capito che tentare di metabolizzare SEL avrebbe portato questo partito a cedere pezzi rilevanti alla sinistra massimalista di Ingroia.
Tutti i trucchi per evitare questo esito sono trucchi da magliari, chi lo fa fare a Ingroia di "desistere" nelle regioni in cui si eleggono il maggior numero di Senatori?
Bersano ormai l'ha capito e sta rapidamente virando verso un recupero di rapporti con il Centro, il quale avendo compreso che non ha più rischi a sinistra può dedicarsi con nuova lena all'attacco di Berlusconi per recuperare i voti del CD in libertà, e questo atteggiamento gli fa recuperare anche molti voti di piddini delusi dalle liste, in cui sono stati emarginati non i cattocomunisti bensì i riformisti, la pecetta del PSI non basterà a coprire questi marchiani errori.
Sabato prossimo a NOvara e Torino (i pogrammi sono su www.gruppodivolpedo.it) facciamo due assemblee aperte proprio per discutere di questi limiti del CS che nel modo più stupido ha impedito la modifica della legge elettorale, ridando tra l'altro un palese appoggio alla discesa in campo del Berlusca che con una legge bi-polare si trova a suo agio e già si vede, oggi non si discute più di come uscire dalla crisi ma di Berlusconi, e gli italiani voteranno come sempre turandosi il naso, tappandosi le orecchie e chiudendo gli occhi di fronte ad una realtà grave ma ridotta ad un reality videocratico.
Dario Allamano


luciano ha detto...

Condivido il giudizio sull’errore gravissimo commesso dal PD (con la
connivenza di SEL, dimostrata dall’imbroglio del referendum Parisi) con la
conservazione del porcellum.

Si perpetua un bipolarismo esausto e si finisce per regalare a Berlusconi
l’ennesimo referendum su di lui.

Invece altri giudizi di Dario non mi trovano d’accordo.

Chi lo fa fare a Ingroia di desistere ? Semplice: il ricordo del 2008.
Alle ultime elezioni tutti quanti preconizzavano per la Sinistra Arcobaleno
“un risultato a due cifre”, poi si è visto come è andata nelle urne: le due
cifre c’erano, ma dopo la prima c’era la virgola ... I sedicenti
arancioni sanno benissimo che nel popolo della sinistra può scattare anche
questa volta il meccanismo del voto utile. Quindi invece di andare a
sbattere contro lo sbarramento dell’ 8 % al senato, potrebbero – e a mio
parere dovrebbero – concedere la desistenza in cambio di alcuni seggi “di
tribuna”. La convenienza ci sarebbe e sarebbe reciproca. Spesso questo non
basta, come ci ha insegnato Cipolla con le sue leggi della stupidità umana …

Nelle liste del PD sono stati emarginati i riformisti ? Ma quando mai. A
meno che non si recepisca la neolingua orwelliana che vuole imporci di
chiamare “riformisti” i liberal-liberisti ed “ideologici” i
socialdemocratici, le cose non stanno così.

Il PD non candida Ichino, Ceccanti, Vassallo, Maran, Merloni ed altri
volenterosi adepti del montismo più sfrenato. Alleluja !

I riformisti, se le parole hanno ancora un senso, sono Fassina, Orfini,
Orlando, Mucchetti …

Certo che se nel Gruppo di Volpedo ci stracciamo le vesti anche di fronte
alle (rare) buone notizie siamo messi davvero male !



Luciano Belli Paci

Anonimo ha detto...

appunto: cercare di vincere a sinistra e di governare con la sinistra, senza
riconsegnare lo scettro al "nuovo" centro. Il confronto con l'unione di Prodi
non tiene. La crisi strutturale sta ricollocando - o dovrebbe ricollocare –
culture e soggetti politico-sociali. Altrimenti sarà la solita "pappa" con
l'aggravante della recessione e dell'inflazione. Weimar?

dario ha detto...

Caro Luciano
il rincorrere la sisistra-sinistra ai socialisti non ha mai portato bene, basta pensare al Fronte del 1948, il ruolo che storicamente dovrebbere competere ai socialisti è quello di saper guardare in facciala realtà per quella che è e non per quella che ci piacerebbe che fosse.
Nel concreto
1- La lista Ingroia è la prosecuzione sotto altre forme del giustizialismo più sfrenato, NON è la mia cultura
2- raccontare agli italiani che poi dopo Monti ci sarà il paradiso di sinistra non è serio, è un atteggiamento populistico demagogico che deriva direttamente dalla cultura propagandistica della Seconda Repubblica, un paese che ha duemila miliardi di debito (2.000.000.000.000) e che ogni anno deve trovare 80 miliardi di fondi per pagare gli ineterssi su cotanto debito non ha grande futuro di fronte a se, e l'idae di rilanciare lo sviluppo secopndo il modello dei consumi occidentali ormai non funziona più, per questioni economiche ed ecologiche,
3- la cultura socialista è quella aperta a tutte le idee, anche a quelle che dissentono (siano essi più moderati o più massimalisti) non quella di gioire perchè sono stati fatti fuori quelli che non sono "in linea" con il pensiero dominante nel partito (è puro autoritarismo),
ecc. ecc. ecc
Infine mi piacerebbe discutere con te delle varie tesi nelle riunioni del GdV a cui ti ho invitato diverse volte, non ogni tanto sui blog, la politica è bella quando sa trovare una sintesi tra tesi e antitesi (hai presente la dialettica?) NON quando ognuno continua ad esprimere le proprie idee senza mai confrontarsi apertamente. In una parola è DEMOCRAZIA.
Fraterni saluti
Dario


felice ha detto...

Ho letto di Fassina che apre a Monti e che sostiene che il Fiscal Compact non
si modifica. Orfini richiesto di intervenire per la Fondazione nenni neanche a
risposto Per Mucchetti e Orlando OK. Ma tutto sommato preferirei valorizzare
Epifani, socialkista e già segretario generale della CGIL. Se Rivoluzione
Civile offriva la desistenza in Senato in Lombardia e Sicilia apriva una serie
di contraddizioni e alla camera non doveva temere il voto utile, così rischia
anche il 4% della Camera. Preferire Di Pietro ad Agnoletto, che pure non mi è
simpatico a differenza del fratello, la dice lunga sulla mentalità Arcobaleno
per di più nemmeno puro a sinistra. Il recupero di Berlusconi depotenzia
Montti, ma lo rende ancor più indispensabile. La Lombardia è lsa madre di tutte
le battaglie e non trovo buonas la notizia del rifiuto della lista radicale

Felice Besostri

francesco ha detto...

Lungi da me l'idea di essere aggressivo o peggio di mancare di rispetto nei confronti di chi non la pensa come me (cosa che peraltro non mi pare di avere fatto). Tutt'al più sarò stato forse un po' veemente nell'esporre le mie opinioni.
Ad ogni modo mi scuso.

Resta il fatto che io sono convinto che senza un accordo con questi di "Rivoluzione Civile" il Centro-Sinistra rischia molto. Moltissimo.

Tale accordo, preciso per rendere più chiaro il mio pensiero, a mio avviso non dovrebbe, o non avrebbe dovuto, essere un patto politico che prevedesse di includere questi Arancioni nella eventuale futura maggioranza di governo.
Non credo infatti sia utile pensare ad un'alleanza di governo tra gli Ingroiani e il Centro-Sinistra. Non sono quindi per riproporre gli scenari del 1996 o del 2006, con il Centro-Sinistra costretto a dipendere dalla Sinistra radicale (e quest'ultima costretta a mandar giù cose che riteneva non accettabili).

L'accordo con Ingroia avrebbe dovuto (o dovrebbe) avere semplicemente lo scopo di permettere al Centro-Sinistra di governare da solo, e di garantire agli Arancioni la possibilità dell'esistenza di un'opposizione che incalzasse il governo anche da Sinistra.

Ciò detto, dico anche che l'intesa non avrebbe dovuto (o non dovrebbe) essere nemmeno un accordicchio sottobanco, sul tipo di quello che alcuni autorevoli esponenti del PD sarebbero venuti proponendo in questi giorni agli Arancioni.
A mio parere, infatti, si sarebbe dovuto (o si dovrebbe) puntare ad un'intesa di carattere essenzialmente elettorale, basata però anche su almeno due punti di convergenza politica.
E cioè:

a) il riconoscimento di un diritto della Sinistra radicale ad avere una propria rappresentanza in Parlamento (se volete sulla base di un mero richiamo ad un principio di rappresentività o alla logica del "meglio averli dentro che fuori");

e

b) il riconoscimento che alcune delle istanze legalitarie di cui questi Arancioni si ergono a paladini (sia pure in modo a volte eccessivo e gridato, o anche per bocca di soggetti non di rado discutibili) sono comunque istanze che potrebbero e dovrebbero essere recepite, e rispetto alle quali a me pare possibile e necessario cercare e trovare dei punti di convergenza (soprattutto considerando che usciamo da un ventennio in cui in materia di legalità il Paese è scivolato davvero molto in basso).
Vedo ad esempio che in Calabria si starebbe candidando con Ingroia la nostra compagna Anna Falcone (che è venuta più volte anche a Volpedo e alle riunioni del Network). Ora: si può discutere fin che si vuole dell'opportunità della sua scelta, ma non mi pare che si possa dire di lei che sia espressione, per usare le parole di Dario, del "giustizialismo più sfrenato". Piuttosto è una che ha visto quanto sia basso il livello di cultura legalitaria nelle altre forze politiche della sua regione (ivi compreso il Centro-Sinistra) e ha fatto delle scelte conseguenti.

Aggiungo che in assenza di un accordo con gli Arancioni, in regioni come Lombardia, Sicilia, Campania (e ora mi si dice anche Veneto) si profila in modo a mio vedere sempre più concreto il rischio che il Centro-Sinistra non riesca a vincere (in particolare al Senato), e che perciò si vada dritti dritti verso un governo con i Centristi, per di più con una Destra non più allo sbando, e capace di esercitare ancora un forte condizionamento.

Naturalmente, non accuso chi non la pensa così di essere responsabile dell'eventuale futuro governo Monti o Montezemolo. Dico però che occorre avere la consapevolezza della posta in gioco.

Un saluto,
Francesco Somaini

PS: Aggiungo che per motivi analoghi ai punti a) e b) sopra indicati (e cioè riconoscimento di un diritto di tribuna e riconoscimento del valore di alcune delle istanze espresse) il Centro-Sinistra a mio avviso dovrebbe o avrebbe dovuto imbarcare non soltanto Ingroia, ma anche i Radicali.
Con Ingroia la cosa è però più pressante, perchè questi rischiano di essere decisivi nelle regioni-chiave.


felice ha detto...

Le argomjentazioni di Francesco mim trovano sostanzialmernte consenziente. Non
facciamo paragoni con il 1948, allora si trattava di un'alleanza con un Partito
Comunista più organizzato e con alle spalle l'Unione Sovietica, un paese guida
anche per settori socialisti. Una tale sudditanza psicologica non esiste più e
la Rivoluzione Civile è un coacervo di sigle e movimento non omogeneo. Che
ingroia abbia dovuto candidarsi capolista, credo ovunque, la dice lunga. Ho
sostenuto il conflitto di attribuzioni di Napolitano contro la procura di
Palermo, ho redatto l'opposizione all'uso del simbolo del Quarto Stato da parte
di Rivoluzione Civiler quindi non avrei mai avuto alcuna chance di diventare
arancion/arancino o di essere un sospetto infiltrato ingroiano nel GdV o nel
NSE. Però come hanno diritto di cittadinanza in IBC i realisti dell'accordo con
Monti devono essere ammessi come legittimi i realisti che sostengono che per il
Senato, senza confusione politica, un accordo tecnico andava fatto e se votavo
in Calabria sarei stato felice di contribuire all'elezione della socialista
Anna Falcone.

Felice Besostri

claudio ha detto...

per le stesse ragioni, non si capisce perchè Zingaretti abbia rifiutato un
accordo tecnico coi radicali alla regione lazio: offesi perchè hanno fatto
scoppiare lo scandalo? ubris da egemonia autosufficente? lo capiscono che
rischiano di perdere, o, se va bene, fare i conti al senato con un Monti
incattivito?

Anonimo ha detto...

Cari compagni, state lì col bilancino del farmacista (o dell'alchimista) a
misurare il presunto tasso di purissima socialdemocrazia (che poi, notoriamente
significa, fino ad un certo punto, tante cose diverse) nel sangue dei vari
protagonisti, piccoli e grandi della sinistra italiana ( e da Turati ai giorni
nostri) e poi evocate politicamente i radicali– fior di opportunismo e
voltagabbanismo programmaticamente liberal-liberista – ? (Attendo lesolite
contumelie sulle battaglie per i diritti civili). Grande è il disordine sotto
il cielo, ma non pare buona cosa.

Patrizia Turchi ha detto...

Il problema, vero, è la legge elettorale. Non dobbiamo mai dimenticare che è necessario tornare ad un sistema proporzionale.
Se non comprendiamo, già noi, la portata di una simile possibilità di rappresentanza parlamentare facciamo poca strada, poichè: personalizzazione, voglia di premierato, governabilità, primarie, astensionismo, voto utile,berlusconizzazione della politica, sono tutti frutti avvelenati dal maggioritario.

claudio ha detto...

no, martelloni, andiamo a caccia di qualunque voto perchè da solo PD+SeL+Psi
non ce la fa. Non ce l'ha mai fatta, da quando esiste la repubblica
italiana, ma ogni volta bastano 4 sondaggi e si esaltano , senza capire che
alla fin fine hanno il carisma e la mentalità di un gruppo di
amministratori condominali ( e infatti, il nucleo trainante sono dirigenti
di enti locali, coop e ex municipalizzate di area tosco emiliana, capirai
che romanticismo )

luciano ha detto...

Caro Dario,

io effettivamente non riesco mai a partecipare alle riunioni del GdV,
cercherò di rimediare.

Però non credo che dipenda da questo la nostra incomunicabilità in questo
dibattito.

Sembra proprio che parliamo lingue diverse.

1) Che c’entrano con quel che ho detto io l’evocazione del 1948 e la
critica del giustizialismo sfrenato ? Nulla. Forse mi confondi con Somaini.
Io non sostengo un’alleanza politica con gli arancioni (ipotesi che come ho
tentato di spiegare è fuori dalla realtà), bensì un accordo tecnico di
desistenza per non farsi reciprocamente del male, che è tutt’altra cosa e si
fa in tutto il mondo senza gridare agli inciuci.

2) Non so bene a chi ti riferisci quando biasimi chi intenderebbe
“raccontare agli italiani che poi dopo Monti ci sarà il paradiso di
sinistra”. Nessuno nel centro-sinistra sta promettendo paradisi; qualcuno
sta finalmente facendo lo sforzo di rimandare al mittente le incessanti
evocazioni della tatcheriana TINA (there in no alternative) e sta proponendo
strade diverse per uscire dalla crisi. Poiché anche il FMI ed i maggiori
economisti del mondo stanno dicendo ormai le stesse cose, mi chiedo davvero
che cosa ci sia da recriminare da parte tua se la sinistra tenta di fare il
suo mestiere.

3) Che c’entra il diritto al dissenso con quello che è avvenuto nel PD
? Il PD è un partito, vivaddio, non è l’arca di Noé che deve contenere una
coppia di tutti gli animali del creato. Sono sgomento: sono anni che tutti
noi critichiamo ferocemente il PD perché è una sorta di partito-Zelig che
subisce tutte le subalternità possibili e contiene in sé tutte le
contraddizioni, e una buona volta che assistiamo ad un inizio dell’auspicata
destrutturazione e ristrutturazione, con la scelta a suo modo democratica di
una linea (Bersani) e di candidature un po’ più conseguenti … tu ti strappi
i capelli ? Non ti piace il presepe ? Guarda che mica li hanno mandati in
Siberia i montiani; in buona parte si sono candidati con Monti (e negli anni
passati i teodem erano andati nell’UDC: volevi che rimanessero anche quelli
?). Il problema vero è che di montiani, dichiarati e non, ce ne sono
ancora troppi nelle liste del PD. Vedi, finché è esistito il comunismo,
io mi sono sempre attenuto al motto di Giacomo Matteotti: “i comunisti con i
comunisti, i socialisti con i socialisti”. Oggi mi pare più attuale
quest’altro: “i liberisti con i liberisti, i socialisti con i socialisti”.
L’autonomia socialista, oggi, la si difende così.

Fraterni saluti.

Luciano

maurizio ha detto...

Scrivo soprattutto per chiudere l'incidente con Francesco. Sono molto più passionale di quanto possa apparire e talvolta esagero. Mi dispiace e anch'io chiedo scusa. Nel merito Francesco ha chiarito molto bene la sua posizione; non dico che mi abbia convinto ma quanto meno ha instillato in me il tarlo del dubbio. Resta comunque aperta la questione se sia meglio cercare di vincere con operazioni che ben pochi possono capire nella loro esatta valenza o correre il rischio di perdere nella chiarezza. Temo però che questa nostra discussione resti del tutto accademica, al di là delle schermaglie intercorse o tuttora in corso fra Rivoluzione civile e PD. Da tempo coltivo infatti un altro tarlo: il PD vuole veramente la vittoria del centrosinistra (parliamo naturalmente del Senato)? Lanfranco Turci, dopo il bell'articolo relativo alla timidezza del PD, è intervenuto questa sera su Facebook dicendo che, per tanti motivi (gravità della crisi, paura di non saperla gestire, timore di scontrarsi con l'Europa, le solite divisioni interne), probabilmente il PD non punta tanto alla vittoria quanto piuttosto a che ci siano i numeri per avere la maggioranza al Senato insieme a Monti. Questo spiega tante cose e se, come ha scritto Felice, la lista Ingroia nelle tre regioni in bilico favorisce Monti e non Berlusconi, il discorso risulta ancora più chiaro. Comprese le affermazioni di D'Alema (non ricordo però dove le ha rilasciate) molto perentorie nel ribadire la necessità dell'alleanza fra centrosinistra e centro. Il tutto è anche assai coerente con la cultura dei dirigenti del PD di estrazione PCI.
Due parole infine sulla discussione fra Dario e Luciano. Per come conosco Luciano penso che tutto si possa dire di lui, ma non che rincorra la sinistra-sinistra. Inoltre sulla composizione delle liste del PD nemmeno io capisco a quali "riformisti" si riferisca Dario, a meno di non attribuire alla parola il significato distorto ("errore semantico" come disse Ruffolo) in vigore dalle parti di Monti, della Confindustria e del Corriere della sera. Fassina e Orfini non sono socialisti come a volte si dice (molto meglio Orlando, almeno per come parlò a Volpedo), ma è chiaro che all'interno del PD dobbiamo dialogare con loro, non con Letta e Morando. Se poi altri non sono in lista (non parlo di Ichino che è andato al centro), più che di autoritarismo in questo caso parlerei di chiarezza. Naturalmente riprenderò il discorso a voce con Dario, e mi piacerebbe anche con Luciano, ma il punto è proprio questo: non abbiamo sempre rimproverato al PD di essere una cosa e il suo contrario? e a chi guardiamo al suo interno? Nessun dubbio, almeno da parte mia.
Fraterni saluti
Maurizio Giancola

P.S. Martelloni, nemmeno a me piacciono i radicali, però se si parla di accordi tecnici e di diritto di tribuna quello che vale per Rivoluzione civile può valere anche per loro.

dario ha detto...

Caro Franz e caro Felice
nessuno, tanto meno il sottoscritto, pensa che la sinistra massimalista e comunista non debba avere una sua legittima possibilità di rappresentanza in Parlamento, insisto solo nel dire, riprendendo una argomentazione di Maurizio Giancola, che sarebbe tempo di finirla con il balletto del voto utile, delle desistenze e degli inciuci in nome di un argine al Berlusconismo.
Questa campagna elettorale, come le passate si sta svolgendo sui temi:
a riecco Berlusconi date il voto al PD
i comunisti ci sono ancora votate PDL,
dei temi veri e reali nessuno parla più, come sempre.
Per riprendere una argomentazione che mi trova d'accordo di Giancola, da nessuna parte in Europa i Partiti Socialisti, che sono LA sinistra vera e non taroccata, fanno campagne così, in genere presentano il LORO PROGRAMMA su cui chiedono agli elettori di esprimere la loro opinione, non perdono tempo a ricercare forme di alleanze surrettizie con Linke, Melenchon o altro, le eventuali alleanze si formano in PARLAMENTO.
Purtroppo vedo che, nonostante i due documenti sulla democrazia, anche molti di noi continuanoi a ragionare secondo la logica utilitaristica, ma ciò che è utile per vincere non sempre è utile per governare.
Se noi socialisti del GdV vogliamo fare qualcosa di utile per la democrazia in Italia dobbiamo iniziare a ragionare non da PARTITO A VOCAZIONE MAGGIORITARIA (sia pure relativa), che continua ad essere la logica del PD, ma con VOCAZIONE DI GOVERNO, nel primo caso perdiamo tempo a discettare di formule, alleanze, nomi, nel secondo caso dobbiamo iniziare a lavorare per UN PROGRAMMA MINIMO che dica ai cittadini cosa farebbe una forza socialista al Governo.
Dario Allamano
.

Anonimo ha detto...

bene, concordo, ma perché i voti e l'appoggio politico pubblicamente concordato
di ingroia ecc. puzzerebbero, mentre quelli radicali avrebbero migliore aroma?

felice ha detto...

cREDO CHE SIA UNO DEI POCHI CUI NON POSSA ESSERE IMPUTATO DI ADEGUARMI ALLA MENTALITà DL PORCELLUM è dalla fine del 2007 che ho iniziato la mia battaglia contro il porcellum, all'inizio solitaria e poi insieme con il formidabile gruppo dell'avv. Aldo Bozzi, un mastino liberale come pochi. In nessun paese europeo i partiti socialisti hanno approvato o contribuito a far approvare una legge eletorale come il porcellum. spero che nessuno qui sia un primitivo economicista che disprezza tutto quello che apartiene alla sovrastruttura. La legge elettorale , da essa non si può prescodere, vincere significa avere la maggioranza del parlamentom nelle forme di governo parlamentare o eleggere il presidente i quelle presidenziali o semi presidenziali. Per rimanere a quest'ultimi non è indifferente che sia un'elezione ad un turno, come negli Stati Uniti, o a due turni, come in Francia, anche per alleanze, ma forse è il sistema bipartitico o pluripartitico a fare la differenza, anche se nelle reciproche interazione è altamente probabile che l'elezione a un turno unico abbia forzato verso il bipartitismo.Quindi non si può prescindere dalla legge elettorale vigente, per quanto incostituzionale, per analizzare i possibili effetti di alleanze e desistenze rispetto ai risultati probabili. In Italia abbiamo l'anomalia i non vere controllo giurisdizionale sul processo elettorael quindi i parlamentari eletti con questa legge conserveranno il loro posto anche nel caso che la legge elettorale sia dichiarata incostituzionale. Per questo occore che la coalizione vinca con la percentuale più alta possibile altrimenti ci sarà comunque una delegittimazione politica. Per me vocazione maggioritaria coincide con vocazione di governo, che in un paese con forma di governo parlamentare significa avere la maggioranza dei seggi in parlamento da solo o in coalizione. . Vocazione maggoritaria significa proporsi alla guida del paese con un proprio programma e con le persone uscite dai suoi ranghi per attuarlo. Cosa che la sinistra non ha mai fatto nel nostro Paese.

Felice Besostri