domenica 20 gennaio 2013

Franco Astengo: “DOBBIAMO TOGLIERE L’ITALIA DALLE MANI DEGLI INCAPACI”.

“DOBBIAMO TOGLIERE L’ITALIA DALLE MANI DEGLI INCAPACI”. LA “DEMOCRAZIA DI COMPETENZA” ALLA PROVA DEL VOTO Le elettrici e gli elettori che, il prossimo 24 Febbraio, avranno deciso di esprimere il proprio voto per l’una o l’altra delle liste in competizione per le elezioni legislative generali si troveranno di fronte ad alcune novità importanti poste sul piano dell’espressione complessiva che esce dall’analisi del quadro politico di partenza. Prime fra tutte, già individuata e analizzata abbastanza a sufficienza ma forse poco considerata dal punto di vista dell’esito del voto è la caduta dell’ipotesi bipolare che aveva retto il sistema – almeno come ipotesi di fondo – dall’avvento del maggioritario alle elezioni del 2008: questa volta, invece, il ritorno a una sorta di multipartitismo appare scontato. La seconda novità è invece ancora poco analizzata e, in quest’occasione, non sarà possibile andare oltre ad alcune indicazioni diciamo così: “di direzione di marcia”. Una novità resa, almeno a mio giudizio, del tutto esplicita dai contenuti compresi dal testo della lunga “conversazione” tra il direttore De Bortoli e il presidente del consiglio Monti, apparsa oggi sulle colonne del “Corriere della Sera”. Assumo tre frasi dal contesto al fine di agevolare la possibilità di definire al meglio un’ipotesi di analisi politica. La prima “Dobbiamo togliere l’Italia dalle mani degli incapaci”. La seconda: “ Se non ci impegniamo direttamente, su di noi cadrà una colpa grave". Il Paese è un insieme di tribù, corporazioni e fortini che difendono interessi clientelari”. La terza: “ Noi e Grillo siamo espressioni differenti dell’insofferenza popolare. La sua è l’iconografia della rabbia gestuale, vivace ma inconcludente”. A queste tre affermazioni va aggiunta quella che rivendica la formazione della lista per la Camera dei Deputati che non comprende alcun parlamentare uscente. Emerge così un’idea delle istituzioni e del loro rapporto con la società, insieme con un giudizio della situazione italiana, che si pone compiutamente sul terreno di quella che è stata definita la “Democrazia di competenza”, una sorta di “cerchia degli ottimati” che si sottopone al giudizio degli elettori perché si tratta di una inevitabile ma fastidiosa incombenza, nelle spire di un’antiquata democrazia parlamentare, ma con lo scopo – comunque – di governare costringendo gli “altri”, a prescindere dai consensi ricevuti, a convergere sulla necessità di riconoscere il “Primato dei competenti” essendo, appunto, il consenso di questi altri frutto di una sorta di nuova plebe che si esprime proprio attraverso quelle tribù, corporazioni, fortini, di cui si faceva cenno. Così ci si colloca ben oltre il quadro del “rapporto diretto” tra il Capo e le masse: il Gruppo Dirigente siede in una sorta di Areopago e le istituzioni sono da considerarsi al loro servizio: del resto allo stesso prof. Monti, evidentemente massimo interprete di questa nuova (o antica?) filosofia politica, la toga da senatore fu consegnata in anticipo rispetto alla sua personale concessione di “impegnarsi per il bene del Paese”. Per scendere nel concreto della vicenda politica di oggi: la nomina di Monti a senatore a vita, da parte del Presidente della Repubblica, nell’immediata precedenza al conferimento dell’incarico di formare il Governo è stato un vero e proprio “sfregio democratico” assolutamente sottovalutato dagli altri partner politici (in quel momento presi alla gola dalla vicenda dello “spread”) e da analisti e commentatori, ma in futuro sarà vista come una vera e propria “svolta” nella storia democratica del nostro Paese, in contemporanea con l’assunzione di una concezione di tipo “monarchico” del ruolo del Capo dello Stato. Non sono in grado, ovviamente, di poter prevedere – sia pure in una qualche approssimazione – il consenso che questa “Democrazia di competenza” riuscirà a raccogliere nel Paese; così come non è possibile anticipare plausibilmente quale percentuale di voti otterrà l’altra faccia della medaglia (quella dell’insofferenza popolare) dell’antipolitica che si fa politica attraverso il Movimento 5 Stelle e che pone il tema dell’azzeramento dei corpi intermedi, ma non ha ancora dichiarato che uso farà del Parlamento (forse il passaggio più difficile per Grillo, data la scarsa conoscenza che lui stesso ha del personale politico che alla fine approderà alla Camera e al Senato). La matrice dei due soggetti , “Democrazia di Competenza”, e “Antipolitica che si fa politica”, appare però avere molti punti in comune, il più importante dei quali appare essere quello dell’autoritarismo. Mi era già capitato di scriverlo qualche tempo fa ma lo ripeto adesso, con maggior convinzione e cognizione di causa: il tragitto vero che sta per compiere la nostra democrazia repubblicana è quello verso una forma di “salazarismo”, una visione autoritaria del potere, governata dalle esigenze dei detentori dei grandi patrimoni finanziari, in una sorta di regime “ottundente” anche se non escludente le opposizioni, verso il quale è necessario riferirsi come a un “dominus”. E gli altri, più o meno protagonisti della campagna elettorale? Navigano a vista, dentro le loro formule antiquate del personalismo e di una convulsa ricerca di alleanze poste sul piano della mera tattica elettorale, come se da quegli esiti potesse sortire davvero un’alternativa plausibile. L’ipotesi più probabile, insomma, è che si stia per entrare in una nuova fase della “transizione italiana” nel corso della quale si completeranno, grazie agli “Ottimati” e al loro Capo, due elementi fondamentali: il primo quello del rapporto con l’Europa nel senso di una definizione ulteriore di un sistema “a diverse velocità” regolato dalla BCE e senza alcuna prospettiva di colmatura del “deficit democratico” anzi con la riaffermazione che quel “deficit” è davvero congegnale a tutti i livelli a nuove dimensioni di governo (il previsto successo della CDU-CSU in Germania porterà con sé, probabilmente, una soluzione di questo tipo); il secondo, sul piano interno, il completamento del processo di riduzione ne rapporto tra la politica e la società che, nel segno del taglio dell’ “eccesso di domanda” avanza ormai da molto tempo, ma che richiede – appunto – una sua definizione anche sul terreno dell’uso delle Istituzioni. Una secca sconfitta elettorale della “Democrazia di Competenza” potrebbe arrestare questo progetto? Purtroppo non pare ci si voglia misurare con questo elemento ponendolo al centro della competizione. E’ più facile il bersaglio grosso del vecchio “populismo di destra” ben rappresentato dal consueto Cavaliere al quale si offrono ghiotte passerelle televisive. Due osservazioni conclusive: è evidente come risulti del tutto assente, in questa campagna elettorale (comunque espressione delle dinamiche complessive del sistema e non frutto isolato di scelte compiute semplicisticamente in nome dell’ autonomia del politico”) una possibilità di rappresentanza effettiva di quella che rimane la “contraddizioni principale” del conflitto capitale/lavoro, che la crisi tende a incrementare costringendo interi settori sociali nella morsa di un’incertezza, un impoverimento complessivo, una crescita nelle condizioni di sfruttamento che non si voglio intendere quale base di un progetto politico in grado di recuperare e proporre in termini di “classe”. La seconda osservazione riguarda l’ampiezza che raggiungerà l’espressione dell’astensionismo che, in questi giorni, si tende a occultare ( o a considerare in calo, soprattutto per esigenze sceniche di tipo televisivo al riguardo della presentazione dei tanti sondaggi). Un astensionismo che, a questo punto della campagna elettorale, pare rappresentare – come base di partenza – circa il 40% dell’elettorato. Se in crescita o in calo lo diranno le urne: certo che, in queste condizioni, l’appello al “voto utile” che pare essere il cavallo di battaglia del PD appare quanto mai anacronistico rispetto alla necessità, che sarebbe stata improcrastinabile, di presentare un’analisi realistica del nostro sistema politico, elaborando un’alternativa. Così non è stato e ne valuteremo i risultati.

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