venerdì 26 ottobre 2012

Peppe Giudice: PD e socialismo largo

Giuseppe Giudice PD E SOCIALISMO LARGO Renzi non è un corpo estraneo al PD. E' il PD stesso nelle sue ragioni fondanti. Certo con una ulteriore precipitazione. Sono molto più corpi estranei al PD Epifani. Fassina e lo stesso Bersani che mi pare uno dei pochi dirigenti postcomunisti convintamente socialdemocratico. Il PD nasce come l'apoteosi del pensiero secondo-repubblichino: il soggetto politico erede a tutti gli effetti dell'ulivismo degli anni 90. La alleanza con DI Pietro non è stata meramente una operazione tattica di tipo elettorale. Corrispondeva invece alla ricostruzione di polo liberal-tecnocratico-giustizialista nell'ambito di una perpetuazione sul medio periodo della contrapposizione berlusconismo-antiberlusconismo. E la sinistra soprattutto quella socialdemocratica doveva sparire o magari ridursi a forza residuale in un partito centrista. Poteva invece restare una sinistra minoritaria inconcludente, neo-comunista o senza aggettivi. Una sinistra che abbaia ma non morde. Sono arrivato a pensare che tra Veltroni e Bertinotti vi fosse un patto per liquidare ogni possibilità di rinascita di una sinistra di governo. Del resto l'espulsione del socialismo dalla II repubblica e la stessa demonizzazione del socialismo italiano erano funzionali al disegno di un bipolarismo fortemente avulso dagli schemi europei ed in cui la politica perdeva ogni forma reale di autonomia, anche culturale, rispetto ai poteri forti ed alle varie tecnocrazie (inclusa la magistratura). Certo oggi la crisi economica investe tutta l'Europa, Ma in Italia si vive la sovrapposizione e l'intreccio di questa crisi con la profonda decadenza della politica di cui il PD è uno dei tasselli. Il PD ha poco a che vedere con il socialismo europeo. Ha una parte di esso che è in sintonia, ma è appunto quella parte che di fatto è estranea alle ragioni fondanti del pd . Una semplice vittoria di Bersani non comporta la vittoria di una posizione socialdemocratica, in quanto con Bersani c'è molta zavorra che non vuole affatto un partito socialdemocratico. Da questo punto di vista una buona affermazione di Vendola (magistratura permettendo- che tempismo, però!) è quindi importante. Ma in prospettiva è il superamento del PD che potrà permettere la possibilità di una rinascita di una sinistra di governo. Che non potrà essere una formazione indistintamente progressista (versione postdalemiana del nuovismo veltroniano) o una sinistra senza aggettivi. Rino Formica, prima del suo infausto innamoramento per Tremonti, usò una espressione molto efficace: socialismo largo. Cioè un soggetto socialista che fosse una infeconda rimpatriata dei soli ex iscritto al Psi, ma il luogo in cui potessero ritrovarsi tutti coloro che convintamente credono nel socialismo democratico nel XXI Secolo. Una sinistra saldamente radicata nel PSE ed in forte sintonia con quelle componenti interne al socialismo europeo che con più decisione intendono marcare una rottura di continuità con le derive neoliberali del blairismo. Solo una chiara collocazione di quadro e di natura strategica può dare un orientamento politico coerente. Chi vede in Chavez o in Syriza il futuro della sinistra non ci interessa. Non possiamo lasciare il campo aperto alle ambiguità. Come non ci interessa Cesaratto. Certo non è facile uscire in breve tempo dal pantano della II Repubblica, con tutte le subculture che ha prodotto. Ma deve essere chiaro l'obbiettivo ed il percorso da conseguire. La crisi del PDL accentuerà la crisi del PD. Dobbiamo tenerci pronti ad un cambio di paradigma. Lo scontro tra Bersani e renzi ha trasformato le primarie in cosa diversa. Lo scoppio delle contraddizioni insanabili del PD. Non basta certo una vittoria di Bersani, occorre anche una seria affermazione di Vendola. Ma poi occorre orientare politicamente e culturalmente verso una Bad Godesberg dela sinistra verso un socialismo largo, il processo eventualmente aperto. Il Network e le altre associazioni socialiste non potranno certo far molto per influenzare gli equilibri politici interni al centrosinistra ma potranno contribuire ad orientare il dibattito se si avranno le idee chiare circa i nostri obbiettivi.

1 commento:

martelloni ha detto...

IL SOCIALISMO «LARDO» e Bad Godesberg. (A proposito di una riflessione - fuori tempo massimo – di B. Giudice)

Riporto uno stralcio di quanto ricordava Tamburrano a proposito della svolta neocapitalistica della socialdemocrazia tedesca nel 1959 (Bad Godesberg):

«Ma a sparare su Bad Godesberg non furono solo i comunisti. Riccardo Lombardi sull' Avanti! bollo' "l' origine servile" della svolta socialdemocratica. E Pietro Nenni, pur segretario di un Psi non piu' frontista e che si preparava al centrosinistra, ricordo' severo: "Il movimento operaio e socialista ha il suo obiettivo insostituibile nella soppressione del sistema di classe capitalista". "In effetti - ricorda Giuseppe Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni - tutta la sinistra italiana reagi' male alla svolta della Spd. Anche la rivista dei socialisti riformisti, "Critica Sociale", la piu' aperta e sensibile alle istanze del revisionismo, giudico' negativamente, proprio con un mio articolo, Bad Godesberg. E persino Saragat storse il naso: oggi puo' sembrare strano ma era un marxista ortodosso e si contrapponeva al leninismo giudicandolo un' aberrazione, un tradimento. Riteneva Marx un pensatore democratico e libertario, la negazione del totalitarismo". E cosi' l' eresia tedesca fini' nel dimenticatoio».

Personalmente (per quel poco che vale) continuo ad auspicare una «socialdemocrazia dinamica», ovvero una «terza via» tra capitalismo (vetero- o neo- e teo- ecc.) e totalitarismo pseudo-socialista.