martedì 23 ottobre 2012

Francesco Maria Mariotti: mondiepolitiche: Fare Riforme Non E' Fare La Morale

mondiepolitiche: Fare Riforme Non E' Fare La Morale

6 commenti:

Davide ha detto...

Ma solidarietà de che???


E a tutti i disperati che offende giornalmente con sprezzante disinteresse delle loro difficoltà chi esprime solidarietà???

Daniela ha detto...

Mi associo a Davide. Quel che si sta facendo nel mondo del lavoro è semplicemente vergognoso, lesivo dei diritti e controproducente per il rilancio dell'Italia.
Daniela Palma

luciano ha detto...

Caro Francesco Maria, ovviamente anch'io sono solidale con (la) Fornero, non
per le contestazioni - che se dio vuole in questo Paese sono ancora lecite -
ma per le prepotenze / intemperanze che ha subito.

Mi compiaccio che anche un montiano come te esprima un atteggiamento critico
verso le posizioni da maestrine e maestrini che caratterizzano questo
governo di pseudo-tecnici.

A differenza di te, considero Fornero una pessima ministra. In qualunque
altro Paese evoluto sarebbe bastata la figura di m. sugli esodati per far
dimettere un ministro così, noi si sa siamo più ... tolleranti.

Ma il motivo per cui intervengo è un altro.

Riguarda la manomissione delle parole.

Tu titoli "fare riforme non è fare la morale".

È sul termine "riforme" che bisognerebbe intendersi.

Qualunque cambiamento è una riforma ? Direi proprio di no.

Sui giornali di ieri il ministro Profumo ostentava un'aria delusa perché le
levate di scudi di partiti del centro-sinistra, sindacati e opinione
pubblica l'avevano costretto a ritirare la "riforma" delle 24 ore di
lezione.

Non sono ancora maturi, non è ancora tempo, ci sono le elezioni ... e via
compatendo la pretesa arretratezza di quelli che si erano opposti.

Ora si dà il caso che la legge che il ministro voleva introdurre prevedeva
che gli insegnanti dovessero lavorare gratis (questo vuol dire "a parità di
stipendio") per 6 ore "frontali" alla settimana, con un aumento di 1/3 del
loro attuale orario.

Questa cosa è stata applicata per l'ultima volta nel medioevo: si tratta
delle corvée di diritto feudale, un tipo di prestazioni personali dovute al
signore, generalmente consistenti in alcune giornate di lavoro. Dalla
Treccani apprendo che la corvée "fu abolita in Francia il 4 agosto 1789. In
Italia le c. furono abolite in
Piemonte nel 1729, in
Toscana nel 1774-76, nel Napoletano nel 1812, in
Sardegna nel 1837".

Ecco, se si chiama "riforma" il ritorno ad istituzioni feudali e si
compatisce come immaturo chi si oppone, poi non si capisce più nulla.

Siamo, insomma, alla neolingua di orwelliana memoria.

Potrei aggiungere che questi campioni di liberalismo che idolatrano la
"libera contrattazione tra le parti" (anche quando la libertà è quella di
saltare dalla finestra se non si mangia la minestra, come alla Fiat) e poi
trovano normale imporre per decreto nuove condizioni di lavoro alle persone,
sono ben strani. Ma il discorso sarebbe troppo lungo.



Luciano Belli Paci

luigi ha detto...

Continua l'ambiguità-ambivalenza dei termini che vengono così
"intossicati".
Una volta riformare era soltanto socialista, tanto che il buon ebbe a
dire il compagno Tamburrano a un convegno organizzato dal mio circolo
a Genova "il riformismo o è socialista o non è".
Certamente a leggere Sylos Labini e Roncaglia in "per la ripresa del
riformismo - L'Unità 2002, si capisce che in realtà i riformismo
possono avere segni ideologici opposti, liberisti o socialisti.
Nel caso delle riforme Monti-Fornero non c'è dubbio che l'ideologia
che guida le loro riformer è quella neoliberista e aggiungiamo pure
teocon. Neoliberiste seguendo più realiste del re ovvero nel nostro
caso più realiste dello stesso FMI che è detto tutto. Caproni
neoliberisti italiani che con D'Alema e a seguire tutti i governi di
pseudo sinistra e poi con Berlusconi e ora con Monti hanno liquidato
quasi tutta l'imprenditoria statale e reso impotente, anzi connivente
lo Stato nei confronti di imprese banche finanza multinazionali
massacrando i lavoratori, i pensionati, i cittadini con prima casa,
piccolo imprenditori, ecc.
In Francia e in Germania non è così lo Stato, di destra o del
conservatorismo cattolico-protestante, ha ancora parte di imprese
nella mani e incide sulle scelte economiche.
Dunque nessuna simpatia per Fornero che poco importa se con faccino
contriso e piangente tipo coccodrillo perchè svolge azione di
killeraggio nei confronti delle persone lavoratori, giovani.
E non è possibile che non sappia cosa sta facendo.
Fa parte della cricca dei liquidatori della democrazia in favore
dell'oligarchia mondializzata, non vogliamo ammazzare fisicamente ma
vogliamo renderla inoffensiva quanto prima.
Aspetto le reazioni sulle mie cattive intenzioni e il disprezzo nei
confronti di Monti suo governo.
Invoco per avere forza e coraggio Mazzini, Garibaldi, Matteotti.
Mi domando quale virus mentale abbia mai potuto stravolgere mentidi
persone che si definiscono in questa lista socialisti tanto da
osannare il riformismo reazionario liberista del Monti-Fornero.
Un franco dialogante socialista saluto.
Luigi Fasce
PS
per antivirus leggere
http://www.circolocalogerocapitini.it/lastellapolaredellasinistra.pdf

pierpaolo ha detto...

Evidentemente sto diventando un pericoloso estremista radicale anch'io.
Trovo sia cosa buona e giusta che la Fornero, come personaggio pubblico e come Ministro della repubblica, sopporti le meritate contestazioni ad un'azione di governo scellerata, ma soprattutto ad uno stile comunicativo da "ancien régime", che trovo ancora più intollerabile.

Chi semina vento raccoglie tempesta: questo è quello che ci si merita quando si sostiene che il reddito minimo garantito - uno strumento che in Europa manca solo ai welfare di realtà avanzatissime come Grecia, Ungheria - da noi non si può introdurre perché, si sa, gli Italiani preferiscono gustarsi un piatto di spaghetti e un fiasco di vino guardandosi il tramonto sul mare anziché lavorare; oppure quando si ridicolizzano le sofferenze di una generazione (in Italia la disoccupazione giovanile è ben oltre il 25%) descrivendola come fatta da bamboccioni o da gente troppo "schizzinosa".

Peraltro la Fornero non è stata cacciata dagli autonomi armati di spranghe e P38, come capitò a Lama nel '77 a Roma.
E noi socialisti ricordiamo benissimo quale situazione affrontò Pertini recandosi dai "camalli" in sciopero poco dopo l'assassinio di Guido Rossa... Un politico vero, di razza, se ha argomenti entra in una piazza o in una sala tra i fischi, e ne esce con gli applausi.
Molto più miseramente, la Fornero non ha retto a qualche fischio e a qualche insulto. E molto probabilmente sa bene di non avere argomenti. Se è psicologicamente debole per il lavoro di macelleria sociale che è chiamata a fare, e non sopporta le contestazioni, allora è "unfit to lead Italy", tanto per usare uno degli anglismi che le piacciono tanto. Se ne torni a casa. Ne guadagnerà lei, e ne guadagnerà, soprattutto, l'Italia.

Pierpaolo Pecchiari

francesco maria ha detto...

Ciao Pierpaolo, ciao Luciano, ciao Luigi,


ciao tutti; innanzitutto grazie dei vostri commenti


Abbozzo qualche riflessione molto veloce, per continuare se volete; purtroppo non posso dilungarmi troppo.


1.Non sopporto la prepotenza, in qualunque modo essa si presenti; ora, posso capire in un dibattito in corso o in un comizio, che possano partire fischi, proteste; è naturale per certi aspetti, a volte può essere arricchente se il politico è in grado di gestire la cosa, ma il tutto deve mantenersi nei limiti della civiltà. Trovo intollerabile e inaccettabile che si arrivi ad impedire una manifestazione pubblica; e questo è quello che è avvenuto aTorino. Mi spiace, ma così anche ragioni solide si spostano dalla parte del torto.


2.Fornero ha molti argomenti, anche se li presenta male, a volte; e purtroppo L'Argomento principale è che il sistema pensionistico così come era organizzato non avrebbe retto a lungo. Si può discutere della rapidità e della durezza del passaggio fatto con la sua riforma ma ritengo che il principio era e rimane giusto. Da correggere nel minimo indispensabile che serve per tutelare i cosiddetti "esodati" (che - sia detto per inciso - ci sono stati per ogni riforma delle pensioni). Sul lato del lavoro, la sua riforma è criticabile su vari aspetti, ma la riforma del lavoro dobbiamo vederla sempre più come un processo continuo di adattamento. Purtroppo come prima non si riesce più a fare, ma non per il Complotto del Capitale; ma perché dobbiamo adattarci auna realtà sempre più veloce. Non mi piace per niente, questa velocietà così distruttiva, ma finché non riuciamo a cooperare nel mondo fra potenze continentali che decidano in qualche modo di gestire le dinamiche di mercato (cosa peraltro molto difficile a farsi), noi dobbiamo "arrangiarci" nel tentare di trovare il miglior compromesso possibile fra diritti e esigenze produttive.


3. Quale l'alternativa a Monti e alle politiche di rigore? molto interessante in quest'ottica Quadrio Curzio sul Sole 24 Ore di oggi ma comunque al rigore non si può rinunciare. Il problema di Fassina e di altri - come mi pare di aver già scritto - è che vedono un "secondo tempo" di crescita con il quale superare il rigore, ma tale secondo tempo non si dà, non ancora; il problema del debito pubblico esiste ed esisterà ancora a lungo. E non è inventato, non possiamo fare Keynes al 120% di debito su pil; non ci comprano più i titoli di Stato; e non possiamo mica farli comprare tutti agli italiani. Anche perché temo entreremmo in una situazione tipo Giappone, che - per quello che mi consta - non è proprio un paradiso. (E comunque -anche dal punto di vista culturale, come spiegava una volte Barca in tv - il Giappone ha una coesione sociale più forte che permette soluzioni che consentono di gestire meglio queste difficoltà)


Ci rileggiamo spero presto; scusatemi se intervengo un po' a distanza, ma posso scrivere tranquillamente solo alcune sere.


Grazie ancora degli spunti


Francesco Maria