lunedì 23 luglio 2012

Felice Besostri: Sulla Siria

Sono sempre affascinato, fin dal tempo della mia maturità intellettuale,alla fine della scuola media non ancora unificata, da quelle ricostruzioni, come quella che commento, degli avvenimenti, che danno loro, la spiegazione di una razionalità di un disegno perseguito nel tempo. E’ un esercizio intellettuale che è nel contempo inquietante perché svela come siamo in balia di forze che disegnano con largo anticipo i destini del mondo senza tener conto della maggioranza dei suoi abitanti, ma anche rassicurante perché una volta denunciato il complotto può essere smascherato, ma soprattutto ci convince che non siamo vittime di concatenazioni fuori controllo e perciò da un possibile esito catastrofico( a meno che la catastrofe sia apparente). Affascinato perché non potrò mai competere con tali ricostruzioni, che richiedono di poter disporre di una massa di informazioni privilegiate, la cui raccolta richiede più tempo di quello, che possiamo dedicarci. La lettura degli avvenimenti siriani e libici, come quella di Cuba o del Venezuela, per non parlare del conflitto israelo-palestinese o del regime iraniano, passando per il Tibet, intanto dimostra che la sinistra, o anche il solo centro-sinistra, non è pronto per governare il paese in quanto non ha una sua politica estera. Per trovare un apparente accordo deve rimuovere i problemi ovvero accontentarsi di formule. Le formule sono suggestive al momento della loro creazione, per esempio il notissimo “Due popoli, due Stati” per risolvere il conflitto in Medio Oriente( a proposito gli Stati Uniti nulla c’entrano nell’affermarsi dell’espresssione, che è britannica, in quanto per loro l’Oriente cominciava con la penisola balcanica, in gran parte sotto dominazione turca, e quello Vicino finiva ad Istanbul e quindi il Medio iniziava dal lato anatolico del Bosforo). Negli ultimoi decenni poi la sinistra nelle sue varie sfaccettature si è fatta condizionare dall’ideologia dei diritti umani, una chiara deviazione illuministica-borghese, come se fosse possibile che ci siano diritti universali, fuori dal tempo e dallo spazio, quindi che ignorino la storia e la geografia: soltanto gli estremisti cattolici integralisti rimproverano alla sinistra di essere “relativista”. Per fortuna sopravvivono aree di resistenza che applicano un criterio semplice ma infallibile: sono miei amici i nemici dei miei nemici. Quindi che Assad e Gheddafi(scusate è una delle possibili trascrizioni dall’arabo)torturassero i loro oppositori e li incarcerassero senza tanti processi con garanzia dei diritti di difesa è uno dei tanti dettagli della storia, come le camere a gas, rispetto al grandioso disegno hitleriano di unificare l’Europa e di farne il bastione per salvare il mondo grazie al filo diretto che univa la filosofia greca con quella tedesca. L’uso dell’integralismo islamico contro il progresso da parte degli USA non è una novità basti pensare ai talebani in funzione anti URSS, ma anche all’uso di personaggi laico-socialisti(anche Saddam come Assad è figlio del Baath, formazione ospite regolare dei Congressi del PCI e anche del PSI di Craxi-a questo punto qualcuno comincerà a dubitare del loro socialismo). La mia impressione è che questi grandi complottatori siano degli apprendisti stregoni o degli sprovveduti, perché fanno cadere sicuri amici dell’occidente, come Mubarak e Ben Alì, per sostituirli con i fratelli mussulmani, che rendono più difficile una composizione del problema palestinese. Apparentemente un’azione contro la potentissima lobby ebraico-.sionista- capitalista mediatica, che domina gli Stati Uniti. A meno che il gioco sia ancora più sottile, cioè esasperare la situazione in medio-Oriente per consentire/giustificare un intervento militare israeliano contro l’Iran, il cui regime è il vero nemico dergli Stati Uniti e dietro il quale gli interessi poetroliferi sono evidenti e inoltre è il paese protettore degli sciti che sono uno dei problemi degli Emirati Arabi. Se la lotta è ideologica, i sunniti e tra i sunniti i waabiti e i salafiti sono i miglior alleati, perché nemici del comunismo: non è un caso che tra i fondatori di partiti comunisti nei paesi arabi troviamo soprattutto cristiani ed ebrei. C’è una contraddizione nelle politiche dettate dai diritti umani, che per salvaguardare quelli democratici, si assiste al fenomeno che vanno al potere islamisti che impongono la sharia e quindi la negazione di quelli civili per i non mussulmani o per gli stessi mussulmani laici, per non parlare delle donne e degli omosessuali, ma chi ha la maggioranza ha il diritto di usarla.Non c’è dubbio che tra i diritti umani vi sia la libertà di religione ( ed anche di non praticarne nessuna, ma di questo spesso ci si dimentica anche in Italia)e che per le minoranze cristiane la caduta di Saddam sia stata negativa e lo sarà anche quella di Assad, se costui decidesse di raggiungere i suoi ingenti patrimoni acumulati all’estero( anche questo per i complottisti è assolutamente normale che i governati succhino il sangue al popolo, basta che lo facciano da una posizione rigorosamente anti-imperialista. Ci vuole un altro approccio, militante, cosa facciamo per sostenere i democratici dei paesi arabi? Nulla di paragonabile rispetto all’aiuto agli spagnoli sotto il franchismo o ai sud americani vittime delle dittature miltari,. Comne sinistra nel suo complesso abbiamo sulla coscienza di nion aver fattoo abbastanza per il dissenso nei paesi dell’Est Europa, anche per quello di sinistra: se avesimo un minimo interesse geostrategico la sponda sud del mediterraneo dovrebbe essere un terreno porivilegiato di impegnoe tra l’altro non èp necessario trasferirsi, perchè è rappresentato in casa nostra dai lavoratoriu immigrati regolari e clandestini e la cui prewenza si lega a temi sensibili di politica interna, come l’integrazione, la lotta al razzismo, la tutela dei lavoratori dallo sfruttamento ( chi si occupa dei cinesi sfruttati?), il controllo territoriale della criminalità organizzata, lo spaccio degli stupefacenti. Molto meglio starsene rinbtanati nelle nosdtre sezioni a discutere di alleanze e leggi elettorali e per i nostri dirigenti del miglior modo per essere eletti

3 commenti:

paolo ha detto...

La domanda è legittima: sulla Siria dove è la sinistra? Ma anche: cosa deve pensare sulla Siria chi è “di sinistra”? cosa auspicare?



Proprio ieri è comparso sulla Stampa un articolo sull’Arabia Saudita, lo Stato che più di ogni altro si avvantaggerebbe dalla (ormai probabile) caduta del regime di Assad

http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/463281/

Il paragone con la Repubblica di Venezia suona irrispettoso per quest’ultima: una Repubblica appunto, tollerante dal punto di vista religioso, sostenitrice di artisti e letterati ecc. Un’analogia più convincente sarebbe con lo Stato pontificio della Controriforma o l’assolutismo di Luigi XIV…



Sulla primavera araba è importante fare delle distinzioni: ciò che si è verificato in Egitto e Tunisia è molto diverso da ciò che è accaduto in Libia e Siria. In entrambi i casi vi erano al potere dei dittatori, poco rispettosi dei diritti umani. Nel caso dei primi due paesi, tuttavia, il regime è crollato sotto la spinta di un’opposizione interna autonoma, di varie tendenza ma pacifica: fu la vera primavera araba democratica. Poi le elezioni sono state vinte da un partito di impronta religiosa: pazienza, è la democrazia (è accaduto anche in Italia nel dopoguerra).

Nel caso di Libia e Siria, al contrario, l’opposizione democratica è stata fagocitata da gruppi islamisti che sono presto passati al confronto armato; non avendo forze sufficienti, sono ricorsi ad ingerenze esterne: petro-monarchie e paesi occidentali hanno fornito soldi, armi, mercenari (e nel primo caso vi fu un intervento diretto della Nato). Gruppi di insorti, a volte composti da stranieri, hanno compito atti di terrorismo e azioni efferate contro civili: questo in Egitto e Tunisia non è mai accaduto.



La Siria di oggi per molti aspetti è simile all’Irak di Saddam Hussein. Ai tempi, molta parte della sinistra si era espressa contro l’intervento armato (sia il primo sia il secondo), senza che questo, ovviamente, implicasse un sostegno ideologico al regime. In politica spesso la scelta non è tra il bene e il male, ma tra due mali di cui si sceglie il minore. Oggi invece la sinistra è totalmente allineata sulle posizioni americane che vogliono un cambio di regime, non importa quale (purché filo-occidentale). Se però guardiamo all’Irak, ci chiediamo: dopo anni di sanguinosa guerra civile e terrorismo, chi potrebbe mai sostenere che ora i cittadini iracheni stiano meglio di prima?



Un saluto. Paolo

claudio ha detto...

anche io ho il dubbio che il criterio ispiratore del Dipartimento di Stato e delle sue campagne mediatiche sia il gioco del Monopoli: non importa cosa succede ai popoli, importa sottrarre delle caselle alle potenze ostili o anche al neutralismo. E noi ci caschiamo come delle pere, democratiche e sbandieranti, ma non riflessive. Come ai tempi dei "partigiani della pace", adesso dall'altra parte

luciano ha detto...

Scusa Pozzati, ma i rapporti causa-effetto non sono il tuo forte.

Possibile che non ti sfiori l’idea che in Egitto e Tunisia l’opposizione sia
stata (relativamente, aggiungo io) “pacifica” e invece in Libia e Siria no
per il semplice fatto che nei primi due Paesi vi erano regimi che, per
quanto autoritari e corrotti, erano lontanissimi dalla ferocia sanguinaria
di Gheddafi e di Assad ?

Insomma, se ti limiti a truccare le elezioni e ad arricchirti – come faceva
Mubarak – avrai Piazza Tahrir, se invece elimini qualunque dissidente e
bombardi il tuo stesso popolo – come Gheddafi e Assad – allora, quando
scoppia la ribellione, avrai la guerra civile.

Elementare Watson.

Quanto all’Iraq. Premesso che io sono stato favorevole alla guerra del 1991
e contrario a quella del 2003, alla domanda su come stanno i cittadini
iracheni rispondo così: dal punto di vista economico probabilmente peggio,
dal punto di vista delle libertà politiche e civili sicuramente meglio.

Sinistra è un concetto spesso relativo. Quella che ho nel cuore io è una
sinistra che non accetta l’idea che vi siano popoli inferiori, che devono
tenersi i Gheddafi, gli Assad, i Saddam Hussein, i fratelli Castro, gli
Ahmadinejad, la dinastia Kim … perché garantiscono un certo ordine.
Probabilmente quando cadranno questi regimi i treni per qualche anno non
arriveranno più in orario, ci sarà un certo disordine, molte incognite.
Sono i rischi e i prezzi della libertà.



Ciao.

Luciano