venerdì 20 luglio 2012

Antonio Caputo: Napolitano e l'equilibrio dei poteri

Napolitano non e' Berlusconi e nemmeno Vittorio Emanuele II

L'attacco grossolano al Presidente della Repubblica accomunato a Berlusconi o addirittura a Vittorio Emanuele II per avere difeso prerogative costituzionali che sono il cuore dello Stato democratico di diritto non puo' essere accettato , tanto nelle forme che nei contenuti distorti.
Non e' in discussione l'autonomia, che non significa anomia, e nemmeno l'indipendenza, che non significa arbitrio, della Magistratura.
Ne' la Magistrtatura costituisce un corpus anonimo. essendo popolata da persone fisiche, non tutte immuni - come dismostrano le cronache giudiziarie - da responsabilita'personali, anche penali, per cui non puo' sostenersi in linea di principio che qualunque cosa faccia un Magistrato sia fatto bell'osservanza della legge, a cui il Giudice e' assoggetato, come recita l' art 101 della Costituzione della Repubblica.
Repubblica, res pubblica costituzionale, in uno stato di diritto significa bilanciamento dei poteri, rispetto delle prerogative di ciascun Organo costituzionale e non ingerenza, controllo di legalita' entro le regole.
Non ciascun Giudice puo' formare la sua regola.
Tanto basta per escludere che Napolitano possa essere accomunato a Berlusconi o a Vittorio Emanuele II, con grottesca e grossolana , infelice sovrapposizione di persone e situazioni diverse e non omologabili.
Basta e avanza pure (per usare espressione gergale che puo' dare il senso della manipolazione in oggetto) per legittimare l'iniziativa giurisdizionale del Presidente Napolitano che, rivolgendosi alla Corte Costituzionale sollevando conflitto di attribuzione, ha avuto il merito di porre una questione di rilievo e importanza fondamentale per la salvaguardia dell'equilibrio dei poteri in uno stato di diritto.
Di sicuro, Vittorio Emanuele II non si rivolse ad una Corte Costituzionale, peraltro a quel tempo inesistente.
Est modus in rebus!
Antonio Caputo

9 commenti:

felice ha detto...

perfettamente d'accordo. Vi trescrivo una breve nota in argomento:

Paradossalmente il conflitto di attribuzioni potrebbe far rientrare la figura presidenziale nel disegno costituzionale. Comunque giuridicamente pochi dubbi come si intercetta persona per la cui intercettazione ci vuole autorizzazione preventiva e per il presidente sarebbe possibile soltanto dopo la messa in stato d'accusa o si sospende l'intercettazione o si cancella subito dopo la voce della persona non indagata ed estranea che gode di immunità.Circo mediatico e libertà di informazione non coincidono: vi ricordate il film con kirk douglas e Vermicino?

guido ha detto...

Mi sembra che le cose siano un po’ più complicate, non so chi abbia fatto i due confronti, ma sono comunque irrilevanti. Mi pare che i punti siano 2.



a) Posto che a Napolitano come a chiunque può capitare di essere intercettato “di sponda” per così dire, e che Mancino era lecitamente intercettato in quanto inquisito, chi e come doveva decidere se cancellare i dialoghi con la voce di Napolitano? Un anonimo funzionario a l’écoute (o una sua controparte robotica con voice recognition)? Non so se il sistema preveda questa tecnologia, che mi sembrerebbe comunque sconsigliabile. Oppure un funzionario in carne ed ossa che prende il disco delle intercettazioni e lo risente. Deve appena sentita la voce cancellare la traccia( fino a che punto e come registrerà l’evento a diario?). Sembrerebbe una procedura simile all’istituto per la cancellazione della storia di 1984, e non ci sarebbe alcuna garanzia processuale. Più probabilmente la registrazione arriverà a un PM (dopo essere già stata ascoltata da una o più persone, ovviamente vincolate a segreto, ma si sa che il miglior segreto è quello so solo io). Tocca a lui cancellare la traccia (con le domande di cui sopra)? No perché le prove nel processo italiano si formano in contraddittorio, quindi è inevitabile che il PM si riferisca a un magistrato che valuterà la rilevanza (e quindi la cancellabilità) del contenuto, secondo le regole processuali che proteggono gli interessi di tutte le parti. Solo dopo aver esperito l’indagine nei modi dovuti il magistrato potrà disporre della cancellazione oppure, ove emergano indizi a carico del Presidente inviare la registrazione al Parlamento. Non vedo come si possa procedere diversamente anche nell’interesse del presidente. Nel mondo contemporaneo la demou femis, l’opinione pubblica è un giudice più temibile dl magistrato, come lo era del resto ab antiquo. Si può morire (parlo del Presidente, ma vale un po’ per tutti) di sospetti più che di verità. Supponiamo che un Mancino birbone, sapendo che il colloquio sarà comunque cancellato voglia imbarazzare il presidente (o altra personalità) lo chiama, provoca l’intercettazione e poi fa girare la voce che il Presidente gli ha promesso un bunga-bunga o un po’ di soldini. I nastri sono stati già cancellati come chiede il Ministro Severino (mi pare incautamente, e la cosa mi inquieta): chi salverà il Presidente dalle dicerie e gli crederà quando dirà che al telefono con Mancino hanno solo parlato de Napoli? Non mi sembra che dal dibattito sia ancora emerso il profilo dell’illecito eventualmente commesso dai magistrati.

b) Posto quanto sopra dobbiamo decidere se l’iniziativa del Presidente sia lecita e opportuna. Sul lecito credo non si possa dir nulla. Il Presidente rappresenta una istituzione, ritiene che i magistrati intacchino le prerogative dell’istituzione: si rivolge alla Corte Costituzionale. Sull’opportunità avrei molti dubbi, ma entriamo in un campo altamente opinabile. Resta però che l’eccesso di difesa non è mai una buona cosa secondo il vecchio brocardo Excusatio non petita ecc. .



Rimane il fatto che tutta la vicenda è molto inquietante. GM

Anonimo ha detto...

Ma che diavolo dite? Non sono un giurista ma mi pare che le complesse e articolate argomentazioni giuridiche di D'Ambrosio e di altri giustifichino l'operato dei giudici e comunque denuncino una carenza di specifica normativa. Non cuciniamoci anche qui nell'altro calderone del circo mediatico pregiudizialmente pro-napolitano (che, tra l'altro, di danni - dal 2010 - non ne ha fatti pochi)

antonio ha detto...

Non c’è una legge ordinaria che vieti l’intercettazione del presidente della Repubblica, che si può e si deve ricavare da una interpretazione complessiva del nostro sistema giuridico. C’è l’articolo 90 della Costituzione, per il quale il presidente della Repubblica durante il suo mandato non può essere perseguito per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, se non per alto tradimento e per attentato alla Costituzione; e c’è la legge costituzionale 219 del 1989, specificamente dedicata alla responsabilità del presidente della Repubblica, la quale dice che, ove ci siano sospetti di questi due gravi delitti, si può intercettare il capo dello Stato. Facendo due più due, ne viene che normalmente il presidente della Repubblica non è intercettabile.
Può capitare che controllando il telefono di un soggetto intercettato ci si imbatta prima o poi in una o più telefonate con il capo dello Stato. Ma prescindiamo da questa situazione di fatto, nella quale se la vedrà la Corte costituzionale. Se capita di intercettare il presidente della Repubblica, le intercettazioni devono essere distrutte, su questo non c’è dubbio, perché il Presidente non è intercettabile.
In sede penale c’è la norma speciale posta a tutela della sua funzione perché il presidente della Repubblica è un organo singolo.
Sollevando conflitto di attribuzione con la Procura della Repubblica di Palermo, il Presidente Napolitano ha inteso difendere la prerogativa costituzionale, che non riguarda la persona, ma la funzione..
Bene ha fatto a ricordare che “salvi i casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione e secondo il regime previsto dalle norme che disciplinano il procedimento di accusa, le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, ancorché indirette od occasionali, sono invece da considerarsi assolutamente vietate e non possono quindi essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pubblico ministero deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione”.
Tertium non datur.
L'aggressione di chi, su Micromega, si e' spinto a paragonare il Presidente a Berlusconi o addirittura a Vittorio Emanuele II e' davvero inaccettabile, oltre che inconferente, se non altro perche' si deve rispetto alla funzione attribuita alla stessa Corte Costituzionale di risolvere un "confliito di attribuzioni" che , nel sstema della Costrituzione e della legge trova chiara e non equivoca soluzione.
Antonio Caputo
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claudio ha detto...

io continuo a chiedermi come passano il tempo i procuratori generali, il cui compito non è di assistere alle inaugurazioni, ma di vigilare sulla condotta dei magistrati del distretto, mentre a sovrintendere all'accusa d'appello è l'avvocato generale.
Non si è mai saputo che un procuratore generle abbia chiesto conto a un PM delle fughe di notizie: eppure un Pm ha 3 o 4 collaboratori, quindi le notizie le dà lui oppure non è capace di guidare un ufficio, lo si mandi a fare il giudice di cause civili.
Nel caso in questione, mi sembra che sarebbe stato bene che il PM, anzichè informare i giornali informasse riservatamete il suo procuratore generale, che avrebbe chiesto udienza al Presidente della Repubblica e concordato con lui il da farsi. Questo in un paese bene ordinato, dove le istituzioni si rispettano a vicenda e i pm non sfruttano ogni occasione per finire sui giornali nella speranza che qualcuno li faccia finire in parlamento, che è un lavoro più piacevole del PM,e intanto si matura lo stesso l'anzianità e, forse, il doppio stipendio (è ancora così?)

Giovanni B. ha detto...

Anch’io non sono un giurista ed anch’io non do un giudizio positivo sull’operato di Napolitano, ma sono convinto che il suo ruolo esiga il massimo di rispetto e di considerazione: ne va degli equilibri costituzionali, già tanto messi a repentaglio negli ultimi anni. Non è neppure pensabile che possano essere usate o diffuse intercettazioni che lo riguardano. Cerchiamo di non sbandare continuamente da una parte all’altra e di essere ragionevoli. Giovanni Baccalini

guido ha detto...

Io non dico affatto: mi sono già riferito positivamente a d’Ambrosio che mi è parso molto convincente e misurato. Riprendo il testo di Felice “sarebbe possibile soltanto dopo la messa in stato d'accusa o si sospende l'intercettazione o si cancella subito dopo la voce della persona non indagata ed estranea che gode di immunità”. Come si legge bene è scritto “ Si” sospende, “si” cancella. Ecco questo è il punto che ho cercato di analizzare: chi è questo signor “si”? Un robot?, un funzionario ( o più funzionari) il pm (più funzionari vari) il Ministro (più pm o funzionari vari, ammenocchè non ci sia un commissario politico negli uffici) oppure il PM con il GIP e la difesa degli interessati come è prescritto dalla legge (vedi appunto d’Ambrosio) che, mancando una norma specifica non si vede come possa essere aggirata per interpretazioni analogiche o estensive. Vorrei che chi sostiene la cancellazione, e io non sono contrario in linea di principio, mi dicesse però con precisione come si deve fare, A mio parere non basta dire “Si” cancellano, occorre prefigurare un percorso che salvaguardi i diritti della difesa di tutte le parti interessate, intercettato di rimbalzo compreso. Sono aperto a ogni soluzione, ma bisogna spiegarmela.La affermazione di Felice stabilisce un principio, su cui posso anche concordare, ma non prefigura un percorso processuale.



In buona sostanza sono d’accordo che il Presidente della Repubblica abbia una sua protezione particolare, prevista anche dalla Costituzione, ma non sono d’accordo nell’introdurre eccezioni alle procedure di salvaguardia previste dal CPP se non in presenza di una norma specifica, che nel nostro ordinamento non c’è.



Sono anche in linea di massima d’accordo da sociologo politico, non da ex-giurista, di garantire al Presidente un’area, il più possibile ristretta, di quella che Westin chiama “corporate privacy” cioè la protezione della riservatezza di certi atti del potere (gli arcana imperii). Ma deve essere un’area di eccezione molto ben definita: non una libertà assoluta.



Nel caso mi sono fatto l’idea che in ballo ci sia stata effettivamente una trattativa con la Mafia, dettata, per molti, da considerazioni di bene pubblico nel breve periodo, al prezzo di perversioni del sistema nel lungo. Che in questa trattativa siano state coinvolte molte alte cariche dello stato legate al silenzio per “superiori ragioni di stato”: che Mancino si sia rivolto a Napolitano per chiedere aiuto in base al richiamo di queste ragioni di Stato e che Napolitano abbia reagito in conformità. I puristi si possono anche scandalizzare, ma lo storico potrebbe anche comprendere. Se ci fosse qualcuno con una autorità morale e coraggio civile sufficientemente elevati da dirglielo, e da dire a tutti noi francamente che cosa è successo veramente. Ripartendo da qui e non dai veleni di un sospetto.



Da ultimo, sempre da sociologo e non da ex-giurista direi a felice che uìin una “information dense society” come la nostra distinguere tra libertà di informazione e circo mediatico è impossibile, dobbiamo scegliere tra due rischi, il circo mediatico o la congiura coperta dal potere (molti film ed eventi anche in questa seconda direzione da The Manchurian Candidate a Ustica). Personalmente mi inquieta di più il secondo, nel circo mediatico si può imparare a sopravvivere con le armi della critica, caveat emptor. Nell’altro caso il cittadino è disarmato.

G



Guido Martinotti

felice ha detto...

a mio avviso poiché le intercettazioni illegali non sono comunque utilizzabili appena si sente la voce del presidente della REpubblica si cancella ovvero si sopende l'ascolto e ci si rivolge al titolare dell'indagine. la difesa non potrebbe comunque utlizzare il contenuto delle registrazioni. Quando una norma stabilisce quando si può intercettare il Presidente, non c'è bisogno d'altro: il presidente non può essere mintercettato. Mi sembra che la tesi che ci voglia una norma ad hoc faccia parte di quella cultura causidica che si critica. Altra soluzione si manda l'unica copia del nastro al presidente della republlica, a proposito credo che tutte le sue telefonater siano registrate, che ne faccia quel che vuole e si tenga solo la parte dell'intercettato intercettabile. Se si comincia a coinvolgere piuù di una persona il testo prima o poi finirà sui giornaliu, tra l'atro impunemente se non è atto processaule non c'è nemmeno il divieto di divulgazione.

guido ha detto...

Felice, un conto è la mentalità causidica, che mira a confondere, non a precisare, e un conto è l’amore per la logica e la precisione, che equipara studiosi del diritto e matematici, tanto che in entrambe queste discipline si tocca l’apice intellettuale da giovani quando prevale la capacita logica sulla accumulazione di conoscenze (al polo opposto storici e letterati hanno l’apice a fine carriera). Tu fai molte affermazioni di principio, e aumenti il numero dei “si” soggetto anonimo e quindi comunque non utilizzabile nella normativa processual-penalista che prevede solo soggetti ben precisamente individuati nel quadro di configurazioni di fattispecie. “SI sente la voce del presidente della Repubblica SI cancella ovvero SI sospende l'ascolto e CI SI rivolge al titolare dell'indagine (PM??). “ Sono tutte statuizioni vaghe che coinvolgono soggetti indefiniti sui quali non è possibile esercitare controlli o verifiche o intervenire in caso di comportamenti devianti o criminosi. Non credo che questo tipo di formulazione possa raggiungere il fine dell’azione penale che è quello di procedere salvaguardando i diritti di tutti Presidente incluso.



“la difesa non potrebbe comunque utilizzare il contenuto delle registrazioni” non mi pare una buona conseguenza del tuo modello.



“Altra soluzione si manda l'unica copia del nastro al presidente della republlica, a proposito credo che tutte le sue telefonater siano registrate, che ne faccia quel che vuole e si tenga solo la parte dell'intercettato intercettabile” Non mi sembra una buona soluzione. Il Presidente non è un monarca assoluto e non può “fare quel che vuole” . Se poi invece dello stimato Napolitano si trattasse del Grande Imbroglione, saremmo tutti soddisfatti? Anche qui poi on si capisce che sia quel “si” che invece va assolutamente definito.

“a proposito credo che tutte le sue (del Presidente ndr) telefonate siano registrate,” NìBeh qui mi sembra che qui si introduca un elemento inquietante. A parte che non si sa chi registri chi e come e dove vengano depositate le telefonate (Nixon le nascondeva e si è visto, l’odiato LBJ,massacratore di bambini, le ha regalate tutte all’archivio di Austin, vale la pena do sentirle) supponiamo che le telefonate intercettate dalla magistratura (e quindi con tutte le garanzie del caso) vengano cancellate e poi salti fuori che un corazziere qualsiasi rivende delle tracce a Dagospia o a Chi da cui risultessero comportamenti illeciti o disonorevoli del Presidete o poniamo di Mancino, non mi sembra un pensiero molto consolante.



Non è più semplice seguire la via maestra prevista dalla legge PER TUTTI? E non sarebbe addirittura più semplice che Napolitano ci dicesse cosa si sono detti?



G