mercoledì 21 settembre 2011

IL PARTITO DEL SINDACO A MILANO | Arcipelago Milano

IL PARTITO DEL SINDACO A MILANO | Arcipelago Milano

4 commenti:

felice ha detto...

La diagnosi è esatta, come sempre il problema è la proghnosi, cioè lo stato della democrqazia ijn Italia, di cui milano è parte, si degraderà nvieppiù o è possibile invertire la tendenza. Una democrazia rappresentativa non vive senza corpi intermedi: una volta erano i "partiti", che però sono "andati". Una delle ragioni è che non erano più corpi elaboranti politiche e in grado di trasferire gli input della società o di suoi segmenti nelle istituzioni, ma comitati elettorali. Le scelte fatte dai partiti rispondono all'unico criterio della convenienza dei suoi gruppi dirigenti. Una lista del Sindaco fa parte della degenerazioni personalistica, abbiamo avuto una lista Penati alle Regionali. Una lista civica può essere invece un progetto ed un modello se riesce a riempire il vuoto lasciato dai partiti: agire da stimolo e come esempio. Pisapia è stato eletto grazie ad una costellazione politica diversa da quewlla di De Magistris e dello stesso Zedda, per non parlare del fatto che caratterialmente è l'opposto di Renzi. Pisapia è uomo di sinistra, non l'ha mai nascosto e ha posto fine alla damnatio mermoriae dei socialisti in questa città. Questi sono punti forti di un progetto che dovtrebbe investire tutta la sinistra italiana, ma non si tratta di esportare la persona di Pisapia (for president per esempio) ma di moltiplicare i Pisapia in altri luoghi. con storie sempre di sinistra ma di una sinistra larga e plurale: sarà allora più importanter sapere dover si voglia andare insieme piuttosto che da dove veniamo e dove siamo

giovanni ha detto...

Sono d'accordo con Felice. L'azione, utilissima, dei movimenti del basso andrebbe convogliata in progetti locali (come nel caso di Pisapia) o su scala europea (come dovrebbe fare un PSE transnazionale). Altrimenti il rischio del personalismo/populismo è altissimo. E, come scrive Rino Genovese nel suo libro sul berlusconismo che ho già avuto occasione di citare, il populismo è il più autentico rivale del socialismo, da cui peraltro mutua non pochi aspetti. Ma laddove il socialismo rafforza il lato del ricevente nell'interesse dell'emancipazione dei lavoratori in quanto individui - e al tempo stesso inducendoli a farsi soggetto collettivo in quanto classe - il populismo, al contrario, fa del leader politico l'emittente per antonomasia, consegnando l'interesse all'emancipazione nelle mani di un capo carismatico e gettando nell'indistinto la massa dei suoi sostenitori

guido ha detto...

Concordo con Felice, non facciamo l’errore usuale che siccome abbiamo trovato un buon sindaco adesso cominciamo a pensare che debba anche diventare un leader ad altro livello. Mi pare che l’esperimento Milano sia ancora in corso, concentriamoci. E poi, per ragioni strutturali molto ben spiegate da Sid Tarrow in una ricerca comparativa tra Italia e Francia, al contrario di quanto avviene in Francia è molto difficile nel sistema italiano che un sindaco, anche di grande città, abbia successo come leader nazionale. L’elenco è lungo e conosco poche eccezioni. Con ciò non voglio dire che Pisapia debba fare il sindaco di Milano a vita, anzi gli auguro lunghissima vita politica in ogni campo, ma per il momento penso che dovremmo concentrarci a esportare il modello Pisapia, prima della persona. Ma il modello per il momento è ancora un prototipo e per farlo funzionare bene ci vorrà molto impegno di tutti GM

dario ha detto...

Come non essere d'accordo con Giovanni, il populismo è purtroppo il tratto distintivo di gran parte delle forze politiche, sia di destra che di sinistra, che sono nate con la cosiddetta seconda Repubblica. Quanti sono i Partiti che hanno nel simbolo il nome del "leader"?

Il populismo è anche figlio di un cattivo giornalismo che non aiuta la gente (scusate se uso questo termine tipico del populisti: "io rappresento la gente che mi ha eletto" massa indistinta e amorfa) a capire la realtà, ma a spiegare una verità militante, e questo vale sia per i giornalisti di destra che di sinistra.

Come diceva tempo fa un compagno "non mi preoccupo tanto di Berlusconi, ma del berlusconismo che c'è tra di noi".

É tempo di tornare a fare per davvero i socialisti, ripartire dalle lezioni dei "padri", dalla "analisi concreta delle situazioni concrete", dal "comprendere la realtà per trasformarla", è tempo di tornare a fare un diuturno lavoro di acculturazione dei potenziali socialisti, partendo magari da pochi per costruire una rete che davvero si tenga assieme perchè condivide un' idea.

É un lavoro che i circoli torinesi del GdV stanno facendo e che inizia a dare risultati interessanti.

Dario Allamano