sabato 24 settembre 2011

Franco Astengo: Il programma della Confindustria non è il nostro programma

IL PROGRAMMA DELLA CONFINDUSTRIA NON E’ IL NOSTRO PROGRAMMA

L’organizzazione rappresentativa degli industriali italiani, la Confindustria, per bocca della signora che la presiede, ha lanciato oggi una vera e propria offensiva sul piano della crisi economica, annunciando un programma in cinque punti e prendendo ulteriormente le distanze dal governo di destra populista che sta governando l’Italia.

E’ evidente che l’obiettivo, sul piano politico, è quello di andare ad un governo “diverso” spostato ( una definizione semplicistica la nostra ma non ne abbiamo trovato di egualmente chiarificatrici) ulteriormente a destra, sul terreno della più rigida ortodossia liberista (come si possa conciliare un governo di questo tipo con il tipo di democrazia disegnata dalla Costituzione Repubblicana è questione che, ovviamente, la Confindustria non si pone).

Egualmente il Presidente della Repubblica non ha perso occasione, anche oggi, di ripetere l’invocazione ella coesione nazionale richiamando tutti “a fare la propria parte” ed evitando, ancora una volta, di assegnare le responsabilità di questo stato di cose a chi di dovere, impedendo di fare la necessaria chiarezza.

In questo quadro va affermato subito che il programma della Confindustria non è il nostro programma: la crisi è stata affrontata, a livello internazionale, da parte di chi l’ha provocata puntando direttamente (e ideologicamente) a ristabilire condizioni di supremazia delle “storiche” classi dominanti: il tema del debito è stato utilizzato, per ridurre i diritti dei lavoratori, emarginare i ceti giovanili, ricomporre l’egemonia culturale, politica, economica di quei settori speculativi della finanza internazionale che hanno utilizzato la globalizzazione per tentare di ristabilire condizioni di vero e proprio “dominio”.

Per questi motivi, al di là dei contenuti specifici di singoli provvedimenti riguardanti questo o quel settore, il programma della Confindustria non può e non deve essere il nostro programma: non possono esistere punti di contatto e momenti di concertazione (proprio per questo motivo, per restare al caso italiano, la conferma della firma della CGIL dell’accordo del 28 Giugno rappresenta, almeno, un tragico errore se non peggio).

Servirebbe, ma purtroppo non ne disponiamo, di una progettualità compiutamente alternativa, collocata fuori dal quadro liberista e dai vincoli degli organismi finanziari sovranazionali: una progettualità che riporti al centro la condizione materiale dei lavoratori, cerchi di affermare i diritti della nostra “classe”, affronti in quest’ottica la molteplicità di contraddizioni che s’intrecciano nella società moderna dividendola e sfrangiandola.

Servirebbe una progettualità alternativa capace di superare i corporativismi e gli orizzonti ristretti delle compatibilità obbligate; un progetto capace di impostare una difesa efficace nelle condizioni date, preparando una controffensiva adeguata nel medio periodo.

I soggetti sociali ci sono, la capacità di mobilitazione (restiamo sempre in Italia) ampiamente dimostrata: senza commettere l’errore di contrapporre base sana e vertici malati, è dai soggetti organizzati, politici e sindacali che deve venir fuori uno scatto d’orgoglio e di capacità propositiva ponendosi prima di tutto all’opposizione senza cedimenti a quello che sarà il programma della Confindustria, collocandosi al di fuori da qualsivoglia velleità concertativa, e preparando, attraverso una forte capacità di presenza in tutte le pieghe della nostra società, un’idea di alternativa a cominciare dal modo di concepire e di agire la politica.

Un’esortazione, la nostra, di cui avvertiamo ovviamente tutti i limiti, ma che ancora una volta ci pare necessario lanciare per contribuire modestamente a far sì che, prima di tutto, non si smarriscano ulteriormente le coordinate di fondo e si cominci, anche soltanto da parte di qualche avanguardia, a ragionare finalmente in termini di propositività alternativa con l’idea di produrre una nuova egemonia, prima di tutto culturale.

Savona, li 23 settembre 2011 Franco Astengo

Nessun commento: